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La prigione di Aldo Moro

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helios
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LA PRIGIONE DI ALDO MORO

di Stefania Limiti - 8 Maggio 2011
A 33 anni dal delitto del presidente della DC tanti dubbi sul delitto e sul covo del sequestro

Stefania Limiti Aldo Moro è stato ucciso nel garage in cemento del covo brigatista di Montalcini? E' stato sempre tenuto lì, oppure i luoghi delle prigioni sono stati diversi? Davvero nessuno sapeva dell'esistenza della 'base' di fronte a Villa Bonelli, nel quartiere romano Portuense? (sulla esistenza di una sola prigione per primo espresse molti dubbi il giudice Mastelloni).
Queste domande rappresentano una parte infinitamente piccola, ma assai significativa, della 'grande nebulosa' del caso Moro. Proprio pochissimi giorni fa, infatti, l'ex presidente della Rai, Ettore Bernabei, in una lunga intervista in occasione dei suoi 90 anni, tra un ricordo e l'altro, è tornato sull'argomento (ma parla ad un paese distratto) dicendo senza indugi: «Spesso [la dietrologia] converge con la realtà. Pensi al povero Moro. Io credo ai solerti 007 che hanno ubicato il suo barbaro omicidio tra le mura di Palazzo Caetani»....(L'espresso, 5.5.11)
Recentemente, abbiamo dato conto dell'esistenza di un 'ultimo testimone' (per ora) di questo buco nero della nostra storia: lo abbiamo chiamato signor Mario e ha raccontato alcune cose interessanti sul covo di via Montalcini. Ci disse che lui aveva fatto parte di un gruppo di speciali 'osservatori', un team messo in piedi per monitorare cosa avveniva nella casa di via Montalcini: l'operazione era basata sul supporto logistico e sul coordinamento offerto da uomini di una stazione dei Carabinieri della Capitale. Rimasero a 'guardare' nel buco della serratura per parecchi giorni e furono smobilitati proprio il giorno prima dell'uccisione di Moro.
Se tutto fosse vero, significherebbe che lo Stato sapeva esattamente cosa accadeva ogni minuto di quei 55 giorni.

Intanto, non dimentichiamo che la 'pista' di via Montalcini fu di fatto 'imposta' nell'immaginario collettivo quanto il ministro dell'Interno Rognoni annunciò in modo solenne - durante un suo intervento alla Camera - l'individuazione della prigione di Moro (senza dare l'indirizzo ma si riferiva alle cose dette dal pentito Antonio Savasta). Era il 1 febbraio del 1982 e da allora il nodo della prigione di Moro è apparso sempre come un caso risolto, anche se in sede giudiziaria non è stato possibile scrivere una parola definitiva su questo capitolo. Così è stato quasi inutile chiedersi, ad esempio, perché non si è mai trovato negli archivi del ministero dell'Interno l'appunto di un maresciallo che per primo si recò in via Montalcini ''già in un periodo antecedente il 24 luglio 1978''. Non solo: un teste, all'epoca addetto alla segreteria del direttore dell'Ucigos, già per anni alle dipendenze di Umberto Federico D'Amato, dichiarò - ritrattando successivamente - che il pedinamento di Anna Laura Braghetti, la ''vivandiera'' della ''prigione Br'' e proprietaria dell'appartamento di via Montalcini, cominciò durante il sequestro del Presidente della Dc.
Ma torniamo ai nostri giorni. La testimonianza del signor Mario, in parte resa pubblica su questo sito, ha provocato legittime perplessità di attenti lettori: per questo mi sembra utile tornare sull'argomento ma con altri elementi.
Il racconto del nostro uomo, infatti, ha sollecitato l'attenzione di un ex ragazzo della zona che non ha mai dimenticato quei giorni: «ha mai fatto un sopralluogo in via Montalcini» mi ha chiesto con tono deciso dopo aver letto il racconto del signor Mario e aver rintracciato il mio recapito. Beh, sì conosco la via, gli ho risposto, ma lui va dritto al punto: «venga qui che l'accompagno a fare un giro nei luoghi di cui parla il suo testimone». Aveva ragione, abbiamo fatto insieme una lunga passeggiata che è stata molto istruttiva: «vede, ecco il lampione dove potrebbero aver messo la telecamera», mi ha detto appena dopo esserci presentati. Effettivamente, la posizione dei pali, mai cambiati, e delle lampade è ideale, perché 'guarda' proprio dritto verso la fatidica casa. Ma ecco la sintesi della nostra conversazione. Chiameremo stavolta il nostro uomo il signor Montalcini: un nome di dubbia fantasia ma che rende bene il personaggio. Non deve sembrare strano il rifiuto dei 'testimoni' a fare pubblicamente il loro nome: è normale che da un caso così intrigato si voglia stare fuori. Anche con il signor Montalcini abbiamo fatto le opportune verifiche per capire meglio la sua 'umanità': oggi è un professionista di oltre quarant'anni, molto cordiale, pacato e molto riflessivo. Allora era uno dei tanti ragazzi che gironzolavano nel quartiere che offriva un'enorme zona verde, Villa Bonelli, solo dagli inizi degli anni '80 'area di verde pubblico ' ma allora terra verde, incolta e selvaggia, un paradiso per i ragazzi. Ci siamo incontrati proprio di fronte al numero civico 8, quello dell'appartamento brigatista, e la prima cosa impressionante è che la casa-covo si trova così vicina alla strada, così esposta e poco protetta, che è impossibile credere che sia stata scelta come la prigione super-clandestina di Aldo Moro. Proprio la stessa identica impressione che si ha in via Gradoli, dove si trovava l'altro covo-prigione: anche quella è una via lunga ma molto, molto stretta e la base brigatista si trovava esattamente di fronte all'appartamento a disposizione della Banda della Magliana. E, quando diciamo di fronte, significa a pochissimi metri, proprio la posizione ideale per controllare, come sostiene di aver fatto uno della Banda, Alessandro D'Ortenzi (vedi L'Anello della Repubblica).

D. Signor Montalcini, cosa l'ha colpita della testimonianza di Mario?

R. «Mi sembra che dia risposte a domande che io, i miei familiari e amici ci siamo sempre fatti. Allora avevo poco più di dieci anni e per me ed i miei amici il quartiere era casa nostra. Impossibile che una prigione-covo potesse reggere la clandestinità. Mi ha colpito soprattutto il fatto che era assolutamente possibile, invece, un sistema di controllo direi quasi a cerchi concentrici, oggi diremmo all'interno di una 'zona rossa', anche perché nella villa c'erano vecchie case ridotte a rudere, oggi completamente recuperate, nelle quali si poteva stabilire una base di controllo, proprio come dice il suo testimone. In quei giorni, come ricorda spesso mio padre, e come io stesso ricordo, c'era un furgone fisso in una via Francesco Ripandelli, una strada privata che interseca via Montalcini e dalla quale si poteva controllare proprio il noto appartamento. Allora non ci facevamo caso perché in zona abitavano anche personaggi noti e alti funzionari, ma il furgone non c'era mai stato prima del sequestro, né mai torno dopo».

D. Ma era possibile stabilire basi di ascolto in una delle case diroccate all'interno della villa senza il pericolo di un'invasione da parte di voi ragazzi della zona ? Non eravate un pericolo per un'operazione di quel tipo?

R. «Secondo me no, in realtà c'erano punti inaccessibili dove nessuno di noi andava, anche perché avevamo a disposizione tutta la villa. Proprio di fronte all'appartamento di via Montalcini numero 8 c'era la casa a due piani, oggi una pertinenza del Municipio, nella quale senz'altro era possibile stabilire un punto di indisturbato d'osservazione nella parte superiore. E poi in quel momento in particolare, a metà del 1978, la zona era una specie di cantiere, alcuni condomini erano in fase di costruzione e c'erano grandi lavori di ristrutturazione dell'Italgas. C'erano fili ovunque, operai che andavo e venivano nelle case e sicuramente potevano essere mimetizzati fili di telecamere o altre apparecchiature (delle quali parla il signor Mario), visto che all'epoca non c'erano sistemi wi-fi o di trasmissioni satellitari».

D. Comunque, era una zona tranquilla e questo è quello che conta quando si deve scegliere dove sistemare un covo...

R. «Era tranquilla per noi, per giocare liberamente per strada insieme ai nostri amici, tra i quali c'erano figli di funzionari dello Stato e di gente meno raccomandabile. Io giocavano spesso con il figlio di Franco Giuseppucci, il 'negro', perché tra queste vie è noto che i membri della Banda della Magliaia venivano a scegliere i loro appartamenti: più a valle, appunto nel quartiere della Magliana, facevano affari di vario tipo e qui ci abitavano, come è stato ricordato da alcuni attenti osservatori. A via Gaetano Fuggetta 59, cioè a 120 passi da via Montalcini, c'era Danilo Abbruciati, Amelio Fabiani, Antonio Mancini; in via Lupatelli 82, 230 passi dalla prigione del popolo, c'era Danilo Sbarra e Francesco Picciotto (uomo del boss Pippo Calò); in via Vigna due Torri 135, 150 passi, Ernesto Diotallevi, segretario del finanziere piduista Carboni».

D. Dunque intende dire che era tranquilla ed anche molto ben protetta?

R. «Era abitata da famiglie del ceto medio, come la mia, ma anche da persone molto diverse, comunque il punto è che lì nulla avveniva a caso. E poi c'è ancora un fatto....C'era un intero palazzo di proprietà dei carabinieri proprio in via Montalcini, accanto a quello della "prigione". Accanto significa a tre metri. Lo chiamavamo la 'palazzina dei carabinieri' e aveva un frequente ricambio di inquilini».

D. Il signor Mario dice che lui e i suoi compagni erano stati sistemati in un appartamento che si trovava nel palazzo proprio dopo quello del civico 8..

R. «Sì, potrebbero coincidere...Comunque, era una zona 'infiltrata', nel senso abitativo, dalla banda della Magliana, anche se abitata da molti vip, diremmo oggi. Io andavo a scuola con il figlio di un importante magistrato, ma c'erano avvocati e politici piuttosto in vista».

D. Nel 1978? Ne è sicuro?

R. «Altro che! Guardi, seil caso Moro è rimasto nella coscienza collettiva del paese, si figuri quanti ricordi e quanti pensieri suscita a noi che siamo nati e cresciuti proprio nella via ritenuta 'la prigione del popolo'. Dopo aver letto il racconto del signor Mario, tanti ricordi sono tornati a galla e li ho condivisi con la mia famiglia e con gli amici con cui sono cresciuto. Deve sapere che all'epoca ci fu una grande mobilitazione di noi residenti: si costituì il Comitato per la difesa di Villa Bonelli che, grazie alla lotta dei cittadini e al sostegno delle istituzioni di allora, oggi è area pubblica - il grande sindaco Petroselli venne ad inaugurare l'area proprio pochi giorni prima della sua prematura scomparsa. Ma nei primissimi anni '80, la battaglia fu dura anche perché tra i contendenti c'erano un importante uomo politico. Ma sono passati troppi anni e i protagonisti di quella stagione non sono più qui e alcuni sono andati via per sempre».
http://www.cadoinpiedi.it/2011/05/08/aldo_moro_e_stato_ucciso.html


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Black_Jack
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Non capisco questo accanimento sull'argomento.
E' evidente che ci sono aspetti controversi ma se non esiste un testimone assolutamente credibile, se altri sostengono che è impossibile avere accesso a certi dati per motivi non chiari è ovvio che non si arriverà mai a una conclusione e più si andrà avanti più si moltiplicheranno le ipotesi all'infinito.
Non avendo accesso completo ai documenti la discussione può vertere solamente sugli interessi in gioco; il giudizio storico e quello morale cambiano molto poco.

La morte di Moro conveniva anche a chi avrebbe dovuto salvarlo, questa a mio avviso è l'unica conclusione positiva. Poi si giudica sugli sviluppi storici successivi e ovviamente a determinarli devono necessariamente aver contribuito tutti i fatti importanti accaduti nel periodo.


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Stopgun
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Secondo me Via Montalcini è un red harring.

Palo Laziale e Palazzo Caetani sono i punti focali dell'operazione.


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radisol
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Villa Bonelli nel 1978 era chiusa, era di proprietà del palazzinaro Danilo Sbarra, uno dei riciclatori dei soldi della banda della Magliana ... è stata aperta al pubblico molti anni dopo, dopo il sequestro di tutti i beni di Sbarra, villa e casa all'interno di questa comprese ...

Non escludo che dei ragazzi svegli potessero scavalcare dalla parte che dà su Via Montalcini ed andarvi a giocare ... visto che la casa di Sbarra era ben lontana dall'ingresso della villa in Via Montalcini ... la villa è tanto grande che la casa che fu di Sbarra da Via Montalcini non si vede proprio .... e quindi questa casa non era affatto "di fronte" al palazzo dove c'era il "covo" ... ma che addirittura avessero "tutta la villa a disposizione" è una gran minchiata .... Sbarra entrava nella villa dall'ingresso di Via Lupatelli, più vicino alla sua casa ... ma è impensabile che non controllasse minimamente anche il resto della sua villa ... per cui sti ragazzi potevano starci sempre dentro a giocare ...

Ho l'impressione che ormai siamo alle più becere "invenzioni" da parte di certa stampa e di questa Limiti in particolare ... riciclano col frullatore cose già uscite a vario titolo negli anni ... e le mescolano senza nemmeno rendersi conto che a volte fanno a cazzotti tra loro ... poi ci sono veri e propri falsi ... Abbruciati ha abitato a Primavalle e poi a Trastevere ... Antonio Mancini prima a San Basilio, poi a Monteverde Vecchio ed infine ad Axa/Casalpalocco ... nessuno dei due mai nei pressi di Via Montalcini .... Amleto ( e non Amelio ) Fabiani, che comunque abitava al Trullo, quindi a qualche km da Via Montalcini, non ha mai fatto parte della banda della Magliana, in realtà fu loro "nemico" e poi "vittima" ... gli unici "maglianesi", anche se del livello dei "colletti bianchi", che abitavano nella zona erano appunto Sbarra e Diotallevi ... un palazzinaro ed un "finanziere" difficili da immaginare come persone coinvolte direttamente nelle ricerche di Moro ... ricerche che poi, anche a dire dei "pentiti" della Magliana, compreso il citato Alessandro D'Ortenzi detto "Zanzarone", non fecero nemmeno in tempo ad incominciare seriamente per essere poi subito "stoppate" da chi le aveva richieste ... Pippo Calò e, tramite altri canali, anche il camorrista Cutolo ...

Ed anche sto "signor Montalcini" puzza molto di invenzione ... comunque in ogni caso, dichiarazioni anonime non dimostrabili .... che lasciano il tempo che trovano ....


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ireneo
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Una cosa è certa:
la svolta LIBERISTA che è stata imposta all'Italia (che di liberismo proprio non ne voleva sapere) è stata possibile solo con la liquidazione fisica di Aldo Moro, quindi le cosiddette BR sono state solo degli squallidi burattini di chi in trent'anni, a partire dall'omicidio MORO ha distrutto un popolo e una Nazione.
L'altra data fondamentale è il 1981, il divorzio Tesoro-Banca d'Italia, voluto da Andreatta e Ciampi.


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helios
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Imposimato, che è sicuro che via Montalcini sia stata la prigione di Moro e li sia stato ucciso, dovrebbe spiegarci da che cosa deriva la sua certezza ovvero le prove concrete che sono emerse e non le supposizioni.

Considerato che è vero che siamo un paese di distratti e che tutti si danno da fare per distrarre e per non arrivare mai a capo di nulla, nemmeno mettendo sotto gli occhi qualcosa si riesce a guardare al di la della punta del naso.
Nemmeno dicendo che Bernabei ha dato una intervista a l'espresso si cerca di vedere esattamente quello che ha detto.Una rapita googlata ci da l'intera intervista.

Bernabei scrive:

"Giorgio dellArti calcolava che a Roma nel '76 trafficassero indisturbae 15mila spie.E'una cifra per difetto,credo.Portieri d'albergo e camerieri erano in gran parte, informatori della questura.Tutti ascoltavano tutto.Da questo punto di vista, in quarant'anni, è cambiato poco.

siamo il paese dei dossier?

"e dei servizi con a S maiuscola.Nel '59 da direttore del Popolo ci cascai anche io.Ci diedero una informativa con la firma di Pajetta.Riguardava le armi che dopo la liberazione i comunisti si erano rifiutati di consergnare agli alleati.La firma si rivelò falsi.Dovetti chiedere scusa.

La dietrologia comunque non le dispiace

"spesso converge con la verità.Pensi al povero Aldo Moro.Io credo ai solerti 007 che hanno ubicato il suo barbaro omcidio tra le mura di palazzo Caetani.

Lei Moro lo conosceva bene

"benissimo.Lui e la sua calligrafia.Le lettere dalla prigionia,ad esempio,non sono scritte dalla sua mano.Se so vuole intuire qualcosa della recente parabola italiana,bisogna partire dal sogno energetico di Enrico Mattei.

......

Tra il tramonto dei sessanta e dei settanta l'Italia fu scossa da tragedie.Anni di caos.

"stragi,bombe terrorismo.I brigatisti rossi erano omuncoli di rara modestia,Mai avrebbero potuto sostenere lo sforzo economico e ideologico della loro mattanza.

Quindi?

erano eterodiretti.Qualcuno ha calcolato che l'operazione costò in termini economici fra covi, armi e coperture più della guerra in Vietnam.
...........

http://www.luxvide.it/news/pdf/407.pdfù

una domanda sorge spontanea.Chi pagò tutta quella operazione considerato che le BR non avevano tutto quel denaro a disposizione?

Intanto, non dimentichiamo che la 'pista' di via Montalcini fu di fatto 'imposta' nell'immaginario collettivo quanto il ministro dell'Interno Rognoni annunciò in modo solenne - durante un suo intervento alla Camera - l'individuazione della prigione di Moro (senza dare l'indirizzo ma si riferiva alle cose dette dal pentito Antonio Savasta). Era il 1 febbraio del 1982 e da allora il nodo della prigione di Moro è apparso sempre come un caso risolto, anche se in sede giudiziaria non è stato possibile scrivere una parola definitiva su questo capitolo.

all'immaginario collettivo viene proposto qualcosa di errato perchè in sede giudiziaria non è stata scritta la parola definitiva.
Anche Imposimato dovrebbe tener presente questo.

qui Imposimato dice espressamente che Moro è stato ucciso ed è stato prigioniero in via Montalcini
http://www.youtube.com/watch?v=bs00I2aRlyk
perchè ci abitava la Braghetti e Gallinari e perchè c'era una striscia che indicava la parete divisoria.Queste sono le prove. Perfetto abbiamo capito che le spiegazioni non ci sono ancora.


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TarasBulba
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'IL MIO SANGUE RICADRA' SU DI LORO'
Testo della lettera di Aldo Moro alla moglie, sequestrata l'8 aprile 1978 dalle forze dell'ordine:

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/inlavorazione/visualizza_new.html_49385849.html


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radisol
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"Qualcuno ha calcolato che l'operazione costò in termini economici fra covi, armi e coperture più della guerra in Vietnam."

Boom !!!!!!!!!!!!!!!

Per non parlare poi del "compromesso storico" scambiato per una "rivoluzione" quando invece voleva essere ... insieme alla linea sindacale "dei sacrifici" .... la definitiva "normalizzazione" dell'Italia, sponsorizzata da Gianni Agnelli ... dopo il "decennio rosso" cominciato nel 1968 ...

Qui ormai siamo a chi le spara più grosse .... per cui mi chiamo fuori ... buon proseguimento ...


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Stopgun
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Ettore Bernabei è stato un componente del team Fanfani ( ed è pure consuocero di Amintore) ed è suocero di Giovanni Minoli.

Qualche informazione in più delle persone comuni l'avrà certo avuta.

Se dice Palazzo Caetani, avrà le sue ragioni.


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radisol
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Ettore Bernabei è stato un componente del team Fanfani ( ed è pure consuocero di Amintore) ed è suocero di Giovanni Minoli.

Qualche informazione in più delle persone comuni l'avrà certo avuta.

Se dice Palazzo Caetani, avrà le sue ragioni.

Si, vabbè, ma ha pure oltre 90 anni, immagino ... è vecchio decrepito il genero, figuriamoci lui ...

E quindi avrà anche un pò di confusione dovuta all'età ...

Che l'attività delle Br abbia superato come costi la guerra amerikana in Vietnam, ad esempio, è una cazzata allucinante ... roba nemmeno da chiacchierata al bar dello sport ...

E chi sarebbero, secondo Bernabei, i "solerti 007" che parlano di Palazzo Caetani ? Sembra una presa per il culo ... o, nella migliore delle ipotesi, un messaggio in codice, come quelli di Cossiga, diretti solo a chi "deve capire" ... ma che per i comuni mortali non significano niente ... e soprattutto non dimostrano niente ....

E comunque non si può sostenere tutto ed il contrario di tutto ... se anche Moro non fosse mai stato in Via Montalcini ... non può essere stato in Via Gradoli attraversando il parco dell'Insugherata ... e poi in barca a Palo Laziale ... e poi ancora a Palazzo Caetani ... impensabili tanti trasferimenti in auto in una Roma e provincia pressochè assediata dai posti di blocco ... già difficile poterne immaginare uno di trasferimento, nei 55 giorni ... figuriamoci pure due .... per cui, almeno su questo, decidetevi ...

Si può non credere alla cosiddetta "versione ufficiale" ... ed almeno per la parte riguardante lo Stato, come Imposimato, non ci credo nemmeno io .... ma nemmeno si può dar credito ad ogni "versione alternativa" .... quando pure confliggono pesantemente tra loro ....


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Stopgun
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Il ministro di Grazia e Giustizia dei dicasteri Moro racconta la sua versione del delitto Mattei:

da http://www.cadoinpiedi.it/2011/10/26/il_racconto_di_reale.html

Il racconto di Reale

La morte di Mattei viene frettolosamente archiviata come un incidente. Troppo frettolosamente. L'inchiesta contro ignoti, affidata al pm di Pavia Edgardo Santachiara, che ipotizza il sabotaggio, si chiude con una sentenza di archiviazione il 31 marzo 1966 «perché il fatto non sussiste». Già tre anni prima, la commissione ministeriale insediata il giorno successivo alla tragedia dal ministro della Difesa Giulio Andreotti aveva concluso i suoi lavori attribuendo a un errore di Bertuzzi la caduta dell'aereo. Questa almeno era la versione ufficiale perché, a sentire uno dei componenti di quella commissione, le cose erano andate in tutt'altro modo. Ha detto il pilota Francesco Giambalvo, più volte al comando di un Morane: «[...] la commissione aveva deciso a maggioranza che la causa o le cause [del disastro, N.d.A.] non potevano essere imputate né a una ragione tecnica, né a una ragione umana [indicando implicitamente il sabotaggio come unica causa, N.d.A.]. Invece, non avendo accertato una causa delittuosa, si concluse dicendo che non era possibile stabilire la causa della caduta dell'aereo». Forse qualcuno con il potere di influenzare il vertice della commissione era intervenuto per modificare il «verdetto». Nessun dubbio, nessun sospetto: quello di Bascapé è un incidente. Il caso è chiuso. Lo resterà per trentacinque anni.
Nel frattempo in Italia, mentre Cefis prosegue a passi da gigante la sua scalata e diventa in breve l'uomo forte della finanza, sulla fine di Mattei circola una verità sotterranea, neppure troppo segreta. E sconvolgente. Nel luglio 1966, Rosangela Mattei, la nipote del presidente dell'Eni, è in villeggiatura a Sassotetto, stazione sciistica dell'Appennino umbro-marchigiano, e risiede all'Hotel Hermitage. È notte, verso le due la donna si sveglia in preda a un forte mal di stomaco. Si alza dal letto, indossa una vestaglia e scende nella hall dell'albergo in cerca del portiere. Quest'ultimo si offre di prepararle una camomilla e sparisce in cucina. La donna siede in attesa. In quel momento si spalanca la porta d'ingresso e compare l'onorevole Oronzo Reale, esponente del Pri, ministro di Grazia e Giustizia, in compagnia del suo autista. Il guardasigilli è reduce da una cena e sta prendendo alloggio nello stesso albergo. Vede la donna seduta e chiede al portiere chi sia. L'uomo risponde facendo il nome della signora, e aggiunge che si tratta «della nipote del povero Mattei». Il ministro si avvicina a Rosangela ed esclama: «Ah, la nipote di quello che fu fatto fuori da Girotti, Cefis, Fanfani». Non è ubriaco e non è nemmeno impazzito. Il ministro è serissimo, siede al tavolo della donna che beve la sua camomilla, e comincia a discutere con lei.


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radisol
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Ma che c'entra Mattei ?

Il parere di un boia come Reale poi .... responsabile di almeno 200 morti in quegli anni ?

Quando vi pare, andiamo off topic ?

E le armi palestinesi alle Br, allora ?


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mincuo
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Quindi?

erano eterodiretti.Qualcuno ha calcolato che l'operazione costò in termini economici fra covi, armi e coperture più della guerra in Vietnam.

La guerra in Vietnam costò, a dollari d'epoca, 111 miliardi di dollari, circa 740 miliardi di dollari a valore 2011.

MILIARDI di dollari non Milioni.
All'epoca USD ITL era a 850 ITL per 1USD circa.
Cioè costò di più di 94.350.000.000.000 ITL
L'intero debito pubblico Italiano era 153.141.530.570.000 ITL
Insomma costò più di mezzo Debito Pubblico Italiano.

Costosetta questa operazione delle Brigate Rosse.

Alla gente puoi raccontare quel che ti pare. Tutto quel che vuoi, non c'è limite.


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helios
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MILIARDI di dollari non Milioni.
Un terzo di debito pubblico Italiano. Costosetta questa operazione delle Brigate Rosse.

costosetta anche la cifra del riscatto per quel tempo. E non si sa ancora che cosa ne hanno fatto di quella cifra che il vaticano dice sia stata racimolata.

Alla gente puoi raccontare quel che ti pare. Tutto quel che vuoi, non c'è limite.

il tutto dipende se sei una persona onesta o meno.

Poi ognuno conforme semina poi raccoglie ovvero chi semina vento raccoglie tempesta.


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mincuo
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Ribadisco: la guerra in Vietnam (Library of Congress) costò circa 111 miliardi di dollari dell'epoca.

All'epoca (1978) USD ITL era quotato 850 ITL per 1 USD circa.
Cioè l'operazione delle BR costò di più di 94350 miliardi di LIRE.

L'intero debito pubblico Italiano nel 1978 era 153141 miliardi di Lire (Banca d'Italia serie storiche)

Cioè costò più di mezzo debito pubblico e quasi 100.000 miliardi di Lire ("ha calcolato qualcuno..."). Centomila miliardi di Lire.

Certo, certo Helios.

P.S. Non erano male a finanziarsi le BR. Potrebbero chiamare qualcuno di loro oggi al Tesoro o a BdI, con la crisi. Ma che dico al Tesoro, alla BCE.
Altro che Draghi e quelle quattro fetecchie di OMT.
Chiamano Moretti e lui ti trova subito quale centinaio di miliardi di EUR.
Anche qualche migliaio forse.

il tutto dipende se sei una persona onesta o meno.
Poi ognuno conforme semina poi raccoglie ovvero chi semina vento raccoglie tempesta.

Concordo, ma vorrei anche aggiungere che "tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino", "non dire quattro se non ce l'hai nel sacco", "rosso di sera buon tempo si spera" e "mogli e buoi dei paesi tuoi".


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