Notifiche
Cancella tutti

La solitudine dell’imprenditore


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
Topic starter  

Per molti imprenditori, soprattutto veneti, soprattutto “di prima generazione”, l’azienda è come una creatura. Tutte le forze, tutte le energie sono dedicate a lei. Niente vacanze. Niente svaghi. Anche figli e famiglia restano sullo sfondo. Il lavoro impegna dodici, quattordici ore al giorno, sette giorni su sette. La maggior parte di questi uomini si sono fatti da sé, a prezzo di grandi sacrifici. Hanno cominciato a lavorare a dodici, a quattordici anni, spezzandosi la schiena. Tenacia, fiuto per gli affari, disponibilità al sacrificio e una certa quota di spregiudicatezza li hanno portati lontano. Spesso vengono trattati con sufficienza, con disprezzo. Dipinti come campioni di grettezza, di avidità. In realtà denaro e ricchezza sono poco rilevanti per loro. Sono sensibili al successo economico solamente in quanto marcatore del successo imprenditoriale. Ciò che li interessa davvero è muovere le cose ed essere al centro di questo movimento. La voglia – quasi il bisogno – di costruire occasioni, attivare processi, prendere decisioni. È una sorta di accelerazione continua, disconnessa da qualsiasi obiettivo finale, nella quale tuttavia risiede il senso profondo dell’impegno.

Non so dire se Egidio Maschio facesse parte di questa categoria di imprenditori, così diffusa nella nostra regione. Di certo era un uomo che, nel corso della propria vita, aveva saputo costruire un impero. Un’azienda dal fatturato importantissimo, con migliaia di dipendenti e filiali in tutto il mondo. Un fiore all’occhiello del territorio. Eppure la conclusione di questo percorso è stata un gesto estremo, insondabile, che ha lasciato tutti sbalorditi.

Nessuno può sapere cosa ci sia nel cuore di un uomo, un istante prima di andare incontro alla propria fine. Si può soltanto chinare il capo davanti all’assoluta radicalità di una simile scelta e al dolore dei familiari. Tuttavia Egidio Maschio è l’ennesimo nome di una lunga lista. Decine di imprenditori piccoli e grandi, che negli ultimi anni hanno imboccato la stessa strada. Molti, è cosa nota, sono stati stroncati dalla crisi. Un vento partito da lontano, che ha spazzato l’intero Occidente. Revoche di fidi, decreti ingiuntivi, cartelle esattoriali. L’orrore e la vergogna di non poter pagare gli stipendi, i fornitori. La fatica del combattimento quotidiano, ininterrotto, contro le scadenze, gli arretrati, la realtà stessa. In altri casi la rottura dell’equilibrio si è consumata in modo più lento, più silenzioso, ma comunque micidiale. L’indebitamento bancario che sale lentamente, magari favorito (in anni diversi da questi) dalle stesse banche, fino a raggiungere volumi elevatissimi. Poi il cambio di politica di uno o più istituti, che decidono di ridurre l’esposizione. L’ingresso nel consiglio di amministrazione della società di manager imposti dai creditori. E, come effetto finale di tutto questo, l’azzeramento del potere reale dell’imprenditore, la demolizione della sua centralità in azienda, cioè nel luogo che proprio lui aveva costruito dal nulla e al quale aveva dedicato ogni singolo giorno della vita. Anche questo è parte della storia dell’industria italiana e veneta. Una parte importante.

Ogni giorno molti uomini d’impresa, per una lunga serie di ragioni, vengono separati dalla loro azienda, dalla loro creatura. E questa separazione, per alcuni di loro – i più risoluti, i più indifesi – può risultare insopportabile.

Romolo Bugaro ha pubblicato di recente Effetto domino, un romanzo su imprenditori e fallimenti, fidi bancari e edilizia, debiti e suicidi. Questo articolo è apparso sul “Corriere della sera – Corriere del Veneto” il 25 giugno 2015.

Fonte: www.ilprimoamore.com
Link. http://www.ilprimoamore.com/blogNEW/blogDATA/spip.php?article3345
29.07ì6.2015


Citazione
uomospeciale
Prominent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 776
 

Purtroppo succede a molti quando si permette al lavoro, di prendere il posto della tua vita.

Ne ho conosciuto più di qualcuno che si è rovinato completamente dopo aver buttato per anni fiumi soldi nell'impresa o nella ditta storica "di famiglia",
nel tentativo disperato di ritardarne l'inevitabile chiusura, dovuta alle troppe tasse, o alla troppa concorrenza estera in un dato settore.

E quindi, li vedevo buttare inutilmente in un pozzo senza fondo i risparmi sia loro, che spesso anche dei loro genitori.......
I sacrifici di una vita intera buttati nel cesso.

Per fortuna non tutti cadono in questo meccanismo perverso quasi sempre prevale il buon senso e l'istinto di conservazione.

Io ad es, non aspetterei certo di iniziare a rimetterci pesantemente dei soldi per gettare la spugna.
Mi basterebbe anche il solo non guadagnarci abbastanza, per decidere di mollare tutto e tentare qualcos'altro.

Io non lavoro gratis.
MAI.
Figurarsi se lavorerei rimettendoci pure dei soldi.

Non mi è mai piaciuto lavorare e se lo faccio, allora deve esserci una bella resa.

Del resto, è meglio fare il disoccupato con i soldi in tasca che l'imprenditore fallito, rovinato dalle banche, con la casa pignorata, e inseguito pure da equitalia.


RispondiCitazione
[Utente Cancellato]
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3719
 

uomospeciale
condivido in toto il suo commento ed aggiungo che non provo compassione per il sig. Egidio Maschio e similari. La natura è inesorabile: o ti elevi o ti levi.


RispondiCitazione
Condividi: