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la Tasi si mangia 40%bonus.Tasi costa più di Imu


helios
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La Tasi si mangia il 40% del bonus degli 80 euro. La tassa sulla prima casa costa più della vecchia Imu

L'Huffington Post | Pubblicato: 10/04/2014 09:15 CEST | Aggiornato: 10/04/2014 09:15 CEST

Il calcolo è presto fatto. Ottanta euro di bonus Irpef meno 35 euro di tasse uguale 45. Questo quello che potrebbe restare al mese nelle tasche di chi riceverà quella che Matteo Renzi ha definito come una quattordicesima per chi guadagna meno di 25 mila euro lordi l'anno.
Una sottrazione colpa di una tassa sugli immobili (la Tasi), introdotta dal governo Letta, che rischia di rovinare la festa a molti. Chi lo sostiene è la Uil che in un Focus, pubblicato da Repubblica, fa i conti in tasca agli italiani.

Ecco i dettagli: "Le tasse - scrive Roberto Petrini su Repubblica - mangeranno nei prossimi otto mesi oltre il 40 per cento del bonus degli 80 euro previsti dal governo Renzi. Se con una mano - si legge - il contribuente beneficerà dell'aumento mensile con l'altra dovrà tirare fuori 35 euro in più al mese rispetto allo scorso anno tra l'introduzione della Tasi e le addizionali Irpef regionali.

Il focus della Uil prende in esame il lavoratore medio dipendente, quello insomma che beneficerà del bonus, che guadagna 18 mila euro lordi l'anno e ha una casa di proprietà in una zona semiperiferica. Una condizione modesta - spiega Repubblica -. che gli consente di entrare in pieno nel target del governo e di beneficiare del bonus che con ogni probabilità verrà esposto alle voracità dei Comuni molti dei quali stanno mettendo in atto aumenti della Tasi e addizionali e delle Regioni che sono costrette a ricorrere al rincaro delle aliquote.

E dunque calcolando la spesa sull'intero anno si scopre che il lavoratore dipendente medio si troverà in tasca 640 euro in più ai quali però dovrà sottrarre 278 euro (Tasi più addizionali comunali Irpef) per un totale di 362 euro. Ciò significa che la riduzione al 56% dei benefici. Il guadagno in busta paga, dunque, si dimezza.

http://www.huffingtonpost.it/2014/04/10/tasi-80-euro-imu_n_5123131.html?utm_hp_ref=italy


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ferros
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E gli assegni familiari a carico? 😳


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helios
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E gli assegni familiari a carico? 😳

10 apr
M5S, Jobs Act e detrazioni: malafede o ignoranza?

Una deputata grillina, Carla Ruocco, sostiene che il jobs act, con una mano, toglierebbe 65 degli 80 euro in più al mese che il governo intenderebbe dare con l’altra mano.

Sotto accusa è una lettera dell’art. 5, che recita:

“c) introduzione del tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito complessivo della donna lavoratrice, e armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico”.

In questo testo la deputata sostiene di leggervi una cancellazione della detrazione a favore del coniuge a carico. Delle due l’una: o si è in malafade, e voglio continuare a non crederlo, o non si sa di cosa si parla.

Tanto per cominciare, non stiamo parlando di una disposizione di immediata applicazione: è un criterio contenuto in una legge di delega (l’atto Senato n. 1428), criterio che dovrà poi essere dettagliato dal decreto delegato di attuazione. Si può certo chiedere, nel corso dell’approvazione del disegno di legge, di meglio precisare cosa si intenda con “armonizzazione del regime delle detrazioni”, per quanto a me sembri chiaro (v. sotto). Ma per leggere “armonizzazione” come se fosse “abolizione” ci vuole almeno una fervida fantasia, se non una vera e propria malafede, alla quale mi ostino a non voler non credere.

Veniamo ora all’incompetenza. Che cosa si intende con “tax credit, quale incentivo al lavoro femminile”?

Per chi lo volesse capire, onorevole Ruocco inclusa, suggerisco la lettura di un lavoro di ricerca a cura di Fabrizio Colonna (Banca d’Italia) e Stefania Marcassa (Paris School of Economics), Taxation and Labor Force Participation: The Case of Italy, del 2011.

Partendo da un dato di fatto (l’Italia ha la più bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro tra i paesi OCSE), i due ricercatori constatano che nel nostro paese si verifica un fenomeno paradossale: più basso è il reddito del marito e meno le mogli lavorano. E si domandano: non è che il sistema tributario (e degli assegni familiari) ne ha una qualche responsabilità?

La risposta è sì.

Il nostro sistema di detrazioni per coniugi (e figli) è decrescente rispetto al reddito. Quindi, più basso è il reddito, più alta è la detrazione. Conseguentemente, per una donna sposata con un uomo con basso reddito, non converrebbe mettersi a lavorare , perché il marito subirebbe una conseguente perdita di detrazione . Invece, più cresce il reddito del marito, minore è la detrazione di cui gode la famiglia in partenza e quindi minore sarebbe la perdita dovuta a fatto che la moglie si mette a lavorare. Gli esempi a pag. 7 e 8 della ricerca sono molto chiari. E il fenomeno si amplifica, se si considerano anche gli assegni familiari. Quindi “«il sistema tributario italiano … genera un insieme di incentivi negativi alla partecipazione femminile al lavoro»; la distorsione è maggiore per le donne con figli e «raggiunge un massimo per un guadagno annuo del marito compreso fra 10.000 e 30.000 euro» (pag. 9). Insomma, in Italia se sei donna e tuo marito non guadagna molto, ti conviene non lavorare. Assurdo, no?

Come rimediare? I due ricercatori esaminano le varie possibilità (pag. 14 e seguenti): tassazione familiare, tassazione basata sul genere, tax credit, misto dichiarazione individuale-dichiarazione congiunta. E il sistema più efficiente, più incentivante (soprattutto per le lavoratrici meno qualificate) è proprio il tax credit (usato in Gran Bretagna e negli USA), che altro non è se non un credito d’imposta trasformabile anche in imposta negativa, cioè in una somma che viene corrisposta alla lavoratrice, somma crescente al crescere della famiglia (pag. 16).

Riassumendo, la detrazione di cui i grillini si scoprono intemerati difensori è (nella sua forma attuale, non in principio, sia ben chiaro) una stortura del nostro sistema fiscale, perché disincentiva il lavoro femminile, “imprigionando” di fatto le donne in casa per 65 euro al mese. E il tax credit non intende cancellare la detrazione, ma completarla, evitando alle donne sposate la beffa di perdere proprio quei 65 euro al mese (nonché quelli per eventuali figli a carico) solo perché hanno deciso di lavorare e di guadagnarsi un proprio reddito. Pertanto, il tax credit, lungi dall’eliminare la detrazione, la vuole, al contrario, confermare; ed è per questo che si deve “armonizzare” con essa.

In conclusione, capisco che sempre più spesso i parlamentari del Movimento 5 Stelle siano tentati dalla sparata, facendo parte di un movimento dove per restare in sella bisogna essere più realisti del re e più fanatici di Torquemada. Ma, in futuro, prima di farla, sarebbe quantomeno opportuno approfondire un po’ la materia, anche al di là delle norme. Perché, sarebbe sempre un buon canone di comportamento – come ricordava Nanni Moretti – non parlare di cose che non si conoscono. Anche quando chi parla, a dire il vero, dovrebbe conoscerle.

http://ruffini.blogautore.espresso.repubblica.it/


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Truman
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malafede o ignoranza?

Riassumendo, la detrazione di cui i grillini si scoprono intemerati difensori è (nella sua forma attuale, non in principio, sia ben chiaro) una stortura del nostro sistema fiscale, perché disincentiva il lavoro femminile, “imprigionando” di fatto le donne in casa per 65 euro al mese. E il tax credit non intende cancellare la detrazione, ma completarla, evitando alle donne sposate la beffa di perdere proprio quei 65 euro al mese (nonché quelli per eventuali figli a carico) solo perché hanno deciso di lavorare e di guadagnarsi un proprio reddito. Pertanto, il tax credit, lungi dall’eliminare la detrazione, la vuole, al contrario, confermare; ed è per questo che si deve “armonizzare” con essa.

A me sembra che quella di Ruffini sia proprio malafede. Egli tende a confermare che la detrazione sparisce, ma per motivi benefici.
Insomma la si toglie per convincere le donne a lavorare.

Con tutte le variabili ancora da decidere in opportuno decreto legge, la logica esposta è quella di dissuadere le donne che fanno le casalinghe dal restare a casa, per spingerle a trovarsi un lavoro. Solo se trovano un lavoro avranno i soldi che prima prendevano in ogni caso (cioè che il coniuge prendeva per conto loro).

Quindi gli 80 euro di Renzie sono abbondantemente compensati da detrazioni negate e da aumento delle tasse, in particolare per le famiglie più povere, e il geniale suggerimento dell'Espresso è di diventare ricchi, perchè la nuova tassazione sarà favorevole ai ricchi invece che ai poveri.
Per diventare ricchi basta trovarsi un lavoro, cosa facilissima nell'Italia di oggi.

Questi geni continuano a proporci sempre la teoria economica di Superciuk (rubare ai poveri per dare ai ricchi) e ci danno pure degli ignoranti, invitando a studiare meglio.
Ma qui non c'è da studiare, c'è da menare.


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helios
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Per diventare ricchi basta trovarsi un lavoro, cosa facilissima nell'Italia di oggi.

o fare quanto suggeriva Berlusconi alle donne: sposarsi un ricco.

Nemmeno lui aveva in progetto di far lavorare le donne come nemmeno Renzi ce l'ha ma pensa solo alla facciata e quindi candida le donne perchè lui è ...avanti e giovane quanto basta per non riuscire a capire che sua moglie puà permettersi di allevare tre figli con il suo stipendio, ma che la maggior parte delle donne ha difficoltà con un solo figlio a campare con lo stipendio del marito. Idem per le ministre.
Per le altre donne del paese nessuno se ne occupa (nemmeno le ministre che sono in parlamento e dovrebbero almeno degnarsi di cambiare la situazione.Possibile che la Lagarde sappia che non esiste lavoro femminile in Italia e le ministre in parlamento no?)

Questi geni continuano a proporci sempre la teoria economica di Superciuk (rubare ai poveri per dare ai ricchi) e ci danno pure degli ignoranti, invitando a studiare meglio.
Ma qui non c'è da studiare, c'è da menare.

e infatti la società del futuro ma già ora in queste condizioni, non deve far altro che menare.
Solo che sia gli uomini che le donne si sbagliano a menare, si sbagliano anche a lavorare e in definitiva sbagliano anche il concetto di vita che non è sopravvivere con il primo che ti da qualche lavoro e ti toglie poi anche la vita ma di vivere la propria vita non pensando ai bisogni abilmente indotti da qualcuno.
Altro che secessione, la sola cosa che rivoluzionerebbe il paese sarebbe che i lavoratori mandassero a fanculo i datori di lavoro e che non sopravvivessero come pecore ai loro ordini.
Perchè da che mondo e mondo il lavoro non ha mai nobilitato nessuno e in queste condizioni sta rovinando l'intera società.
Gli 80 euro dovrebbero essere restituiti al governo.Dopo che il mondo lavoro lo ha ridotto in queste condizioni no dovrebbe permettersi anche di gettare, come a dei pezzenti, qualche euro per tenerli buoni.


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lanzo
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Azz ! E bisognava quotare Moretti Nanni.... " Non parlare di cose che non si conoscono" a Frassica gli fa una sega questo genio !


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mosmaiorum
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Spero proprio di aver capito male perché non credo esista famiglia in cui una donna ha deciso di non lavorare per non perdere la cifrona di 65 euro al mese!


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helios
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Spero proprio di aver capito male perché non credo esista famiglia in cui una donna ha deciso di non lavorare per non perdere la cifrona di 65 euro al mese!

credo siano solo voci, ma pare che vogliano proprio togliere i 65 euro del coniuge a carico o dimezzarlo.
Ovviamente diranno che è per incentivare il lavoro femminile (ma servono a Renzi per la promessa degli 80 euro in busta paga)

(Una deputata grillina, Carla Ruocco, sostiene che il jobs act, con una mano, toglierebbe 65 degli 80 euro in più al mese che il governo intenderebbe dare con l’altra mano.

Sotto accusa è una lettera dell’art. 5, che recita:

“c) introduzione del tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito complessivo della donna lavoratrice, e armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico”.

In questo testo la deputata sostiene di leggervi una cancellazione della detrazione a favore del coniuge a carico.)


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dana74
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già, il parttito dei poveri però fà arrivare i soldi solo a chi lavora. A chi non lavora va arrivare la bolletta della tasi e basta. Le tasse sono sexy, ed i sindacati manifestarono anche per mantenere l'imu, tanto loro sono esenti ma i disoccupati, compresi quelli che ereditato o diventati disoccupati con mutuo in essere non hanno nulla. D'altronde, quel partito doppio di Sel, tal 5stelle avesse almeno preteso il reddito di cittadinanza in cambio del voto a favore dell'immigrazione selvaggia. Il loro piagnisteo sulle disgrazie comincia a nausearmi, neanche a loro frega niente al di là dello show


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