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L'Aquila: dall'Anas 50 milioni di euro per danni fantasma


Mari
 Mari
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L'Aquila: dall'Anas 50 milioni di euro per danni fantasma

Ecco come vengono spesi gli stanziamenti per L’Aquila

Cinquanta milioni di euro per poco o nulla. Una bella cifra, soprattutto in momenti di crisi come questo. Dopo che Il Fatto Quotidiano ha scritto e ribadito che il terremoto del 6 aprile di un anno fa non ha danneggiato le strade dell’Aquila, perfino l’Anas ha dovuto ammettere che le cose stanno così. Nonostante che per le arterie della zona abbia stanziato la strabiliante cifra di 200 milioni di euro, l’azienda pubblica in un comunicato ufficiale ha riconosciuto che “i danneggiamenti alla rete viaria provocati dal sisma sono sostanzialmente marginali”. Ora si scopre che per quei “danneggiamenti sostanzialmente marginali” l’ente stradale sta spendendo circa 50 milioni di euro, 47 milioni e 800 mila per l’esattezza, un quarto del totale, suddivisi in 49 tipi di lavori diversi, con una media di 1 milione ad intervento. La cifra campeggia in un ufficialissimo documento preparato dall’Anas contenente gli impegni economici in dettaglio per il dopo terremoto, voce per voce.

QUANTI DANNI? Per il principio di non contraddizione, siccome A non può essere B, se i danni non ci sono o sono marginali, perché stanziare 50 milioni per ripararli? A questo punto la faccenda delle strade dell’Aquila lastricate d’oro diventa, se possibile, ancora più strampalata. Il Fatto Quotidiano aveva già documentato che oltre 110 milioni erano stati impegnati per tre grandi progetti stradali che con il terremoto non c’entrano niente, in programma da anni, in precedenza ritenuti non meritevoli di finanziamenti e d’improvviso tirati fuori dai cassetti. Mancavano all’appello un’ottantina di milioni. Ora si scopre che 50 verranno spesi per interventi urgenti e per la riparazione di danni che per esplicita ammissione della stessa Anas non esistono. A questi vanno aggiunti altri 16 milioni circa destinati alla manutenzione straordinaria, sfarinati in 14 lotti diversi, per interventi in alcuni casi davvero sorprendenti, come la "sperimentazione dell’illuminazione a Led nella galleria San Gioviale" (circa 1 milione di spesa) o "l’implementazione tecnologica della galleria Monteluco" (quasi 3 milioni).
Più altri 16 milioni per costruire le vie di accesso alle nuove case in costruzione, questi sì davvero giustificati e non procrastinabili. Cinquanta milioni è una cifra imponente per quanto riguarda le strade, più di un quarto di quanto di regola stanziato annualmente per la manutenzione di tutta la rete Anas, 25 mila chilometri in totale, dalle grandi arterie tipo Aurelia o Appia al Grande raccordo anulare di Roma, dagli svincoli autostradali fino ai circa mille chilometri di autostrade in gestione diretta. In sostanza, per avviare lavori assolutamente non urgenti e per riparare danni inesistenti all’Aquila, l’Anas sta trascurando importantissimi tratti nazionali, lasciati in condizioni approssimative e disastrose (l’Aurelia è il caso più clamoroso), a causa di una manutenzione insufficiente o completamente azzerata. Vista da questa angolazione l’incredibile prodigalità pubblica a favore delle strade aquilane si sta trasformando in un doppio danno. Prima di tutto per i contribuenti e poi per gli automobilisti. Per i contribuenti il danno consiste nel fatto che tutti quei soldi provengono dal bilancio statale e piovono sull’Aquila attraverso l’Anas, cioè sono quattrini sborsati dai cittadini onesti con le tasse. Il secondo danno riguarda gli automobilisti, costretti a percorrere strade malmesse e sempre più insicure in ogni parte d’Italia perché là in alto qualcuno ha deciso non solo che bisognava dare la precedenza assoluta all’Aquila nonostante non ce ne fosse bisogno, ma che su quelle vie andassero concentrati tutti gli stanziamenti disponibili a dispetto di ogni logica di buona amministrazione.

IL MANDATO. In una prima nota ufficiale indirizzata al Fatto Quotidiano, l’Anas aveva sostanzialmente attribuito al ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, la responsabilità della scelta ad esclusivo beneficio delle strade dell’Aquila. In un secondo comunicato l’azienda delle strade si è corretta sostenendo che i 200 milioni per le vie aquilane sono stati stanziati in base a un decreto convertito in legge il 24 giugno di un anno fa, norma che avrebbe "imposto" all’Anas di redigere un piano speciale per il terremoto 2009. Al punto 3, quel testo in effetti dà all’Anas la possibilità di investire fino a 200 milioni di euro per l’Aquila, facoltà che i dirigenti dell’azienda delle strade hanno interpretato nel modo più ampio, investendo il massimo, anche a scapito di tutto il resto della rete. Così come risulta da un appunto inviato al Fatto Quotidiano dal dicastero delle Infrastrutture, il ministro Matteoli ha preso visione solo dei 3 maggiori interventi stradali, per una somma di circa 110 milioni di euro in totale. Le altre decine di milioni sono state stanziate, invece, sulla base di valutazioni autonome dell’Anas "il cui dettaglio non è obbligo del ministro conoscere".

I TEMPI. Sostenendo di aver interpretato lo "spirito della legge", l’azienda delle strade comunica di aver voluto "attivare investimenti infrastrutturali per contribuire alla ricostruzione economica e ad un nuovo sviluppo della regione". In pratica l’Anas, che dovrebbe occuparsi di strade e viabilità, in questa circostanza si è trasformata in una specie di agenzia per lo sviluppo economico attribuendosi compiti che non la riguardano e sostituendosi ad altre istituzioni, in primo luogo al ministero dell’Economia guidato da Giulio Tremonti. Con risultati oltretutto modesti. Prima di tutto perché l’allargamento di una strada, l’installazione di un guard rail o l’illuminazione sperimentale di qualche via di per sé né favorisce né deprime lo sviluppo di una zona. In secondo luogo bene che vada soprattutto gli appalti di dimensioni più cospicue si trasformeranno in lavori non prima di due o tre anni e quindi non possono costituire un volano della ripresa in tempi ragionevolmente brevi. In terzo luogo i lavori vengono affidati tramite gare e non è affatto detto che tocchino alle imprese della zona, cioè non è scontato diano lavoro e generino ricchezza in loco.
A distanza di un anno, inoltre, uno degli aspetti più critici del dopo terremoto riguarda proprio la ripresa economica, come ha ricordato il sindaco Massimo Cialente: "Sulla questione del rilancio economico e produttivo il fallimento è totale". Il prefetto Franco Gabrielli, invece, ha espresso timori proprio sul fiume di finanziamenti diretti verso L’Aquila: "Più che le infiltrazioni criminali vere e proprie, mi preoccupano i comitati d’affari".

Da il Fatto Quotidiano dell'11 aprile
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2471430&yy=2010&mm=04&dd=12&title=laquila_dallanas_50_milioni_di


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