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Libia - la farsa delle elezioni:boicottate(ha votato il 10%)


antiUsrael
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08
lug
Elezioni in Libia

Written by Cloro. Posted in Censura, cultura, Media, Medio Oriente, Mondo, Politica

Dopo che, dal marzo 2011, il popolo libico fu inaspettatamente aggredito dalle forze di coalizione della NATO nella conosciuta maniera secondo la quale un paese viene attaccato militarmente “per proteggerlo” e si fa piazza pulita della sua identità istituzionale, infrastrutturale e umana, la Libia, tuttora in preda ad una guerra sanguinosa, ha celebrato le elezioni.
Poichè con questo blog abbiamo seguito abbastanza da vicino le vicende libiche, ho fatto una piccola ricerca su facebook guidata da un amico . Mi sono aiutata, in mancanza di meglio, con le traduzioni di Bing , con i filmati di Russia TV e dell’agenzia reuter, per cercare di capire in quale clima e con quale stato d’animo quel popolo s’è assoggettato al volere dell’alleanza atlantica. Premesso che su facebook ci sono migliaia di gruppi in tutte le lingue dove si rimpiange e si esalta Gheddafi, l’impressione che se ne ricava è che , al di la di ogni credo politico, vi sia un clima di terrore e di sopraffazione generalizzato, piu’ rigido e crudele in alcune parti, piu’ mite in altre. E la pressione del CNT sulla Libia occupata s’è sentita soprattutto durante queste elezioni perchè era importante dare all’occidente un’immagine di “serenità” e di “accondiscendenza” dopo che da mesi che la guerra infuria, nessuno della Libia aveva piu’ parlato.

Ho spulciato la bacheca dell’università di Tripoli e dello “student media center” libico e ho constatato che sono pochissimi i giovani dal cui facebook traspare un qualche interesse politico..Chi si dichiara schierato è davvero una mosca bianca, per esempio questa ragazza riporta Gheddafi sulla “copertina” , inneggia alla Jamahirya e annovera tra le sue letture preferite il libro verde.

Questo altro invece è uno studente di Benghazi, che si fa fotografare in posa entusiastica per lo svolgimento delle elezioni, mentre una sua amica commenta sotto, forse amaramente, “complimenti a noi!”

Davvero pero’ si tratta di eccezioni: negli spazi non politici non compaiono ne’ bandiere, nè foto di Gheddafi, nè vi si manifesta uno schieramento qualunque. Se si approfondisce un po’ la questione si capisce che la ragione è da ricercarsi nella repressione del CNT che moltissimi libici, nelle loro bacheche, definiscono senza mezzi termini “l’inferno”, laddove anche i non gheddafiani chiamano “ratti” i membri e gli squadristi criminali del CNT. Quando pero’ capita che delle elezioni i giovani ne parlino, nelle scalcinate traduzioni di bing dal libico, compare, ricorrente, la parola “farsa”

Le elezioni non hanno fatto eccezione alla regola di guerra in cui questo crimine s’è compiuto: il clima in cui si son svolte, infatti, è stato condizionato dagli apparati “polizieschi” del CNT che hanno predisposto un regime infame, per cui a Benghazi una bandiera verde è punita con l’arresto, così come è stato arrestato un cittadino in un seggio per aver manifestato fastidio nell’imbrattarsi il dito, come la propaganda invitava entusiasticamente a fare per obbligo..Incarcerazioni e vessazioni sono la regola per chi è conosciuto come un simpatizzante della Jahmarya, per non parlare della “caccia” al partigiano che insinua sospetto e paura nella popolazione. Comunque le informazioni che illustro le ho ricavate da questi spazi facebook https://www.facebook.com/www.almokaoma https://www.facebook.com/AllibiyaTV https://www.facebook.com/UNITRIPOLI https://www.facebook.com/SMCTeam https://www.facebook.com/marwa.libyagirl.3 (l’elenco è incompleto, chi lo volesse completo puo’ scrivermi in pvt) oltre che da siti dove si parla espressamente della Jahamairya.

Dopo piu’ di un anno di bombardamenti, eccidi, genocidi e stragi, s’è deciso di dare una fisionomia al CNT. La regione ad est, Cirenaica, è stata la regione dove piu’ che in altre i cittadini hanno abboccato alla propaganda dei mercenari e di Sarkozy. Per cui un consistente gruppo di cittadini di Benghazi s’è sentito coinvolto dal vento della rivoluzione. Ora che gran parte della Libia è occupata dal CNT , tirapiedi e traditori venduti all’occidente, Benghazi ha chiesto una contropartita per il subitaneo appoggio alla guerra a Gheddafi. Gli occidentali, in realtà, sapevano che difficilmente sarebbero riusciti a prendersi l’intera Libia e poichè i giacimenti di petrolio sono tra le ragioni principali di quest’”impresa” hanno promesso alla Cirenaica un certo margine di politica autonoma, riservandosi per loro il controllo di Tripoli e il controllo di gran parte dei pozzi . Pertanto i cirenaici si son trovati come “non negoziabile” il nuovo confine che riduce drasticamente il suo accesso alle risorse e questo ha fatto ricredere molti di loro sulla scelta a suo tempo fatta, di appoggiare la rivoluzione “democratica”. Se vogliono evitare questo, non hanno che da soggiacere completamente a quel che sarà il nuovo governo di Tripoli. Ho trovato un video, questo,girato a Benghazi il giorno prima delle elezioni, dove un gruppo di donne chiede un governo federale con un margine politico di autonomia ragionevole e un accesso alle risorse che permetta un benessere di massa. Il CNT, lo stesso comitato che gestisce le elezioni, in caso di manifestazioni pacifiche che fa? sguinzaglia i suoi miliziani mercenari armati per le strade a sparare in mezzo alla folla. Ciononostante il popolo libico ha strappato i manifesti elettorali dai muri e quando sono cominciati gli allestimenti per il voto hanno letteralmente dato l’assalto ai presidi dove arrivavano i camion con le schede, spesso sequestrati per bruciarne le “preziose” schede.

libici tirano giu i manifesti elettorali per boicottare le elezioni

I media occidentali hanno descritto le elezioni libiche gestite dai carnefici del CNT come pacifiche, animate dall’entusiasmo di un popolo che dopo decenni tornava a votare, nella miglior retorica “democratica” connessa con le missioni di pace.

Libia: elezioni si svolgono in un clima di guerra. Abbattuto l'elicottero dove viaggiava un candidato, assalti agli uffici elettorali, Furto di schede elettorali e rogo. Scontri a Benghasi e a 160 km dalla città. Clima repressivo infernale da parte del CNT che spesso, in caso di disordini, da' ordine alle milizie di sparare sulla folla

In verità con la Jamahiria è vero che non votavano per tenersi o no Gheddafi, ma le strutture amministrative della Jahmairya stessa prevedevano elezioni decentrate in ogni “comitato popolare” (ogni comitato popolare era legato alle tradizionali comunità di villaggio) e quindi se anche Gheddafi poteva essere giudicato “dittatore” secondo la nostra esecrabile mentalità, la vita sociale e politica della Libia era di fatto in mano alle decisioni del popolo, perchè si esercitava una democrazia diretta: non si votavano solo gli “uomini” ma le decisioni che gli uomini dovevano prendere. In uno stile politico che, proprietà privata permettendo, possiamo a buon titolo definire “socialista”. Gheddafi prendeva decisioni molto grandi: per esempio sulla cooperazione con i paesi africani per creare una grande nazione federale di quel continente, autonoma e libera. Ma la vita politica era in mano ai libici molto piu’ democraticamente di quanto non lo sia qui in italia. L’attacco occidentale, oltre che un attacco per i pozzi e contro i progetti politico-finanziari di gheddafi, è stato un preciso attacco ad un sistema sociale che faceva paura come il comunismo. In ogni caso: a Benghazi proprio i cittadini piu’ entusiasti in un primo momento verso la “primavera” portata dai ratti mercenari, sono oggi i piu’ delusi, quelli che per primi hanno denunciato le elezioni e la pantomima della libertà che avevano raggiunto con tutta quella rovina e tutto quel sangue sparso. A Benghazi è stato abbattuto l’elicottero
di un candidato alle elezioni: questo non è morto, ma uno dei piloti sì. Sempre a Benghazi molti sono stati assalti ai comitati elettorali, furti, roghi di schede con conseguenti incarcerazioni e repressioni sanguinose . Un cittadino è stato ucciso dagli sgherri del CNT perchè sorpreso mentre tentava di portar via un urna.

E’ proprio a Benghazi, dunque, che s’è diffusa in modo esponenziale la convinzione di operare un boicottaggio. Alle 16 del pomeriggio di ieri su facebook apparivano molti appelli per ridimensionare le cifre: “dicono alla TV che han votato il 90% degli aventi diritto. Non è vero, non s’è recato alle urne nemmeno il 10%”

Benghazi isolata da Tripoli, ha avuto la notizia che la capitale sarebbe continuata ad essere Tripoli. Sullo spazio facebook di un benghaziano leggiamo: “Ma a Tripoli? Erano 2 milioni a manifestare per Gheddafi. Adesso? Stanno tutti zitti? ” Si riferisce all’accettazione rassegnata e silenziosa con cui i Tripolini oggi avrebbero accettato il diktat del CNT, quando essi erano stati tenacemente contrari al bombardamento del paese fin dall’inizio. A Tripoli in effetti la situazione è diversa. Lì le stragi del CNT sono state molto piu’ pesanti che a Benghazi. Il grosso dei cittadini non ne puo’ piu’ di morti , per cui si son rassegnati al nuovo dominio “democratico”. Si mantiene pero’ tuttora una maggioranza silenziosa che spera ancora che l’esercito della Jahmahiria (ormai solo partigiani, perchè lo stato libico non esiste piu’) abbia la meglio, che in qualche modo porti a casa delle vittorie.

A Tripoli oggi il CNT ha la mano piu’ leggera che a Benghazi, con la repressione. Il motivo è che i tripolini hanno accettato il compromesso con il nuovo stato, pur a fatica e pieni di rimpianti, perchè nella futura divisione saranno l’area piu’ avvantaggiata dalla spartizione delle risorse petrolifere. Quindi, per esempio, una legge fatta dal CNT che vietava l’esaltazione di Gheddafi in pubblico sanzionata con la galera, ha dovuto essere abrogata qualche settimana dopo per via di un improvviso aumento di attentati e sabotaggi, da parte della popolazione, tanto da far capire che la linea che separa i tripolini dal forzato assenso al nuovo regime, è molto labile.

Le elezioni, a Tripoli, si sono svolte tuttavia in un clima meno pesante e terroristico che a Benghazi e questo il CNT non se l ‘aspettava (anche se sullo spazio dell’Università di Tripoli qualcuno invita i compagni ad evitare le zone di assembramento, per paura di qualche attentato).

Gli occidentali avrebbero previsto, dicevo, di spartire la Libia in due parti, tuttavia devono fare i conti con i partigiani dei Gheddafi. Volontari, donne e uomini anche giovanissimi, che si arruolano e si armano per impedire al CNT di prendere possesso di certe città. Bani Walid è in mano loro, mentre Sirte e Misurata sono praticamente sotto il perenne assedio di bombe e granate. Questi vorrebbero Aisha Gheddafi capo della nuova Jahmahirya oppure Saif El Salaam, attualmente in mano ai nemici che han già dichiarato che “per lui non sarà possibile un processo equo” 😀 I filogheddafiani poi, come i “leoni” di Omar Mukhtar, si nascondono nel deserto, compiono agguati a pozzi e impediscono l’avanzata territoriale del CNT. Tutta la Libia prega per loro, anche perchè l’esercito verde si compone della miglior gioventu’ libica, disposta a farsi ammazzare piuttosto che farsi schiava.

Molti tra i libici sono convinti che alla fine gli atlantisti dovranno lasciare la parte centrale della Libia ai verdi, perchè la determinazione al combattimento è tanta e solo un giorno prima delle elezioni ci sono stati 50 morti, in questa guerra. Per cui la suddivisione sarà, dicono, in tre parti anzichè in due.

La forza dei filogheddafiani è tuttoraa determinata anche dalla granitica volontà delle tribu’ dei neri e dei beduini dell’interno: filogheddafiani da sempre sono stati distrutti da genocidi che hanno svuotato molti paesi: i superstiti sono stati sfollati in condizioni disumane perchè il CNT li ritiene nemici naturali. Moltissimi di loro comunque, sono arruolati con i partigiani libici,magari dopo aver avuto l’intera famiglia sterminata. I libici di pelle scura sono state le vittime preferite del CNT.

si calcola che siano almeno 30 mila i libici sterminati dal CNT e sepelliti in fosse comuni nel deserto

Nella zona di Tawergha sono state scoperte fosse comuni con decine di migliaia di corpi: paesi fantasma, prima brulicanti di vita e di speranze sono stati svuotati dalla morte o dalla fuga. I filogheddafiani hanno il grosso delle forze nelle black mountains: operano con azioni di guerriglia e, dove capita, di guerra aperta. Bani Walid è il loro “quartier generale”. Le donne fedeli alla Jahmahiria (e sono tante, perchè sono quelle che hanno avuto piu’ da perdere ) combattono come gli uomini

Anche perchè la prospettiva è che le elezioni farsa (già gli aventi diritto erano meno del 50% del popolo libico, in piu’ il boicottaggio ha fatto salire l’assenteismo a livelli altissimi) portino ad un governo di tipo integralista islamico (tali sono molti candidati) e quindi le donne, abituate alla libertà laica e allo stato sociale di Gheddafi vedrebbero peggiorare di molto la loro condizione .

Inutile aggiungere che il CNT opera interrogatori con tortura annessa a tutti coloro di cui ritengono che abbiano amici tra i guerriglieri : quello che i nostrani media ci dipingono come un paese “fuori dal tunnel della dittatura” è un paese lacerato, ai cui giovani s’è dato un pessimo esempio, dove si son compiuti genocidi e dove cio’ che chiamiamo “democrazia”, nel perverso vocabolario per il quale la “guerra” si trasforma in “missione di pace” è un sinonimo di morte e di persecuzione.

FONTE(importante per via di foto e numerosi link):
http://www.cloroalclero.com/?p=10519


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antiUsrael
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6 luglio 2012 - ore 21:30
Il Parlamento suq
In Libia si decide chi metterà la firma sui contratti del greggio
Ex qaidisti e finti laici

“La vittoria degli islamisti in Libia? Magari! Il pericolo vero è che trovino legittimità formale non solo dei ‘signori della guerra’, ma anche dei tagliagole. Quanto ai tanto attesi laici… non sono affatto tali, ma sono soltanto gerarchi e imprenditori che hanno avuto il buon senso di lasciare per tempo Gheddafi”: l’analisi di un dirigente di una grande società petrolifera non lascia spazio a molte speranze circa la possibilità che le elezioni di oggi in Libia segnino l’inizio di un processo democratico. “Non c’è molto spazio per un nation building quando la dinamica della guerra di parte libica è stata segnata da un processo opposto: la disgregazione della nazione in una serie di micro-stati, tuttora occupati e controllati da milizie autonome, in un paese in cui non esiste parvenza di Forze armate, in cui questo vuoto non è coperto da eserciti stranieri (come fu in Iraq e Afghanistan), in cui non esiste la polizia, non funzionano i tribunali e nelle cui carceri si pratica la tortura, moltiplicando per cento il modello di Abu Ghraib”.

In realtà, queste elezioni non decideranno chi governerà la Libia, ma solo chi avrà “potere di firma” sui contratti petroliferi, e sulla richiesta all’Onu di un corpo di spedizione di 30-40 mila militari, che controlli campi petroliferi, pipeline, raffinerie e porti. Per il resto, le spinte centrifughe di un paese che non è mai stato tale (la Libia fu inventata da Giolitti nel 1913, unendo tre wilayat ottomani indipendenti: Tripolitania, Cirenaica e Fezzan), continueranno a svilupparsi. Una tendenza scissionistica che ha prodotto già 4-500 vittime non in attentati terroristici ma in combattimenti sul terreno tra “signori della guerra” rivali, con epicentro a Bengasi.
L’assalto armato all’ufficio elettorale centrale della Cirenaica di pochi giorni fa è stato il simbolo non solo di elezioni-farsa, ma anche di una violenza centripeta inarrestabile che cresce anche nel Fezzan. A sud, infatti si infittiscono le infiltrazioni dei tuareg – ossatura delle forze speciali di Gheddafi – che si sono impadroniti dell’Azawad in Mali e che ora puntano al controllo dei grandi campi petroliferi libici del Fezzan.

Le liste petrolifere
I 142 partiti in lizza con 1.500 candidati e 2.500 candidati autonomi per 200 seggi, fanno capo a tre componenti che lavorano a determinare con queste elezioni una nuova mappa di relazioni del tessuto tribale libico e sono tutte di marca “petrolifera”, quando non secessionistica. La prima fa capo all’emiro del Qatar Hamid al Thani, che attraverso lo sheikh Ali Sallabi e il comandante (ora passato alla politica) Hakim Belhadj, ex qaidista e poi comandante militare di Tripoli, forte del peso militare e politico determinante svolto durante la guerra, egemonizza gli islamisti libici, non senza attriti con i Fratelli musulmani cirenaici che sentono l’influsso della Fratellanza egiziana. Dunque, Fratelli musulmani e islamisti divisi dalla fedeltà petrolifera diversificata tra Qatar ed Egitto e dalla forte caratura secessionistica che anima gli islamisti cirenaici.
La seconda componente che trama per organizzare nuovi equilibri tra le tribù libiche è carsica, solo apparentemente è laica e fa capo a due network retti dall’estero da due potenti gerarchi di Gheddafi: il suo ex braccio destro Abdulsalem Jallud e il suo ex capo dei servizi Moussa Koussa. Il primo è il leader politico della più importante confederazione tribale libica, la Magharia, era in rotta da un ventennio col rais ed è fuggito a Londra poche settimane prima della fine della guerra, salutato da Franco Frattini come “possibile elemento chiave per la costruzione di una nuova Libia”.

Ottenuta la piena immunità dagli inglesi per i suoi molti e certi crimini, Jallud tesse da mesi una fitta rete di contatti politici in Libia e in Europa ed è probabilmente una figura chiave per la definizione di nuovi equilibri nelle concessioni petrolifere libiche, determinati dalla disponibilità delle concessioni alla Lukoil e alle altre società russe, ormai emarginate (da qui l’irritazione di Vladimir Putin sul dossier libico, con conseguenze anche su quello siriano). Il secondo, riparato in Arabia Saudita, ha eccellenti rapporti con gli italiani dell’Eni, i sauditi e con… chi lo paga di più. La terza componente, infine, è composta dai “signori della guerra” e dai capi tribù locali e avrà forse un eccellente risultato, soprattutto tra gli indipendenti, e farà sentire il suo peso sul governo in una dinamica parlamentare che avrà molto del suq e ben poco, se non nulla, della democrazia rappresentativa.

© - FOGLIO QUOTIDIANO

di Carlo Panella

http://www.ilfoglio.it/soloqui/14115


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misunderestimated
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L'importante è inquadrare le donne in abito tradizionale con il ditino lordato dalla "nostra democrazia".
E' un brand di occidentalisti e dirittoumanisti politicamente trasversali.
Come in Afghanistan.
Come in Iraq.
Dei bombardamente durati mesi, delle faide tribali innescate ad hoc, degli obbiettivi civili colpiti al lettore medio delle gazzette occidentaliste non gliene importa più di tanto.


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Giancarlo54
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W la democrazia. 😳


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vimana2
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Questa mattina il sito si apriva ora no, stessa sorte del video che mostravano le urne disertate " gravi violazioni del copyright "


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antiUsrael
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Questa mattina il sito si apriva ora no, stessa sorte del video che mostravano le urne disertate " gravi violazioni del copyright "

speriamo che qualcuno lo ricarichi


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vimana2
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Questa mattina il sito si apriva ora no, stessa sorte del video che mostravano le urne disertate " gravi violazioni del copyright "

speriamo che qualcuno lo ricarichi

Il sito funziona a te?


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antiUsrael
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Questa mattina il sito si apriva ora no, stessa sorte del video che mostravano le urne disertate " gravi violazioni del copyright "

speriamo che qualcuno lo ricarichi

Il sito funziona a te?

se intendi questo:
http://www.cloroalclero.com/?p=10519
si mi funziona.


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vimana2
Famed Member
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....grazie, si da qui si apre anche a me, oppure cercando su google, se metto il link su FB nn si apre....boh... 🙂


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