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L'indicazione della Consulta "è folle"?


helios
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L’indicazione della Consulta è “folle”?

La Corte costituzionale

di Alessandro Corneli /

Nell’editoriale di Angelo Panebianco (Corriere della sera, 7 dicembre) si definisce “un dramma” la reintroduzione della proporzionale. Fin qui va bene: si esprime un giudizio politologico sulle possibili (non necessarie e inevitabili) conseguenze del ritorno al sistema proporzionale. Si possono condividere o non, ma restano opinioni di uno specialista del campo, che non nasconde la sua preferenza verso un sistema maggioritario che favorisca il bipolarismo.

Inoltre, dal comunicato della Consulta, dalle parole di Napolitano, da vari interventi di politici e di costituzionalisti, non è ancora chiaro se il premio di maggioranza è stato del tutto abolito (e vietato per l’avvenire) o se può rientrare dalla finestra nel caso in cui si metta una condizione per la sua applicabilità (ad esempio, che un partito o una coalizione raggiunga il 40% dei voti). Quindi non è nemmeno chiaro se sia stato imposto il proporzionale e solo il proporzionale.

Però c’è un punto della decisione della Corte costituzionale che non presenta equivoci: essa chiede il ripristino del voto di preferenza. E su questo Panebianco dice: “Resuscitare le preferenze oggi, in tempi di attivismo giudiziario, è una follia”. Perché, attivismo giudiziario a parte, il voto di scambio, che non era un reato durante la Prima Repubblica, adesso lo è. Il giudizio (“è una follia”) non è politologico, ma tecnico-scientifico e va al cuore della decisione della Corte su questo punto. Come se la Corte volesse l’attivazione di un meccanismo che – a rigore di logica, non di ideologia politica – provocherà una serie di indagini di carattere penale su buona parte degli eletti, eventualmente su semplice denuncia dei non eletti.

Faremo tutti bene ad aspettare le motivazioni della sentenza per procedere oltre con le analisi sulle conseguenze della decisione della Consulta. Ma se lo scarno comunicato emesso ha già suscitato questo vespaio, non c’è da stare tranquilli. Tanto più che il presidente Napolitano sembra avere già escluso il ritorno al proporzionale.

C’è poi da considerare che la Corte ha indicato nel Parlamento l’organo che può intervenire sulla legge elettorale. E lo stesso ha fatto il Capo dello Stato. Ma sembra che il Governo voglia intervenire con una propria iniziativa: ciò che alcuni ritengono sia uno scippo al Parlamento. Che questo, finora, non abbia provveduto, è una cosa; che il suo potere, per tale motivo, decada e passi ad altri, è una questione ben diversa. Tanto più che, se la legge elettorale deve essere accettata (in modo sostanziale e non solo formale) da tutti, il Governo rappresenta una parte, la maggioranza. Una maggioranza, per di più, che è un po’ diversa alla Camera rispetto a quella esistente al Senato: qui, i “centristi” sono decisivi e potrebbero ottenere una legge elettorale ad essi più favorevole; là, il Pd potrebbe approvare una legge con le sue sole forze.

http://grrg.eu/2013/12/lindicazione-della-consulta-folle/


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