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l'inopportuno intervento di Napolitano


paolodegregorio
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- l’inopportuno intervento di Napolitano -
di Paolo De Gregorio, 15 agosto 2013

La più grande sciagura che vive la nostra democrazia è la mancanza di chiarezza, di parole semplici e definitive che ci consentano di capire, di dare giudizi, di essere dunque degli elettori e dei cittadini consapevoli, mentre i politici parlano solo tra loro, in un linguaggio cifrato, trattano sottobanco, mettono la mano davanti alla bocca quando vengono ripresi, concordano le domande che gli fanno comodo con i compari giornalisti, insomma ci trattano da sudditi deficienti.

Uno dei campioni di questa ambiguità d’ordinanza è Giorgio Napolitano. Per decenni con la tessera comunista, pur non essendolo e dedicando anzi la sua vita a demolire il Partito (riuscendoci), è ora impegnato a fabbricare una via d’uscita al pregiudicato eccellente, con una nota ufficiale assolutamente inopportuna sulla questione di concedere o meno la grazia a S. Berlusconi.
Come Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Napolitano dovrebbe essere il massimo difensore della legalità, della uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e garante della esecutività delle sentenze passate in giudicato.

Parlare di grazia riferendosi al caso Berlusconi, prima ancora di averne ricevuto domanda, significa trattare B. senza tener conto della uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il suo dovere era tacere, per di più ha affermato che comunque il cavaliere non andrà in galera, questione di pertinenza del giudice di sorveglianza a cui spetta per legge l’ultima parola per l’esecuzione della sentenza.
Tutto ciò fa apparire B. un cittadino diverso dagli altri, da trattare con i guanti, mentre gli pendono addosso carichi giudiziari pesantissimi, almeno 5 processi, fra cui quello Ruby dove è già stata emessa una condanna di primo grado a 7 anni di galera e interdizione perpetua dai pubblici uffici.

La politica, per il principio della separatezza dei poteri, non deve entrare in nessun modo nelle sentenze della Magistratura (soprattutto quando ciò riguarda reati comuni) e, se vuole uscire dal discredito in cui è profondamente caduta, deve rinunciare a immunità e scappatoie e favorire l’espulsione di tutte le mele marce.
Paolo De Gregorio


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Tonguessy
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concedere o meno la grazia a S. Berlusconi.

Piccolo refuso. Trattasi di S.M. Berlusconi. D'altronde tra pari ci si intende, vero Re Giorgio?


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Anonymous
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- l’inopportuno intervento di Napolitano -
di Paolo De Gregorio, 15 agosto 2013

La più grande sciagura che vive la nostra democrazia è la mancanza di chiarezza, di parole semplici e definitive che ci consentano di capire, di dare giudizi, di essere dunque degli elettori e dei cittadini consapevoli, mentre i politici parlano solo tra loro, in un linguaggio cifrato, trattano sottobanco, mettono la mano davanti alla bocca quando vengono ripresi, concordano le domande che gli fanno comodo con i compari giornalisti, insomma ci trattano da sudditi deficienti.

Uno dei campioni di questa ambiguità d’ordinanza è Giorgio Napolitano. Per decenni con la tessera comunista, pur non essendolo e dedicando anzi la sua vita a demolire il Partito (riuscendoci), è ora impegnato a fabbricare una via d’uscita al pregiudicato eccellente, con una nota ufficiale assolutamente inopportuna sulla questione di concedere o meno la grazia a S. Berlusconi.
Come Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Napolitano dovrebbe essere il massimo difensore della legalità, della uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e garante della esecutività delle sentenze passate in giudicato.

Parlare di grazia riferendosi al caso Berlusconi, prima ancora di averne ricevuto domanda, significa trattare B. senza tener conto della uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il suo dovere era tacere, per di più ha affermato che comunque il cavaliere non andrà in galera, questione di pertinenza del giudice di sorveglianza a cui spetta per legge l’ultima parola per l’esecuzione della sentenza.
Tutto ciò fa apparire B. un cittadino diverso dagli altri, da trattare con i guanti, mentre gli pendono addosso carichi giudiziari pesantissimi, almeno 5 processi, fra cui quello Ruby dove è già stata emessa una condanna di primo grado a 7 anni di galera e interdizione perpetua dai pubblici uffici.

La politica, per il principio della separatezza dei poteri, non deve entrare in nessun modo nelle sentenze della Magistratura (soprattutto quando ciò riguarda reati comuni) e, se vuole uscire dal discredito in cui è profondamente caduta, deve rinunciare a immunità e scappatoie e favorire l’espulsione di tutte le mele marce.
Paolo De Gregorio

A Napolitano non gli interessa altro che:
Napolitano stà solo " ciucciuando " ( mungere ) soldi per lui ed i suoi figli come hanno fatto Leone, Cossiga, Scalfaro, Ciampi ecc.

Aggiungiamo figli di Parlamentari, Colaninno, Merloni, Costa. Tancredi, Pili, Fitto, Melchiorre, Moroni, Roccella, Madia, Rossa, Bachelet, Bubbico ecc. ecc.

Non parliamo poi delle Regioni, Provincie, e Comuni...

Allora ?


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helios
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..... se vuole uscire dal discredito in cui è profondamente caduta, deve rinunciare a immunità e scappatoie e favorire l’espulsione di tutte le mele marce

attenzione che al parlamento allora restano anche senza gli addetti alla pulizia ❗


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paolodegregorio
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dalle chiacchiere dei media di questi giorni non viene fuori che Napolitano quando dice che B non andrà in galera deborda dai suoi compiti, la competenza in merito è del giudice di sorveglianza ed è strano che anche Brutti Liberati si sia già espresso come Napolitano. Debordano in tanti...


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