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l'insostenibile doppiezza della politica


paolodegregorio
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- l’insostenibile doppiezza della politica -
di Paolo De Gregorio, 19 marzo 2013

Vorrei segnalare ai navigatori curiosi di conoscere qualche pezzetto di verità, il saporito editoriale di M. Travaglio sul “Il Fatto Quotidiano” di oggi 19 marzo, che smaschera lucidamente i meschini giochetti di parole di una politica sempre più avvitata nei suoi insopportabili rituali.

Cito Travaglio: normalmente il parlamentare che approfitta del segreto dell’urna per impallinare il suo partito è un “franco tiratore”, ma se si parla del M5S è una sana manifestazione di dissenso contro la pretesa di Grillo di telecomandarlo.
Scouting: quando Berlusconi avvicinava i parlamentari per portarli dalla sua parte era “mercato delle vacche” Se Bersani fa avvicinare i grillini uno ad uno è “scouting” e odora di lavanda.
Leninismo: Bersani critica il M5S, perché pretende disciplina dai senatori, e invoca più democrazia. Però ci dovrebbe spiegare con quale metodo democratico è passato in 48 ore dall’offerta delle due Camere a Monti e al M5S, al duo Franceschini-Finocchiaro, fino al duo Boldrini-Grasso. Da che pulpito viene la predica!

Personalmente desidero fare un paio di riflessioni sullo stesso argomento:
-la politica miliardaria. Il “mantra”, ossessivamente ripetuto da Bersani per criticare la proposta netta di Grillo di cancellare il contributo pubblico ai partiti, si conclude sempre con la frase ad effetto: non vogliamo che solo i miliardari possano fare politica. L’affermazione è veramente sconcertante in quanto siamo davanti al fatto compiuto che il primo partito italiano è diventato il M5S, senza contare su un solo euro pubblico, e se allude al fatto che Grillo è benestante, non è vero che ha impegnato suoi soldi per far politica.
-occupazione militare della sinistra nelle istituzioni. I giornali di destra oggi titolano così. Fino a ieri le due massime cariche di presidente del Senato e quello della Camera erano ricoperte da Schifani e da Fini, entrambi dello schieramento della destra. Vi pare normale considerare giornalisti Belpietro, Feltri, Sallusti, Ferrara, che parlano di golpe e ricorso alla piazza e vomitano ogni giorno insulti alla magistratura per ordine del loro padrone?
Sistema televisivo privato più quello lottizzato dei partiti, giornali in mano ai grandi capitalisti (Repubblica di De Benedetti), Corriere della Sera (industriali e banche), Il Sole 24 ore (Confindustria), Libero, il Giornale, il Foglio manganellatori prezzolati conto terzi, tengono in piedi questo sistema e questa Casta.
Con la regola di salute pubblica di ispirazione grillina di togliere i finanziamenti pubblici all’editoria la maggior parte fallirebbe. Se da parte nostra non li compriamo e sabotiamo gli apparecchi televisivi facciamo un bel passo in avanti.
Paolo De Gregorio


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MM
 MM
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L'articolo per intero dovrebbe essere questo. Non so se sia concesso riportarlo, comunque lo metto:

Dizionario dell'inciucio - di Marco Travaglio

I 5 Stelle che han votato Grasso contro Schifani sapevano bene chi è Schifani e hanno scelto il meno peggio, cioè Grasso. Ma non avevano la più pallida idea di chi è Grasso, e questo è un bel problema. Specie per chi dice di informarsi sul web per sfuggire alla propaganda di regime. Se l’avessero fatto davvero, avrebbero scoperto che il dualismo Schifani-Grasso era finto. Schifani è sempre piaciuto al Pd, che infatti 5 anni fa non gli candidò nessuno contro, votò scheda bianca e mandò la Finocchiaro a baciarlo sulla guancia. Quando poi il sottoscritto raccontò in tv chi è Schifani, i primi ad attaccarmi furono Finocchiaro, Violante, Gentiloni, il direttore di Rai3 Ruffini e Repubblica. Schifani era il pontiere dell’inciucio Pdl-Pd. Così come Grasso che, per evitare attacchi politici, s’è sempre tenuto a debita distanza dalle indagini più scomode su mafia e politica, mentre altri pm pagavano e pagano prezzi indicibili per le loro indagini.
Nessuno l’ha scritto, nei soffietti al nuovo presidente del Senato: ma Grasso, quando arrivò alla Procura di Palermo nel 2000, si ritrovò Schifani indagato per mafia e lo fece subito archiviare (l’indagine fu riaperta dopo la sua dipartita). Così, un colpo al cerchio e uno alla botte, divenne il cocco del Pdl (che lo impose alla Pna, estromettendo per legge Caselli), del Centro (che voleva candidarlo) e del Pd (che l’ha candidato).
Ma ciò che conta in politica non è la verità, bensì la sua percezione: perciò sabato era difficile per i grilli siculi non votare un personaggio da tutti dipinto come un cavaliere senza macchia e senza paura.

Anche stavolta i media di regime ce la mettono tutta per fare il gioco dei partiti, con il sapiente dosaggio di mezze verità e mezze bugie e il dizionario doppiopesista delle grandi occasioni.
Leninismo. La regola base della democrazia è che si decide a maggioranza e chi perde si adegua o esce (salvo poche questioni che interpellano la coscienza individuale). Così ha fatto M5S sui presidenti delle Camere, decidendo a maggioranza per la scheda bianca. Ma, siccome non piace al Pd, la minoranza diventa democratica e la maggioranza antidemocratica. “Leninista”, dice Bersani, senza spiegare con quale metodo democratico è passato in 48 ore dall’offerta delle due Camere a Monti e M5S, al duo Franceschini-Finocchiaro, al duo Boldrini - Grasso.
Dissenso. Da che mondo è mondo il parlamentare che approfitta del segreto dell’urna per impallinare il suo partito è un “franco tiratore”. Ma, se è di M5S, la sua è una sana manifestazione di dissenso contro la pretesa di Grillo di telecomandarlo.
Indipendenza. Per vent’anni, se uno passava da destra a sinistra era un “ribaltonista”, mentre se passava da sinistra a destra era un “responsabile”. Ora, se un grillino porta acqua al Pd è un bravo ragazzo fiero della sua indipendenza; se resta fedele al suo movimento e ai suoi elettori, è un servo del dittatore Grillo.
Scouting. Quando B. avvicinava uno a uno gli oppositori per portarli con sé, era “mercato delle vacche”, “compravendita”, “voto di scambio”. Se Bersani sguinzaglia gli sherpa ad avvicinare i grillini uno a uno, è “scouting” e odora di lavanda.
Epurazione. Se Pd, Pdl, Udc, Lega espellono un dirigente che ha violato le regole, è legalità. Se lo fa M5S, è “epurazione”.
Rivolta. Ci avevano raccontato che Adolf Grillo e Hermann Casaleggio lavano il cervello al popolo del web e censurano sul blog i commenti critici (un po’ incompatibili col lavaggio del cervello). Ora scopriamo che c’è la “rivolta del web” pro-dissenzienti. Ma anche, dal sondaggio di Mannheimer sul Corriere, che il 70% degli elettori M5S è contro l’inciucio col Pd. Gentili tromboni, potreste gentilmente mettervi d’accordo con voi stessi e poi farci sapere come stanno le cose, possibilmente chiamandole col loro nome?"

Marco Travaglio, editoriale del Fatto Quotidiano del 19 marzo 2013


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paolodegregorio
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non avevo ancora letto il blog di Grillo, riporta anch'esso l'articolo


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MM
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Non che mi piaccia troppo il Travaglio, in realtà, ma mi è parso (opinione personale) che in questo articolo rappresenti alcuni aspetti della verità degni di nota.


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Truman
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L'articolo per intero dovrebbe essere questo. Non so se sia concesso riportarlo, comunque lo metto

Gli articoli de "Il Fattoquotidiano" mi risultano di libera riproduzione. Comunque conviene sempre mettere il link alla fonte.
Ricorda che puoi sempre editare i tuoi post.


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MM
 MM
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Bene. Grazie Truman.


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