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Riscossione dei tributi: tassi da usurai


Tao
 Tao
Illustrious Member
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In un momento in cui vengono previste agevolazioni a favore dei cittadini che non riescono ad arrivare alla terza settimana o a pagare il mutuo, e vengono riconosciuti ai meno abbienti 40 euro, si fa gravare proprio sui cittadini un nuovo ed eccessivo costo per la riscossione dei tributi, e non solo locali, grazie ad un discutibile aumento dell’aggio per la riscossione delle entrate. Basta leggere quanto previsto dalle disposizioni del dl anti-crisi n. 185/2008, che dedica l’intero art. 32 al settore della riscossione, a quanto pare in crisi come tutti gli italiani. Il comma 1 aumenta l’aggio per la riscossione dei tributi e delle entrate in genere, portandolo al 10% secco, superando così le disposizioni che fino ad oggi lo fissavano nella misura compresa tra il 7 e l’8%. Un aumento che va a sommarsi ad un’altra disposizione, quella contenuta nel comma 3 del decreto legge 112/99 che, nel 2006, aveva elevato l’aggio del 25% in caso di riscossione a mezzo ruolo della sola fase coattiva, insomma quasi tutti i casi.

Confermato e, anzi, generalizzato, il meccanismo che consente all’agente di trattenere direttamente il suo compenso dalle riscossioni effettuate: un passaggio questo che non garantisce alcuna tutela all’ente che si trova così a pagare un servizio prima ancora di averlo verificato, privo di qualsivoglia forma di liquidazione, come buona regola del mercato impone. Si tratta di modifiche che comporteranno comunque un aumento dei costi della riscossione, nonostante la nuova diversa ripartizione dell’aggio ridistribuito con un carico maggiore sugli enti impositori.

La nuova norma implica un aggravio sia per il contribuente, che avrà un aumento dell’aggio pari al 2.5% circa in caso di pagamento dopo il sessantesimo giorno, sia per l’ente impositore che, in caso di ottemperanza del pagamento entro i 60 giorni dalla notifica della cartella, passerà da un compenso del 2,85% ad uno di circa 5,35%. Infatti, tra i destinatari del decreto anti-crisi troviamo la P.A. beneficiaria di un aumento dei costi per la riscossione che scatterebbero al versamento effettuato entro i 60 giorni dalla data di notifica della cartella. Ma degna di nota è l’operazione che ci sentiamo di battezzare “sulle quote inesigibili”, argomento di scontro tra comuni e vecchi concessionari della riscossione; operazione tutta a carico dei Comuni, che prevede “un prelievo forzoso dai loro bilanci” ad esclusivo vantaggio dei bilanci degli agenti della riscossione, baypassando la strada dei controlli di competenza degli enti impositori.
Il tutto è concentrato nel comma 3, dove si legge che “le anticipazioni nette effettuate in forza dell’obbligo del non riscosso come riscosso, riferite a quote non erariali sono restituite in venti rate annuali decorrenti dal 2008”. Poche parole che danno la soluzione al caso scoppiato la scorsa estate, quando i comuni sono stati tempestati di richieste contenenti importi vantati da Equitalia per un’attività di riscossione che doveva già essersi conclusa da tempo e che invece è stata oggetto di contenziosi legati proprio alle notifiche mal fatte, alle procedure eseguite (e non), ai conti di gestione non presentati. Perché allora restituire?
La domanda sorge spontanea. Proseguendo la lettura della stessa disposizione si scopre il venir meno di ogni forma di garanzia visto che, ai fini delle restituzioni sono rimborsati in venti annualità “i crediti risultanti alla data del 31.12.2007 dai bilanci delle società agenti della riscossione. Il riscontro dell’ammontare dei crediti oggetto di restituzione è eseguito in occasione del controllo sull’inesigibilità delle quote, secondo le disposizioni in materia, da effettuarsi a campione, sulla base dei criteri stabiliti da ciascun ente creditore”. In poche parole si tratta di restituire ad occhi chiusi le somme risultanti delle scritture di bilancio Equitalia.
Inevitabile a questo punto commentare, quasi con un pizzico di invidia, i 50 milioni di euro donati a Equitalia per i suoi processi societari, riorganizzativi, informatici: non proprio un bel segnale. Aggiungiamo che al momento della costituzione di riscossione spa fu nominato un advisor per la valutazione dei bilanci dei vari concessionari.

Da ricordare che dall’indagine condotta da Anutel è emerso che sono stati richiesti a 1.209 Comuni ben 110 milioni di euro, somma che potrebbe lievitare a circa 500 milioni a livello nazionale, importi già pagati da “Riscossione spa” per acquisire le varie società, un bel danno per il paese, ed ora con quale coraggio si chiedono ai comuni? E’ necessario ricordare, che la riforma della riscossione è avvenuta a seguito dello scandalo degli esattori privati che applicavano un aggio del 10% (una vera e propria attività da “usuraio”) che oggi viene riproposta.
L’auspicio è che tale norma venga modificata nella fase dibattimentale in Parlamento, sperando che la tanto declamata equità e giustizia venga manifestata attraverso un ripensamento.

Francesco Tuccio
Fonte: www.rinascita.info
Link: http://www.rinascita.info/cc/RQ_Politica/EkFkEEAZpyOjRLHjOb.shtml
16.01.2009


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