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Senato,16/1 missioni militari,da 30/9 altri fondi da dove ??


marcopa
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Mercoledi' il decreto sulle missioni militari sara' discusso nell' aula del Senato. Ma a settembre per gli ultimi tre mesi dell' anno sara' necessario un nuovo intervento legislativo che al momento ha una copertura finanziaria di 70 milioni di euro mentre ogni mese precedente costa 100 milioni di euro. Saranno necessari almeno altri 200 milioni di euro.

marcopa

da www.senato.it , sito ufficiale del Senato

L'Aula tornerà a riunirsi mercoledì 16 gennaio, alle ore 11.30, per la discussione del disegno di legge n. 3653 di "Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2012, n. 227, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione".

L'esame del provvedimento, avviato in Commissioni riunite Esteri e Difesa, nella seduta di giovedì 10 gennaio, con le relazioni dei senatori Dini e Del Vecchio, reca la proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace e ai connessi interventi di cooperazione civile. La proroga copre il periodo dal 1° gennaio 2013 al 30 settembre 2013, e quindi di nove mesi anziché di un anno come avvenuto nel 2012. Il decreto in esame, oltre al rifinanziamento delle missioni in atto, prevede anche appositi finanziamenti per due nuove missioni nelle quali è prevista la partecipazione italiana.

Di seguito dal www.Nuovogiornaledeimilitari.it la discussione avvenuta giovedi' 10 gennaio nelle commissioni riunite Affari Esteri e Difesa del Senato.

Missioni internazionali all'esame delle Commissioni
venerdì 11 gennaio 2013

Ieri, le Commissioni riunite Esteri e Difesa del Senato, hanno iniziato e concluso l'esame del provvedimento recante proroga delle missioni internazionali. Il decreto in esame è l'ultimo atto di questo genere che viene adottato nella XVI legislatura. E' l'atto normativo che segna la fine dei lavori parlamentari alla vigilia della campagna elettorale.

La prossima settimana, nella giornata di mercoledì 16, si svolgeranno le comunicazioni dei Ministri degli esteri e della difesa dinanzi alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato sullo stato delle missioni in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.

Di seguito il resoconto della seduta con l'illustrazione del provvedimento da parte dei relatori, la discussione generale con gli interventi dei singoli senatori e le repliche del Governo del Sottosegretario alla Difesa Milone e del Sottosegretario agli esteri Dassù.

Il presidente DINI (PdL), relatore per la 3a Commissione, illustra il provvedimento in esame, che reca la proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace e ai connessi interventi di cooperazione civile.

La proroga copre il periodo dal 1° gennaio 2013 al 30 settembre 2013, e quindi di nove mesi anziché di un anno come avvenuto nel 2012. Si domanda il motivo di questo cambiamento e si chiede se le ragioni siano da imputare all' insufficienza delle risorse finanziarie predisposte per il 2013. Lo stanziamento complessivo ammonta a circa 935 milioni di euro. Verrebbe quindi utilizzato quasi integralmente il rifinanziamento del fondo missioni (di 1.004 milioni di euro) disposto dal decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012. Una somma più bassa di quella (euro 1.403 milioni) stanziata l'anno precedente per un periodo di 12 mesi. Sui motivi che hanno spinto il Governo a definire un orizzonte temporale di nove mesi anziché di un anno ritiene che i rappresentanti del Governo forniranno motivazioni adeguate.

Il decreto in esame è l'ultimo atto di questo genere che viene adottato nella XVI legislatura. E' l'atto normativo che segna la fine dei lavori parlamentari alla vigilia della campagna elettorale.

Rileva come gli anni della corrente legislatura siano stati pieni di sfide e di significative evoluzioni degli scenari d'impegno delle Forze armate italiane nelle aree più delicate del pianeta. Ricorda come su questi impegni si sia sempre registrata un'ampia convergenza delle forze politiche di maggioranza e di opposizione. Un segno questo che conferma il pieno sostegno del Parlamento all'azione dei nostri militari e civili, nel solco dei principi chiaramente fissati nella Costituzione repubblicana.

Anche il Capo dello Stato nel messaggio di fine anno ha voluto come prima cosa rivolgere un augurio particolare, "a quanti servono da lontano la Nazione, in suo nome anche rischiando la vita, come nelle missioni di pace in tormentate aree di crisi".

Lasciando all'esposizione del relatore per la Commissione Difesa, senatore Del Vecchio, il compito di descrivere nel dettaglio gli impieghi nelle singole missioni, si sofferma anzitutto sulla missione più significativa tra quelle in cui l'Italia è impegnata: l'Afghanistan. In quel paese vi è una pluralità di interventi in corso, da parte della Nato con la missione ISAF e da parte dell'Unione europea con la missione EUPOL. Vi è poi l'attività dell'Arma dei Carabinieri nell'addestramento delle forze di polizia locali. E' altresì prorogata la partecipazione di personale del Corpo della Guardia di Finanza per la formazione della polizia locale nella repressione delle violazioni doganali. La somma stanziata per l'Afghanistan ammonta nel complesso a più di 426 milioni di euro, quasi la metà del totale della somma destinata alle missioni. I militari complessivamente impegnati sono 3100, un numero inferiore a quello previsto per il 2012 che era pari a 4000 militari.

Ci si avvicina al 2014, anno in cui è stata fissata la transizione per il passaggio dei poteri alle autorità afghane. Una transizione che dovrà presumibilmente essere accompagnata da un processo di riconciliazione nazionale che richiede, oltre alla stabilizzazione dell'area, anche un dialogo politico con l'insorgenza. Quello in atto è un processo a guida locale (afghan-led e afghan-owned) che dovrà portare, auspicabilmente, alla rinuncia alla violenza e alla rottura dei legami con il terrorismo internazionale, riconoscendo pienamente principi fondamentali quali la tutela dei diritti umani e il rispetto della parità di genere.

Il vertice di Chicago del 20-21 maggio 2012 tra i Capi di Stato e di Governo dei Paesi Nato ha confermato che il programma di disimpegno militare della missione ISAF, avviato nel 2011, si concluderà nel 2014. Da quel momento in poi la presenza della Nato sarebbe focalizzata sulle attività di formazione e assistenza alle forze di sicurezza nazionali, titolari delle responsabilità sulla situazione del Paese.

Nella Conferenza di Tokyo del 9 luglio 2012 è stata adottata una dichiarazione da parte degli 80 Paesi e organizzazioni internazionali partecipanti che ha ribadito il sostegno della comunità internazionale al processo di riforme e rafforzamento istituzionale dell'Afghanistan, garantendo un sostegno finanziario in misura significativa, che dovrà continuare fino al 2017. In cambio degli aiuti, l'Afghanistan si impegna a combattere la corruzione, a condurre elezioni eque, a proteggere i diritti umani e aumentare le entrate del Governo, secondo una disciplina contenuta nel documento "Tokyo mutual accountability". L'azione italiana in tale consesso è stata quella di far includere nelle conclusioni della Conferenza un impegno concreto alla tutela dei diritti delle donne e dei bambini.

Il decreto in esame, oltre al rifinanziamento delle missioni in atto, prevede anche appositi finanziamenti per due nuove missioni nelle quali è prevista la partecipazione italiana. Quella dell'Unione europea "EUCAP Nestor", deliberata dal Consiglio dell'Unione europea il 16 luglio 2012, finalizzata allo sviluppo nel Corno d'Africa e ne
gli Stati dell'Oceano indiano occidentale di una capacità autonoma di garanzia della sicurezza marittima, compresa la lotta alla pirateria. Il dispiegamento geografico iniziale riguarda Gibuti, Kenya, Seychelles, Somalia e Tanzania. La seconda nuova missione dell'Unione europea cui l'Italia è chiamata a partecipare è quella denominata "EUCAP Sahel Niger", anch'essa deliberata dal Consiglio dell'Unione europea il 16 luglio 2012. Essa mira a consentire alle autorità nigeriane di garantire la sicurezza comune e lo sviluppo, minacciati dal terrorismo e dalla criminalità organizzata. L'autorizzazione di spesa è estesa anche alla partecipazione di personale militare italiano alle iniziative dell'Unione europea per il Mali, per addestrare le forze di sicurezza locali.

Tralasciando le altre missioni, rispetto alle quali rinvia alla esposizione del relatore Del Vecchio, si sofferma sul Capo secondo del decreto che è di specifica competenza della Commissione Affari esteri. Esso prevede la partecipazione a iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno alla ricostruzione per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.

Lo stanziamento complessivo per tali attività è di circa 81 milioni di euro, e cioè meno del 10 per cento del totale di spesa autorizzato.

L'articolo 5 del decreto autorizza la partecipazione a iniziative e interventi di cooperazione allo sviluppo in Afghanistan (15 milioni di euro), Pakistan, Iraq, Libano, Libia, Myanmar, Somalia, Sudan e Sud Sudan (20 milioni di euro), integrando gli stanziamenti già assegnati dalla legge di stabilità del 2012 e dalla legge n. 49 del 1987, oltrechè dai programmi di sminamento umanitario (500.000 euro).

Lo scenario più impegnativo è nuovamente quello dell'Afghanistan, con uno stanziamento di 15 milioni di euro di rifinanziamento della legge n. 49 del 1987, rivolto anche a iniziative indirizzate al Pakistan. Relativamente all'Afghanistan l'Italia è chiamata ad adempiere gli impegni assunti come stabiliti nella Conferenza di Tokyo riguardanti in gran parte le prospettive di ricostruzione dell'Afghanistan successivamente al ritiro di ISAF. L'erogazione degli stanziamenti avverrà attraverso il canale bilaterale e multilaterale, con interventi umanitari e di emergenza e per il tramite delle ONG.

Per quanto concerne i rapporti bilaterali ricorda che lo scorso 26 gennaio il presidente Karzai in visita a Roma ha concluso a nome della Repubblica Islamica dell'Afghanistan un accordo con la Repubblica italiana sul partenariato e la cooperazione di lungo periodo tra i due Paesi. Ricorda altresì di essere stato relatore del disegno di legge di autorizzazione alla ratifica di tale accordo, approvato definitivamente dal Senato il 30 ottobre del 2012. Successivamente, il Presidente del Consiglio Monti si è recato in visita in Afghanistan il 4 novembre e in tale occasione ha ribadito il sostegno italiano anche dopo il 2014, spostando l'attenzione dal versante militare a quello economico e del capacity-building. L'attività italiana si concentrerebbe nella provincia di Herat, ivi incluso il sostegno allo sviluppo rurale, dove sono presenti maggiori condizioni di povertà e l'emergenza sociale riguardante i gruppi vulnerabili, la condizione femminile e le minoranze.

Di interesse appare la cooperazione in Myanmar, paese che sta affrontando un processo di apertura e di sviluppo socio-economico inclusivo. Particolare attenzione dovrà essere dedicata inoltre alla Siria e ai Paesi limitrofi, sostenendo le istituzioni internazionali che tutelano la salute dei cittadini e il patrimonio culturale e assistono anche dal punto di vista sanitario i campi profughi particolarmente esposti a violenza e insicurezza.

L'articolo 6 del decreto riguarda il sostegno ai processi di ricostruzione e stabilizzazione nelle aree di grave conflitto e instabilità sociale quali Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e Yemen. Al riguardo si prevede il finanziamento dell'Italia a iniziative delle organizzazioni internazionali, compresa la partecipazione ai fondi fiduciari della Nato (euro 1.450.000) e ai programmi dell'Unione europea nel campo della gestione delle crisi in ambito PESC-PSDC (euro 3.039.323) nonché dell'OSCE (euro 570.800). Si sostengono interventi operativi per la tutela dei cittadini italiani e degli interessi italiani (oltre 16 milioni di euro) e per il rafforzamento delle strutture fisiche della rete diplomatica in senso ampio nei territori a elevato rischio (euro 4.528.501) e per la messa in sicurezza delle stesse sedi diplomatiche (altri 9,5 milioni).

Si prevede altresì l'erogazione di un contributo straordinario pari a 400.000 euro a favore del Comitato atlantico italiano, presente in seno all'Atlantic Treaty Association (ATA).

Nel dettaglio delle operazioni autorizzate ai sensi dell'articolo 6 cita, quanto alla Libia, la prosecuzione della formazione per il controllo dei flussi di merci e di persone attraverso la frontiera libica con un finanziamento di euro 800.000 e la formazione nel settore dei media (euro 200.000), oltre al ripristino della funzionalità dell'Istituto italiano di cultura a Tripoli (euro 78.000). Rispetto alla Siria, viene sostenuto il dialogo nazionale e il rafforzamento dell'istituzione parlamentare (euro 1.771.870); al riguardo si domanda a quale Parlamento ci si riferisca. E' prevista inoltre una missione di esperti in Siria per promuovere l'adesione alla Convenzione sulle armi chimiche (circa 40.000 euro) e la riqualificazione degli esperti siriani nel campo biologico e chimico in applicazioni pacifiche (euro 447.000). Specifica attenzione viene dedicata alla valorizzazione del patrimonio archeologico siriano (euro 462.000), oltreché alla erogazione di borse di studio per studenti siriani in Italia (euro 50.000). E' condivisibile la previsione di queste missioni in Siria, ma al momento appare incerto se potranno essere realizzate nell'arco temporale del decreto.

Ricorda inoltre il programmato invio in missione di un funzionario diplomatico presso il pool delle istituzioni europee in via di costituzione a Mogadiscio per rafforzare la presenza europea in Somalia. Al comma 15 dell'articolo 6 si prevede anche l'incremento di 60 mila euro del finanziamento al Centro italo-tedesco di Villa Vigoni per la promozione delle relazioni bilaterali in una prospettiva europea, sostenendo progetti di ricerca comuni e relazioni accademiche, anche se questo non è strettamente connesso con le missioni internazionali oggetto di questo decreto.

L'articolo 7 prevede poi disposizioni che disciplinano il regime degli interventi civili che riproducono sostanzialmente il disposto dei precedenti provvedimenti di proroga. Per coordinare le azioni e gli interventi sono costituite strutture operative temporanee (task force) e vengono adeguate le diarie del personale inviato in missione nell'ambito degli interventi di cooperazione. Vengono confermate le disposizioni derogatorie necessarie per far fronte all'azione in scenari critici quanto al conferimento degli incarichi di consulenza a enti specializzati e a esperti anche estranei alla pubblica amministrazione, quanto ai contratti per acquisti e lavori e alle spese per l'uso e manutenzione dei veicoli blindati. Si consente infine l'impegno nell'esercizio successivo delle somme eventualmente non impegnate nell'esercizio finanziario di competenza.

Una novità è costituita dal comma 11 dell'articolo 7 che consente ai coniugi del personale militare e civile destinato a prestare servizio presso le rappresentanze diplomatiche e consolari all'estero di fruire di un limitato periodo di collocamento in aspettativa, sia nell'ambito pubblico che privato, come avviene per i coniugi dei funzionari di organizzazioni internazionali. Si tratta di una materia che era stata oggetto di un ordine del giorno accolto dal Governo presso il Senato già dal giugno del 2012 nel corso dell'esame del decreto-legge sulla partecipazione italiana all'intervento in Siria, ordine del giorno presentato dai r
elatori Pinotti e Bettamio. Gli stessi senatori avevano presentato al riguardo il disegno di legge n. 3458, il cui disposto dunque si potrebbe considerare sostanzialmente assorbito dal provvedimento in esame.

In conclusione auspica il conferimento del mandato a riferire favorevolmente in Assemblea sul provvedimento, che si inquadra nell'ambito della partecipazione dell'Italia a importanti operazioni di mantenimento della pace e della sicurezza e nella stabilizzazione di aree di crisi in contesti geografici molto difficili.

Prende quindi la parola il relatore per la 4a Commissione, senatore DEL VECCHIO (PD), osservando preliminarmente che il passaggio parlamentare per la proroga delle missioni internazionali avviene dopo il confronto con il Governo nelle sedute, tenute dalle Commissioni Affari esteri e Difesa del Senato con le omologhe commissioni della Camera dei deputati, del 30 maggio e dell’11 ottobre 2012. In tale ambito si era, infatti, svolto un dibattito sugli scenari di impiego dei contingenti nazionali e sulle attività di cooperazione allo sviluppo. Il periodo di copertura finanziaria delle missioni si riduce poi a 9 mesi, risultando inferiore rispetto a quello previsto dal decreto relativo al 2012, che abbracciava l'intero anno di riferimento.

Prosegue quindi rilevando che le missioni da rifinanziare possono essere suddivise in due blocchi (in relazione all'entità del personale e dei mezzi impiegati, nonché della spesa da sostenere), e, iniziando da quelle di maggior impegno finanziario, si sofferma innanzitutto sull'operazione ISAF in Afghanistan.Ad essa è infatti associato, per 9 mesi del 2013, un onere di spesa pari a circa 426 milioni di euro. L'entità appare sensibilmente inferiore (circa 150 milioni), a quella sostenuta per lo stesso periodo nel 2012, in ragione della riduzione del personale militare impiegato (che scende dalle 4000 unità del 2012 alle 3100 attuali). Tale contrazione degli effettivi è peraltro conseguenza del progressivo passaggio del controllo dei distretti dell'area occidentale del paese, quella sotto responsabilità italiana, dalle forze nazionali a quelle locali (nei mesi di agosto e settembre 2012, ciò e' infatti avvenuto a Bala Murghab e nel Gulistan; a metà dicembre a Bakua e nel corrente anno avverrà a Bala Baluk e Farah).

Altra missione di rilievo è poi l'operazione UNIFIL in Libano, che comporterà, per i primi 9 mesi dell'anno in corso, la spesa di circa 119 milioni di euro. L’onere è analogo a quello sostenuto nello stesso periodo del 2012, perché è rimasta invariata l'entità del personale impiegato (1100), a causa della delicatezza della situazione internazionale nell'area.

Vanno quindi considerate le operazioni nei Balcani, rappresentate dalla Multinational Specialized Unit (MSU), dalla missione EULEX Kosovo, dall'operazione Joint Enterprise (ancora in Kosovo), e dall'operazione Althea in Bosnia.Anche in questo caso ed in relazione al progressi del processo di stabilizzazione dell'area, il relatore osserva che è stato possibile ridurre il personale impiegato da 850 a 470 unità, contenendo sensibilmente gli oneri finanziari che per il periodo in argomento saranno circa 53 milioni di euro (invece di circa 100).

Infine, pone l'accento sulle operazioni navali nel Mediterraneo ed al largo della Somalia, che comprendono le missioni Active Endeavour e Ocean Shield della NATO e la missione Atalantadell'Unione europea: le finalità consistono nella prevenzione e la protezione contro azioni terroristiche e di pirateria marittima nell'area orientale del Mediterraneo ed al largo della Somalia e del Corno d'Africa, e gli oneri finanziari relativi ammontano a circa 48 milioni di euro, con una leggera diminuzione rispetto al 2012.

Il relatore rileva quindi che, oltre alle operazioni di maggior rilievo appena citate, sono previste per il 2013 altre 17 missioni ed attività, tra cui, nel dettaglio, meritano d'essere menzionate la continuazione della missione in Libia per l'assistenza, il supporto e la formazione (che vedrà impiegati 100 uomini), l'avvio, ancora in Libia, di una nuova missione, peraltro limitata nel tempo fino al 30 giugno 2013, di personale della guardia di finanza per il ripristino e la manutenzione delle unità navali cedute al governo libico nonché per l'addestramento della guardia costiera; la continuazione della partecipazione alle operazioni dell'Unione europea per la formazione - in Uganda - di ufficiali, sottufficiali e militari delle forze di sicurezza somale; l'ulteriore invio, ancorché in misura dimezzata (10 unità invece di 20), di personale della Guardia di finanza in Afghanistan per la formazione della polizia di frontiera e l'impiego di personale della Polizia di stato nei Balcani per programmi di cooperazione e nell'ambito delle missioni EULEX Kosovo ed UNMIK.

Inoltre, oltre agli oneri per lo svolgimento delle missioni, nell'articolo 1 del decreto-legge trovano collocazione anche altre importanti autorizzazioni di spesa, qualiquella relativa ai contratti di assicurazione e di trasporto ed alla realizzazione di infrastrutture nei teatri operativi, quella concernente gli interventi dei contingenti militari per assicurare le prime necessità delle popolazioni in Afghanistan, Libano, Balcani e Corno d'Africa, e la spesa per il mantenimento del dispositivo info-operativo dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna a protezione del personale impiegato nelle missioni internazionali. In aggiunta a ciò, gli ultimi 4 commi dell'articolo 1 prevedono anche la cessione a titolo gratuito di mezzi, materiali e vestiario, non più utilizzati dalle Forze armate italiane, al governo provvisorio libico, alla Repubblica di Gibuti, alla Repubblica del Pakistan ed al governo dello Stato eritreo.

Riepilogando, osserva che le missioni e le attività dei primi 9 mesi del 2013 comporteranno oneri finanziari complessivi pari a circa 853 milioni di euro. Ad essi si dovranno sommare le risorse necessarie per le iniziative di cooperazione allo sviluppo e per la partecipazione alle attività di consolidamento dei processi di pace (che ammontano a circa 93 milioni di euro), portando il totale a 947 milioni e di fatto esaurendo quasi completamente la disponibilità prevista per le attività in argomento. Quanto precede impone che la copertura finanziaria si limiti ad un periodo di 9 mesi e rende necessario reperire ulteriori risorse per la parte conclusiva dell'anno.

L'oratore prosegue soffermandosi su altre parti del decreto che richiamano aspetti di specifico interesse della Difesa.Nell'articolo 2, infatti, trovano collocazione disposizioni in materia di indennità da erogare al personale impiegato nelle missioni e di trattamento assicurativo e pensionistico, nei casi di decesso o invalidità per cause di servizio. Queste disposizioni, che fanno riferimento a norme di legge vigenti e che tengono conto della peculiarità dell'impegno nelle attività in argomento, sono analoghe a quelle applicate negli anni passati. Inoltre, nello stesso articolo 2, meritano una particolare sottolineatura le norme che, traendo spunto dalle esigenze delle missioni, consentono alla Polizia di stato sia di assumere personale, quale agente di polizia, utilizzando le vacanze organiche del ruolo dei sovrintendenti, sia di attivare procedure concorsuali semplificate per l'accesso alla qualifica di vice sovrintendente. Si tratta di disposizioni che avviano il superamento del blocco del turn-over, con benefici effetti per la sicurezza del paese e per il passaggio di volontari dalle Forze armate alle Forze di polizia, su cui si basa il processo di alimentazione del comparto difesa-sicurezza.

Nell'articolo 3 vengono poi ribadite le disposizioni in materia di disciplina penale militare applicabile (per coloro che operano nelle missioni internazionali sono confermate l'applicazione del codice penale militare di pace, la competenza territoriale del tribunale militare di Roma per l'accertamento dei reati militari e la scriminante in tema di uso legittimo
della forza, quale tutela sul piano giuridico per il personale militare), mentre il successivo articolo 4 reca importanti disposizioni in materia contabile: al comma 1, viene confermata la possibilità,quando necessario, di attivare le procedure di urgenza previste dalla normativa vigente per l'acquisizione di forniture e servizi necessari per le missioni internazionali, entro il limite di 50 milioni di euro annui; nel comma 2, sono modificate le norme per la cessione, a titolo gratuito, di beni mobili utilizzati nelle missioni; il comma 3, prevede la rapida anticipazione delle risorse finanziarie per assicurare la prosecuzione delle missioni in atto, per un importo non superiore, per le esigenze della Difesa, a 460 milioni di euro.

Conclude evidenziando ulteriori aspetti dell'impegno italiano nel settore.

Per quanto attiene al personale militare e di polizia italiano impiegato, l'entità complessiva si attesta infatti sulle 6000 unità, raggiungendo un livello inferiore a quello di alcuni anni fa (quando raggiunse e superò addirittura le 12000 unità). Tale dato, precisa il relatore, va tuttavia valutato anche alla luce delle note difficoltà finanziarie del Paese, che impongono valutazioni oculate sul livello di partecipazione alle operazioni di stabilizzazione.

Pur nel quadro della suddetta contrazione, l'Italia continua comunque ad esercitare un ruolo significativo nei processi di pace e di superamento delle crisi internazionali, essendopresente, ancorché in misura molto differenziata, in missioni di stabilizzazione presso 14 paesi diversi, operando con i propri contingenti nei teatri operativi più delicati, detenendo la leadership della missione ONU in Libano e fornendo un contributo di forze complessivo che confrontabile con quello dei principali paesi europei per le operazioni NATO ed ed europee e superiore a quello degli stessi paesi per le missioni condotte sotto l'egida dell'ONU.

L'impegno, che continuerà nel 2013, si riferisce peraltro a missioni che mantengono la più alta legittimazione internazionale, in quanto promosse o condotte su mandato dell'ONU, dell'Unione europea o della NATO.

Si apre la discussione generale.

Il senatore RAMPONI (PdL) esprime apprezzamento sia in ordine ai rilievi ed agli spunti di approfondimento prospettati dai relatori, sia all'operato del personale militare e civile italiano all'estero, connotato da profonda dedizione e professionalità.

Nel rilevare che il decreto-legge iscritto all'ordine del giorno appare coerente con gli indirizzi assunti dal Governo, assicurando la presenza italiana nei più importanti contesti internazionali, esprime su di esso, a nome della propria parte politica, avviso favorevole.

Il senatore MARCENARO (PD) sottolinea a sua la positiva consonanza di vedute tra maggioranza e opposizione che si è consolidata nel corso della legislatura sui temi più importanti di politica estera.

Venendo ai contenuti del decreto-legge, sofferma la sua attenzione sulla prossima significativa data del 2014, che segnerà un punto di svolta dell'impegno della comunità internazionale in Afghanistan. Tale prospettiva dà spazio ad interrogativi e forti incertezze, ma anche all'auspicio che si possano creare nuove e sempre maggiori forme di sviluppo e stabilizzazione. Auspica peraltro che il ridimensionamento dell'impegno militare non equivalga ad una minore attenzione sul piano politico e che le risorse assegnate sul versante della ricostruzione si rivelino efficaci sotto il profilo dell'aiuto allo sviluppo. I tempi sono a suo avviso maturi per un incisivo impegno nella nuova fase dell'Afghanistan e anche la politica deve compiere un salto di qualità.

Il presidente relatore DINI (PdL) condivide la delicatezza del prossimo passaggio del 2014 dell'impegno internazionale in Afghanistan. Auspica a sua volta che la nuova strategia degli Stati Uniti e degli altri Paesi delle Nazioni unite porti effettivamente a progressi sul piano della stabilizzazione e della ricostruzione.

Il senatore MANTICA (FDI-CDN) condivide pienamente la relazione del presidente Dini, che contiene anche spunti problematici di riflessione. In particolare, nel decreto-legge si rinvengono disposizioni che non attengono strettamente al profilo dell'impegno militare all'estero e della ricostruzione civile nelle stesse aree. Sarebbe stata a suo avviso preferibile una minore eterogeneità di contenuti per concentrare l'impegno finanziario sul solo versante della cooperazione allo sviluppo in senso stretto. In tal senso chiede chiarimenti ai rappresentanti del Governo sui rapporti tra gli impegni finanziari del decreto-legge e i fondi disciplinati dalla legge n. 49 del 1987.

Lo stanziamento per la Siria contenuto nel decreto-legge reca peraltro a suo avviso una finalizzazione che già presuppone la caduta nel corso del prossimo anno dell'attuale regime. Ciò presenta una particolare delicatezza poiché lo scenario siriano risulta al momento assolutamente incerto. Meglio sarebbe pertanto riferire la finalizzazione dell'aiuto italiano ad interventi straordinari in Siria in senso ampio.

Riguardo alla missione Unifil, richiama nuovamente l'attenzione su di uno scenario in costante evoluzione. Il confine tra Siria e Libano è tra i più preoccupanti attualmente in essere ed è prevedibile una deriva in senso bellico nell'area.

Si sofferma quindi sulle nuove missioni dell'Unione europea in Africa. Ritiene importante che finalmente l'Unione abbia compreso l'importanza, per contrastare il fenomeno della pirateria, di stabilizzare i territori del Corno d'Africa. E tuttavia rileva come in questa particolare scacchiera un ruolo autonomo della politica estera italiana debba essere assicurato. Anche con riferimento all'intervento deliberato dall'Unione europea in Niger, se ne condivide l'obiettivo di fronteggiare in quella regione la diffusione di movimenti terroristici internazionali, ritiene tuttavia che occorra svolgere un'attenta riflessione poiché l'invio di militari italiani potrà risultare molto pericoloso.

Il senatore TORRI (LNP) rende noto che la propria parte politica non negherà, in ossequio ad un indirizzo improntato a serietà e responsabilità, un sostegno di massima al provvedimento.

Allo stesso tempo, tuttavia, pone l'accento su una serie di aspetti a suo avviso particolarmente critici. Il decreto-legge, infatti, reca disposizioni eccessivamente eterogenee, e la partecipazione ad alcune delle missioni (come, ad esempio, quelle in Albania ed in Libia), potrebbe e dovrebbe essere riconsiderata alla luce di un più razionale impiego delle risorse, soprattutto considerando la particolare crisi economica che colpisce il Paese ed il tenore di vita di molti cittadini. Inoltre, anche le osservazioni poc'anzi formulate dal senatore Mantica sulla situazione siriana appaiono degne di attenzione e considerazione.

Per quanto attiene, quindi, allo scenario afghano, invita le Commissioni riunite a valutare attentamente le incognite che si prospettano per la regione nel dopo-Karzai.

Conclude formulando rilievi critici anche sull'arco temporale della copertura finanziaria, fissato in soli nove mesi.

Il senatore CAFORIO (IdV), pur salutando positivamente la riduzione delle risorse, economiche ed umane, con particolare riguardo alla missione in Afghanistan (che rimane criticabile, anche alla luce dei mancati risultati nel contrasto alla produzione di oppio), osserva che molto ancora resta da fare per il potenziamento della cooperazione e, soprattutto, della missione in Libano, dove gli auspici formulati, al riguardo, dalle Nazioni Unite non sembrano essere stati recepiti.

Sulla base di quanto precede, esprime, a nome del Gruppo di appartenenza, un avviso fortemente critico sul provvedimento.

La senatrice BONINO (PD) ritiene a sua volta che il dettaglio dell'impegno italiano sul versante della ricostruzione civile in Siria debba essere attentamente vagl
iato lasciando un inevitabile margine di manovra che consenta di adeguare l'azione all'evoluzione del contesto politico e di sicurezza locale.

Sottolinea inoltre come l'attenzione dedicata alla zona della Niger e del Sahel apra uno scenario nuovo per l'Unione europea e per l'Italia. La circostanza va salutata con favore, poiché proprio quell'area sta progressivamente divenendo destinataria di infiltrazioni terroristiche con prevalenza rispetto all'Afghanistan e al Pakistan. Occorre tuttavia chiarire in che termini si atteggi l'impegno europeo ed italiano.

Saluta quindi con soddisfazione anche l'inserimento nei Paesi destinatari degli aiuti del Myanmar, un paese che va assumendo un'importanza crescente. Esprime quindi l'auspicio che, anche in vista della prossima presidenza italiana di turno del Consiglio dei Ministri dell'Unione europea, possa essere rafforzata la presenza diplomatica italiana in Myanmar. Ciò consentirebbe una visuale privilegiata sul processo di democratizzazione del paese.

Il presidente relatore DINI (PdL) condivide l'importanza dell'attenzione italiana nei confronti del Myanmar.

Il senatore PERDUCA (PD) rileva in premessa come a suo avviso la politica estera italiana sia in gran parte incentrata sulla partecipazione alle missioni internazionali di pace negli scenari di crisi. Si rammarica dell'assenza, oltre a ciò, di una più ampia visuale della proiezione esterna dell'Italia. Occorrerebbe a suo avviso recuperare il valore di una politica estera che vada al di là degli interventi delle Forze armate.

Nel merito del provvedimento rimarca ancora una volta l'inopportunità del mantenimento di partecipazioni ormai di minime dimensioni in contesti non più attuali quali ad esempio Cipro. Sottolinea altresì la mancanza di attenzione su una tematica di fondamentale importanza nel contesto dell'Afghanistan quale quella del contrasto alle piantagioni illegali di oppio, che costituiscono la prima fonte di finanziamento del terrorismo internazionale con base in tale regione.

Rispetto al contesto siriano, condivide l'esigenza di un'adeguata preparazione a un consistente aiuto umanitario, in coerenza con quanto si va predisponendo da parte delle Nazioni Unite, per far fronte con urgenza alla fase immediatamente successiva all'auspicata caduta del regime. Riterrebbe comunque preferibile una finalizzazione degli stanziamenti più flessibile rispetto agli obiettivi indicati nella relazione tecnica per la cooperazione in Siria.

Riguardo all'intervento in Africa, richiama l'attenzione sulla delicata situazione che sta attraversando il Mali, nel quale si sono verificati rovesci interni anche ad opera delle forze militari. Sarebbe quindi indispensabile agire sul versante del recupero della legalità in via prioritaria rispetto alla collaborazione tra Forze armate.

Il senatore AMATO (PdL) osserva che se l'intervento militare all'estero rappresenta di fatto il principale strumento di politica estera del Paese, esso dovrebbe essere il più possibile rispondente a direttive e ad indirizzi squisitamente politici, valutando attentamente le operazioni sulle quali indirizzare efficacemente le risorse disponibili. Vi sono infatti missioni, come quella a Cipro, la partecipazione alle quali potrebbe essere rivista. Inoltre, andrebbero attentamente valutate anche alcune osservazioni formulate dalla senatrice Bonino.

Non essendovi altri iscritti a parlare, viene dichiarata chiusa la discussione generale.

Replica agli intervenuti il sottosegretario MILONE, richiamando innanzitutto l'attenzione sulla copertura temporale del decreto-legge. La quasi totalità degli stanziamenti in esso inclusi sono infatti relativi al periodo tra gennaio e settembre del 2013, con alcune limitate e specifiche eccezioni. Tale scelta consente di realizzare una prospettiva di concreta e coerente continuità dell'azione portata avanti dal Governo e, al tempo stesso, di calibrare al meglio le decisioni che dovranno essere adottate dal prossimo esecutivo.

Per quanto riguarda l'Afghanistan, ricorda quindi che nel paese è in atto un delicato processo di transizione che vede le forze internazionali ridurre progressivamente la propria presenza, con la parallela crescita della consistenza e delle capacità delle forze di sicurezza afghane. I mesi estivi (comunemente definiti "la stagione dei combattimenti"), vedranno un possibile acutizzarsi degli episodi di guerriglia, ma nell'anno in corso saranno stavolta le locali forze di sicurezza a sostenere buona parte dello sforzo per contenere e respingere l'attesa offensiva stagionale degli insorti. In funzione di come si dimostreranno in grado di operare, le forze internazionali potranno poi calibrare al meglio le fasi del loro rientro in patria.

Al fine di fugare ogni possibile fraintendimento, ribadisce inoltre che il termine ultimo della presenza militare dell’ISAF in Afghanistan è già stato fissato per il dicembre del 2014. Dopo quella data la comunità internazionale, e la NATO in particolare, continueranno a sostenere il governo afgano con misure di assistenza tecnica e logistica e di addestramento ma non si svolgeranno più operazioni di combattimento né si condurranno azioni di contro-terrorismo o di lotta al narcotraffico. Sulla base di questo calendario, già definito e approvato in sede internazionale, anche l'Italia terminerà pertanto la sua partecipazione all'ISAF entro la fine del 2014, mentre la forma e la consistenza dell'impegno italiano nel periodo "post-ISAF" saranno decise a tempo debito dal nuovo esecutivo e prospettate al nuovo parlamento.

Sempre con riferimento alle operazioni in Afghanistan, il rappresentante del Governo precisa poi che è necessario identificare le più corrette modalità di ripiegamento del contingente nazionale, fra oggi e la data finale dell'operazione. In particolare, in funzione di quanto potrà avvenire nel corso della prossima estate, si potrà avere una più chiara indicazione di come procedere con il ritiro del contingente. Infine, nel decreto in questione è già stata prevista una consistente riduzione delle truppe operanti in Afghanistan, che passerà dal livello medio di 4.000 militari mantenuto nel 2012 ad un livello medio di 3.100 militari nel corso dei primi 9 mesi del 2013.

Coerentemente con tale riduzione, diminuiscono le risorse assegnate alla missione. Se nel corso del 2012 la partecipazione delle Forze armate alle missioni ISAF ed EUPOL in Afghanistan ha assorbito un totale di 747 milioni di euro, nei primi nove mesi del 2013 il nuovo decreto include risorse pari a 426 milioni.

Per quanto attiene al tema degli oneri specificamente connessi con la stipulazione dei contratti di assicurazione e trasporto associati alla permanenza dei contingenti all'estero, precisa poi che essi sono sempre presenti, per le ovvie necessità logistiche connesse con le missioni internazionali. Nel 2012 il totale di tali costi è stato pari a circa 140 milioni, mentre per l'intero anno 2013 (questa è una delle eccezioni per cui il riferimento è all'intero anno, e non ai primi nove mesi), lo stanziamento sarà pari a poco meno di 144 milioni. Il lieve incremento è strettamente associato al ritiro di una grande quantità di mezzi e materiali dall'Afghanistan, ritiro che è ovviamente molto oneroso, ove si consideri la distanza di quel teatro operativo e la necessità di ricorrere ad una pluralità di vettori, aerei, navali e terrestri.

Prosegue quindi alla disamina della missione in Libano, dove non si prevede un significativo mutamento del ruolo italiano nel contesto della missione UNIFIL, né un cambiamento della consistenza del contingente, che rimarrà ad un livello medio di 1.100 militari, come nel 2012. La spesa per i primi nove mesi sarà pari a 118 milioni circa, ovvero in media di circa 13 milioni al mese. Esattamente come nel 2012.

Per quanto attiene alle operazioni nei Balcani, osserva invece che appare possibile un'evoluzione
positiva tale da consentire un'ulteriore riduzione della presenza militare internazionale, ricordando, comunque, che nel 2012 era stato necessario dispiegare un contingente aggiuntivo di riserva, fornito per sei mesi anche dall'Italia. Per questo la consistenza media del contingente, nel corso del 2012, risultava pari a 848 militari, mentre nei primi nove mesi del 2013 la media sarà di 465, essendo terminato il dispiegamento della riserva. Il costo medio mensile del 2013 sarà quindi pari a 5,8 milioni, contro gli 8,2 milioni del 2012.

Proseguendo nei contenuti del decreto, segnala poi la continuazione delle operazioni anti-pirateria, condotte nell'Oceano indiano alternativamente sotto la bandiera dell'Unione Europea o della NATO. L'impegno previsto è simile a quello dell'anno passato, con una presenza media di 237 militari (erano in media 261) e una spesa mensile media di 3,7 milioni, contro i 4,1 milioni del 2012, mentre diviene più consistente quello nella costruzione di capacità di controllo del territorio e delle acque costiere, nella regione del Corno d'Africa e dell'Oceano indiano. L'Italia partecipa infatti alla missione di addestramento delle Forze somale (EUTM Somalia) e di sviluppo delle capacità marittime dei Paesi rivieraschi (EUCAP Nestor), ambedue sotto l'egida europea.

L'oratore rileva inoltre che le altre attività all'estero delle Forze armate proseguiranno senza significative variazioni, coinvolgendo comunque numeri limitati di personale e, quindi, comportando oneri complessivamente contenuti, segnalando anche la novità rappresentata dal prossimo avvio della missione a guida europea in Niger e Mali, alla quale sono assegnati 24 militari (nel corso dei 9 mesi di copertura del decreto), per un importo complessivo di 1 milione e 900 mila euro. Prosegue quindi la propria esposizione facendo cenno ad ulteriori voci di spesa e sottolineando, in particolare,il finanziamento per le attività di cooperazione civile-militare (CIMIC), con fondi pari, complessivamente, a circa 6,5 milioni di euro da dividere fra gli interventi in Afghanistan, Libano, Balcani e Corno d'Africa, ed il finanziamento di circa 812 mila euro per l'impegno della Croce Rossa, in particolare in Afghanistan.

Conclude ricordando che, complessivamente, il totale degli oneri inserito nel decreto per le missioni internazionali delle Forze armate risulta pari a 832 milioni di euro, per i primi nove mesi del 2013, ed evidenziando, per un più immediato raffronto con il 2012, che esse corrispondono a 92,4 milioni di euro al mese in media (anche se, come detto, la rilevante voce dei trasporti in realtà copre tutto il 2013), con una riduzione, rispetto alla media mensile dell'anno appena trascorso, prossima al 12 per cento.

Il sottosegretario Marta DASSU' esprime in premessa la propria soddisfazione per la proficua collaborazione riscontrata quale rappresentante del Governo con il Parlamento nella esperienza che si va concludendo.

Sul contenuto del provvedimento conferma che l'intenzione di collaborazione civile con la Siria riguarda essenzialmente la prospettiva di una imminente caduta del regime. Nell'impossibilità di pianificare con esattezza un sistema di interventi, si pone intanto il presupposto di uno stanziamento di pronto utilizzo. Prende atto che la formulazione delle finalità di tale accantonamento per la Siria può essere foriera di ambiguità e si impegna a valutare la possibilità di modificare ovvero integrare i documenti tecnici di accompagnamento al decreto-legge.

Rispetto all'ulteriore finanziamento per le attività di Villa Vigoni, fa presente che si tratta di uno strumento autorizzatorio dell'utilizzo di fondi a valere su altri fondi con diversa finalità ed ha quindi una portata strettamente contabile.

Fa osservare che la collaborazione destinata all'Albania si sostanzia in una quota del finanziamento assegnato al Fondo fiduciario dell'InCE istituito presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e che proprio il sostegno finanziario internazionale ha consentito, dopo l'ingresso nella Nato dell'Albania, l'invio di un contingente albanese nelle operazioni multilaterali in Afghanistan.

Per quanto concerne l'intervento in Mali, si tratta per l'Italia di partecipare ad un'iniziativa stabilita dall'Unione europea con deliberazioni assunte a livello multilaterale.

Rispetto poi all'Afghanistan, l'impegno sul versante della ricostruzione civile mira essenzialmente a non vanificare il consistente sforzo che è stato espletato dal punto di vista dell'impiego delle Forze armate internazionali, nell'auspicio di ripercussioni positive in tutto lo scenario regionale.

L'intervento nella zona del Sahel risponde ad una strategia congiunta tra l'amministrazione americana e l'Unione europea per il contrasto al terrorismo internazionale.

In conclusione ribadisce l'importanza di una rapida approvazione parlamentare della conversione del decreto-legge di proroga delle missioni internazionali di pace cui l'Italia partecipa.

Dichiarata chiusa la discussione generale da parte del presidente DINI, dopo un breve dibattito in cui intervengono i rappresentanti di tutti i Gruppi, la Commissione unanime conviene circa la opportunità di rinunciare alla fissazione di un termine per la presentazione di emendamenti al fine di consentire il più tempestivo esame del provvedimento da parte dell'Assemblea.

Interviene quindi per dichiarazione di voto la senatrice CARLINO (IdV) a nome del Gruppo dell'Italia dei Valori. Fa presente che nel corso della legislatura il voto è stato favorevole solo con riguardo alle missioni internazionali di pace intese in senso stretto. Auspica in particolare un rapido rientro dei militari italiani impiegati in Afghanistan e ribadisce il voto contrario del proprio Gruppo parlamentare.

Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, le Commissioni riunite conferiscono quindi mandato ai relatori a riferire favorevolmente in Aula sul provvedimento in titolo.


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