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Si riscrive la storia dei templari


Anonymous
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TEMPLARI, LA VERITÀ DOPO SETTE SECOLI…
Marco Tosatti per “La Stampa”

E’ un’opera preziosa e segreta, quella che verrà presentata il 25 ottobre nella Sala Vecchia del Sinodo, in Vaticano. Il titolo è di quelli che fanno venire l’acquolina in bocca agli appassionati del genere mistico-esoterico: il “Processus contra Templarios” si basa, sostanzialmente sul “Foglio di Chinon”, la pergamena scoperta nel 2001 dalla ricercatrice Barbara Frale nell’Archivio Segreto Vaticano. Ed è proprio l’Archivio che ha deciso di pubblicare quella che viene definita un’opera «monumentale». È un progetto prezioso, un’edizione rigorosamente limitata a 799 esemplari, contenente la riproduzione fedele degli originali conservati nell’Archivio.

L’opera s’inserisce negli “Exemplaria Praetiosa”, ovvero la più elaborata pubblicazione che l’Archivio abbia finora realizzato. «È un’opera importante - dice lo storico Franco Cardini, che parteciperà alla presentazione del volume -. Contiene gli ultimi documenti pubblicati sulla vicenda, con la pergamena originale rintracciata in Vaticano». La pergamena fu scritta nel 1312, l’anno dello scioglimento dell’Ordine da parte del papa; uno scioglimento, tiene a precisare Cardini, non una condanna: «La prerogativa del papa era quella di sciogliere l’Ordine, ma non lo condannò mai».

Il “Foglio di Chinon”, sfuggito per secoli e secoli all’attenzione degli studiosi a causa di un errore nell’archiviazione compiuto nel XVII secolo, getta una nuova luce sulla fine di quello che fu uno degli Ordini più potenti e famosi del mondo e, fra l’altro, testimonia che il pontefice non lo considerava eretico. La condanna per eresia dei tribunali ecclesiastici locali «si fonda sulle confessioni di alcuni Templari - spiega Cardini - che però poi ritrattarono e per questo motivo furono considerati “relapsi”, cioè ricaduti nell’errore per cui erano stati processati e condannati. E il potere temporale, l’unico che aveva l’autorità per farlo, li condusse al rogo».

Quanto sia importante per l’Archivio quest’opera lo dimostra il «cast» dei presentatori: oltre all’archivista bibliotecario di Santa Romana Chiesa, l’arcivescovo Raffaele Farina (futuro cardinale) e al prefetto dell’Archivio segreto vaticano, il vescovo Sergio Pagano, ci saranno Frale, Cardini e l’archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi.

«Tra le accuse che vennero rivolte ai Templari - spiega Cardini - c’erano quelle di essere stati in qualche modo sedotti dall’Islam e attirati dall’eresia catara. Due elementi che non potevano coesistere». Cardini sta per pubblicare per Vallecchi un libro intitolato “La tradizione templare”, che rifà la storia dell’Ordine, non trascurando le ricostruzioni del “Codice Da Vinci” di Dan Brown. I motivi della condanna furono politici (francesi) e non religiosi: «Gli avvocati del re di Francia non avevano in fondo bisogno di costruire un coerente edificio accusatorio: quel che interessava loro era che fosse efficace e credibile al livello dell’opinione pubblica».

2 – E VENERDÌ 13 DIVENTÒ UNA DATA NEFASTA…
Vincenzo Tessadori per “La Stampa”

Quella notte sarebbe diventata sinonimo di sventura, nella vecchia Europa. Venerdì 13. C’era luna piena a metà ottobre del 1307; oggi, 700 anni dopo, sarà sabato e novilunio: impossibile la caccia all’uomo che allora permise di celebrare il processo. Jacques Vergès, avvocato francese che ha legato il suo nome ai giudizi contro i militanti del Fln algerino, difensore del terrorista Carlos «lo Sciacallo» e autore di “De la stratégie judiciaire, Strategia del processo politico”, e la cui vita ha ispirato il film “L’avvocato del diavolo”, ha osservato come «il bel processo dei Templari - diciamo bello come può dirsi bella una ferita - rassomiglia una partita a scacchi».

Soprattutto somigliò a una farsa feroce. Venne seguito uno schema talora adottato dall’Inquisizione e divenuto metodo negli anni bui dello stalinismo: fabbricare prove di delitti tremendi che avrebbero schiacciato imputati dai quali si voleva soltanto la confessione. Dunque, consentito ogni mezzo, e il più lecito ed efficace era la tortura. Naturalmente, la sentenza è già scritta. Sette secoli più tardi, ne avremo forse la prova dalla lettura del volume sul “Processus contra Templarios”, basato sui verbali di allora, che sarà presentato in Vaticano, giovedì 25 prossimo.

Difficile che alla base di un processo politico non vi siano motivi poco limpidi. E quello fu il padre di tutti i processi politici. Potere contro potere, la spada contro l’aspersorio, Filippo IV il Bello, monarca di Francia, contro Clemente V, il pontefice di Roma. Sullo sfondo di questa lotta senza quartiere, o in primo piano, i tesori accumulati dai cavalieri del Tempio, l’unico strumento che, agli occhi del re, avrebbe risolto i problemi economici della neonata burocrazia e il fatto che lui dovesse ai monaci guerrieri 300 mila fiorini, bruciati per cominciare quella guerra che sarebbe durata cent’anni contro l’Inghilterra.

Alla cupidigia in Filippo si univano un sano sospetto sulla fedeltà dei Templari alla parola di Cristo e un sordo rancore perché l’ordine aveva respinto la sua domanda d’iniziazione: la decisione era stata presa perché serpeggiava fra i cavalieri la convinzione che il re volesse scalare la gerarchia per diventare Gran Maestro e allungare così le mani sulle proprietà del Tempio. Ma un altro e, forse, più serio motivo allarmava il re. Diffuso da Cipro alla Spagna, l’Ordine rappresentava una realtà trasversale alle monarchie europee, una insopportabile contraddizione dei nazionalismi, pure di quello ancor verde del regno di Francia.

Certo, liberarsi dei Templari sarebbe stata un’operazione complessa. Indispensabile l’appoggio della Chiesa, ma il Papa, seppur francese e debole, non l’avrebbe concesso senza concrete ragioni. Filippo ne era consapevole e portò avanti con pazienza il suo disegno. L’occasione decisiva gliela offrì, nel 1303, Esquieu de Floryan, già priore di Montfaucon, che aveva assassinato presso Milano il governatore provinciale dell’Ordine e si era rifugiato a Parigi.

Al suo arrivo, Guillaume de Nogaret, ministro del re, lo fece rinchiudere nel castello reale di Tolosa, il braccio della morte. La stessa cella ospitava tal Noffo Dei, un tipaccio arrivato dalla Toscana per rappresentare in Francia i banchieri fiorentini. Costui raccolse la confessione dell’omicidio e dei peccati di cui si sarebbero macchiati i cavalieri e capì che avrebbe potuto barattare quelle informazioni. Patteggiò. Il «pentito» raccontò ciò che il re voleva udire. Riferì che durante la cerimonia d’iniziazione ai neofiti s’imponeva di rinnegare Cristo, sputare sulla croce, baciare l’«osculum infame», il culo del Maestro, e offrirgli il corpo per i «mal protesi nervi», come disse Dante di Brunetto Latini, scaraventato nel girone dei peccatori «contro natura».

Insomma, un elenco infinito di accuse raccolte poi in un cospicuo dossier dal quale i giudici del re cavarono undici capi d’imputazione fra i quali spiccavano avidità, orgoglio, sfarzo, sodomia, eresia. E idolatria: si sostenne che i cavalieri adorassero il rospo o il gatto, ma soprattutto Baphomet o Acharnoth, divinità androgina con petto di donna e ali di demonio; che provassero verso l’Islam un’attrazione fatale; che amassero fornicare pure con altri culti. Del resto, arroganza ed eccessi avevano guadagnato loro pessima fama, proverbiale l’espressione: «Bibere templariter», «tracannare come un templare». In realtà il detto era: «Bere come un vetraio», ma fu adattato alla bisogna.

Il 14 settembre 1307 il tempo sembrò maturo e, in segreto, fu spiccato l’ordine di cattura collettivo. Ma per eseguirlo, bisognava attendere il momento propizio. Che arrivò il 12 ottobre, ai s
olenni funerali, a Parigi, della cognata del re, Caterina di Courtenay. Con pacata e ostentata benevolenza il sovrano accolse Jacques de Molay, Gran Maestro del Tempio e inviato del papa. All’indomani, il blitz. Alla medesima ora, in ogni angolo del regno, le guardie reali snidarono i cavalieri, 150 nella sola Parigi, anche de Molay in ceppi.

Poi la caccia si era allargata a tutta Europa e fu la fine dei Templari, ma non della loro leggenda. Per tenersi coperte le spalle Filippo aveva proclamato di aver ascoltato «le suppliche del nostro beneamato in Nostro Signore, Guillaume de Paris». Che era il grande inquisitore di Francia. Sottoposti a ogni tipo di tortura, compresa quella delle tenaglie arroventate, molti confessarono l’inconfessabile e solo in quattro, nella capitale, si proclamarono innocenti. Chi ammetteva la colpa, avrebbe avuto salva la vita; se ritrattava, finiva sul rogo.

Anche il Gran Maestro del Tempio, robusto combattente e mediocre teologo, si scoprì impreparato e debole di fronte alla valanga delle accuse e, dieci giorni dopo l’arresto, il 24 ottobre, raccontò ai giudici la sua iniziazione, avvenuta 42 anni prima, quando lui ne aveva 22. «Quand’ebbi fatto ogni sorta di promesse sulle osservanze e gli statuti dell’Ordine, mi venne imposto il mantello. Fratello Humbert fece poi portare una croce di bronzo su cui si trovava l’immagine del Crocifisso e m’ingiunse di rinnegare Cristo, raffigurato su quella croce. Sebbene con rammarico, lo feci. Infine fratello Humbert m’invitò a sputare sulla Croce, ma io sputai per terra».

L’indomani, davanti ai professori e agli studenti dell’università di Parigi, il prigioniero confermò la confessione. Sopravvisse a sette anni di tormenti, ma il 18 marzo 1314 l’ultimo Gran Maestro, decise di non poter più mentire e rivendicò l’innocenza dei Templari. Con lui ritrattò anche Geoffroy de Charnay, Gran Precettore di Normandia: entrambi finirono sul rogo. «È quello il giorno che noi ricordiamo», dice Stelio Venceslai, gran Priore d’Italia, un templare dei giorni nostri. Ciò che vorrebbe dimenticare, invece, è quella notte.

Gli archivisti vaticani sono noti per il loro rigore, guarda caso questo foglio è stato archiviato per sbaglio ora ritrovato...riabilitare ora i templari che cosa curiosa, ma la chiesa di roma spesso e volentieri ci propina amenità.
E che dire di tutte quelle associazioni che si vantano di essere discendenti dai templari..il ratto ha messo a segno un'altro colpo in favore della massoneria . E vaiiiii


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kiriosomega
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Ho apprezzato lo scritto proposto che mi ha aiutato a comprendere incongruenze che non m’erano chiare. Desidero aggiungere, perché ciò m'è ben noto, che Templarismo e Massoneria, parte conclusiva del suo discorso, non hanno alcunché in comune. Neppure i moderni rifondati "Equites Templi" sono da considerarsi gruppi paramassonici, anche se tra loro i massoni sono tanti. Il motivo di ciò è semplice a dirsi e ad affermarsi: "Il templarismo era ed è seguace del dio cristiano cattolico, che, forse, nel passato ha avuto deviazioni verso dei d’altre credenze, ma mai verso il G...A...D...U... Per comprendere le differenze tra il dio cristiano e cattolico consulti un qualsiasi testo massonico sui gradi dello scozzesismo senza farsi abbacinare da titoli ridondanti che furono creati per gli sciocchi borghesi del passato che vollero assomigliare ai nobili da che portarono anche loro la spada al fianco. Inoltre, mentre il templarismo è un fenomeno cavalleresco, la Massoneria è un ordine. Il cavalierato (Templari) non può esistere senza Ordine, ed, infatti, si poggia su un ordine monacale cristiano, mentre la Massoneria, essendo un Ordine compiuto, può fare a meno del cavalierato e d’altri Ordini.
Saluti agnostici
kiriosomega


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Anonymous
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Contrariamente al suo pensiero io invece sono convinto che i templari
attuali siano tutti massoni e della peggior specie.
La chiesa di Roma fa le cose in sordina e gradualmente intanto

e sparita la condanna massonica dal codice di diritto canonico
(azz. anche il diritto sti laidi)

E nel contempo riabilitano i templari.
Hanno "miracolosamente ritrovato un documento archiviato per errore"
e a questo è impossibile credere se poco poco si conosce il rigore maniacale degli archivisti pretonzoli.
A mio avviso è stato messo in naftalina per vari motivi, comunque riporta il nodo di salomone.
Ma qui la faccenda diventa troppo lunga e non ho assolutamente intenzione di perdermi.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=11591#11591

Si la condanna esiste ancora è sul sito del vaticano ma alla lunga sparirà e rimarrà solo il codice nuovo.
E una tattica che la chiesa usa da milleni.
I primi Templari erano ebrei convertiti che sapevano in qualche modo che sotto il tempio si nascondeva un tesoro.
Sono stati otto anni a scavare , quali crociate e difesa dei cristiani, questi pensavano al loro interesse.
Dopo con il bottino al sicuro, fra cui sicuramente c'erano anche testi, hanno sviluppato la loro potenza.
Basti pensare al nuovo sistema di edificare questi erano ladroni e sono diventati architetti e che architetti.
La storia che noi conosciamo fa acqua da tutte le parti se saltassero fuori gli antichi scritti ,che sicuramente qualcuno detiene visto che il famigerato tesoro dei templari è svanito si scriverebbe un'altra storia.


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remox
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Ma cosa dici...ma è mai possibile che riesci a pervertire perfino un dato di fatto come quello riguardante la condanna della Chiesa alla massoneria?
Ti fai ridere dietro quando accomuni templari e massoni...contento tu.
E poi non capisco di quale riabilitazione parli...l'ordine templare nasce e cresce in un determinato contesto storico e scompare a seguito di una lotta di potere fra corona francese e papato. Non fu mai abolito come risulta dagli atti processuali quindi non c'è proprio niente da riabilitare.


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risus abundat in horis stultorum


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