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Una festa con sorpresa


Tao
 Tao
Illustrious Member
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E' sempre bello ricordare le ricorrenze come il 2 giugno, la Festa della Repubblica. E' il giorno in cui si festeggia la vittoria al referendum del '46, e, chissà perché, si ama ricordarlo con una parata delle Forze Armate, che è stata istituita dall'anno successivo. Perché si debba festeggiare un voto popolare portando in piazza i soldati è un mistero che nessuno ha ancora svelato.

Ma il 2 giugno è anche la ricorrenza di un altro fatto accaduto in Italia. Proprio quel giorno lì, nel 1964, un gruppo di militari straordinariamente elevato aveva partecipato ai festeggiamenti. Tanti, troppi militari. Come se si volesse mandare un segnale a qualcuno, una specie di allerta. Per capire appieno il perché bisogna fare un salto indietro. Dopo il tramonto del centrismo, alla fine degli anni '50 la Dc aveva pensato di poter allargare la base parlamentare con l'apertura alle destre: il primo tentativo in tal senso, il governo Tambroni, era finito maluccio, ma nel frattempo l'elezione di Antonio Segni con i voti dei neofascisti doveva rappresentare il segnale alla destra conservatrice che nulla si voleva alla fin fine cambiare. Nonostante la garanzia, però, i socialisti sono al potere, e in un clima che non è dei migliori: il colonnello americano Vernon Walters sostiene che se il Psi dovesse entrare al governo, gli Stati Uniti dovrebbero invadere l'Italia.

Kennedy, bontà sua, invece guarda con moderata simpatia al partito di Pietro Nenni, che ha un programma piuttosto progressista, per quegli anni. E così, nella testa del comandante dei Carabinieri, il generale Giovanni De Lorenzo, matura l'idea di lavorare a un piano per assicurare il controllo militare dello Stato attraverso l'occupazione dei suoi punti nevralgici. Si chiama Piano Solo, perché solo i carabinieri possono attuarlo.

La puzza di polvere da sparo, nell'aria, comincia a sentirsi distintamente proprio il 2 giugno: una parata sfarzosissima e molto numerosa, che precede di poco le celebrazioni per il 150° anniversario proprio della nascita dei Carabinieri, e per i Fori sfila l'intera Brigata armata di tutto punto. Non solo: a sorpresa, il Comando generale poco dopo comunica che, siccome i militari sono tanti, per rimandarli a casa ci vorrà un mese e mezzo. A quel punto, un "pensiero stupendo" comincia a balenare in testa ai leader socialisti, comunisti e sindacali. "Cosa c'è di meglio di un golpe per festeggiare la Repubblica?", si saranno detti. Ed ecco che molti di loro cominciano a cambiare abitudini di vita, non tornano a dormire a casa, si rendono irreperibili.

Subito dopo, cade fragorosamente quel governo Moro inviso ai conservatori. E l'odore di polvere da sparo aumenta: in luglio, proprio durante gli Europei di calcio, De Lorenzo mette in preallarme chi di dovere, e addirittura richiama i congedati. Girano liste di personalità da prelevare dalle proprie abitazioni e trasferire in Sardegna. Il generale viene convocato dal presidente della Repubblica Segni per le consultazioni come se fosse il capo di un partito: un atto mai accaduto prima. Moro si presenta al Quirinale per proporre un governo di apertura a sinistra, che guarda al Psi e addirittura al Pci. Segni gli risponde parlando di esecutivo "tecnico", che piacerebbe anche "ai militari". "Si sente distintamente rumor di sciabole", dice Nenni, che alla fine però si arrende e accetta di entrare in una maggioranza moderata, rinunciando al suo programma progressista. Passa un mese, e a Segni prende un ictus: la reggenza finisce al presidente del Senato, quel Cesare Merzagora a cui il Piano Solo prevedeva di dare il potere dopo il colpo di Stato, e che anni dopo risulterà essere iscritto alla P2. Scherzi del destino.

Ma cosa c'era scritto nel Piano Solo? Ventisei anni dopo, il governo Andreotti tolse il segreto di Stato su quei documenti: tra questi c'erano piantine di Roma, con la città suddivisa in settori e le frecce con i presidi dei punti sensibili e le direttive per l'occupazione de L'Unità e di Paese Sera e per la distruzione delle macchine tipografiche, e l'occupazione della Rai Tv. E' accertato che De Lorenzo aveva convocato il 26 giugno 3 capidivisione per avvertirli dell'imminente golpe: l'ordine di attacco doveva giungere di notte, telefonicamente, in contemporanea a tutti e tre. "Stessero all'erta, lorsignori, 'che qui c'è da (ri)fare l'Italia". Poi, con il cedimento di Moro e Nenni, la crisi rientra. De Lorenzo viene nominato capo di stato maggiore dell'esercito, tutto sembra andare per il meglio quando Lino Jannuzzi su L'Espresso, tre anni dopo, scopre e pubblica l'intera storia.

Scoppia un putiferio, e il generale viene destituito da ogni incarico, ma i governi oppongono il segreto di Stato ai fascicoli dei servizi segreti che raccontano la verità. Il Sid e il Sifar diventano Sisde e Sismi. De Lorenzo querela Jannuzzi, che viene condannato a 14 mesi nonostante la richiesta di assoluzione fatta dal pubblico ministero Vittorio Occorsio, che aveva letto gli incartamenti integrali prima che il governo li coprisse con "omissis". Occorsio verrà ammazzato da un terrorista nero una decina d'anni dopo. Il generale golpista muore nel suo letto nel 1973. E quella puzza di polvere da sparo, sentita distintamente nell'aria il 2 giugno di appena 43 anni fa, nessuno se la ricorda più. Tranne i protagonisti: all'epoca consigliere di Segni per i rapporti con l'Arma era Francesco Cossiga; oggi Jannuzzi è senatore di Forza Italia. Buona festa della Repubblica, anche ai golpisti.

Gregorj
Fonte: http://giornalettismo.ilcannocchiale.it/
2.06.07


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