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Zuccheri e Olio di Palma nello Stato Orwelliano


GioCo
Noble Member
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Se non avessi visto ieri sera saltando dalla sedia questo individuo non più tanto giovane QUI e poi QUI appassionato di fumetti e dell'Uomo Ragno (che -ricordo- nel fumetto è un genio della chimica) non mi sarei mai e poi mai occupato di questi argomenti, che non appartengono a quelli su cui mi concentro di solito.

L'uomo in oggetto non è l'obbiettivo della critica, ma ogni commento su di lui può ridursi a: mente sapendo di mentire, oppure è onesto ma è incompetente. L'una o l'altra è indubbia, tuttavia il punto per smascherare le sue bufale, bisogna fare un passo ulteriore, perché è l'esempio perfetto di come lo stato Orwelliano in cui ci troviamo, devia l'argomento, lo manipola e costruisce un pensiero oggettivo falso.
Io devo ringraziare di cuore quest'Uomo perché la sua performance ci permette di analizzare non solo con grande cura come viene manipolata l'informazione (cioè la tecnica principale, quella con cui più spesso abbiamo a che fare) e di conseguenza come difendersi (cioè qual'è l'atteggiamento mentale corretto per non farsi prendere in giro) ma anche di sciogliere un noto che è cruciale per proseguire questa analisi.

Abbiate pazienza che poi spiego l'arcano, perché prima dobbiamo risolvere una questione che blocca la maggior parte delle analisi corrette: perchè il Sig. Bressanini dovrebbe mettere la faccia nel dire queste cose? Qualcuno lo paga? Ha forse legami con qualche interesse privato o addirittura chissà quale potere nascosto tipo la solita massoneria o le onnipresenti lobby ebraiche della associazione bancaria?
Sgomberiamo subito queste idee che oscurano ogni analisi e partiamo dall'assunto (vero o no ci interessa poco) che il Sig. Bressanini non solo sia in perfetta buona fede, ma sia un esperto nel suo campo che conosce la materia di cui tratta e di cui dobbiamo avere massimo rispetto. Se non partiamo da qui, essere presi in giro diventa un dovere civico nell'era dei social media di nuova generazione e personalmente sono d'accordo nel perseguire chi vede "la spectre mondiale" ovunque tranne che in se stesso. Youtube è un canale dove chiunque può inserire i propri contenuti e anche se il Sig. Bressanini fosse in malafede, non abbiamo davvero nessun bisogno di saperlo in malafede. Se poi personalmente vogliamo verificare se il Sig. Bressanini è in malafede e andiamo a perdere tempo per ragionare con lui, scoprendo magari che anche dopo ogni chiarimento insiste nel portare avanti i suoi ragionamenti, allora avremo il dato oggettivo della sua malafede. Ma che ce ne viene? Nulla. Quello che importa (=l'obbiettivo di questo POST) è unicamente capire come l'informazione viene trattata.

Iniziamo con il piede giusto, seguiamo gli interessi (NO IL DENARO, un vaffa a chi ha inventato quest'altro meme stupido che circola da troppo tempo). Il denaro è sicuramente un interesse, ma non l'unico o tanto meno "l'assoluto". L'Uomo ha infiniti interessi che possono giocare un ruolo determinante nelle sue scelte e il denaro è solo uno di questi, accidentalmente contingente al momento storico e sociale. Ma nulla ci dice che sia l'interesse che gioca il ruolo cruciale in una disamina di un qualsiasi conflitto, che lo fosse in passato o che lo rimarrà in futuro. Il caso dei casi d'esempio potrebbe essere: "perché un ragazzo che cresce nella povertà e nel degrado sviluppa volontà e desiderio di far parte di una organizzazione criminale?", Per denaro? No, per contare qualcosa socialmente. Se il denaro serve a emergere socialmente, va bene il denaro, ma se il denaro ostacola (come avviene in certi casi con la corruzione) la questione si rovescia e magari è più importante sparare e uccidere che corrompere.

Allora che interessi avrebbe il Sig. Bressanini a dire quel che dice? Nell'era del web chiunque che abbia voglia di emergere socialmente, non bussa alla porta di chissà quale lobby per chiedere di promuovere il suo punto di vista dato che anche solo la fatica non vale la candela. Basta la speranza di ottenere successo sociale, anche se desiderato in perfetta buona fede e non per fini criminali. Dato che la conquista della notorietà è legata all'immagine che ci si è costruiti non è mollata facilmente, ma se l'argomento viene legato al successo della propria immagine, questo diventa lo strumento di manipolazione del consenso, perchè la persona può rimanere come detto in perfetta buonafede ma fare disinformazione lo stesso. Il meccanismo mentale è quello che lavora nel caso dell'adesione al crimine organizzato, tanto analizzato in scienze sociali.
Volevate capire cosa potrebbe spingere le lobby ad impoverire le masse? Che interesse avrebbero a creare un divario tra poveri e ricchi sempre più ampio? Eccovi un buon motivo: spinge le persone a cercare di emergere socialmente perchè fa sentire gli individui isolati e impotenti, davanti alle ingiustizie e abbassa le soglie di tolleranza individuali per l'ingiustizia sociale. Poi ovviamente l'emersione (come nel caso del crimine) è facilitata se si promuove ingiustizia, dato che chi gestisce il mezzo di propaganda lo fa secondo la propria agenda, cioè il media che consente di raggiungere il consenso di massa (radio, TV, web, non importa) diventa il filtro del successo. Non occorre chissà quale azione, basta gestire i mediatori del giudizio. Per esempio i "mi piace" sui video e gli articoli del web, che possono essere alterati a piacere dalle macchine senza controllo. Ma anche la selezione degli "esperti" che vediamo in TV, quelli che hanno l'autorizzazione ufficiale per distinguere il vero dal falso. Io non dico che ho certezze, non ho nessuna certezza, dico solo che questa è una catena di interessi possibile che è del tutto legittimo sospettare.

Quindi, in buona sostanza, se le cose stanno come è legittimo sospettare, non si demolisce un meccanismo demolendo il Sig. Bressanini ma quello che dice. Qui viene il bello e iniziamo a capire molte altre cose interessanti per cui dovremmo ringraziare (di cuore) il Sig. Bressanini. Iniziamo con qualche doverosa premessa: la conoscenza della chimica non è conoscenza medica, tanto meno nutrizionista.
Purtroppo non abbiamo NESSUNA CULTURA NUTRIZIONISTA SERIA che ci possa guidare, ma per fortuna non ci occorre nello specifico, se non per sapere che dobbiamo a tutti i costi stare lontani dalla trappola del giudizio, tipo "lo zucchero fa bene o male?". Ci basta quella medica, ma dobbiamo sapere dove guardare. Iniziamo da wikipedia che il nostro buon Sig. Bressanini indica nei suoi video per ciò che gli interessa, quindi lo facciamo anche noi. QUI (la consultazione è di oggi) troviamo la frase di farmacologia clinica: "Il motivo di questa disposizione è che variazioni anche minime al processo produttivo possono influenzare in modo imprevedibile il prodotto finale: è tristemente noto il caso del triptofano, un aminoacido essenziale: nel 1989 in seguito ad un nuovo metodo di purificazione della molecola adottato dal produttore, si verificarono alcune morti in seguito all'assunzione del farmaco: si scoprì che durante il nuovo processo, due molecole di triptofano potevano unirsi dando origine ad un composto velenoso, che era presente nel farmaco finale in concentrazione dello 0,1%". Ecco, ci si stampi in testa la frase "variazioni anche minime al processo produttivo possono influenzare in modo imprevedibile il prodotto finale", cioè metodi di lavorazione industriale possono introdurre veleni anche in quantità minuscola che uccidono. Ma non è necessario che uccidano, possono anche provocare danni nel medio e lungo periodo, così nessuno se ne accorge finché nessuno indaga e siccome nessuno indaga, noi non abbiamo una scienza nutrizionista seria. Attenzione perché la questione è delicata e non vale solo per le produzioni industriali, ma anche per quelle "casalinghe": solo per fare un esempio, l'abitudine di mescolare latte con caffè produce tossine a bassa pericolosità nello stomaco che agiscono sull'intestino e però negli anni possono arrecare anche danni piuttosto gravi. Il punto però non è dire "ecco, il caffellatte fa male, rinunciamo tutti al cappuccino" se no si cade nell'assurdo e per osmosi anche tutto quello che si afferma prima, pur essendo la base della farmacologia clinica, scienza più che rigorosa, diventa assurdo: questa è un altra tipica trappola retorica. Teniamo solo a mente che il processo produttivo è fondamentale e che la tossicità o persino il beneficio fisico non è questione di percentuali ma di miscele di molecole fondamentali, cioè quelle che producono gli effetti desiderabili o indesiderati sul corpo.

Fatte queste precisazioni, andiamo ad analizzare il primo video del Sig. Bressanini che ci parla delle bufale sullo Zucchero e ora che siamo forti della consapevolezze cliniche e farmacologiche, spicca subito un evidenza: quello che non viene detto. Direi anche che ci si potrebbe arrabbiare molto con il Sig. Bressani per la sua dabbenaggine (e personalmente faccio molta fatica a non farlo) e per la massa di cose non dette, ma dobbiamo ricordarci che: per noi va bene che sia in buona fede, che lui tratta l'argomento dal punto di vista chimico e non medico, che le critiche vanno all'obbiettivo che è "l'argomento e il modo in cui è trattato" e non vanno dirette verso l'identità costruita dal media (Youtube), se no disperdiamo l'attenzione insieme alle energie che vanno tenute concentrate in modo disciplinato e strategico e per nessun altro motivo. Perciò a noi il Sig. Bressanini può stare pure anche molto simpatico ed essere colui che ci invita a riflettere, più che un volontario assoldato dall'esercito dell'E.A.E.: Empire Absolute Evil, meglio noto come "Impero del Male Assoluto" (nel regno della fantasia o dei fumetti, ovviamente).

Quello che non viene detto è che lo zucchero non è tutto uguale, che il modo in cui è prodotto non è sempre lo stesso, che la molecola di zucchero è estremamente complessa (una delle più complesse in natura) e può variare di poco producendo anche effetti drammatici (pensiamo alle molecole chirali che chimicamente sono identiche, ma gli effetti sul corpo possono cambiare anche in modo drammatico), che lo zucchero in commercio è si di origine quasi sempre industriale ma si può riconoscere quando non è industriale, che la lavorazione non è secondaria e infine che se la presenza della melassa mescola sali minerali e vitamine allo zucchero questi non sono "solo sapore", hanno effetti chimici importanti.
Quindi iniziamo ad approfondire la critica chimica che è sull'uso del dizionario: il saccarosio non è glucosio che non è fruttosio: non facciamo confusione! In particolare la molecola del glucosio è scissa in saccarosio e fruttosio (quindi è come "contenesse" fruttosio) nello stomaco, come ci insegna il principio dello zucchero invertito descritto QUI. Poi se approfondiamo QUI, non solo capiamo che l'industria dello zucchero non mette melassa per colorare il suo zucchero ma caramello ammoniacale (il "famoso" E150 sull'etichetta) giustamente sospettato di tossicità, ma che c'è una spietata guerra in corso (ci sono interessi enormi in gioco) per salvare l'industria europea (anche Italiana) dello zucchero, dato che alle latitudini dove la canna da zucchero non è coltivabile si deve per forza usare la barbabietola, inoltre leggiamo che lo zucchero di canna originale nelle sue varianti non è semplicemente colorato da melassa, ma cambia il processo produttivo, ovviamente se è zucchero di canna che non ha subito processi industriali. La canna è naturalmente ricca di zucchero ed è quindi facile estrarlo, basta una procedura di essiccazione o ebollizione, senza troppi passaggi, mentre per la barbabietola è necessario fare una serie di processi complessi per arrivare al prodotto finale che quindi non è solo più costoso ma difende l'interesse della produzione industriale che non sarebbe nulla di male se non fosse che poi la stessa è costretta a manipolare l'informazione per farci credere che lo zucchero va bene a prescindere, anche se assunto puro, senza la miscela di sali minerali e vitamine che la pianta originaria conteneva. Inoltre impariamo che distinguere lo zucchero si può, perché il residuo di lavorazione è ben tracciato nella omogeneità dei cristalli: più impurità e differenze di grandezza trai cristalli sono osservabili, più è facile identificare uno zucchero grezzo a lavorazione artigianale da quello industriale. Poi se proprio vogliamo, possiamo guardare sull'etichetta se c'è scritto E150 dato che la sua assenza ci indica che (in caso di colorazione bruna) è presente la melassa, che non è tutta uguale (come ci insegna lo stesso Sig. Bressanini quando confronta il sapore della melassa di barbabietola con quello di canna) ma che non è nemmeno semplicemente "l'aroma" dello zucchero, dato che il principio medico della farmacologia clinica ci indica con chiarezza solare che la sua presenza può tranquillamente cambiare il quadro tossico del prodotto anche in quantità minime. Quindi la produzione industriale-artigianale non è il centro del discorso nel video, ma nemmeno nella maggioranza dei tentativi di fare "chiarezza" sulle presunte bufale dello zucchero.

Sul video dell'Olio di Palma poi le cose diventano anche più interessanti. Ma non aggiungerò molto. Se avete capito il principio del "non detto" e della relazione tra percentuali di molecole chimiche Vs tossicità, potete fare i vostri calcoli da soli. Vorrei solo aggiungere qualche questione che mi ha lasciato molto perplesso: il primo è sullo Stand Expo di Milano sull'Angola, il secondo riguarda la comparazione tra olio di palma, olio di oliva e grassi animali come il burro. Sull'Angola credo proprio valga lo stesso discorso che ho fatto per lo zucchero: non credo che in Angola l'Olio di Palma sia lo stesso che troviamo nelle patatine e comunque dobbiamo stare attenti.
A 4mila metri io inizio a stare male, intorno ai 5mila anche dopo essermi ambientato sto molto male. Cosa ca%%o centra? Semplice, il mio corpo non è adattato per trarre ossigeno sufficiente ad altitudini troppo elevate perchè la mia discendenza non si è adattata a quell'ambiente. Come me la maggioranza delle persone, ma non il popolo andino. Il caso del popolo andino è molto studiato antropologicamente, perché le città andine stanno sulle alture dove l'uomo bianco non può abitare e quindi le metropoli dei "capitalisti" stanno più in basso con tutta una serie di ricadute sociali molto complesse. Io però non consiglierei a nessuno di vivere sulle alture insieme al popolo andino se non si ha l'attrezzatura biofisica giusta, anche se indubbiamente è una vita molto più salutare di quella urbana e cittadina del resto degli abitanti da quelle parti. Questo discorso vale anche per l'Angola: minuscole differenze genetiche o epigenetiche, possono produrre effetti anche molto importanti, sia sul fisico che sulla mente, nell'uso e consumo di ciò che quell'ambiente offre, quindi non possono essere sottovalutati: il principio vale per l'ossigeno come per il cibo. In particolare l'ambiente modella le esigenze biologiche del corpo. Quindi che in Angola si consumi tranquillamente Olio di Palma o Burro di Cocco (che da noi è indicato come "Olio di Cocco") o che si consumi il "burro di Karitè", diffuso sempre in aree tropicali e africane, il discorso è identico: non mi dice molto sulla sua tossicità relativamente alle MIE latitudini. Ricordiamo sempre che tra i primi conquistadores del nuovo mondo ci fu chi morì di fame perché non riusciva ad assorbire i nutrienti dal cibo locale. Quindi che il Sig. Bressanini si sia sorpreso nel vedere la piramide del cibo angolano che mette in cima l'Olio di Palma, oltre a non dirci molto sul processo di produzione e sui residui di lavorazione industriali dell'Olio di Palma usato nell'industria dei biscotti, direi che lascia un po' il tempo che trova. Un po' come andando in Messico per "scoprire" che nella loro piramide ci trovo in cima il peperoncino, insomma.

La parte che riguarda la separazione invece dei grassi mi ha lasciato ancora più perplesso. Se l'Olio di Palma ha una composizione vicina al burro, perché non usiamo il burro? Voi le mangereste le patatine fritte nel burro? Nel caso dell'Olio di Palma il gusto è molto piacevole, quindi la sostituzione con il burro non è solo una faccenda di grassi, ma di convenienza per l'alterazione della sapidità, cioè del gusto (e chissenefrega del resto, che se le ricadute mediche sono orride, sono ca%%i tuoi, l'industria è felice solo se fa profitto e vende). Quindi il problema è come sempre più complesso del dividere i grassi da saturi, mono-insaturi e polinsaturi. Senza contare che in cottura non tutte le molecole dei grassi si comportano allo stesso modo: non so voi, ma come non toccherei una patatina fritta nel burro, sarei perplesso a mangiarne una fritta nello stesso olio dopo più fritture e starei comunque attento a dire che dopo la cottura, l'Olio di Semi o l'Olio di Palma hanno una composizione chimica equiparabile all'Olio di Oliva sapendo che quest'ultimo se poco raffinato è mediamente molto più ricco di sali minerali che abbassano drasticamente la soglia di alterazione chimica rendendolo un eccellente olio da cucina. Ma furbamente il nostro prode Sig. Bressanini fa l'esempio del biscotto, invertendo la mia disamina (che ho fatto apposta): mangiatevelo voi il frollino all'Olio di Oliva.

Ora, io mangio tranquillamente frollini all'Olio di Oliva e sono ottimi. Certo non buoni al sapore come se avessero burro o Olio di Palma. Mentre non credo si possa dire lo stesso se dovessi trovarmi a commentare patatine fritte nel burro (mentre ne trovo di fritte nell'Olio di Palma). E' pur vero che la pasta del pane può essere fritta nello strutto, ad esempio nella ricetta originale dello gnocco, che è un grasso animale come il burro ed è ricco di grassi saturi come l'Olio di Palma. Ma qui è una questione di sapori e che la salamella alla brace risulti al sapore più piacevole di una insalata di carciofi crudi non ci piove. Poi se c'è anche chi apprezza di più l'insalata di carciofi va benissimo, ma non è un caso se d'estate si moltiplicano come funghi lungo tutto lo stivale grigliate di salamelle e non insalate di carciofi, no? Però sfido chiunque a dire che i carciofi crudi facciano più male delle salamelle. Spesso ho sentito lagnare persone che "quello che fa bene non è quello che piace", cioè che il gusto non segue le aspettative auspicabili per il corpo. Tant'è che ogni madre sa bene come è difficile impedire al proprio bambino di non strafogarsi di merendine, patatine fritte e bevande gassate e zuccherate, che nessuno sano di mente dirà mai che sono meglio di frutta e verdura freschi. Vogliamo poi allargare il discorso? Tutti noi sappiamo bene razionalmente come il cibo del fast food pur non essendo di certo più sano di quello che possiamo prepararci in casa, ci induce alla tentazione di andare comunque al fast food, per mille altri motivi. Di sicuro l'industria del sapore (che lavora da decenni sulla alterazione chimica della sapidità) è uno di questi. Oggi i sapori sono chimicamente alterabili e la merda può diventare tranquillamente il migliore cioccolato che sia stato mai assaggiato. Questo non vuol dire che ci sono cibi slegati dal processo industriale che non siano buonissimi di proprio. Molti frutti sono buoni tanto quanto gli snack. Vuol dire che ci sono un serie di valutazioni di convenienza industriale e produttiva che non riguardano il sapore, ma che usano il sapore come giustificativo e per coprire il processo produttivo che è esattamente il centro della critica contemporanea sui prodotti alimentari. Il Sig. Bressanini devia questo concetto fondamentale a favore dell'industria.

Per questo dobbiamo sapere che tutta la produzione alimentare artigianale è sotto un costante e pesantissimo attacco ideologico e strutturale da decenni, in tutte le filiere produttive, non perché non ci sia nel cibo prodotto da generazioni una pericolosità intrinseca (pensiamo alle malattie trasmesse dal latte vaccino non pastorizzato ad esempio) ma perchè è vitale per l'industria nascondere a tutti i costi la pericolosità del suo processo produttivo, che se tanto mi da tanto (data la difficoltà che si ha nell'indagare) è infinitamente superiore. Direi senza paura di essere smentito, una pericolosità Vitale.


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eliminato lo zucchero aggiunto nel 2005,spese dentarie dimezzate e ora il vampiro non ha più la porsche perchè in tanti si sono fatti furbi.


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