E' morto Angelo Baracca, professore universitario in pensione, esperto di nucleare, attivista politico, ambientale, pacifista.
Proporrò nei commenti i ricordi del mondo ambientaiista, politico, pacifista.
propongo qui subito però uno stralcio di un suo articolo dell' aprile 2022, dopo l' inizio della guerra in Ucraina.
Un articolo lunghissimo, pubblicato da Pressenza, che mi ero stampato.
"Il giorno dopo, sbirciando nella sfera di cristallo"
https://www.pressenza.com/it/2022/04/il-giorno-dopo-sbirciando-nella-sfera-di-cristallo/
L' ho ricercato in queste ore ed ho scoperto il suo commento profetico sulla crisi climatica.
"..Sullo stato della crisi climatica tutti si affidano ai rapporti dell’Ipcc, senza considerare che è un organismo intergovernativo, cioè finanziato dai governi: il mio parere è che lo stato del clima abbia già superato delle soglie irreversibili."
marcopa
La crisi climatica non si arresta
Partirò dalla crisi climatica, che sembra oscurata dall’emergenza della guerra, ma certo non si ferma, ed anzi con ogni guerra si aggrava: mi colpisce che molti siano folgorati sulla via di Damasco per le devastazioni e le vittime di questa guerra (le vittime in questi mesi sono valutate in qualche migliaio, mentre sono passati nell’indifferenza gli oltre 14.000 morti della guerra nel Donbass che si protrae da otto anni! Poi ogni morto è un dramma): devastazioni e vittime in assoluto non paragonabili ai milioni di vittime delle guerre da quella del Golfo del 1991 (l’orrendo sterminio della “autostrada della morte”3, poi nella guerra all’Iraq del 2003, almeno un milione e mezzo di morti, di cui 500.000 bambini: quando la recentemente scomparsa ineffabile segretario di stato Madeleine Albright a domanda rispose “Ne valeva la pena”!4). In tempi non sospetti di influenza per l’attuale guerra scrivemmo con Marinella Correggia una ferma denuncia degli effetti ambientali non solo delle guerre, ma del complesso militare industriale, in primis il Pentagono.5
Ma torniamo alla crisi climatica, che ha qualche paragone solo in epoche geologiche passate: solo che ora si svolge in tempi infinitesimi rispetto alla storia della Terra, e a differenza di quelle passate è dovuta alla sconsiderata azione dell’uomo. La sfida è decisiva perché per venire superata (ammesso e non concesso che sia ancora possibile, v. oltre) esige di cambiare in modo radicale le logiche che hanno dominato per secoli, ma si sono esasperate con il capitalismo.
Mi appare singolare che per fare il punto sull’andamento di questa crisi tutti indistintamente facciano riferimento all’IPCC6, che non è affatto un organismo indipendente, ma un comitato intergovernativo, cioè finanziato dai governi, ovviamente in misura maggiore da quelli che della crisi climatica sono i principali responsabili: sembra un po’ come chiedere al ladro come rendere sicura la serratura. E a poco vale dire che siamo tutti nella stessa barca, perché c’è qualcuno che se non rema contro, spinge verso un approdo che più fa comodo ai propri interessi. Cosicché non è poi tanto strano che alla richiesta degli ambientalisti “fuori dai fossili” faccia riscontro il fatto che le grandi banche abbiano concesso al settore dei fossili ben 4,6 trilioni (migliaia di miliardi!) di dollari dal 2016 a oggi, o che le emissioni globali di CO2 dopo essere diminuite del 5,4% nel 2020, rimbalzino nel 2021 del 4,9%, tornando più o meno allo stesso livello del 2019. Ma ci voleva questa guerra per mettere a nudo la dipendenza vitale di tanti paesi europei dal gas russo? Gli Stati Uniti lo sapevano benissimo, da molti anni fanno di tutto per ostacolare le forniture di gas da Mosca, e ora colgono l’occasione premendo per le sanzioni alla Russia per fare affari con il proprio gas liquido, anche se si sa che non è affatto conveniente né sufficiente, e per giunta più inquinante.
Così i rapporti dell’intergovernativo IPCC non chiudono mai le prospettive di poter frenare il riscaldamento globale, stemperando il tempo che rimane all’umanità per non superare i fatidici 1,5o di aumento della temperatura globale in una serie di scenari a seconda di scelte più o meno energiche: cosicché chi supera un obiettivo può fregiarsene, anche se fallisce in altri.
George Bernard Shaw diceva “Per ogni problema complesso c’è sempre una soluzione semplice, che è sbagliata”. E in effetti sembra che vi siano certe caratteristiche dei sistemi complessi che vengono sottaciute. Credo che nel pubblico generale vi sia l’idea che in un sistema complesso perturbato se si eliminano le perturbazioni esso ritorni, sia pure lentamente e gradualmente, alle condizioni precedenti all’intervento delle perturbazioni. Ma un sistema altamente non lineare, quale è l’atmosfera terrestre, presenta evoluzioni irreversibili e imprevedibili. Certo si denuncia il pericolo di forzare “gli ecosistemi a punti di svolta, oltre i quali si verificano cambiamenti bruschi e possibilmente irreversibili”: ma questo ha conseguenze che possono invalidare qualunque previsione. Il persistere, o l’aggravarsi, delle perturbazioni può spingere lo stato del sistema a superare delle soglie oltre le quali esso imbocca una strada diversa, imprevedibile, e anche se si eliminassero le perturbazioni non tornerebbe nelle condizioni precedenti. Ad aggravare l’incertezza, vi sono dei meccanismi di feedback (retroazione) che possono essere forzanti o smorzanti, ed effetti sinergici, che si rafforzano o si indeboliscono a vicenda.
Mi limito ad alcuni esempi. Lo scioglimento dei ghiacci scopre la superficie della terra o dell’acqua che assorbono maggiormente la radiazione solare: il permafrost ghiacciato che scongela libera metano, un gas con potere climalterante molto maggiore della CO2 (in effetti i livelli di metano nell’atmosfera hanno già segnato un record nel 2021, soprattutto dalla produzione e l’uso dei combustibili fossili). La distruzione delle foreste aggrava questo effetto, ed incrementa i processi irreversibili di desertificazione. Come pure l’urbanizzazione. L’agricoltura intensiva impoverisce irreversibilmente i terreni, e riduce gli habitat naturali. La perdita di biodiversità degli habitat si autoalimenta, specie viventi si estinguono a ritmi preoccupanti tanto da venire denunciato l’inizio della sesta estinzione di massa. È ampiamente riconosciuto che il degrado degli ambienti naturali, l’urbanizzazione, l’allevamento e l’agricoltura intensivi, hanno alimentato “la prima pandemia dell’Antropocene”: ma ormai il diavolo è uscito dalla bottiglia!
Ancora un esempio, il riscaldamento delle regioni artiche sta indebolendo la corrente del Golfo, che potrebbe in futuro annullarsi, o addirittura invertirsi: gli effetti sarebbero drastici, un raffreddamento delle cose atlantiche dell’Europa e un riscaldamento di quelle orientali degli USA, un maggiore concentrazione di calore nei Caraibi. Già si vede l’aggravamento di eventi estremi in queste regioni.
Insomma, anche solo sbirciano nella sfera di cristallo, è difficile immaginare segnali positivi per il futuro del pianeta.
E questo senza mettere nel conto l’eventualità di un conflitto nucleare: che viene evocato nella possibile evoluzione della guerra in Ucraina, come se non fossero le “modernizzazioni” stesse degli armamenti nucleari a rendere da anni questa eventualità sempre più drammatica!7
Consola registrare una sana reazione di una componente della comunità scientifica indipendente, passata ovviamente sotto silenzio dai media. Il 6 aprile più di 1.000 scienziati in tutto il mondo si sono incatenati alle porte delle banche amiche del petrolio, hanno bloccato i ponti, occupato i gradini degli edifici governativi per inviare un messaggio urgente alla comunità internazionale: la crisi ecologica sta accelerando, e solo una “rivoluzione climatica” potrà per evitare la catastrofe. «I leader mondiali stanno ancora espandendo l’industria dei combustibili fossili il più velocemente possibile, ma questo è folle».8 Vari dimostranti sono stati arrestati, ça va sans dire.
Ma, per converso, si delinea il più forsennato attacco del capitale per finanziarizzare tutta la Natura e la vita stessa, si chiama NAC (Natural Asset Company), annunciato dalla Borsa di New York, basato sulla mercificazione per estrarre profitti su tutto. La creazione di questa nuova classe di attivi finanziari metterà infatti in vendita non solo le risorse naturali, ma gli stessi processi alla base della vita.9
Ormai dire che siamo alla follia è un eufemismo: si aspetta la reazione dell’umanità!
Ci ha lasciato Angelo Baracca
Vogliamo scrivere un ricordo collettivo di lui. Mandateci ogni cosa che possa servire a mantenerne in vita la memoria.
abbiamo deciso di affidare a questa lettera il nostro affettuoso saluto.
Qui c'è il nostro profondo grazie.
Grazie per tutto ciò che hai fatto.
Per tutto ciò che rappresenti.
Perché sei un esempio positivo.
Raccoglieremo la traccia della memoria e quello che hai scritto sarà nei nostri pensieri.
Prendi forza dal nostro abbraccio.
Quando vuoi ci siamo, e intanto pensaci vicino a te.
Ti vogliamo bene.
Nella vita abbiamo padri biologici che ci danno la vita materiale, e padri culturali che nutrono la nostra vita intellettuale, spirituale e morale. Angelo Baracca è stato un padre culturale per l'ecopacifismo italiano, e ci lascia in erediità l'esempio di una vita spesa bene al servizio di grandi ideali e buone idee.
Carlo Gubitosa
Adesso che Angelo non c’è più, siamo gli eredi di tre eredità che dovremo custodire con cura: quella di studioso, quella di uomo di pace e infine quella di uomo mai sceso a compromessi con il potere.
Alessandro Marescotti
Non conosco Angelo Angelo, ma vederlo avvolto nella bandiera della pace fa comprendere tante cose. Grazie per quello che hai dato a questa generazione.
Piero Mottolese