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Comunicazione strategica dell’UE per contrastare la propaganda nei suoi confronti [parte 1]


ManlioContrasti
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Pitruzzella? Non è altro che un ripetitore delle bestialità deliberate dall’Unione europea per conto della NATO
DI STEFANO D'ANDREA · 3 GENNAIO 2017

Risoluzione del Parlamento europeo del 23 novembre 2016 sulla comunicazione strategica dell’UE per contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi (2016/2030(INI))

ll Parlamento europeo,

– vista la sua risoluzione del 2 aprile 2009 su coscienza europea e totalitarismo(1) ,

– vista la dichiarazione del vertice di Strasburgo/Kehl, adottata dalla NATO il 4 aprile 2009, in occasione del 60° anniversario della NATO,

– vista la sua risoluzione dell’11 dicembre 2012 su “Una strategia di libertà digitale nella politica estera dell’UE”(2) ,

– viste le conclusioni del Consiglio “Affari esteri” sulla lotta al terrorismo del 9 febbraio 2015,

– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 19 e 20 marzo 2015,

– viste le conclusioni del Consiglio sulla strategia regionale dell’UE per la Siria e l’Iraq e la minaccia rappresentata dall’ISIS/Daesh, del 16 marzo 2015, che sono state riconfermate dal Consiglio “Affari esteri” il 23 maggio 2016,

– visti la relazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) del 18 maggio 2015, dal titolo “L’UE in un contesto globale in evoluzione – Un mondo maggiormente connesso, contestato e complesso”, e il lavoro in corso su una nuova strategia dell’UE per la sicurezza globale,

– vista la sua risoluzione del 10 giugno 2015 sullo stato delle relazioni UE-Russia(3) ,

– visto il piano d’azione dell’UE in materia di comunicazione strategica (rif. Ares (2015) 2608242 del 22 giugno 2015),

– vista la sua risoluzione del 9 luglio 2015 sulla revisione della politica europea di vicinato(4) ,

– vista la dichiarazione del vertice NATO in Galles del 5 settembre 2014,

– vista la sua risoluzione del 25 novembre 2015 sulla prevenzione della radicalizzazione e del reclutamento di cittadini europei da parte di organizzazioni terroristiche(5) ,

– vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni del 28 aprile 2015 dal titolo “Agenda europea sulla sicurezza” (COM(2015)0185),

– vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo e al Consiglio del 6 aprile 2016 dal titolo “Quadro congiunto per contrastare le minacce ibride: la risposta dell’Unione europea” (JOIN(2016)0018),

– vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio del 20 aprile 2016 dal titolo “Attuare l’Agenda europea sulla sicurezza per combattere il terrorismo e preparare il terreno per l’Unione della sicurezza” (COM(2016)0230);

– visto lo studio di fattibilità del Fondo europeo per la democrazia sulle iniziative dei media in lingua russa nell’ambito del partenariato orientale e oltre, dal titolo “Bringing Plurality and Balance to the Russian Language Media Space” (Portare pluralismo ed equilibrio nello spazio mediatico di lingua russa),

– vista la relazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella lotta al terrorismo (A/HRC/31/65),

– vista l’osservazione generale n. 34 del comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo (CCPR/C/GC/34),

– visto l’articolo 52 del suo regolamento,

– visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per la cultura e l’istruzione (A8-0290/2016),

A. considerando che l’UE ha assunto l’impegno di guidare le proprie azioni in ambito internazionale seguendo principi quali la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, come pure la libertà dei media, l’accesso all’informazione, la libertà di espressione e il pluralismo dei media, l’ultimo dei quali può, tuttavia, essere in certa misura limitato, come sancito dal diritto internazionale nonché dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo; che gli attori di terze parti il cui scopo è screditare l’Unione non condividono gli stessi valori;

B. considerando che l’UE, i suoi Stati membri e i suoi cittadini sono esposti a una crescente pressione sistematica nel far fronte alle campagne di informazione, disinformazione, cattiva informazione e propaganda da parte di paesi terzi e attori non statali, quali organizzazioni criminali e terroristiche transnazionali dislocate nel vicinato dell’UE, che intendono compromettere il basilare concetto di informazione oggettiva o di giornalismo etico, qualificando tutta l’informazione come faziosa o come strumento di potere politico, prendendo anche di mira i valori e gli interessi democratici;

C. considerando che la libertà dei media, l’accesso all’informazione e la libertà di espressione sono i capisaldi fondamentali di un sistema democratico, in cui la trasparenza in materia di proprietà dei media e delle relative fonti di finanziamento rivestono un’importanza cruciale; considerando che le strategie volte a garantire un giornalismo di qualità, il pluralismo dei media e la verifica dei fatti possono dimostrarsi efficaci laddove i fornitori delle informazioni godano di fiducia e credibilità; che, nel contempo, è auspicabile una valutazione critica delle modalità di gestione delle fonti dei media che in passato siano state ripetutamente impegnate in strategie di disinformazione e inganno deliberati, soprattutto nell’ambito dei “nuovi media”, delle reti sociali e della sfera digitale;

D. considerando che la guerra dell’informazione è un fenomeno storico antico quanto la guerra stessa; che la guerra dell’informazione mirata, che è stata ampiamente sfruttata ai tempi della Guerra fredda, da allora forma parte integrante della guerra ibrida moderna, una combinazione di misure militari e non, di natura palese o occulta, impiegate per destabilizzare la situazione politica, economica e sociale di un paese sotto attacco, senza una formale dichiarazione di guerra, ed è rivolta non solo ai partner dell’UE, ma anche alla stessa UE, alle sue istituzioni, a tutti gli Stati membri e ai cittadini, indipendentemente dalla cittadinanza e dalla religione;

E. considerando che, con l’annessione della Crimea alla Russia e la guerra ibrida condotta da quest’ultima nel Donbass, il Cremlino ha esacerbato il confronto con l’UE; che il Cremlino ha intensificato la sua propaganda attribuendo un ruolo di maggior rilievo alla Russia nel contesto dei media europei, per creare nell’opinione pubblica europea il supporto politico a favore dell’intervento russo e compromettere la coerenza della politica estera dell’UE;

F. considerando che la propaganda a favore della guerra e qualsiasi appello all’odio nazionale, razziale o religioso che costituisce incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza sono vietati dalla legge conformemente all’articolo 20 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici;

G. considerando che la crisi finanziaria e il progredire di nuove forme di media digitali hanno rappresentato gravi sfide per il giornalismo di qualità, portando a un declino del pensiero critico nel pubblico e rendendolo così più predisposto alla disinformazione e alla manipolazione;

H. considerando che la propaganda e l’intrusione dei media russi sono particolarmente forti e spesso ineguagliate nei paesi del vicinato orientale; che, in tali paesi, i media nazionali sono spesso deboli e incapaci di far fronte alla forza e al potere dei media russi;

I. considerando che le tecnologie belliche dell’informazione e delle comunicazioni sono state impiegate per legittimare azioni che rappresentano una minaccia per la sovranità, l’indipendenza politica, la sicurezza dei cittadini e l’integrità territoriale degli Stati membri dell’UE;

J. considerando che l’UE non riconosce l’ISIS/Daesh come Stato o come organizzazione parastatale;

K. considerando che l’ISIS/Daesh, Al-Qaeda e vari altri gruppi terroristici violenti jihadisti utilizzano sistematicamente strategie di comunicazione e di propaganda diretta, sia offline che online, nel quadro delle motivazioni addotte per giustificare le loro azioni contro l’UE e i suoi Stati membri nonché contro i valori europei, e anche allo scopo di incoraggiare il reclutamento di giovani europei;

L. considerando che, a seguito della dichiarazione del vertice NATO di Strasburgo/Kehl, che ha sottolineato la crescente importanza per la NATO di comunicare in maniera adeguata, tempestiva, accurata e reattiva in merito all’evoluzione dei suoi ruoli, dei suoi obiettivi e delle sue missioni, nel 2014 è stato istituito in Lettonia il Centro di eccellenza delle comunicazioni strategiche della NATO (NATO StratCom COE), il quale è stato positivamente accolto dalla dichiarazione del vertice NATO in Galles;

[continua...]


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