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«Bisignani? L'Italia peggiore quella dello Stato parallelo»


Tao
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Intervista a Stefano Rodotà, costituzionalista, storico, scrittore, ex parlamentare

Rodotà, grazie alla commissione guidata da Tina Anselmi e grazie alle indagini della magistratura, della P2 si è capito molto. Abbastanza per farsi un'idea precisa. Ma di questa P4 che idea si è fatto?

Ricordo abbastanza bene l'epoca. In quegli anni ero in Parlamento. E non si potranno mai dare abbastanza meriti a Tina Anselmi per il lavoro che ha fatto la sua commissione d'inchiesta. Ricordo bene che quando i giudici di Milano scoprirono l'elenco della P2 e lo dettero all'allora presidente del Consiglio Forlani, quest'ultimo lo mise in un cassetto. Alla fine però sulla P2 cadde il governo. Questo dà il segno che all'epoca esisteva un'assunzione di responsabilità politica, che adesso non c'è più. La prima Repubblica aveva comunque una rete di protezione che cercava di tutelarla dall'illegalità. Insieme al lavoro della Commissione, il Parlamento approvò una legge sulle associazioni segrete. Ci fu un dibattito lungo, intenso, anche drammatico. Adesso invece viene tutto derubricato a vicende quasi fisiologiche. E nessuno sente il bisogno di fare un passo indietro.

Oggi la politica passa dal "bunga bunga" ad interminabili discussioni sulle intercettazioni. Neanche l'emergenza rifiuti - con l'appello del capo dello Stato - muove una minima reazione del governo. Ma le inchieste - chiamate anche impropriamente P3 e P4 - fanno comunque capire che c'è sempre una zona grigia.

Scrissi cose di fuoco contro la procura di Roma. Titolai il mio articolo su Repubblica "il porto delle nebbie". Tutti conoscevamo i limiti del sistema, ci furono polemiche su autorizzazioni a procedere negate. Ma ci fu anche una reazione morale e politica forte non solo da parte della società civile. Invece oggi la maggioranza tende a minimizzare, a far finta di niente. Sostengono che Bisignani è un lobbista, e che in tutto il mondo esistono le lobby. Però in Italia manca una legge che disciplini l'attività lobbistica. Regole trasparenti secondo cui un ministro che si voglia rivolgere ai lobbisti dovrebbe dimettersi attimo prima di farlo.

Mezzo Parlamento italiano che fa la fila per essere ricevuto da Luigi Bisignani. Che cosa pensa di fronte a questa immagine, nemmeno troppo metaforica?

Molti elementi dell'inchiesta sono penalmente irrilevanti. Ma in politica conta davvero solo ciò che è penalmente rilevante? Io penso che dall'inchiesta vengano fuori comportamenti politicamente gravissimi. Ministri francesi si sono dimessi per un passaggio in aereo, il presidente tedesco Koll ha rassegnato le dimissioni solo per essere stato toccato da un'inchiesta della magistratura... Tutto ciò che abbiamo saputo fino a questo momento è già abbastanza per dare un giudizio durissimo e ci restituisce una radiografia impietosa di questo paese.

La figura di Bisignani attraversa l'ultimo quarto di secolo di storia patria. L'Italia è proprio un paese inguaribile?

Le do ragione, con una certa tristezza. E' successo che alle procedure democratiche si sono sostituite altre procedure. Ricordo che all'epoca della P2 si discusse molto sul doppio stato. Un secondo livello che emerge prepotentemente. La fotografia di un sistema in cui l'economia schiaccia la politica. Un sistema di reti parallele che seguono gli interessi del cosiddetto mercato. Aiutato da un degrado istituzionale che permette ad Alfonso Papa di negoziare non la candidatura ma l'elezione certa, complice una legge elettorale che impedisce ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti.

Anche senza Berlusconi, uno come Bisignani ci sarebbe stato comunque?

Bisignani è il risultato di un'idea di gestione del potere, al riparo dalla trasparenza. Norberto Bobbio sostiene nei suoi scritti che "la democrazia non è solo governo del popolo, ma governo in pubblico". Se i ministri facevano la fila per andare da Bisignani è perché evidentemente non riuscivano a farsi valere in Consiglio dei ministri.

Quando fu discussa e redatta la Costituzione della Repubblica, l'allora segretario del Pci Palmiro Togliatti si batté come un leone perché l'articolo 18 fosse scritto così come è scritto. Dopo sessant'anni si può dire che conosceva il paese e vedeva lontano.

Tutti i costituenti videro molto lontano. Anche gli interpreti di quel periodo più disincantati e cinici come Andreotti vollero assicurare l'autonomia della magistratura rispetto agli altri poteri dello Stato. Allora si disse - stiamo parlando degli anni che vanno dal 46 al 47 - che non si sapeva chi avrebbe vinto le elezioni, quindi occorreva un sistema di garanzie forti. Tutto questo oggi è ancora più attuale di allora. Ecco perché certa politica attacca a testa bassa la magistratura. Anche la scuola colpevole di diffondere una cultura del sapere critico.

Certo i contatti di Bisignani erano tantissimi, anche molto trasversali.

Una rete sotterranea, che non fa onore alla politica. Non è un segno di buona salute quando la magistratura è costretta a fare da supplenza alle carenze della politica.

Il piano di rinascita democratica che era un'architrave della loggia Propaganda 2 sembra oggi essersi realizzato in buona parte.

L'aspetto più inquietante è la continuità tra quella stagione che sembra lontana e questa attuale, non si possono non notare i rapporti tutt'ora esistenti fra certa politica e la filiera dell'andreottismo più deteriore, il tutto riporta a vicende oscure della storia di questo paese. La cosiddetta seconda repubblica che nasce intorno a mani pulite non ci ha consegnato un sistema di controllo all'altezza e con sensori più avanzati.

Frida Nacinovich
Fonte: www.ilmanifesto.it
26.06.2011


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