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Riflessioni sull'area euro


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
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Nelle parole di Mario Draghi nella sua audizione di fronte al parlamento europeo come candidato unico alla presidenza della BCE si legge la disperazione di un establishment che ricorre a formule vuote per giustificare il proprio ruolo e rimandare i problemi. Le affermazioni: “l’Italia era nelle stesse condizioni della Grecia nel 1992” e “l’euro funziona nonostante la crisi finanziaria” sono figlie delle stessa menzogna. L’Italia aveva la propria valuta nel 1992 che ha svalutato fino al 150% rispetto al marco tedesco e l’euro è la camicia di forza che impedisce a Grecia, Portogallo ed Irlanda di presentare dei piani credibili di risanamento e di rilancio dell’economia. La finzione europea sta volgendo al termine, la posizione tedesca per quanto possa sembrare irragionevole è l’unica che abbia un senso matematico.

Berlino sa che la Grecia non riuscirà mai a ripagare il suo debito e che prima o poi si arriverà ad un default del debito ellenico e probabilmente ad un’uscita dall’Euro, per questo non vuole continuare erogare soldi ad Atene e poi a Lisbona e Dublino senza che ci sia una partecipazione dei privati nelle perdite attuali o che si accumuleranno nel tempo. La soluzione proposta dal parlamento tedesco, di allungare di sette anni le scadenze di tutti i titoli di stato greci in scadenza dal 2012 al 2014, servirebbe a diminuire la quantità di denaro necessaria per tenere a galla la Grecia per un altro poco e scoraggerebbe Portogallo ed Irlanda dal richiedere nuovi aiuti. Un atteggiamento più benevolo di Berlino aprirebbe invece la strada ad una lunga fila di questuanti che preleverebbero i soldi dagli stati europei per ripagare gli investitori privati, un trasferimento netto di ricchezza dal pubblico al privato che la Germania non può tollerare anche perché contribuirebbe con il 30% del valore complessivo.

La Bce per bocca dello stesso Draghi si oppone strenuamente a tale soluzione che “provocherebbe un nuovo caso Lehman” e propone che i creditori privati “volontariamente” alla scadenza delle vecchie obbligazioni ne sottoscrivano delle nuove. La macchina del convincimento forzoso attraverso la “moral suasion” si è già messa in moto e, probabilmente, questa sarà la soluzione adottata nelle prossime settimane ma non prima che Berlino abbia ricevuto qualcosa di più di una semplice dichiarazione di disponibilità dagli investitori. In un modo o nell’altro l’Europa finisce qui, chi fosse convinto con le buone o con le cattive a sottoscrivere nuovamente titoli di Stati in cui non crede non farebbe lo stesso errore due volte e certamente non comprerebbe mai più obbligazioni di paesi a rischio, Spagna compresa. Non a caso il ministro delle finanze spagnolo ha detto “la situazione sta colpendo tutti, l’urgenza nel decidere è importante”. Voci dal crepuscolo di un’epoca e di un establishment che in cambio di tassi d’interesse bassi e debiti facili ha consentito alla Germania di aumentare le sue esportazioni in tutta Europa, lasciando ai comprimari il ruolo di consumatori indebitati e nel migliore dei casi di subfornitori dell’industria teutonica.

Ora la resa dei conti si avvicina per tutti, le soluzioni per ridurre l’enorme indebitamento degli stati nazionali sono, secondo la ricetta della BCE, rigore e sviluppo ma il taglio della spesa pubblica dovrebbe essere di dimensioni tali da pregiudicare qualsiasi ipotesi di sviluppo. L’Italia si trova esattamente nella situazione di dover conciliare una manovra da 47 miliardi in tre anni con un disagio economico e sociale crescente, confinando con il paradiso fiscale elvetico che ha ricominciato ad attrarre i capitali di grandi e piccoli evasori fiscali. Lo sviluppo non si intravede nel medio termine, l’unica cosa di cui si può stare certi sono inimmaginabili sacrifici che si materializzeranno ed un impoverimento generalizzato delle piccole partite Iva e dei lavoratori dipendenti. Il tutto per mantenere in piedi un simulacro di moneta unica che mantiene in piedi un enorme establishment che presto si dimostrerà inutile se non dannoso. Forse dovremmo chiederci se ne vale veramente la pena.

Superbonus
Fonte: http://www.superbonus.name/
24.06.2011


Citazione
santo105
Active Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 9
 

No!! Bisogna tirarsi fuori da questa trappola mortale al piu presto, purtroppo ancora non si intravedono gruppi politici che hanno nei loro programmi l uscita dall euro e dall europa in modo palese ad eccezione di formazioni di destra e sinistra estrema, piu si ritarda, piu sara doloroso affrontare le conseguenze ormai scontate.


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