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“I ladri di Pisa” - Exit Strategy.


Johannmatthias
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Analisi lucida, quella di Giannuli, relativa agli anni trascorsi, per poi inciampare a due terzi del percorso della stessa:
la sua affermazione, “produzione di una diversa architettura di potere basata sulla sovranità popolare e di una nuova classe dirigente”, contiene delle ambiguità. Parlando di struttura di potere sembra implicito per l’autore che politica sia essenzialmente gestione di potere e non amministrazione della cosa pubblica. Ovviamente una struttura di potere è gestita da una classe dirigente e non dai cittadini in una realtà di sovranità popolare. Comunque sia, anche prendendo per buono il suo invito a produrre un’architettura di potere diversa, basata realmente sulla sovranità popolare, e una nuova classe dirigente, il nostro ci abbandona nell’etere, adducendo che né l’una né l’altra cosa si fanno in due minuti ecc. ecc., svicolando elegantemente senza una proposta concreta.
Dice anche che le metafore militari applicate alla politica sono spesso pericolose;. è per questo che conclude l’articolo con una terminologia militare, scrivendo che il PD è il nemico da battere?
Allora provo io a dare inizio ad un percorso che può portare alla costruzione di una cosa che in fasce c’è già.
La democrazia diretta si pone l’obiettivo di evitare capi, élites ed oligarchie. Per raggiungere tale obiettivo dà la possibilità agli elettori di scegliersi i propri rappresentanti.
Il M5S ha provato a raggiungere tale fine e vedo che il risultato è egregio. Gli iscritti, con il loro voto on-line, hanno inviato in parlamento molte persone competenti, a dimostrazione che per esercitare il lavoro di parlamentare non occorrono processi di formazione e maturazione che richiedono tempi lunghi. Non penso, inoltre, che tra questi parlamentari vi sia un numero maggiore di Scilipoti e di Razzi rispetto agli altri partiti.
Se poi all’interno del gruppo dei “dirigenti” eletti del M5S, che non diverranno mai tali, dato che decadono dopo due mandati, si inserisce un’alternanza, si va a creare un passaggio di esperienza, si tramanda l’esperienza acquisita ad ogni nuovo rappresentante che subentra. Si realizza, quindi, un accumulo di esperienza trasmissibile, un’esperienza di parlamentare, di amministrazione, nonché di legiferazione, senza creare un’élite, un gruppo dirigente.
Non c’è motivo per ripensare le parlamentarie. Il meccanismo ha dimostrato la sua efficienza inoltrando degli eccellenti cittadini in parlamento e non centra assolutamente con la questione dei dissidenti. I fatti lo hanno dimostrato e lo stanno dimostrando. Non c’è né più né meno che la stessa umanità che è presente negli altri partiti.
Secondo me, quindi, il meccanismo funziona, va abbastanza bene: il cittadino si sceglie i propri rappresentanti e costruisce una lista di candidati da proporre a coloro che vogliono votare per il M5S.
Il problema potrebbe porsi nella mancanza di alcune regole o nell’applicazione di regole che non sono quelle della democrazia diretta e vado a parlare della revoca del mandato.
Se la sovranità è del cittadino, ed in questo caso dell’iscritto ad un’associazione di DD, tocca esclusivamente e direttamente a questi la decisione di togliere o meno la revoca ad un altro iscritto, in questo caso ad un parlamentare. Il meccanismo adottato dal M5S toglie all’iscritto parte della facoltà di revoca, in quanto prevede un primo “tribunale”, formato dall’insieme degli eletti in parlamento, che decide se l’accusato sia da sottoporre o meno al potere di revoca degli iscritti. Col tempo, i parlamentari potrebbero anche affrancarsi dalla decisione di revoca degli iscritti, negando l’inoltro della decisione di revoca agli iscritti.
E allora, chi dovrebbe decidere in merito all'espulsione? E chi dovrebbe decidere in merito al dissenso?
La possibilità di revoca del mandato è fondamentale nella democrazia diretta allo stesso modo in cui lo è la scelta del proprio rappresentante. Tocca, quindi, direttamente agli iscritti decidere, senza prima passare per questo “tribunale” dei parlamentari riuniti che decidono se deferire l'imputato al giudizio degli iscritti.
La regola dovrebbe essere questa:
qualsiasi iscritto ha il diritto di proporre la revoca del mandato di un eletto agli altri iscritti. Se un terzo degli iscritti approva questa proposta si va al voto online per la revoca. La revoca è attuata se approvata da due terzi degliiscritti.
Vedasianche: www.unicivium.it
La revoca viene stabilita non a maggioranza semplice dei votanti, ma a maggioranza dei due terzi degli iscritti.
La maggioranza semplice dei votanti va benissimo per decidere su proposte di legge o su altre iniziative, come nel referendum propositivo senza quorum, ma quando la votazione riguarda le persone, la maggioranza semplice dei votanti non è sufficiente.
Un altro elemento a favore delle parlamentarie, così come vengono svolte, è la risoluzione indiretta del problema delle pari opportunità delle quote di genere: i parlamentari vengono scelti e votati dagli iscritti e il problema, quindi, delle quote rosa a cura del partito non si pone.
Le donne che posseggono merito ed ora richiedono a gran voce che questo venga loro riconosciuto, appartengono, all’interno del proprio genere, ad una categoria privilegiata che, tramite impegno o ricchezza familiare, ha potuto raggiungere merito come succede all’interno dell’altro genere. Queste donne ora richiedono il riconoscimento del merito per il genere femminile, ma non chiedono ciò che sarebbe doveroso chiedere: che tutti i cittadini abbiano l’opportunità di sviluppare merito, che tutti abbiano il diritto all’uguaglianza di partenza fin dai primi anni della scolarizzazione.

Forzando il “mondo politico” all’accettazione delle quote rosa al 50%, abbiamo sì la parità all’interno del Parlamento, ma non realizziamo quel merito basato sull’ opportunità data a tutti cittadini, prevista dall’art. 3 della nostra Costituzione.
Con l’attuale sistema partitico, tra l’altro, la nomina del 50% delle donne rimane sempre in mano ai vertici dei partiti che, sicuramente, utilizzeranno dei criteri propri nella scelta di quel 50% di donne. Come risultato avremo la lotta per il raggiungimento ed il mantenimento del potere all’interno del partito condotta non più da una maggioranza di uomini, ma da uomini e donne con pari opportunità di scalata, comunque scelti dai vertici dei partiti.

Altro buon motivo, quindi, per ritenere le parlamentarie valide a tal punto da auspicare che siano adottate da tutti gli altri partiti, anche se è inutile sperare.
In merito ad un progetto politico per il paese Giannuli dice:
“Io credo che il M5s sia un pentolone nel quale ribollono gli ingredienti più diversi, le istanze più contraddittorie, pezzi delle culture politiche più distanti. Tutto vero, ma che vi aspettavate? “
La domanda è posta male; io cittadino mi dovevo forse aspettare qualcosa? Ci si deve chiedere piuttosto quali siano le motivazioni che tengono insieme una tale varietà di culture politiche.
Quali sono?
Sono semplicemente motivazioni economiche . La povertà crescente, la mancanza di lavoro, la corruzione, “l’appropriazione indebita” di tutto quello che sappiamo, lo spreco e la sfacciata spartizione del denaro pubblico.
Da tale analisi scaturisce l’esigenza di realizzare un semplice progetto politico: quello di riappropriarsi dell’amministrazione della cosa pubblica in modo da controllare e ridistribuire questo denaro in modo equo. E tutto questo partendo dal basso, dalle parlamentarie, con delle propaggini che sembrano essere spietate, come lo sembra essere la revoca del mandato.
Da qui nasce una nuova cultura politica che è quella della partecipazione all’amministra
zione della cosa pubblica, in opposizione a quella della delega, al momento in vigore. Non occorre altro al momento per realizzare un cambiamento radicale e rivoluzionario, che come si nota, ha già avuto inizio, anche se un po’ incerto e rocambolesco.
La strada è già imboccata, occorre solo affinare le regole e fondare altre associazioni politiche che si basino su buone regole di democrazia diretta, senza l’inconveniente presenza di leader impositori e fustigatori.

Un cordiale saluto.

Matthias


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