Accordo sulla produ...
 
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Accordo sulla produttivita'


Giovina
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Nei settori privati, in sordina, ma implacabile, il nuovo status quo della finanza golpista avanza.
Tramite i rinnovi dei contratti nazionali dei lavoratori vengono inseriti i nuovi orari di lavoro, chiamati flessibili, con la copertura della loro "discussione" in fase di secondo livello, ossia in fabbrica, quando non si puo' piu' dire di no ma solo solo illudersi di starne discutendo per decidere.

Nessun media parla dell’ “ACCORDO DI PRODUTTIVITA" in corso da parecchie settimane, tra Impresa e Sindacati per mettersi appunto d'accordo su come schiavizzare i lavoratori al fine di aumentare la produttivita'.

E quindi oltre alla flessibilita' oraria ora potenziata dal punto di vista della sua esigibilita' , adesso tramite questo maledetto Accordo si vuole rendere libero il demansionamento, sganciare gli automatismi degli aumenti salariali per legarli alla produttivita' e metterli nelle mani della contrattazione di secondo livello, si vuole intervenire sulle pause e i permessi di lavoro per rendere EFFETTIVO l’orario di lavoro, si vuole intervenire sullo statuto dei lavoratori per modificare la regolamentazione sul divieto del controllo audiovisivo dei lavoratori durante lo svolgimento delle loro mansioni, questo e altro…..

A questo tavolo i Sindacati non avrebbero dovuto mai sedersi.

Si giustificano affermando che stanno per garantirsi degli investimenti che ricadranno sul salario dei lavoratori, ma tenendo conto che il lavoro e’ gia’ tirato al massimo, sappiamo cosa e’ la vita della fabbrica e della catena di montaggio, sappiamo che i lavoratori prossimi saranno tutti anziani, devono trovare dei metodi (schiavisti) per aumentare la produttivita’. Sara’ illusorio il ricavo per i lavoratori che anzi, vedono messo in pericolo lo stesso automatismo di aumento salariale oggi in vigore, che debolmente nemmeno riesce a tener dietro l’inflazione, questo lo si sa da tempo.
Quindi solo le imprese si avvantaggeranno dei finanziamenti, perche’ aumenteranno i loro guadagni a spese della salute dei loro lavoratori, che non avranno nemmeno modo di difendersi piu’ e tantomeno di curarsi. Infatti si sta anche contemplando di intervenire sull’istituto della “malattia” per penalizzare il lavoratore che si mette sotto malattia, questo allo scopo di ridurre l’assistenza retributiva previdenziale in merito, un deterrente contro l’assenteismo… . Chiaro che avranno contemplato, questi mostri, la reazione umanissima dei lavoratori messi allo stremo. Il problema per le imprese non sussiste perche’ nel frattempo le turbe disoccupate si sono asserragliate fuori delle fabbriche, fuori dei luoghi dei lavoro per elemosinare un lavoro, per poter dare da mangiare alle loro famiglie e a se’ stesse, disposte queste turbe ad accettare qualsiasi salario, qualsiasi regolamentazione del lavoro.

Nessuna assemblea, come allora, e’ stata indetta per informare i lavoratori.

Nessuna assemblea, come allora, e’ stata indetta per informare i lavoratori i quali si stanno per ritrovare con delle leggi sul lavoro che non avranno mai preventivamente ne’ lette e discusse.

Non ci si puo’ fidare di chi promette briciole, di chi promette cancellazione dell’Imu, ritocchi delle riforme inique.

La Cgil e la Uil non vogliono firmare accanto a Cisl invece gia’ prona dall’inizio, ma forse la loro e’ finta, come lo fu per la riforma delle pensioni e del lavoro, per tenere i lavoratori paralizzati nelle loro intelligenza. Infatti i sindacati non menzionano nulla durante le assemblee di routine e burocrazia, si discute in esse infatti solo di varie ed eventuali, i lavoratori sono ignari di cio’ che si sta decidendo per loro. A cosa servono i sindacati? A cosa servono questi politiconi che si vendono nella campagna elettorale, che si prostituiscono attraverso i media??
Vedi Bersani che pubblicizza misero ritocco della riforma pensioni per mantenere il suo potere al prossimo mandato.
Vedi Berlusca che tuona sull’Imu.
Debbono inchiodare le loro poltrone al banchetto eterno e difendere i loro averi, dopo che non hanno saputo reagire per vigliaccheria o dopo che hanno addirittura firmato essi stessi le riforme inique!

Ecco perche’ una cancellazione oceanica di tutti i lavoratori, in tutti i settori, dai sindacati, una restituzione oceanica della delega di rappresentanza sindacale di tutti i lavoratori, in tutti i settori, pubblici e privati, renderebbe inapplicabile e anticostituzionale, e antidemocratico qualsiasi accordo oggi inficiato dalla corruzione e dal ricatto dei sindacati e delle imprese stesse.
In questa eventualita’ il governo perderebbe la sua “veste falsamente democratica, la copertura democratica del meccanismo sindacale”, il governo dovrebbe scoprirsi del tutto e intervenire con decreti appositi a istituire LA SCHIAVITU’ !
Finalmente ci sarebbe un dialogo nudo e crudo, diretto. Abbiamo forse paura di perdere quel poco che abbiamo? Che cosa abbiamo realmente?

La’ fuori per le strade c’e’ nostro figlio a protestare.
Il figlio dell’impiegato, dell’insegnante, del poliziotto, dell’imprenditore, del ricco potente, dell’operaio, del politico, del vile sindacalista a sua volta schiavo.
Nostro fratello e’ impiegato, nostro marito e’ operaio, nostro padre e’ operaio, nostro padre e’ un colletto bianco. Nostra madre e’ operaia alla catena di montaggio e fa la bestia da soma fino alla morte. Nostro figlio e’ disoccupato, nostro marito e’ disoccupato, nostro padre e’ disoccupato.
Siamo gli uni contro gli altri.
Ognuno di noi e’ un anello della catena, che strattoniamo noi stessi, per sopravvivere, ogni volta ad ogni dolore e sofferenza, ad ogni affronto, ad ogni grido di sopportazione.
E’ il meccanismo dell’autoricatto, funziona da se’.

Non c’e Marx che tenga.
Non c’e’ politica che tenga.
Non c’e’ economia che tenga.
Non c’e’ religione temporale o moralismo che tenga.

Tutto e’ per separarci l’uno dall’altro, per combattere gli uni contro gli altri, per rendere sterile e inefficace ogni nostro pensiero, e quindi di conseguenza ogni nostro sentimento, ogni nostra azione, la confusione e la paura cosi’ trovano alimento costante.
E’ la guerra di tutti contro tutti.
La nuova filosofia del potere contro la societa’, la nuova filosofia che alimenta l’ordine nuovo. Tutti, volenti o nolenti vi cooperiamo, inconsapevolmente ognuno per cio’ che gli puo’ competere, intellettuali, politici, religiosi, lavoratori, infine: uomini.

Se i sindacati hanno dimenticato chi stanno rappresentando e la sua volonta’ qualcosa ha reciso il collegamento tra sindacato e lavoratore e la delega non ha piu’ motivo di essere, deve essere ritirata, annullata.

In questo dramma si rispecchia la realta’ interiore dell’uomo che ha imparato ad affidare all’esterno e alle leggi la soluzione della sua vita esteriore dimenticandosi di tenere viva la sua stessa motivazione di vivere. Ma la legge non puo’ alimentarsi da se’ ed e’ cosi’ che si rivolta contro l’uomo stesso.

Quando si stringono le sbarre intorno a noi, vuol dire che sbarre piu’ dure e insidiose circondano la nostra anima e il nostro intelletto e allora e’ al nostro spirito dimenticato che dobbiamo chiedere aiuto e azione.
Se e’ per questa causa prima allora nulla di quel che stiamo passando, nulla di quello che ci sta venendo incontro e’ e sara' invano.

http://www.youtube.com/watch?v=Cl3_5X_FLwI

THE BALLAD OF SACCO & VANZETTI

Sì Padre, son carcerato!
Non aver paura di parlare del mio r
eato:
Crimine di amare i dimenticati.
Solo il silenzio è vergogna.

Ed ora ti dirò che cosa abbiamo contro di noi:
un'arte che è stata viva per secoli;
percorri gli anni e troverai
cosa ha imbrattato tutta la storia.

Contro di noi è la legge con la sua immensa forza e potere!
Contro di noi è la legge!
La Polizia sa come fare di un uomo un colpevole od un innocente!
Contro di noi è il potere della Polizia!
Le menzogne senza vergogna dette da alcuni uomini
saranno sempre ripagate in denari.
Contro di noi è il potere del denaro!
Contro di noi è l'odio razziale ed il semplice fatto
che siamo poveri.

Mio caro padre, son carcerato!
Non vergognarti di divulgare il mio reato:
crimine d'amore e fratellanza.
E solo il silenzio è vergogna.

Con me ho il mio amore, la mia innocenza, i lavoratori ed i poveri.
Per tutto questo sono integro, forte e pieno di speranze.
Ribellione, rivoluzione non han bisogno di dollari,
Ma di immaginazione, sofferenza, luce ed amore e rispetto
per ogni essere umano.
Non rubare mai, non uccidere mai, sei parte della forza e della vita.
La Rivoluzione si tramanda da uomo ad uomo e da cuore a cuore
E percepisco quando guardo le stelle che siamo figli della vita:
La morte è poca cosa....


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Giovina
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Anche la Uil, dopo la Cisl, ha firmato.
Mentre la Cgil si barcamena............. A fianco della Fiom e quindi dalla partedei lavoratori oppure allinearsi per il Bene dell'Europa come per la riforma Pensioni e Lavoro?

Produttività, è polemica. Camusso: "Il testo è un errore" / LA BOZZA
La leader della Cgil: "Non si apra una nuova stagione di divisione per conto del governo"

ROMA - "La decisione di inviare un testo conclusivo del negoziato riteniamo sia un errore e per quel che riguarda la Cgil si ribadisce la volonta' di proseguire tenacemente la ricerca e si sottolinea che tutte le materie li' indicate debbono tradursi in accordi nei singoli settori delle categorie". E' quanto scrive la leader della Cgil, Susanna Camusso, alle strutture del sindacato a proposito del confronto sulla produttivita'. "Ulteriore ragione per determinare regole democratiche, perche' tutto cio' non infici i rinnovi contrattuali aperti e perche' non si determini, in nome e per conto del governo, una nuova stagione di divisione". Il testo delle imprese, continua Camusso, "contiene elementi non condivisibili" ma la Cgil "considera non esaurito il confronto, in particolare sul salario, sulla democrazia e sulle normative contrattuali. Il lungo confronto ha determinato anche elementi d'avanzamento nella difesa della condizione delle persone e il negoziato merita la prosecuzione". Il giudizio della Cgil resta "negativo su alcune parti sostanziali" e nel merito del testo corso d'Italia ritiene che il contratto nazionale "debba avere la funzione di tutelare il potere d'acquisto delle retribuzioni dell'insieme dei lavoratori. Per questo abbiamo proposto una formulazione diversa del testo per rendere esplicita la separazione tra i due livelli: la garanzia del potere d'acquisto da attuarsi nei rinnovi contrattuali; l'introduzione di un altro elemento distinto, che scatterebbe laddove non vi sia la contrattazione aziendale". Invece la soluzione presente nel testo considera l'indicatore Ipca "indicatore onnicomprensivo del primo e secondo livello di contrattazione", cosi' si andrebbe alla "riduzione della protezione del potere d'acquisto delle retribuzioni".
Altro tema posto dal sindacato di Camusso e' quello "della democrazia e della rappresentanza in termini applicativi del 28 giugno 2011: a distanza di piu' di un anno- scrive la sindacalista- questa era un'occasione utile per determinare un avanzamento nella sua reale applicazione attraverso l'esplicitazione delle modalita' con cui certificare la misurazione del numero degli iscritti". Su questa base "la Cgil ha posto il tema di superare il vulnus democratico per quanto riguarda il tavolo del negoziato contrattuale dei meccanici. È evidente che la possibilita' di partecipare al tavolo della Fiom non determina di per se' la possibilita' di concludere unitariamente il rinnovo contrattuale, ma ripristina il diritto-dovere di un'organizzazione sindacale di rappresentare tutti coloro che l'hanno delegata".
La lettera denuncia poi che il testo alla firme delle parti peggiora "le condizioni dei lavoratori. Un esempio per tutti riguarda la materia del demansionamento, laddove, anche a fronte di modifiche legislative in materia di eta' pensionabile, si ritiene che nella contrattazione e/o con una legislazione di sostegno si possa intervenire per una riduzione della qualifica professionale, con relativa riduzione della retribuzione".
Non va neanche la possibilita' di "modificare l'art. 4 dello Statuto dei Lavoratori che vieta il controllo a distanza della prestazione lavorativa". Infine e' "del tutto discutibile che la strada scelta dell'incentivazione dei premi di produttivita', attraverso la defiscalizzazione, possa essere riprodotta per qualunque materia contrattuale".

IL TESTO - Dieci pagine, sette punti da titolo 'Linee programmatiche per la crescita della produttivita' e della competitivita' in Italia'. E' il documento sottoscritto dalle imprese, dalla Cisl, dall'Ugl e, oggi, dalla Uil. E su cui la Cgil esprime un giudizio negativo ma non conclusivo, auspicando la continuazione di un confronto che non si concluda con un accordo separato.
Il testo completo stabilisce che "il contratto collettivo nazionale abbia la funzione di garantire la certezza dei trattamenti economici e normativi comuni per tutti i lavoratori e la contrattazione di secondo livello operi per aumentare la produttivita' attraverso un migliore impiego dei fattori di produzione e dell'organizzazione del lavoro, correlando a tale aspetto la crescita delle retribuzioni dei lavoratori".
Si ritiene "opportuno" affidare "alla contrattazione di secondo livello il compito di definire condizioni di gestione flessibile degli orari di lavoro". Il terzo punto del testo riguarda la rappresentanza: si legge che le parti firmatarie dell'accordo interconfederale 28 giugno 2011 decidono che "entro il 31 dicembre 2012 la materia verra' disciplinata". Poi viene affrontato il tema della "partecipazione dei lavoratori nell'impresa".
Il quinto punto del documento riguarda la 'formazione e occupabilita' delle persone', il sesto il 'mercato del lavoro e misure di solidarieta' intergenerazionale' su cui "e' intenzione delle parti" chiedere al governo una "verifica sugli effetti della applicazione della recente riforma sull'occupazione".
Settimo e ultimo la 'contrattazione collettiva per la produttivita''. "Le parti ritengono necessario che la contrattazione collettiva su base nazionale si eserciti su materie oggi regolate in maniera prevalente o esclusiva dalla legge che, direttamente o indirettamente, incidono sul tema della produttivita del lavoro".
Le parti s'impegnano ad affrontare le questioni "piu urgenti", ossia "le tematiche relative all'equivalenza delle mansioni, l'integrazione delle competenze, la ridefinizione dei sistemi di orari e della loro distribuzione anche con modelli flessibili", rendere "compatibile l'impiego di nuove tecnologie con la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori, per facilitare l'attivazione di strumenti informatici ordinari, indispensabili per lo svolgimento delle attivita lavorative. Le parti- conclude il documento- chiedono che vengano assunti a livello legislativo provvedimenti coerenti con le intese intercorse e con la presente intesa".

19 novembre 2012

www.dire.it


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Giovina
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Un accordo immorale sulla produttività

Il patto sulla produttività rappresenta un concentrato delle ideologie reazionarie e della programmata iniquità che è alla base della agenda Monti. La tesi di fondo che l'ispira è un brutale imbroglio di classe. La produttività italiana ha toccato il massimo negli anni '70, quando il potere dei lavoratori nelle imprese e nel mercato del lavoro era al massimo.

Da allora è sempre declinata, fino a crollare quando il sistema economico è stato strangolato dai vincoli dell'euro e del liberismo europeo. In tutti questi anni il salario ha solo perso posizioni, sia rispetto ai profitti sia nel confronto con gli altri paesi Ocse. Un operaio italiano in un anno lavora due mesi in più del suo equivalente tedesco, eppure la produttività della Germania è ai vertici. Allora perché in Italia si fa un accordo che chiede a chi lavora ancora più orario in cambio di ancor meno salario? Per la stessa ragione per la quale Monti vanta oggi il più feroce sistema pensionistico europeo, la massima flessibilità del lavoro i più brutali tagli alla scuola pubblica e allo stato sociale, e allo stesso tempo proclama che questo è solo l'inizio e pretende che i suoi successori di centrosinistra continuino sulla stessa strada.

Perché c'é un metodo in questa follia. Se l'Italia deve sottostare ai drastici vincoli dei patti di stabilità europea, delle banche e della finanza, della moneta unica, dei governi conservatori, se il sistema delle imprese vuole incrementare i margini di profitto nonostante la crisi, allora è chiaro che l'unica leva che rimane, l'unica reale flessibilità è quella che viene dal supersfruttamento del lavoro. Il patto sulla produttività estende ovunque il sistema Marchionne: i pochi che ancora lavorano devono accettare di farlo ai prezzi del mercato globale, altro che contratti e diritti.

Tutto questo non ha nulla a che fare con la difesa dell'occupazione ma solo con quella dei profitti. Anzi la disoccupazione di massa è indispensabile per costringere i lavoratori a piegarsi al supersfruttamento. La disoccupazione deve restare e crescere, altrimenti il modello non funziona.
A tale fine il governo mette a disposizione la riduzione delle tasse solo per il salario flessibile. Mentre alla maggioranza dei lavoratori viene calata la paga, una minoranza può mantenere il potere d'acquisto se lavora di più in una azienda che va bene, e solo questa minoranza avrà meno tasse suula busta paga. Questo mentre non si trovano più i fondi per la cassa integrazione o per l'indennità di disoccupazione.

Questo non è solo un accordo sindacale è un progetto di selezione sociale. Ed è la vera risposta alla crisi di Monti e degli interessi di classe che rappresenta. Interessi che impongono una svalutazione sociale del lavoro sempre più brutale, visto che quella che dura da trent'anni non è stata sufficiente.
Questo modello sociale reazionario si appoggia su un sistema corporativo di caste e interessi burocratici organizzati. Tutto il sistema delle imprese, comprese naturalmente le cooperative e le piccole aziende strettamente legate a partito democratico, ha sottoscritto con entusiasmo il testo. Tra i sindacati, i firmatari sono tutti coloro che hanno già sottoscritto le stesse condizioni alla Fiat, ricevendone in cambio la facoltà di sopravvivere protetti dal padrone.

La Cgil finora non ha aderito all'accordo, ma annaspando in un mare di contraddizioni e incertezze.
Il patto sulla produttività è in pochi anni il terzo accordo interconfederale che devasta il contratto nazionale e tutto il potere di contrattazione del lavoro. Il primo nel gennaio 2009 non è stato sottoscritto dalla Cgil. Il secondo, in pura continuità con il precedente, il 28 giugno del 2011 è invece stato firmato dalla stessa Cgil, che anzi con la Fiom oggi ne rivendica la piena applicazione. Ora il patto sulla produttività scioglie ai danni dei lavoratori alcune formule ambigue dell'accordo precedente, demolendo definitivamente il contratto nazionale.

Ma firmare una volta sì e una no non costruisce un'alternativa al cedimento, a maggior ragione poi quando i principali contratti sottoscritti in questa stagione già dispensano un'orgia di flessibilità e solo nei meccanici la contrattazione è separata. Il no della Cgil è dunque di fronte al solito bivio ove da tempo si dividono tutte le posizioni critiche verso il liberismo. Si fa sul serio, oppure si testimonia il dissenso e poi ci si adatta alle nuove schiavitù ricercando il male minore? Il bivio dei contratti è lo stesso della politica.

Il centrosinistra ha già deciso di far finta di superare Monti, mentre sottoscrive tutte gli impegni assunti dall'attuale governo. La Cgil seguirà la stessa strada, cedendo con adeguata fermezza alla cancellazione di ogni solidarietà contrattuale tra i lavoratori? Se non si vuole seguire un copione già recitato tante volte, non basta non firmare l'accordo. Se non si è d'accordo con il patto sulla produttività, bisogna combatterlo, disobbedire alle sue regole, scontrarsi con chi invece le accetta.

O si sta, anche solo passivamente, con Monti, la sua politica , i suoi accordi, o si sta contro di essi e contro chi li sostiene, in mezzo ci sono solo impotenza e ipocrisia.[/b]

Giorgio Cremaschi

fonte: http://www.huffingtonpost.it/


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