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analisi semiseria: Valtellina e Svizzera


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Da: www.gdp.ch/articolo.php?id=2789

L'idea
"Analizziamo l'adesione della Valtellina"

di John Robbiani - 22 agosto 2011

Sono passati 215 anni da quando le tre leghe grigioni abbandonarono (su ordine di Napoleone Bonaparte) i loro possedimenti in Valtellina. Più di cinquecento da quando i francesi, a Marignano, sfondarono le linee confederate riprendendosi Milano e smorzando praticamente sul nascere ogni ulteriore tentativo elvetico di espansione verso sud.
Duecentoquindici anni sono tanti, cinquecento ancora di più. Eppure a intervalli regolari si torna a parlare (tra il serio e il faceto) di un allargamento del confine svizzero. Corsi e ricorsi della storia.

Nel 1814 per esempio, con la caduta dei francesi, le truppe elvetiche tentarono di riprendersi Chiavenna. Sul posto trovarono però gli austriaci (più lesti... ) e allora i confederati si ritirarono senza sparare un solo colpo.

Poi, al Congresso di Vienna, le potenze vincitrici sembrarono disposte ad attribuire la Valtellina alla Svizzera ma non se ne fece nulla perché tra i Cantoni nacquero disaccordi religiosi (i protestanti erano scettici all’idea di unirsi a una nuova regione cattolica) e disaccordi politici (riguardanti lo “status” da attribuire alla Valtellina: Cantone autonomo o parte dei Grigioni?).

Nel 1848 furono gli abitanti di Campione d’Italia a chiedere l’adesione alla Svizzera ma Berna, nonostante l’insistenza ticinese, rifiutò per questioni di “realpolitik”.

Nel 1918 (sul confine est) toccò invece al Vorarlberg e anche in questo caso il Parlamento tergiversò.

A cavallo tra Ottocento e Novecento inoltre, in piena epoca di nazionalismi, alcuni “falchi” dello stato maggiore elvetico studiarono il modo (in alleanza con l’impero Austro-Ungarico) di riprendersi militarmente quelle che consideravano le “echte Südgrenze”: i “giusti” confini svizzeri. Anche in questo caso (per fortuna!) non se ne fece nulla.

Nelle scorse settimane – quando cioè il Governo di Roma ha annunciato nuovi tagli e ha minacciato di ridurre le province – diversi sindaci della fascia di Confine hanno dichiarato (sempre tra il serio e il faceto) di voler chiedere l’adesione alla Svizzera.
Il Consigliere di Stato Norman Gobbi (questa volta in modo serio) si è sbilanciato dicendosi possibilista, sottolineando però il principio dell’autodeterminazione.

La notizia è rimbalzata a Lugano, dove i consiglieri comunali Giordano Macchi e Roberto Badaracco (PLR) hanno immediatamente presentato un’interrogazione che chiede al Municipio di farsi promotore presso l’Università della Svizzera italiana di uno studio scientifico (organizzando per esempio un dottorato o un progetto di ricerca) che analizzi i pro e i contro dell’eventuale unione alla Svizzera di regioni della vicina Italia (Valtellina e Varese in particolare). «Stiamo attraversando dei momenti difficili sul piano economico internazionale – spiegano i due firmatari – e tutti si interrogano sulle strategie migliori per superare le difficoltà. È dunque un modo corretto porsi di fronte ai problemi in modo aperto e creativo, senza preconcetti o solo chinandosi sul passato».

I PRECEDENTI – Nel 2008 il sindaco di Premana, comune di 2.295 abitanti in provincia di Lecco, chiese (sempre tra il serio e il faceto) di aderire alla Confederazione. Premana, tra l’altro, non confina neppure con il nostro Paese.
Nel 2010 il giornale “La Provincia” pubblicò un sondaggio in cui chiedeva ai suoi lettori un parere sull’ipotetica adesione di Como alla Svizzera. Il 77% si disse d’accordo. Stesso risultato a Varese (80%).
Negli scorsi giorni la questione è stata invece sollevata nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola dove ha raccolto parecchie simpatie.

COME CAMBIEREBBE LA SVIZZERA – Fantapolitica, fantageografia (oltretutto nell’anno del 150esimo dell’Unità d’Italia... ). Però, già che ci siamo... . Come cambierebbe la Svizzera qualora dovesse accogliere le regioni valtellinesi, la provincia di Varese e quella di Verbano-Cusio-Ossola? L’italiano, certo, rimarrebbe sempre e comunque lingua di minoranza. Però sarebbe parlato da 1,2 milioni di persone in più (1,6 contando Ticino e Grigioni italiano), raggiungendo praticamente il francese. Con Como diventerebbe addirittura seconda lingua nazionale.

CANTONI O SEMICANTONI? – Varese sarebbe (dopo Zurigo e Berna) il terzo Cantone più popoloso della Svizzera e al Consiglio Nazionale avrebbe diritto ad almeno 15 rappresentanti.

NIENTE PIÙ FRONTALIERI – Eh sì. Di frontalieri non ce ne sarebbero praticamente più. Sarebbero infatti tutti lavoratori svizzeri.


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