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Antonio Gramsci, lungimirante.


Anonymous
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Gramsci viene spesso ricordato da molti intellettuali per aspetti spesso secondari e marginali, richiamiamo invece un passo significativo ed attuale di un articolo: Il partito comunista, apparso su L' Ordine Nuovo del 4 settembre 1920 ( e quindi ancor prima della nascita del PCd'I che avverrà solo il 21 gennaio, al Congresso di Livorno).

"...Il Partito comunista, anche come mera organizzazione si è rivelato forma particolare della rivoluzione proletaria. Nessuna rivoluzione del passato ha conosciuto i partiti; essi sono nati dopo la rivoluzione borghese e si sono decomposti nel terreno della democrazia parlamentare (profezia scientifica! Ndr). Anche in questo campo si è verificata l' idea marxista che il capitalismo crea forze che poi non riesce a dominare. I partiti democratici servivano a indicare uomini politici di valore e a farli trionfare nella concorrenza politica; oggi gli uomini di governo sono imposti dalle banche, dai grandi giornali, dalle associazioni industriali; i partiti si sono decomposti in una molteplicità di cricche personali. (ecco le vere radici della "crisi della politica" borghese di cui tutti discutono oggi). Il Partito comunista, sorgendo dalle ceneri dei partiti socialisti, ripudia le sue origini democratiche e parlamentari e rivela i suoi caratteri essenziali che sono originali nella storia: la rivoluzione russa è la rivoluzione conpiuta dagli uomini organizzati nel Partito comunista, che nel partito si sono plasmati una personalità nuova, hanno acquisito nuovi sentimenti, hanno realizzato una vita morale che tende a divenire coscienza universale e fine per tutti gli uomini...".


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Bellissimo passo di Gramsci,grazie per darmi l'occasione di dire che forse oggi dovremmo attualizzare queste indicazioni illuminanti che esplicitamente parlano anche di una componente etico spirituale (una scuola di Vita) in una sana prassi politica,rivalutando le istanze libertarie in generale.


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Gramsci è interessante anche come giornalista socialista.
Giusto per ricordare.
Il Grido del popolo era un settimanale torinese socialista, piuttosto sganciato dalle linee ufficiali del PSI, cui spesso Gramsci aveva collaborato fin dagli anni precedenti la guerra e di cui diventò, dall' agosto 17 al settembre 18, redatore unico. Un saggio di Leonardo Paggi (contenuto in Quaderni della Critica, Rivista del PCI, numero 1 - 1997, dedicato a Gramsci) intitolato: La redazione culturale del "Grido del popolo" sostiene che gli scritti di questo periodo rappresentano una sorta di laboratorio per la formazione culturale e politica di Gramsci. Si può essere d'accordo con questo giudizio e anche con la rilevanza data dal Paggi alla vastità di orizonti in cui Gramsci spazia, dando voce non solo a temi derivanti dai grandiosi eventi della contemporanea Rivoluzione russa, ma anche a correnti di pensiero e di prassi politica diverse, rappresentate per esempio da liberali quali J.S. Mill e F.S. Nitti, o da scrittori socialisti francesi come il Barbusse, o da rivoluzionari tedeschi come Liebknecht. Giusto anche ricordare col Paggi che, più tardi nei Quaderni dal carcere, Gramsci sosterrà che un dirigente politico deve intendere il giornale come l' espressione di un gruppo che vuole, attraverso l' attività pubblicistica diffondere "una concezione integrale del mondo"...


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"...Il Partito comunista, anche come mera organizzazione si è rivelato forma particolare della rivoluzione proletaria. Nessuna rivoluzione del passato ha conosciuto i partiti; essi sono nati dopo la rivoluzione borghese e si sono decomposti nel terreno della democrazia parlamentare (profezia scientifica! Ndr). Anche in questo campo si è verificata l' idea marxista che il capitalismo crea forze che poi non riesce a dominare. I partiti democratici servivano a indicare uomini politici di valore e a farli trionfare nella concorrenza politica; oggi gli uomini di governo sono imposti dalle banche, dai grandi giornali, dalle associazioni industriali; i partiti si sono decomposti in una molteplicità di cricche personali. (ecco le vere radici della "crisi della politica" borghese di cui tutti discutono oggi). Il Partito comunista, sorgendo dalle ceneri dei partiti socialisti, ripudia le sue origini democratiche e parlamentari e rivela i suoi caratteri essenziali che sono originali nella storia: la rivoluzione russa è la rivoluzione conpiuta dagli uomini organizzati nel Partito comunista, che nel partito si sono plasmati una personalità nuova, hanno acquisito nuovi sentimenti, hanno realizzato una vita morale che tende a divenire coscienza universale e fine per tutti gli uomini...".

Ma chi vi ammazza a voi? Neanche con le bombe all'idrogeno. Siete più tosti dei batteri. veramente complimenti per la fibra.

P.s.: Ma soprattutto chi vi paga? 😆


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Nelle elaborazioni di Gramsci si alternano momenti e fasi in cui compare evidenti apporti del marxismo, ad altri in cui viceversa prevalgono tendenze idealistiche e storicistiche di derivazione crociana.
Per esempio sul tema del rapporto tra gli aspetti ideali e culturali in cui la società si esprime e la realtà economico-sociale, è indicativa la seguente affermazione di Gramsci: [...] le rivoluzioni non sorgono sotto il pungolo vitale delle necessità fisiologiche ma per riflessione intelligente, prima di alcuni, poi di tutta una classe sulla ragione di certi fatti e sui mezzi migliori per convertirli da occasioni di vassallaggio in segnacolo di ribellione e di ricostruzione sociale.
L' accento sulla rilevanza decisiva del fattore soggettivo ai fini dell'azione rivoluzionaria piuttosto che sull' aspetto strutturale della realtà economica e sociale compare chiaramente anche in un articolo del maggio 18 in cui Gramsci si chiedeva: se era giusto essere ancora marxisti. Rispondeva di sì, ma solo a patto di non considerare il pensiero di Marx come dogma e di indicare, invece lo stesso Marx come: storico per il quale la storia continuui ad essere dominio delle idee, dello spirito, dell' attività cosciente degli individui singoli o associati. Qui veramente l' idealismo di marca hegeliana e crociana prende la mano a Gramsci...

NB: nessuno ci paga, piutosto un sacco di soldi pago i libri. ( Penso di averne circa 8000).


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Io conosco pochino il pensiero di Gramsci ma per esempio, non c’è un’affermazione che tu hai citato che condivida in quanto non c’è contesto. Storicamente parlando, da quanto si evince dalle suddette citazioni, Gramsci era una fava. O, se mentiva sapendo di mentire, era un falsario. Quale delle due è peggio?

Inoltre la storia che il partito comunista è diverso dagli altri non si può sentire. Il partito comunista non si è decomposto "in una molteplicità di cricche personali." I loro "uomini di governo" non "sono imposti dalle banche, dai grandi giornali, dalle associazioni industriali". Loro, i comunisti, "[...] si sono plasmati una personalità nuova, hanno acquisito nuovi sentimenti, hanno realizzato una vita morale che tende a divenire coscienza universale e fine per tutti gli uomini..."[...]. Perfino i suoi eredi politici non lo citano più. A me basta una sola di queste sue affermazioni per decidere di non leggerlo.

E ti prego, anche tu, abbi pazienza, se hai letto almeno 8000 libri, come fai a parlare di "grandiosi eventi della contemporanea Rivoluzione russa".
Azzo, ma mi dici che libri di storia hai letto?


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sankara
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Io conosco pochino il pensiero di Gramsci ma per esempio, non c’è un’affermazione che tu hai citato che condivida in quanto non c’è contesto. Storicamente parlando, da quanto si evince dalle suddette citazioni, Gramsci era una fava. O, se mentiva sapendo di mentire, era un falsario. Quale delle due è peggio?

Inoltre la storia che il partito comunista è diverso dagli altri non si può sentire. Il partito comunista non si è decomposto "in una molteplicità di cricche personali." I loro "uomini di governo" non "sono imposti dalle banche, dai grandi giornali, dalle associazioni industriali". Loro, i comunisti, "[...] si sono plasmati una personalità nuova, hanno acquisito nuovi sentimenti, hanno realizzato una vita morale che tende a divenire coscienza universale e fine per tutti gli uomini..."[...]. Perfino i suoi eredi politici non lo citano più. A me basta una sola di queste sue affermazioni per decidere di non leggerlo.

E ti prego, anche tu, abbi pazienza, se hai letto almeno 8000 libri, come fai a parlare di "grandiosi eventi della contemporanea Rivoluzione russa".
Azzo, ma mi dici che libri di storia hai letto?

Non condivido anch'io la citazione. Non credo si possa comunque mettere in dubbio la statura intellettuale di Gramisci, che andrebbe comunque sottratto alla "santificazione" ideata e gestita in primis da quel Togliatti che non mi pare si comportò con lui da "compagno".

Riporto in merito un paio di commenti tratti da questo link:

http://www.aldogiannuli.it/2013/12/rifondazione-che-fare/#more-3239

Germani:
Di Russo,diciamo che i primi a rendersi conto dello spessore culturale di Gramsci, furono i giudici del tribunale speciale fascista, che dopo la condanna inflittagli, dissero che era un cervello a cui bisognava impedire di funzionare. Ma male gliene incolse: Gramsci nella sua cella aveva centinaia di libri, ed era abbonato a decine di riviste scientifiche e culturali. La migliore produzione culturale la fece in galera. Inoltre aggiungo che quando a causa del suo fisico gracile (non per la carcerazione) si aggravò, fu ricoverato sollecitamente, in una clinica privata di Roma, ove si spense.Se fosse stato nel “paradiso dei lavoratori” sovietici non avrebbe goduto di simile privilegio. Quindi possiamo affermare che ebbe più nemici tra i comunisti che tra i fascisti, prima, durante e dopo il bieco ventennio (...)

Di Russo:
Caro Germani,
quel che scrive su Gramsci non mi è nuovo e mi trova d’accordo. È noto infatti che i detenuti politici del regime fascista non avevano accesso alle letture né potevano scrivere, per lo meno testi di riflessione politica e più generalmente culturale. Cose che invece a Gramsci furono consentite, probabilmente, anzi diciamo pure sicuramente, su approvazione dello stesso Mussolini, che aveva intuito quanto Gramsci, proprio in quanto comunista “atipico”, fosse prezioso nei rapporti con Mosca. Come conclude un po’ paradossalmente Franco Lo Piparo in un recente bel saggio, controverso ma a mio avviso molto utile perché ristabilisce alcuni dati di fatto oscurati della vulgata comunista italiana nel dopoguerra, possiamo leggere Gramsci grazie a Mussolini, il quale, pur avendolo messo in carcere, gli ha consentito di studiare e di elaborare il suo pensiero, e a Togliatti, il quale, pur avendo fatto in modo che in carcere ci restasse, ha poi provveduto alla pubblicazione dei Quaderni, nonostante il carattere edulcorato e a quanto pare parziale di tale operazione editoriale. Gramsci, infatti, se fosse stato libero, magari persino residente in Unione Sovietica nei primi anni Trenta, semplicemente non sarebbe vissuto più di una settimana e sarebbe stato forse tra i primi a essere purgati.
Per fortuna non è andata così, anche se questo non toglie l’immane sofferenza che Gramsci dovette vivere.


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