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Basta con i cialtroni e i maneggioni filoamericani


obender71
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Siate lieti. Osservate l'infimo livello dei burattini e siate lieti. Non riescono più a trovare una servitù di livello decente. Sembrano ancora forti, guardandoli là dall'altra parte del fiume, ma hanno i magazzini vuoti. Bisogna tener duro fino all'inverno, poi li scongeleremo a primavera.
Sono come i capelli di Berlusconi. Sembrano tanti e buoni. Qualche bella spazzolata e vengono via.


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reza
 reza
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I sauditi avevano speso ben 750 milioni di dollari per ostacolare la vitoria di Hezbollah e la vittoria di Hezbollah è mancato non per effetto di questi petrodollari sui suoi elettori sciiti, poiché Hezbollah dal suo eletorato ha avuto il 100%. La vittoria è mancato perché i numeri sono mancati in due settori importanti dell'alleato cristiano Lahud. Lahud ha subito dichiarato "sono stato tradito" ma ormai non c'era più niente da fare e i sicari sionisti erano pronti a soffiare su ogni piccola scintilla che poteva nascere da una probabile protesta al quale però Hezbollah non ha dato la possibilità di nascere perché si è comportato con grande senso di responsabilità evitando una guerra civile su cui i sionisti,i sauditi e l'America ci avevano aperto un conto.
In Iran,Rafsanjani(detto l'americano)si era preparato per riprendersi il potere via Musavi e, scherzando scherzando, avevano organizzato un'altra "rivoluzione colorata" dalla serie arancione,rosso e poi verde!
Per me non è stato una sorpresa la vittoria di Ahmadinejad, oltre ad avere aumentato le pensioni(triplicate)e gli stipendi degli statali(raddoppiati) , ha triplicato i sussidi per i più poveri creando per la prima volta in Iran l'edilizia popolare,costruendo case perchinon né ha e per i giovani sposi,praticamente dando in regalo queste case a quelli che né avevano bisogno......................................., quindi anche senza un sondaggio o una calcolatrice,si poteva capire che avrebbe vinto su musavi.
Volendo poi calcolare i voti,i 24 milioni di voti di Ahmadinejad corrispondono al numero dei pensionati,dipendenti statali(esercito, pasdaran,basiji,ministeriali,comunali,dipendenti della pubblica istruzione,etc)mentre i 14 milioni di voti di Musavi vanno a cecio con la media-alta borghesia che comprende i comercianti,i palazzinari, i proprietari dell'industria privata, la parte ricca del clero e, ahiloro, gli intellettuali riformisti, i loro figli, le famiglie e gli annessi e connessi.
I media occidentali non hanno dato nessuna importanza a queste elezioni e quando hanno iniziato di darné notizie, tutte le notizie erano concentrate su Musavi e i suoi sostenitori, senza fare mai una parola su Ahmadinejad e il suo seguito elettorale, nessun media europea ha pensato di dare notizia, anche in breve,anche solamente di pochi secondi, trasmettendo giusto 1 minuto del dibattito a due tra Ahmadinejad e Musavi, perché ?
Si capisce che la volontà dei media occidentali e le libertà intellettuali(di parola,di pensiero,di espressione ma anche di avere accesso alla informazione corretta) vanno nelle direzioni opposto, altrimenti bastava solo 1 minuto di quel di battito per capire(e per fare capire)che Ahmadinejad era sicuro di vincere perché è visto dal popolo come un sincero e onesto servitore del popolo e dello stato.
Non ha mai voluto andare a vivere nel palazzo presidenziale e vivo tuttora nel suo piccolo appartamento a centocelle di Tehran e non ha tutto il potere che sembra avere perché il sistema iraniano separa nettamente il potere esecutivo da quello legislativo e giudiziario e quindi, non avendo la maggioranza del parlamento a proprio favore, oltre ad avere sudato quelle 4 camicie che ha, ha potuto far passare solamente 1/4 delle sue decisioni tra cui Art.44 della Costituzione della Repubblica Islamica di cui l'entrata in vigore era stata sempre rimandata in 30 anni .
L’art. 44 della costituzione della Repubblica Islamica divide l’economia dell’Iran in tre settori ben distinti, quello di proprietà statale, quello cooperativo e quello dove anche i privati possono entrare. Secondo tale articolo le compagnie che operano in alcuni settori strategici, come quello energetico e dei trasporti, devono essere obbligatoriamente amministrate dallo stato. Il settore cooperativo, che si deve occupare fondamentalmente del principio della carità islamica, è stato lasciato quasi completamente nelle mani delle Bonyad. Al settore privato è riservato un ruolo subalterno rispetto a quello dello stato e delle stesse fondazioni, per cui si deve occupare delle parti meno importanti e redditizie dell’economia iraniana.
Ahmadinejad è sostenitore di questo articolo della costituzione mentre Mousavi, ha deciso di sostenere il principio della liberalizzazione economica!
Dico, spero che riusciate a capire dove sta il punto.
L’economia iraniana, contrariamente a quella del mondo occidentale, non si trova in una fase di recessione, non perché era già in atto il rispetto per l'Art.44 che ora(vedrete)tutto ilmondo prenderà come modello,ma perché Ahmadinejad ha aveva bloccato quell'economia che era in realtà di stampo occidentale e che era basata sul profitto puro e crudo ,un'economia nelle mani deibig del settore privato, distribuendo le ricchezze del paese in modo equo, aiutando fortemente le cooperative locali, ed è per questo che quando è arrivato il tsunami della crisi, gran parte della società iraniana era messo in sicurezza, mentre il settore privato(la parte big)si trovava con culo per terra.
Guardacaso Musavi è finanziato dai big del settore privato tra cui Rafsanjani ovvero il capitalista no.1 in Iran .


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afragola
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Gli yankee sono rimasti col grugno spaccato nella Terra dei Due Fiumi, sulla quale dovevano passare come un rullo compressore e che invece riescono a tenere solo a prezzo di compromessi costosissimi e nella crescente indifferenza (se non insofferenza) dell'opinione pubblica mondiale, perpetuando sotto un'altra bandiera le mostruose ingiustizie sociali un tempo ascritte in toto alle colpe di Saddam Hussein e della sua élite di fiancheggiatori.
Nell'Afghanistan invaso pare che il peggio debba ancora venire e che in otto anni la resistenza quella vera non sia stata neppure intaccata.
In queste condizioni il giornalame ha dovuto mettere un brusco freno al trionfalismo, sia quello prodotto in proprio sia quello prodotto per i poteri di riferimento.
Qualche mese fa il cambio di segno politico della presidenza yankee ha anche messo all'angolo "teocon" ed altra spazzatura "occidentalista" in servizio 24/7 (come dicono loro, "tutti i santi giorni" come diciamo noi), risparmiando al pubblico i Mel Gibson, le esegesi d'accatto sugli scritti di Samuel Huntington, la sbrigativa sicumera di businessmen alla Madoff e molti altri prodotti di una visione del mondo coerentissima coi tempi, che più di altre univa dilettantismo, cattiveria deliberata, piccineria, incompetenza, consumismo ed egoismo manicomiali.
Il mutare del contesto non è certo dovuto a chissà quale fulminazione sulla via di Damasco: è solo l'esito forzato dei risultati pazzeschi conseguiti da otto anni di guida planetaria improntati ai criteri suddetti. Di fatto ha però imposto un certo freno all'arditezza "occidentalista", di cui rimangono comunque in giro per il mondo anche troppi alfieri, come il cadavere politico Saakashvili, il governo dell'entità sionista e le lobby connesse, il governo dello stato che occupa la penisola italiana.

In questo contesto è avvenuta, nella Repubblica Islamica dell'Iran, la riconferma di Mahmoud Ahmadinejad alla carica di presidente, secondo l'andamento fin qui seguito che ha visto la riconferma di tutti i presidenti uscenti.
Quattro anni fa il voto fu disertato da una grossa percentuale degli elettori, sfiduciati nella possibilità di un cambiamento e nelle prospettive stesse della Repubblica Islamica. Questa volta non è stato così, anche se il risultato è stato opposto a quello che l'affluenza avrebbe portato a pensare. Quando si presentò per il suo primo mandato, Ahmadinejad fu eletto di misura dopo una campagna elettorale che aveva impostato sulla lotta alla corruzione, sulla valorizzazione del contributo dato dai poveri alla sopravvivenza della Repubblica durante la "guerra imposta" con l'Iraq, e sulla propria fama di individuo modesto, schivo ed alieno da ogni ostentazione. La fama di antisemita di ferro, costruita in "occidente" travisando un linguaggio politico imbevuto di allegorie ed immagine familiari per il credente sciita secondo una prassi in cui si profondono quella malafede e quell'incompetenza che sono la vera essenza della "informazione" prodotta dai mass media "occidentali", è stata smentita dai fatti: Ahmadinejad, di cui circolano varie immagini che lo ritraggono insieme a rappresentanti del Neturei Karta, ha incassato addirittura il voto della comunità ebraica iraniana.
Al di là dei brogli, che in considerazione dei risultati numerici avrebbero dovuto avere una portata imponente, è probabile che Ahmadinejad non sia stato votato solamente dagli ex combattenti, o da quella parte della popolazione rimasta esclusa dai benefici portati dalla modernizzazione del paese.
Nel corso del suo mandato Ahmadinejad non ha ostacolato affatto la modernizzazione tecnologica ed infrastrutturale del paese ed ha praticamente dato fondo alle risorse economiche destinate alle emergenze sociali, costruite ai tempi del petrolio a centoottanta dollari al barile, per migliorare il tenore di vita degli impiegati pubblici e degli insegnanti, secondo una prassi che farebbe inorridire un "liberale" europeo, ma la cui logica è avallata dalla costituzione iraniana e dal substrato ideologico del fondatore della Repubblica Islamica.
Se si scorrono i molti articoli presenti sui media mainstream in merito alla realtà della Repubblica Islamica, è facile notare che le critiche perennni che la sedicente libera stampa "occidentale" rivolge alla Repubblica Islamica ed ai suoi governanti ruotano a grande maggioranza su due argomenti cardine: la pena capitale ed il contrasto a determinati comportamenti di consumo.
Sulla pena capitale c'è da chiedersi quale diritto abbia un aggregato di sudditi animato da un'autentica foia forcaiola nei confronti di tutto e di tutti, quale è quello amorevolmente accudito dai mass media che operano nella penisola italiana, di esprimere la propria opinione in merito ai metodi repressivi adoperati altrove. Un volgo che accetta acriticamente i campi di concentramento in corso di realizzazione, che idolatra l'ingiustizia sociale ed i suoi fautori e che si presta supino ad ogni demonizzazione dell'Altro che i politicanti decidano di mettere in atto, è l'ultimo a poter trarre conclusioni su contro di qualcuno.
Il contrasto a determinati comportamenti di consumo è ammesso in società in cui essi comportamenti hanno, giustamente, la valenza residuale che deve essere loro propria. Logico che venga considerato inammissibile in un contesto come quello "occidentale", in cui l'utilizzo demenziale -se non distruttivo- delle nuove tecnologie, il consumismo fine a se stesso e la valorizzazione dei comportamenti mercificatori costituiscono parte integrante e in qualche caso primaria della vita sociale comunemente intesa.
In queste condizioni è poco realistico pensare che con la lettura delle gazzette e dei materiali che ne derivano si possa inquadrare la realtà della Repubblica Islamica con il minimo di obiettività necessaria. Chi riuscisse ad assecondare il sano proposito di fare a meno di tutta la spazzatura che inonda edicole e televisori, rivolgendosi a fonti letterarie più serie, non avrebbe motivo per stupirsi delle apparenti contraddizioni continuamente citate da un mainstream per il quale è impensabile diffondere qualcosa che non sia improntato alla denigrazione e al suscitare odio.
Scoprirebbe ad esempio che il fondamento della Repubblica è rappresentato dalla competenza e dalla responsabilità di coloro che sono chiamati a governare, dal loro sincero spirito di servizio e dal rapporto di reciproca fiducia che deve esistere tra governanti e governati. Un rapporto su cui si basa la legittimità dell'azione di governo.
Scoprirebbe che la Guida, l'ayatollah Khamenei, è stato tra i più accesi sostenitori della diffusione di internet nel paese: il suo sito istituzionale è ricco di contenuti e povero di spazzatura, in direzione opposta a quella delle gazzette che lo denigrano.
Scoprirebbe che la sobrietà è imposta alla classe politica dalla costituzione, che al suo articolo 142 prevede per le massime cariche del potere giudiziario il preciso dovere di esaminare la consistenza patrimoniale delle più alte cariche della Repubblica, dalla Guida spirituale ai deputati ai ministri e quella dei loro parenti prima e dopo la durata della loro carica, per verificare che nessuno si sia arricchito in modo contrario alla legge.
L'aneddotica sull'ayatollah Khomeini insiste sulla sua sobrietà e la regolarità della sua vita. Una condotta che l'opinione pubblica iraniana considera a tutt'oggi in modo favorevole, se si esprime in massa in favore di un Ahmadinejad che agli occhi "occidentali" spicca per il vestire dimesso (se non trasandato) e per la poca o nulla attenzione prestata alla propria immagine pubblica così come viene intesa nel pollaio starnazzante della politicanza "occidentale".
Si facciano tutti i paragoni che si vogliono con l'osceno spettacolo dei politicanti peninsulari, uno spettacolo che l'accettazione neanche tanto tàcita da parte dei sudditi ha finito in
pochi anni per far percepire come coessenziale alla loro funzione e al loro ruolo.
Il furore mediatico contro la Repubblica Islamica non è assolutamente guidato da senso di umanità o da sincero interesse per le condizioni di vita della popolazione, ma dalla necessità di demonizzare qualunque prospettiva si discosti dalla dittatura del consumismo su cui ogni "occidentale" è tenuto a basare la propria esistenza, pena l'emarginazione di fatto. Denunciare questo stato di cose non significa idealizzare la Repubblica Islamica, ma restituire un minimo di correttezza all'ottica profondamente e scientemente deformata con cui essa viene presentata dal suo nascere.
http://iononstoconoriana.blogspot.com/2009/06/mahmoud-ahmadinejad-al-suo-secondo.html


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afragola
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ASSOLUTAMENTE VOMITEVOLE QUESTO PEZZO..DISINFORMAZIONE E CODISMO-MANICHEISMO E OBAMISMO IN POCHE RIGHE ..DA SPUTAZZARLO IN UN OCCHIO PER QUANTO RIGUARDA IL LIBANO E IRAN ..TIFO SFEGATATO PER IL QUISLING DI TURNO ...ANCHE SULLA RETE GIRANO GLI UTILI IDIOTI ...MAH
http://www.pinonicotri.it/?p=1063

S’è votato in Italia e in Europa, si sta per votare in Libano e in Iran. E a proposito del viaggio in Iran….

da Pino Nicotri

Si è votato in Italia, dove comunque la tanto strombazzata marea berluscona, vero e proprio “giudizio di Dio” in salsa postmoderna, non c’è stata, anche se il tandem BB, detto anche BeBo o BerBos, ha trionfato in sede amministrativa locale. Si è votato in Europa, dove soffia un venticello di destra. Si è votato in Libano, dove è stato confermato il filo occidentale o forse più correttamente il laico non islamista Hariri. E si sta per votare in Iran, alle urne il 12 giugno. Speriamo che la vittoria di Hariri in Libano sia seguita dalla vittoria in Iran di Mousavi, riformista coraggioso e deciso, così da dare spazio reale in quella martoriata parte del pianeta al discorso molto interessante di Obama al Cairo.
Mir Hossein Mousavi, il principale concorrente di Mahmoud Ahmadinejad alla carica di decimo presidente della Repubblica Islamica d’Iran, è stato lontano dalla politica per 20 anni e s’è candidato nonostante si fosse candidato anche Khatami, presidente prima di Ahmadinejad con un grande programma di riforme sabotate dal clero, a partire dall’ayatollah Alì Khamenei, la Guida Suprema succeduta a Komeini. Sapendo di essere inviso a Khamenei, che ha il potere legale di cassare candidature e leggi approvate dal parlamento nonché lo stesso presidente della Repubblica, Khatami ha preferito ritirarsi e lasciare campo libero a Mousavi.

Chi è e perché suscita tante speranze? Architetto e pittore, presidente dell’Accademia dell’Arte iraniana, Mousavi è stato primo ministro, l’ultimo prima della abolizione della carica di premier, dal 1980 al 1989 sotto la presidenza di Khamenei, l’attuale Guida Suprema decisamente conservatore. I sondaggi non concedono troppo alla speranza di battere Ahmadinejad il prossimo 12 giugno, ma Mousavi ci crede caparbiamente e Khatami era al suo fianco al comizio ufficiale di apertura della campagna elettorale, organizzato nello stadio Azadi di Teheran: «Giovani iraniani, votate per lui!», è stato il forte appello di Khatami, e in effetti proprio i giovani, con in testa le donne, che danno l’impressione di una pentola a pressione che ormai non si può più gelare, potrebbero essere la leva del cambiamento. E a proposito di giovani, Mousavi ha un grande sogno: porre fine all’emigrazione dei più promettenti. Nel comizio allo stadio, dopo avere attaccato Ahmadinejad e il suo governo affermando che «il prestigio del nostro Paese non deriva da una persona sola, ma vi contribuiscono tutti gli iraniani, che però hanno contro l’attuale amministrazione, colpevole di minare questo grande prestigio», Mousavi ha proseguito acussando ancora: «Quando all’orizzonte non c’è speranza per lo sviluppo, la ricerca e la realizzazione della creatività, è naturale che i migliori studenti vengano attratti dalle proposte che li allontanano dal nostro meraviglioso Paese».Mousavi dirige il giornale Salame-ye Sabz, ma affronta Ahmadinejad con le armi spuntate dall’enorme sproporzione dei mezzi a disposizione, con le radio e le televisioni sfacciatamente megafoni governativi e con le decine di giornali chiusi d’autorità negli ultimi anni. Il social network Facebook, utilizzato dai sostenitori di Mousavi, è stato bloccato sino al giorno delle elezioni. Il candidato riformista ha però avuto una idea geniale: in un Paese a grande maggioranza femminile e con il 70 per cento della popolazione sotto i 30 anni di età, ha fatto scendere in campo una donna, cosa mai vista e impensabile in un Paese musulmano che per giunta ci tiene a definirsi tale fin dal nome della propria Repubblica. La donna in questione è Zahra Rahnavard, nota scultrice, ex rettore di Università nonché moglie di Mousavi e madre dei loro tre figli. Zahra è sempre presente ai comizi del marito ed è diventata sempre più la protagonista della sua campagna elettorale, proprio come e anzi più di una aspirante first lady americana: galvanizza le folle, specie le giovani, che fanno un tifo da stadio e impazziscono per lei.

La novità, vera e propria forte sfida in un Paese musulmano, funziona e ormai Mousavi presenta agli iraniani Zahra come la loro potenziale first lady dandole anche ruoli e visibilità crescente nella corsa presidenziale. E lei non si sottrae: facendo sicuramente schiumare di rabbia il clero “duro e puro” e la destra, Zahra mena fendenti contro l’era di Ahmadinejad, per chiuderla e aprire invece “una nuova era in cui la libertà di parola, scrittura e pensiero non vengano più oscurate”. Lui promette “un Iran progressista con leggi, giustizia e libertà!”. Lei pretende che “la fine delle discriminazioni contro le donne non resti una semplice speranza” e senza nessuna timidezza promette a gran voce un’epoca “senza più prigionieri politici e senza più studenti in prigione”, il che quindi significa ammettere che i prigionieri politici e gli studenti in galera ci sono, cosa pessima e disdoro per il governo. Come se fosse una campagna elettorale in un Paese occidentale, i coniugi Mousavi si lasciano fotografare mano nella mano. E per galvanizzare i giovani, specie la “pentola a pressione” delle giovani, lui sorride compiaciuto e complice quando lei osa fare intravedere sotto il velo islamico obbligatorio il foulard firmato e incita le masse giovanili a scatenarsi nel ballo come i loro coetanei nel resto del mondo. Un incoraggiamento chiaramente alla faccia dei divieti governativi.

Mousavi è un nuclearista convinto, nel senso di uso pacifico e controllabile dell’atomo, vuole una economia più rispettosa dell’etica e meno da assalto, è deciso a stimolare il settore privato più di quanto lo sia oggi, e ha ben chiaro che per rimettere bene in moto un Iran ancora abbastanza allo sbando anche per il dopo guerra con l’Iraq, per la repressione e per gli scontri politici imposti dal clero “duro e puro”, deve ricostruire le relazioni con il resto del mondo, Usa e Israele compresi. Per far presa sui giovani - ricordiamo che il 70% della popolazione ha meno di 30 anni di età - può permettersi una campagna elettorale fino a ieri impensabile e qualche licenza perché ha alle spalle una storia solida, ben presente anche ai non più giovani: stimato da Khomeini, negli anni tremendi della guerra scatenata dall’Iraq, e sostenuta dagli Usa e dall’Europa, l’attuale candidato riformista alla presidenza della Repubblica è stato il primo ministro di un governo che riuscì a evitare il tracollo dell’economia e l’ecatombe da fame per i molti poveri dell’epoca. Nel ventennio in cui ha preferito stare fuori dall’arena politica, Mussavi ha progettato - tra l’altro - la bellissima cupola “Imam Khomeini” ammirata nel santuario di Qom, l’Università dei Martiri di Teheran e il cimitero di Isfahan. Il personaggio quindi è ben radicato e niente affatto improvvisato o estemporaneo, alla modernità esibita provocatoriamente dalla consorte unisce un curriculum di fronte al quale anche un conservatore deve inchinarsi.

La grave crisi economica e finanziaria in atto, ben lungi dall’essere conclusa, può spingere il mondo verso la catastrofe, secondo lo schema classico sempre usato dagli Stati per uscire dalle crisi versando il sangue dei deboli per mantenere il potere dei forti, o può spingerlo a più miti e saggi consigli: a volte è nei momenti più bui che si esprimono le energie migliori e più lungimiranti, e il discorso di Obama pare la conferma di questa speranza. Vedremo.


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