Benito Mussolini sc...
 
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Benito Mussolini scrittore/politico/oratore.


kiriosomega
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Breve analisi critica di kiriosomega.

Benito Mussolini scrittore/politico/oratore.

Il Mussolini letterato scarsamente è a mio giudizio considerato, eppure pochi autori come lui hanno saputo illustrare e far coincidere il dire con l’azione, vero esempio di forte, decisa, robusta caratterialità dirompente pur con pretestuosi limiti dovuti alla necessità del suo essere anche politico.

La personalità letteraria di Benito Mussolini ancora oggi si mostra incontenibile, e la sua originale forza è posta sia nella concezione di vita che irradia intorno a sé, sia nella fiera e puntuale oratoria. Inoltre, la vivace sua dotta caratterialità e cultura furono pure rappresentate dalla profonda coscienza e rigoglio dei concetti che affrontava con analisi chiara e netta, sempre attenta ed inequivocabile nel suo significato letterale e reale.

Le scarsamente discusse espressioni linguistiche di Mussolini scrittore, nonostante impietose post belliche critiche però sempre stranamente rivolte al politico, senza eccezione invece porgono all’attento Lettore un sicuro porto d’attracco con la realtà, perché dalla stessa non manifestano distacco tra pensiero e azione, tra archetipo dottrinale e concretezza, tra percezione ed autenticità del sentire.

Per questi motivi al pensiero mussoliniano, per mia maniera d’intendere, è giusto far coincidere il più antico dire di Publio (Gaio) Cornelio Tacito allorché nel suo Dialogus de Oratoribus scriveva: “…magna eloquentia sicut flamma materia alitur et motibus excitatur et urendo clarescit”.

Nelle sue opere Mussolini scrittore, pur sanguigno romagnolo, mai s’ostentava con aria cattedratica, ed ogni suo impegno e fatica ancora oggi non mostra vetustà mentre dalle vivide sue pagine emergono quadri di vita reale del paese Italia che mostravano un periodo storico d’anni creativi e produttivi, ancorché tribolati.

Un’altra non meno appassionante della mussoliniana virtù di scrivere sì manifestava per la straordinaria lucidità culturale degli argomenti che dibatteva, sia ancorché trattasse le più gagliarde fondamentali trasformazioni del Paese per nuove esigenze, sia che s’interessasse delle innovazioni legate all’economia in divenire, sia che s’occupasse di res milataria o che il suo pensiero si soffermasse sul lirismo e l’intellettualità delle nuove generazioni.

E in questo sforzo sempre teso al superamento dello staticismo di pensiero d’altri pensatori, ancor più Mussolini dimostrava gran vitalità che sempre superava anche il competente tecnico della materia trattata.

Il suo pensiero di scrittore si estendeva ed ampliava specialmente quando trapassava da concezioni politiche di piccolo cabotaggio, per la natura soltanto nazionale dei problemi affrontati, a quella delle più complesse realtà di Ragion di Stato estere, così che egli mostrava di possedere grand’acume che lo conduceva a superiore panoramica organizzazione della vita di relazione tra Stati e Popoli.

Verosimilmente, in quest’ottica Mussolini fu l’unico statista e scrittore capace di districarsi nel caos delle diverse frammentate egemoniche tesi dell’Europa dei suoi anni, spesso suscitando assai favorevoli critiche al suo pensiero/azione anche da parte di quelli che poi, nel tempo bellico, divennero acerrimi suoi nemici politici e militari per interessi egemoni.

La sua lungimiranza si dimostrò, dunque, assai avanzata, certo oltre a la media dei colti del periodo, così che il suo “Patto a Quattro” fu luminoso pensiero d’avverabile orientamento della vita insiemistica tra Stati, senz’altro precorrendo e decifrando l’urto tra civiltà orientali ed europee che già allora stava predisponendosi.

Ma ciò che più qui interessa è la personalità letteraria di Mussolini, anche se meno appariscente ed accessibile di quella storica e politica con cui spesso inevitabilmente sì confonde e fonde.

Capacità letteraria che sempre manifestò rilevante e vigorosa, perché capace di creare intorno a sé vasta mole d’opere da cui si levò una nuova alea di pensiero filosofico e sociale che fondò l’intima dinamica sostanza del magistero Fascista, dottrina che ottenne successo anche nell’incunearsi in correnti di pensiero sociale e morale.

Perciò, nel Mussolini scrittore furono presenti anche abilità che non si mostrarono solo concettuali, perché sempre con il suo stile seppe rappresentare veri pregi letterari ed artistici; infatti, nel maestro Mussolini fortemente si delineava personalissimo stile che addirittura rivaleggiava e si contrapponeva alla ridondante ars del dannunziano vate, così manifestando gran capacità di mirabile sintesi nella stringatezza delle misurate esposte parole.

In ogni modo, a rigor di verità, almeno estetica, una certa comunità d’essenzialità del dire mussoliniano fu manifesto anche in cultura letteraria post dannunziana, bagaglio culturale che sfuggiva dalle manierate, artificiose, sottili ricerche descrittive del sommo Abruzzese. Quella di Mussolini fu vera ricerca stilistica presente anche nelle allora nuove correnti letterarie di Lombardia e Toscana, tendenze lì giunte con il neonato stile dell’ermetico poetare pervenuto in Italia attraverso le opere di Rimbaud, Boudelaire, Verlaine che ritengo possano essere considerati simbolici ed ermetici precorritori del dadaismo e del futurismo.

Però, quelle nuove correnti letterarie ebbero il merito d’esistere solo in cenacoli e laboratori culturali, al contrario di ciò che già ho affermato dello scrivere mussoliniano che mai lasciò il pensiero descritto lontano dalla possibilità dell’azione, così raggiungendo una naturale espressività che condusse il suo spirito a un veleggiare quasi esoterico, ma contemporaneamente pragmatico antesignano gabbiano Jonathan Livingston che operava alla realizzazione della Triplice Grande Opera.

Però, al contrario del Gabbiano che cercava la perfettibilità nell’arte del volo, Mussolini discostandosi in età più adulta dai più primitivi pensieri esoterici di mondi che minimamente ormai coincidevano con le sue ricerche di pensiero cercò e trovo la perfettibilità nel valore essenziale del pensiero/azione che manifestò specialmente in un luminoso e fascinoso credo per l’amata Italia che desiderava potente tra i potenti.

In questo modo di penetrare con logica la realtà Mussolini riuscì a far suo anche quel Futurismo letterario che spinse fuori dall’esercitazione stilistica conducendolo verso una versatile vitalità, tanto che, proprio con il creatore del Fascismo, esso poté lasciare la via sperimentale cenacolistica, dove si librava solo in esperienze immaginifiche, per proiettarsi in varie arti e verso le genti.

Riterrei che le qualità descritte siano gli elementi sostanziali dello scrittore Mussolini che, in questo e per questo raggiunse le vette del Machiavelli e del Mazzini scrittori politici che, al contrario di molti altri, seppero contribuire alla letteratura come lui fondando una comunicativa stilistica davvero singolare per lucidità e concisione della parola scritta.

A questo punto ancor più possiamo affermare che nel letterario stile mussoliniano fu presente gran vitalità con rigorosa e simmetrica preparazione per la sua grand’anima che, pur pudicamente celando i sentimenti più intimi, lasciò trasparire dai suoi sviluppi sintattici, dai suoi periodi, un cuore ed un’intelligenza superiori.

Così si disegnava in quel suo scrivere il gran senso morale che possedeva e che esprimeva con fervido limpido e vigoroso stile, e che dal quale, in questo nuovo secolo, ancora promana la possente sua figura di statista e sociologo che ottimamente si compendiava nel sistema delle sue dottrine socio economiche e politiche.

Proprio per tale propria versatile ecletticità non è nemmeno oggi facile discernere tra l’uomo Politico, l’uomo di Stato e il
Pensatore, perché egli, infatti, è blocco granitico che s’offre a i suoi grandiosi ideali mentre si offre alla Patria assumendone su di sé ambasce e suppliche.

Certamente meritorie di lettura per la precisa sintassi e la chiara esposizione di pensiero sono Diario di Guerra e Vita di Arnaldo che ben si legano per stile a tutta la sua produzione.

Nel primo volume citato l’attento Lettore assaporerà una titanica istintiva propensione verso la semplicità delle annotazioni perché l’evento bellico non è semplicemente descritto come malaugurato umano accidente, ma è essenzialmente inteso e narrato quale fenomeno storico e politico attraverso cui l’animo dei combattenti è spiegato e narrato nel proprio habitus di spasmo e olocausto supremamente significato con l’affermare: “Dite che sono orgoglioso d’avere arrossato con il mio sangue, nell’adempimento del mio più rischioso dovere, la strada di Trieste.”. (Esattamente il contrario di ciò che ieri affermava il ministro alla difesa di questo governo, e di ciò che il nostro esercito sta compiendo in Afghanistan).

Proprio da questo volume e dal riportato dire nasce la comprensione dell’animo esulcerato di Mussolini dibattuto tra Fascismo, Anarchismo e Socialismo, e in esso germoglia e si manifesta un’idealità politica, una linfa comune a più credo ideali che supera le identità politiche dei “piccoli”. Infatti proprio con quel dire ancora tornava a dimostrare l’irriducibile amore patrio inteso in un grandioso tutt’uno con la concordia tra i popoli e la giustizia sociale, ma, nell’attesa della realizzazione di tanto grande desiderio per comunitarismo tra i popoli che dovevano uscire dall’imperialismo egotico e schiavista dettato dal capitale, Mussolini voleva la sua Patria poderosa e rispettata!

Di pari passo con lo stile letterario veleggia l’eloquenza di Mussolini che sempre offre uno spessore drammatico ed umano d’avvenimenti che sulle prime sono capiti soltanto come cronistoria, ciò perché le congiunzioni tra accadimenti sono sempre mantenuti nell’esposizione in primo piano con intento di diffusione spirituale e introspettiva. In questo modo contemporaneamente l’accidentale, il particolare, il casuale prendono corpo e consistenza, così che l’ascoltatore li avverte traboccare dall’eloquio come un tutt’uno organico e ponderato mai frutto di fortuita circostanza.

Si assaporano, nell’ascolto e nello scritto mussoliniano, nascoste logiche discendenze dello sgorgare delle idee spesso chiaroveggenze occulte ai molti, ma anche ai lungimiranti, sovente accostamenti tematici che spiegano come ciò che si mostrò temerario ieri potrà manifestarsi necessità del futuro.

Sempre in Mussolini anche emerge la stringata logica del pensiero/azione, della società/politica, dell’economia/popolo, della Patria/nazione, concetti che, vivi anche unicamente per se stessi, in lui si compendiano e da lui si dipanano come un indistinguibile movimento di pensiero che naturalmente convergendo crea una trinità logica indissolubile di idee.

Al Mussolini oratore/scrittore punto o nulla sembra sfuggire nella dialettica, e nello scritto, ogni considerazione sociale/politica valutata è espressa nella propria vera sostanza che è proiettata nel tempo e nello spazio d’un prossimo ed anche futuro accadimento, per questo Mussolini è altresì storico/politico, come in precedenza già paragonato a Machiavelli e Mazzini, e in quanto storico è descrittore d’avvenimenti, mentre come politico ne è percettore e costruttore.

Tali motivazioni, anche se sconosciute all’uditore/lettore lo conquistano e lo estasiano perché sanno rivolgersi al suo sentimento popolare d’appartenenza/identificazione, così in esso creando forte pulsione che conduce ad un robusto credo nella forza della realtà Fascista.

Famosi ed ammirevoli per la linearità dell’espresso suo pensiero logico sono i discorsi sulla “Politica economica del Regime”, “Per il Consiglio Nazionale delle Corporazioni”, “Crisi economica mondiale”, “Per la battaglia del grano”, “Ai veliti del grano”, “Per l’Istituto Internazionale d’Agricoltura”, “Sui Problemi dei granari”… in cui è appieno dimostrata l’attenta e minuziosa cura che ha l’Uomo di Stato per il suo “Popolo/Nazione” unica vera ricchezza dello Stato poiché produttore di beni reali.

Qui voglio chiudere questo breve excursus sul politico/scrittore/sociologo Mussolini che certi moderni pseudo pensatori ravvedono nel piccolo e corrotto berlusconi, lillipuziano teso a lucrar soltanto profitti per la sua posizione politica di preminenza, indegno rappresentante d’un popolo che con i suoi indubbi errori è meritevole di maggiori fasti.

Perciò, mentre di Mussolini oggi possiamo affermare senza tema di smentite: “Ictus fustium infamiam non importat sed causa propter quam id pati meruit”… e causa non vi fu se non la cattiveria del nemico esterno e di quelli interni che combatterono in favore del “paradiso sovietico totalitarista” che però non vollero vivere dopo la cessazione delle ostilità.

Del berlusconi ancora una volta, e sempre con maggior vigore, mi sento d’asserire: “Leges berlusconi coactae siluere”, ed ora, a maggior riprova del detto l’omino mira all’impunità totale, non più all’immunità ché, se cadrà il Governo, senza il nuovo bavaglio alfano i tribunali lo vedranno coatto partecipare ai dibattimenti processuali in qualità d’imputato!

kiriosomega


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