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Blondet. L'EUropa e...la nuova Prussia.


PietroGE
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http://www.maurizioblondet.it/ragione-johnson-la-ue-reich-sua-insaputa/

Ha ragione Johnson: la UE è il Reich. A sua insaputa.

 Maurizio Blondet  17 maggio 2016  3

Come ormai sapete, l’ex sindaco di Londra Boris Johnson, che è a favore del Brexit, ha paragonato l’Unione Europea a qualcosa che “Napoleone e Hitler hanno provato, ed è finita tragicamente: l’Ue è un tentativo di fare lo stesso con metodi diversi”. Ora, il fatto che l’Europa a trazione germanica sia un mostro oppressivo, dovrebbe essere ormai constatazione comune. Invece si è assistito agli strilli indignati, allo scandalo mediatico, in cui s’è distinta (come sempre) la “sinistra” nelle sue varie forme: un caso tragicomico di conformismo che ormai è diventata psico-polizia: le “sinistre” cercano di vietare il dibattito, appena superi la contingenza. Appena qualcuno prova a discutere i fondamenti filosofico-politici della Europa come s’è venuta formando, ecco che si chiama la polizia. E’ il ben noto riflesso totalitario di ogni sinistra.

Non è quindi singolare che a Londra sia il Guardian – il giornalino della sinistra chic – ad attaccare Johnson con più artificiosa meraviglia e fervore europeista – ossia conformista. Tutto come consueto. Ma quando ha chiamato l’ex sindaco, per le sue posizioni, un “ignorante”, bisogna reagire. E’ la sinistra che dimostra la sua ignoranza: ignoranza del dibattito e delle fonti della critica di Johnson, effetto collaterale del fatto che sopprime il dibattito pubblico si temi fondamentali. La “fonte” ignorata è proprio inglese: John Laugland, uno dei maggiori pensatori politici del nostro tempo, autore di una critica profondissima della cosiddetta Europa: The Tainted Source (la fonte inquinata) che ha come sottotitolo “le origini a-democratiche dell’idea di Europa”.

Vediamo di capirci.

L’Unione Europea, ci dicono gli europeisti, è nata per garantire “la pace”. Così l’hanno voluta gli americani vincitori che affidarono a Monnet i fondi del Piano Marshall: sottrarre sovranità agli stati, altrimenti si faranno la guerra. In pratica, eliminare la politica dallo spazio europeo, creando una sede dove i conflitti non vengono composti, ma aboliti dalla tecnoburocrazia.

Non sapevano (gli ignoranti) che questa visione era esattamente quella della Prussia di Federico il Grande. La Prussia aveva bisogno di “pace”, scrisse Federico in un testo del 1705 inteso per i suoi successori, perché è circondata da troppi vicini potenti [Francia, Russia, Impero absburgico]. E’ l’incubo prussiano di essere battuto da una guerra su due fronti, da due avversari sui due confini: incubo giustificato ( e tuttavia errore strategico in cui la Germania non ha cessato di cadere, fenomeno singolare).

La “pace” al modo prussiano

La soluzione prussiana fu “la pace” coi vicini. La “pace” prussiana comprendeva e richiedeva l’allontanare i suoi vicini dai propri confini, creandosi attorno un “grande spazio” di “pace”.

E’ impressionante constatare come questa stessa idea animasse – due secoli dopo – Helmuth Kohl, il cancelliere che ha firmato il Trattato di Maastricht e ci ha voluti tutti “dentro l’Euro”: “Noi tedeschi abbiamo una ragione speciale per cui necessitiamo di una Europa unita. La Germania ha più vicini di che ogni altro paese in Europa..” (febbraio 1996). E’ l’incubo prussiano dell’accerchiamento; lo stesso che tradì il massimo negoziatore tedesco di Maastricht, Horst Koehler: “Non c’è alternativa alla integrazione europea. Ogni altra scelta potrebbe far sì che le altre nazioni del continente, un giorno, si uniscano contro di noi” (intervista a Le Monde, 6 febbraio ’96).

Il punto paradossale è che la Prussia volle creare attorno a sé la “pace”, evitando di farlo con la politica, evitando di apparire egemone. E soprattutto, evitando le responsabilità che vengono con l’egemonia politica. La Prussia unificò piccoli regni e principati tedeschi, sì, ma con lo Zollverein. Una unione doganale , dunque economica, non politica; fondandosi sulla unità linguistica, – ancora una volta una unità “culturale” e non politica.

Lo Zollverein fu una intuizione essenzialmente pacifica alla prussiana: allontanava i nemici dai confini; il guaio è che è stata il modello della unificazione d’Europa, che doveva avvenire (come voleva Monnet) in modo “inavvertito”. Quando lo Zollverein rese grande ed economicamente superpotente la Germania, sorse il problema che la Germania non ha mai saputo risolvere, la sua “impoliticità” di fondo: non riconobbe la sua vera natura. Era un impero? O no? E’ la falla che ha riconosciuto Henry Kissinger: “Il Reich di Bismarck non era uno stato nazionale, era un artificio, essendo essenzialmente una ‘grande Prussia’, [caratterizzata dall’] assenza di radici intellettuali”. Il militarismo tedesco, paradossalmente nasce da questo vuoto intellettuale e dalla idea di “pace” prussiana; si sentiva insicura, la superpotenza che era diventata…

Perché era successo questo: la Prussia non aveva unificato la legislazione dei paesi che via via inglobava nello Zollverein; aveva lasciato ad ogni piccolo principato le sue. In apparenza. Ma aveva imposto gli standard prussiani attraverso “normative” e “regolamenti” giustificati dall’integrazione economica: standard industriali, norme commerciali, armonizzazioni doganali…insomma esattamente come la cosiddetta “Comunità” divenuta “Unione Europea”.

Anche allora la Prussia fece la Germania agendo “al disotto” della politica, imponendo armonizzazioni e regolamenti (non leggi) che però uscivano dai ministeri prussiani, da teste prussiane – ed ebbero come effetto finale che fu il sistema giuridico prussiano quello che, inavvertitamente, si impose.

E che sistema giuridico era quello prussiano? Purtroppo, quella della grande caserma di Federico: regolamenti, non leggi. Le leggi vengono discusse e votate, accettate e respinte; i regolamenti militari, no. Il sistema giuridico viene concepito (dal diritto romano in poi) come un corpus che dà ai cittadini la libertà, ossia l’azione libera nell’ordine (per esempio, legarsi volontariamente con contratti, senza che l’autorità ci metta bocca); la Prussia era governata da una struttura “di comando e obbedienza”. E oggi non vediamo lo stesso? Bruxelles ordinare all’Ungheria di prendersi migliaia di rifugiati altrimenti infliggerà punizioni e multe? E’ che Bruxelles è il ventriloquio di Berlino, che concepisce il diritto come un insieme di regolamenti e di obbedienze, non di libertà e pluralismo. Alla prussiana.

Commenta Laughland: “L’impero germanico si supponeva dovesse servire a contenere la Prussia, ebbe l’effetto opposto”. E’ l’equivoco in cui caddero gli europeisti alla Mitterrand: facciamo la UE e l’unione monetaria per contenere la Germania, che dopo la sua unificazione era tornata la superpotenza temibile. Hanno ottenuto l’effetto opposto.

In perfetta buonafede, la Germania si è lasciata “contenere”. O meglio: in imperfetta malafede: sentendosi sollevato da ogni responsabilità. Quindi legittimata ad agire da bottegaia egoista, essendo l’egemone di fatto, ma non di diritto.

Anche questa furbizia è una costante. Negli anni precedenti alla Grande Guerra, un cancelliere tedesco di nome Theobald von Bethmann-Hollweg, concepì una unione doganale che comprendesse tutti i vicini, dalla Francia all’Austria-Ungheria, dalla Polonia all’Olanda e Belgio, dalla Svezia all’Italia; la chiamò Mitteleuropa. Ovviamente la concepì “come una zona di sicurezza che la Germania
avrebbe dominato economicamente, ma non avrebbe annesso formalmente”: l’annessione avrebbe significato assumersi la responsabilità dei dominati. Un grave peso, il fardello dell’impero – che la Germania non ha voluto. Meglio: di cui ha voluto i vantaggi, ma non i doveri. Chiaramente fissati.

Tutti i responsabili tedeschi, “democratici” (come Walter Rathenau, non a caso un industriale, presidente della AEG) o no (Adolf), hanno voluto e teorizzato una unione europea fondamentalmente basata “sui comuni interessi” a protezione della Germania e della sua “pace”. L’ex Kaiser Guglielmo, detronizzato dopo la disfatta tedesca del 1918, ormai in esilio da un trentennio, nel 1940 si entusiasmò per le conquiste di Hitler: “Stiamo diventando gli U.S. d’Europa sotto guida tedesca! Un continente europeo unito, che mai avrei sperato di vedere!”.

Reichskanzler Adolf Hitler und der Deutsche Kronprinz Wilhelm von Preußen im Gespräch während der Feier vor der Garnisonkirche in Potsdam.
Reichskanzler Adolf Hitler und der Deutsche Kronprinz Wilhelm von Preußen (1933)

Chi più europeista di lui? La stessa speranza di Mario Monti, di Padoa Schioppa, della Boldrini. Di Draghi e di Juncker. E di Monnet, Delors e Mitterrand, e Hollande.

Sì perché dopo aver illustrato il difetto “politico” della Germania che ne ha fatto l’egemone taccagno ed egoista che ci opprime, che dire della incredibile stupidità giuridica, politica (e morale) degli “europeisti” che non l’hanno fermata quando potevano?

Il punto di svolta è stato nel 1993. Quando un gruppo di tedeschi (giustamente) esasperati del dirigismo autoritario della Commissione europea, trascinarono il governo tedesco davanti alla Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe accusandolo di violare la costituzione: il trattato di Maastricht è incostituzionale perché viola la sovranità tedesca, il Cancelliere non può ratificarlo.

La Corte di Karlsruhe decretò che no, Maastricht non intaccava la sovranità della Germania e i diritti fondamentali dei tedeschi. Ma con la stessa pronuncia si proclamò la giudicatrice d’ultima istanza dei trattati europei e della loro conformità alla Costituzione tedesca. Una sentenza impeccabile. Ma anche il rovesciamento speculare di quarant’anni di (pseudo)giurisprudenza europea, che aveva sempre dato il primato alle normative comunitarie sopra le leggi nazionali.

Anche la Germania aveva accettato per quarant’anni quella supremazia, accettando pecorilmente di ratificare tutte le “normative”; era la Germania divisa, la Germania che si doveva far perdonare le sue colpe…E la Corte non era mai stata investita della questione. Da quel momento, l’intero assetto dell’Europa è cambiato. Laughland: “Mentre tutti gli altri stati membri dell’Unione Europea sono ugualmente soggetti alla legge dell’Unione, solo la Germania ha dichiarato che è il suo diritto nazionale a prevalere, in caso di conflitto” tra i Trattati europei e la sua Costituzione.

Insomma la Germania è l’unico paese sovrano in una Unione dove tutti gli altri hanno ceduto pezzi giganteschi della propria sovranità, e sono incessantemente premuti a cederla tutta. Da allora, la Germania rispetto ai paesi d’Europa ha assunto la medesima posizione della Prussia rispetto ai piccoli regni tedeschi del Reich Germanico nel 1871. Peggio: ogni ulteriore progresso verso “più Europa”, ogni più decisiva spinta verso il federalismo e la cessione di sovranità definitiva a cui ci spingono gli “europeisti”, non fa’ che rafforzare la presa della nuova Prussia sugli altri e sulle leve di comando tecnico-amministrative. Si determina un potere improprio ma imperioso, come dimostra il fatto che è Berlino a darci i governi, a noi italiani; a multare l’Ungheria perché non accetta gli immigrati islamici; a ridurre la Grecia alla fame recuperando (da tutti noi stati-membri) i 220 miliardi che le sue banche le avevano follemente prestato; ad aver portato l’Europa alla deflazione perché vuole l’euro come “sua” moneta, non la moneta comune.

Ma questo, mica è colpa della Germania.

E’ colpa nostra. Di tutti gli altri paesi e governi che non hanno capito (o fatto finta di non capire) che la sentenza di Karlsruhe cambiava la natura della “costruzione europea” come l’avevano voluta i “congiurati” dei tempi di Monnet. Più precisamente, che essa interrompeva la cosiddetta integrazione (più o meno) alla pari.

Non è colpa della Corte di Karlsruhe, che ha riaffermato la sovranità nazionale. E’ dei nostri governi che non hanno fatto altrettanto – ciò che avrebbe configurato una “Europa delle patrie” come la auspicava De Gaulle, innominabile dalla polizia del pensiero.

O almeno, bisognava che l’arbitro fischiasse il rigore “Alt! La sentenza cambia le carte in tavola! Mettiamoci attorno al tavolo e rinegoziamo tutte le regole del gioco!”.

Ma dov’è, dov’era un smile arbitro? Forse a Bruxelles? Ovviamente no: la tecnocrazia che domina dietro le quinte, senza legittimità democratica, non ha questo fischietto arbitrale – se non quando glielo presta Berlino. E ciò perché essa non solo, secondo le istruzioni ricevute nel 1945,spoglia gli stati della sovranità; ne ha spogliato anche se stessa. Nella convinzione (falsissima) che sia la sovranità a creare i conflitti. La sovranità, ossia la politica: è quella che è stata esclusa per principio, nella convinzione che eliminando la politica si elimina il conflitto. Visione essa stessa “prussiana”, dice Laughland, perché l’essenza del Politico sta nel riconoscere i conflitti, e nella capacità di istituzionalizzarli – per esempio riconoscendo l’opposizione politica invece di silenziarla – che è poi il riconoscere che la Politica è irriducibile alla “tecnica amministrativa”, che non è “scientifica”, che è sempre “discutibile”…

Questa è la fossa in cui gli “europeisti” ci hanno cacciato; il nodo scorsoio in cui hanno ficcato le nostre teste; e invece di pensare a come trarcene fuori, minacciano catastrofi economiche e guerre se il Regno Unito ne esce, e danno a Johnson pure dell’ignorante. Ma in lui agisce l’istintiva diffidenza britannica, la sagacia politica stessa per cui Londra nella UE c’è con un piede solo; una visione politica, piaccia o no, che a noi manca.

Pensate solo a questo: se avviene il Brexit, può cominciare un processo di liberazione anche per noi; se il referendum inglese fallisce, la cosiddetta UE si rafforzerà, le sue catene diverranno inestricabili e più pesanti. Per quanto spiaccia dirlo, confido negli inglesi: per antica esperienza, sanno riconoscere una Prussia, quando ne vedono risorgere una.


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PietroGE
Famed Member
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Articolo magistrale, anche se lungo, di Blondet.
Finalmente, al contrario di come faceva di solito non ha scritto il solito articolo anti tedesco ma ha centrato le vere responsabilità per la situazione catastrofale in cui versa la UE. Il paragone storico è, inoltre, molto interessante e pertinente.

Certo, non viene enfatizzata, come forse si doveva, la responsabilità enorme di MItterand in tutta la vicenda euro. Il presidente francese aveva persino minacciato di non riconoscere la unificazione tedesca se la Germania non avesse acconsentito a lasciare il marco per una moneta unica.
Il retro pensiero, sbagliatissimo, era che la forza tedesca risiedesse nella moneta. Una volta scomparsa questa la Germania avrebbe perso il suo vantaggio economico e la Francia, unica potenza nucleare in Europa occidentale sarebbe stata la nazione dominante, capace di imporre i suoi interessi economici e finanziari a tutti.

Mitterand aveva sbagliato analisi. La potenza economica tedesca risiede nell'innovazione e nella organizzazione economica. La forza del DM era una conseguenza della forza dell'economia, non la causa.

Anche la frase finale dell'articolo non mi trova d'accordo. Agli inglesi nessuno (tranne Pat Buchanan, nel suo libro) ha mai osato rinfacciare la responsabilità enorme nella trasformazione di una disputa territoriale tra Germania e Polonia, che poteva e doveva restare limitata, in una guerra mondiale che ha suicidato l'Europa intera...compreso l'Impero britannico. Non mi sembra che sappiano riconoscere un gran ché.


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oriundo2006
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Si, l'articolo è molto bello anche se altri commentatori avevano ripreso il parallelo. Qui ad esempio è visto da parte francese ( http://www.jd-giuliani.eu/fr/article/cat-2/180_L-Union-europeenne-du-Zollverein-a-la-puissance.html ) in modo interessante in quanto viene a indicarsi il problema NON nella Germania - come lo fa apparire Blondet sia pure non volendolo - ma come rimedio alla debolezza in seno al fondo monetario internazionale, le cui decisioni vengono prese sostanzialmente dagli Usa senza che l'Europa possa parlare con una voce unica.
Dunque le rinunce di sovranità e quant'altro vengono qui viste da un'altro angolo, come il necessario gravame da pagare per ottenere in sede internazionale il giusto peso di un continente di 600 milioni di persone: che oggi contano veramente troppo poco.

Si dimenticano invero tante altre cose, ma è però il leit-motif di TUTTA la politica europea: contare di più nella sede internazionale, oggi monopolizzata dagli USA attraverso ( ed in nome e per conto ) della nota lobby, aggiungo io...Insomma, il gioco varrebbe la candela se...se poi in queste sedi si avesse il coraggio di parlare non nella neo-'langue de bois' ma indicando strade alternative allo sviluppo ed alla politica internazionale di potenza condotta dagli americani. Se ne avrebbe il coraggio davvero ? Potrebbero gli USA accettarlo e negoziare davvero il loro strapotere tecnico, scientifico, culturale sull'Europa Unita ? Personalmente ne dubito: e lo Zollverein attuale è solo un comodo alibi per tacere su tutto e non prendere posizione su nulla contentandosi di massimizzare gli utili dalla situazione bloccata che c'è, leccando il deretano a stelle e strisce per i dollarini che ogni tanto fa piovere a comando sulle elites dei paesi più allineati.

Perchè la situazione è bloccata non tanto a mio avviso dalla inconsistenza dei governanti europei e dalle loro politiche miopi e fallaci ma dall'essere gli USA assolutamente ed incontestabilmente i più forti militarmente OGGI. Chiedere agli europei di unirsi per fronteggiare tale minotauro e sperare che questi assista bel bello all'emergere rinnovato di un contendente globale è veramente da ingenui inguaribili, da uomini che non sanno le cose del mondo ma si trastullano di buoni propositi e buone intenzioni, tenendo a manifestare coscienziosi 'desiderata' per far rimarcare la loro buona fede: alla fine credono ( all'insaputa della loro intelligenza ) che il potere assoluto sia in buone mani...ma solo perchè in realtà non possono fare altrimenti.

Insomma, anche come 'zollverein' la creatura europea è un monstrum incompiuto e stolido che obbedisce al padrone che l'ha creato: e come a tutti i golem gli manca 'emet', cioè la verità ....

P.S.: la forza della Prussia era nei suoi uomini, disposti a sacrificarsi per la Patria, nella sua fanteria in linea che senza paura affrontò i cannoni di Napoleone a Waterloo e lo sconfisse. Pensare che basti un artificio monetario o contabile a creare simili eroi è da folli: Blondet, giri un po' negli happy hours serali e veda un po' se vede uomini siffatti...


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oriundo2006
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Anche se 'a latere' dell'argomento trattato nel saggio di Blondet, tengo a segnalarvi questo bell'articolo: http://unmondoimpossibile.blogspot.it/2016/05/leurss-io-ho-vissuto-nel-vostro-futuro.html
Si tratta di un dissidente dell'epoca sovietica ( Bukowsky ) che ha individuato alcuni caratteri comuni all'ex-Urss e l'Eu attuale: sono parecchi e sono tutti convincenti e sembrerebbe - facendo un collage tra questi due articoli - che l'Eu attuale faccia di tutto per somigliare ai peggiori difetti dei regimi passati. Ma è 'colpa' sua ? A mio avviso NO: è teleguidata da poteri occulti, ma non troppo, che dettano la sua agenda fregandose degli obiettivi propri a questa unione: come a ben vedere si è trattato per parecchi dei regimi in questione. Infatti i paragoni tra simili leviatani non mancano: tra il III Reich, la Prussia, l'Urss, l'Impero Romano...insomma, vi sono tratti comuni a tutti questi regimi che fanno propendere ad una conclusione, terribile nella sua semplicità e drammatica nei suoi esiti futuri: implosione per aver obbedito a poteri estranei all'anima dei loro popoli, specie quando questi ne suscitavano i peggiori istinti.
Rimane il quesito: per guerra, per invasione, per debolezza interna, per autodistruzione, per infingardaggine delle elites dedite ai loro vizi ? Chi lo sa. Ed in fondo questo puo' solo interessare i posteri.


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yago
 yago
Honorable Member
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Come non condividere, Blondet peraltro è un cattolico moderato e non un estremista irrazionale. Quando ho sentito parlare di Hitler ed Europa ho subito pensato che le dichiarazioni non erano affatto scandalose. La dotta ricostruzione di Blondet me ne ha dato conferma.


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