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Castro - Il piacione Bill Clinton e le sue balle su Haiti


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Davvero provo pena a doverlo smentire. Lui oggi non è altro che un uomo di aspetto bonaccione consacrato al suo lascito storico. Come si sa l'Onu l'ha designato suo «inviato speciale» per Haiti.
Bill Clinton, da presidente, per via di ridicole gelosie politiche impedì che l'ex-presidente Carter partecipasse ai negoziati migratori con Cuba, promosse la Legge Helms-Burton e fu complice delle attività della Fondazione cubano-americana contro il nostro paese.

Nonostante ciò noi non eravamo ostili alla missione che per ragioni ovvie l'Onu gli ha assegnato.

Noi cooperavamo con Haiti, paese fratello, da molti anni e in diversi campi, specie nel formare medici e prestare servizi alla popolazione. Se Clinton voleva raggiungere qualche risultato, non vedevamo ragioni perché dovesse ostacolare la nostra cooperazione in un paese sensibile come Haiti.

Solo qualche giorno fa, si è tenuta a Santo Domingo una riunione sulla ricostruzione di Haiti che ha complicato le cose. Era presente un 'ottantina di persone, fra cui diversi ambasciatori in rappresentanza dei donatori, membri della Fondazione Clinton e anche dei governi Usa e di Haiti. Ma pochi hanno potuto parlare, fra loro l'ambasciatore del Venezuela, se non altro uno dei donatori più importanti. Quasi tutto il tempo se l'è preso Clinton. Come convitato di pietra c'era anche l'ambasciatore di Cuba senza però poter parlare ma solo essere testimone di un evento in cui non si è deciso nulla.

Quella riunione è stata un inganno. L'indignazione degli haitiani era del tutto giustificata. Il paese distrutto dal terremoto di un anno fa, in realtà è stato abbandonato al suo destino.

In un dispaccio datato 16 dicembre dell'agenzia Usa Ap si legge: «L'ex-presidente Bill Clinton ha espresso la sua fiducia nello sforzo per la ricostruzione di Haiti durante la visita di un giorno fra i disordini civili e una crisi politica inestricabile. L'inviato speciale dell'Onu a Haiti è arrivato il giorno dopo che la Commissione ad interim per la ricostruzione, di cui comparte la presidenza, si è vista obbligata a tenere una riunione nella confinante Repubblica dominicana a causa della violenza esplosa dopo le controverse elezioni presidenziali haitiane del 28 novembre. Clinton ha visitato una clinica specializzata nella cura del colera e gestita da Medici senza frontiere, che ha trattato 100 mila persone colpite dall'epidemia scoppiata in ottobre. Nella riunione del giorno prima si erano approvati progetti per 430 milioni di dollari. Ma la cosa più significativa sono state l'indignazione per la lentezza del ritmo della ricostruzione e la lettera inviata dai frustrati membri haitiani in cui sostenevano di essere emarginati dalle decisioni e lamentavano che i progetti approvati "non contribuivano alla ricostruzione di Haiti né al suo sviluppo nel lungo periodo"».

Notare cosa ha detto poi Clinton, secondo l'agenzia, in una conferenza stampa: «Condivido la vostra frustrazione... Centinaia di migliaia di haitiani avranno una casa permanente l'anno prossimo... E' vero che questi impegni sono già stati presi molte volte ma dei 5700 milioni di dollari promessi per il 2010-2011, ne sono arrivati solo 897 milioni».

Quei 897 milioni non si vedono da nessuna parte, a Haiti.

Poi costituisce un'assoluta mancanza di rispetto alla verità affermare che la clinica gestita da Msf abbia da sola curato 100 mila persone. La dottoressa Lea Guido, rappresentante dell'Oms a Haiti, ha informato che il numero delle persone colpite, fino all'11 dicembre scorso, era di 104.918, una cifra enorme che non potrebbe essere a carico di una sola clinica. Ovviamente Clinton, con le sue menzogne, cerca di ignorare il lavoro dei più di mille medici, infermieri e tecnici cubani e latino-americani che sostengono il peso principale della battaglia per sconfiggere l'epidemia nell'unico modo possibile: penetrare fino ai più isolati angoli di un paese in cui la metà dei suoi 10 milioni di abitanti vive nelle aree rurali. Come ha riconosciuto la dottoressa Guido, «le risorse umane inviate da Cuba stanno dirigendosi nelle zone più isolate del paese. E questo è ciò che si deve fare».

FIDEL CASTRO RUZ -
Fonte: www.ilmanifesto.it
19.12.2010


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