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CH: cronaca insider dell'elezione


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http://www.liberatv.ch/articolo/31483/e-merlini-veste-i-panni-del-reporter-ecco-la-mia-cronaca-sullelezione-del-consiglio

E Merlini veste i panni del reporter: "Ecco la mia cronaca sull'elezione del Consiglio Federale"
Il Consigliere Nazionale PLR: "Mormorii, cigolii e teoremi hanno scandito le ultime settimane, raggiungendo il culmine, come da copione, nella Notte dei lunghi coltelli. E lo si percepiva bene, nelle vie della Citta' vecchia, che la partita era aperta"

di Giovanni Merlini (*) - 11 dicembre 2015

BERNA - Un paio di passi indietro. Dopo le dimissioni della Consigliera federale grigionese Eveline Widmer-Schlumpf, una parte sempre piu' consistente del mondo politico ha (finalmente) riconosciuto all'UDC il diritto ad un secondo rappresentante in governo, in particolare alla luce del suo trionfo elettorale lo scorso 18 ottobre. E' nato cosi' il cosiddetto "tricket". Un'abile mossa dell'UDC per accreditare la sua sensibilita' confederale nei confronti delle aspirazioni delle principali regioni linguistiche della Svizzera: un'opzione svizzero tedesca, una romanda e una ticinese.

Ma il vero obbiettivo strategico non era difficile da decifrare: portare un romando nella stanza dei bottoni per rafforzare l'UDC nella Svizzera francese, dove i suoi margini di crescita sono ancora considerevoli. Con buona pace del giovane e scattante Aeschi, appositamente indicato come pupillo di Blocher e dello stesso presidente del governo ticinese Gobbi, rappresentante della Svizzera italiana desiderosa di riscatto. I vertici dell'UDC sono cosi' riusciti a confondere un po' le acque, quel tanto che bastava. E poi, tanto per chiarire agli esclusi dal ticket il loro destino in caso di eventuali sgarri, ecco la clausola di sapore vetero-staliniano: espulsione automatica dal partito per qualsiasi candidato non ufficiale che avesse l'ardimento di accettare un'elezione a sorpresa. Da una parte la pretesa di difendere la "svizzeritudine", dall'altra lo sprezzo dell'autonomia e della sovranita' dell'Assemblea federale, consacrata dalla Costituzione federale, garante virtuosa del nostro modello politico di successo. Ma questa e' un'altra storia.

Spazio ai bookmakers.

Da una parte il trio ufficiale, dall'altra gli ipotetici Sprengkandidaten (divenuta la parola del mese). Mormorii, cigolii e teoremi hanno scandito le ultime settimane, raggiungendo il culmine, come da copione, nella Notte dei lunghi coltelli: cominciata all'ora dell'aperitivo al primo piano dello Schweizerhof e proseguita nelle sale sfarzose del Bellevue, mecca a cinque stelle di telecamere, stati maggiori generali di partiti, staff e semplici curiosi. Lo si percepiva bene, nelle vie della Citta' vecchia di Berna, che la partita era ancora aperta.

Mercoledi' 9 dicembre 2015.

Alle 5:30 la sveglia suona e una buona dose di adrenalina per l'appuntamento con le Istituzioni sprigiona il suo effetto. Lunghezza della cravatta centrata al primo tentativo, colazione e alle 7:15 riunione di frazione per l'ultima verifica dei possibili scenari sotto il cupolone. Alle 8:00 suona la campanella della brava Presidente del Consiglio nazionale per l'inizio dei lavori che si concentrano dapprima sull'applauditissima laudatio alla Consigliera federale uscente, dopo mesi di graticola. In partenza anche la Cancelliera della Confederazione, poco conosciuta ai piu', ma il cui ambito di competenza e' importante.

Ben presto ci si avvicina al clou dell'ordine del giorno, ovvero l'elezione di coloro che siederanno nello Chalet federal. Un'operazione da compiere "con scienza e coscienza", come auspicato da Christa Markwalder. Ecco dunque la scontata conferma di tutti i Consiglieri federali uscenti, dove brillano Alain Berset, Doris Leuthard e, piu' di tutti, Didier Burkhalter. Chiari segnali di distensione anche dall'UDC.

Stellungsnahmen.

Alle 10:30 arriva il momento piu' atteso. Si comincia con i capigruppo che riferiscono la posizione del proprio partito.
Adrian Amstuz (UDC) pretende il ripristino della concordanza, possibile unicamente se ci si attiene al tricket, ritenuto custode dei principi fondanti di liberta' e indipendenza.
Ignazio Cassis (PLR) richiama - dopo 8 lunghi anni di instabilita' e crisi istituzionale - al senso di responsabilita', poiche' l'orizzonte del benessere svizzero presenta qualche nube che va affrontata con soluzioni serie e condivise.
Per Filippo Lombardi (PPD) e' l'ultima elezione su cui pesera' l'effetto della clausola ghigliottina, dopodiche' i popolari democratici eserciteranno il loro mandato in piena liberta'.
Roger Nordmann (PS) reinterpreta in modo (troppo) creativo la formula magica e si dice sorpreso che il centro non abbia legittimamente rivendicato il seggio di EWS.
Bocciatura completa anche dai Verdi che, richiamando la centralita' dei diritti fondamentali, ritengono ineleggibili i candidati democentristi.
Unica raccomandazione di voto chiara e' quella del fronte verde-liberale, che indica il candidato ticinese: una questione di rappresentanza regionale, di capacita' comunicativa e di esperienza di governo, a conferma della positiva impressione che il nostro Consigliere di Stato ha lasciato nelle audizioni.

Le viticulteur de Bursins.

Alle 11:05 i bigliettini colorati si rovesciano sul tavolo nella saletta dove siedono gli scrutatori.

La prima tornata premia subito Guy Parmelin (90), secondo con un certo distacco Thomas Aeschi (61) e terzo Norman Gobbi, che con 50 voti personali raccoglie un risultato di tutto rispetto, per lui e per il Cantone Ticino. Il candidato selvaggio, ovvero Thomas Hurter, tramonta immediatamente con 22 voti.

Con il secondo turno comincia a prender forma il "voto utile": Parmelin decolla e la meteo della giornata appare ormai facilmente intuibile.

Al terzo turno, infatti, giunge l'annuncio: Gewaehlt ist, mit 138 Stimmen, Guy Parmelin.

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(*) Consigliere Nazionale, cioe' parlamentare, PLR

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Da:
http://www.liberatv.ch/articolo/31485/rusconi-vi-devo-dire-la-verita-il-ticino-non-aveva-nessuna-possibilita-di-entrare

Rusconi: "Vi devo dire la verita'? Il Ticino non aveva nessuna possibilita' di entrare in Consiglio Federale con Norman Gobbi. Ecco perche' "
L'ex Consigliere Nazionale, tra riflessioni e retroscena, rilegge in maniera critica la corsa del Consigliere di Stato leghista al Governo svizzero: "E in futuro e' inevitabile il partito unico Lega-UDC, attraverso una fusione de facto"

di AELLE - 11 dicembre 2015

LUGANO - Non che quando fosse in carica si risparmiasse in giudizi fuori dai denti, politicamente scorretti ed estranei agli schemi istituzionali e partitici. Grazie a quella sua vena un po' anarcoide e un po' cazzona, Pierre Rusconi qualche lampo di fastidiosa realta' l'ha regalata nel corso degli anni. Svelando episodi, ritagli di vita, vizi, eccessi e qualche miseria del mondo politico ticinese e svizzero, spesso celati da una densa coltre di ipocrisia. I suoi compresi.

Lo ha sempre fatto e oggi che e' un ex ha un ulteriore margine di manovra per dir quel che pensa e per svelare qualche piccolo retroscena. E allora, adesso che la polvere calda delle emozioni e dei commenti si e' posata, abbiamo pensato di rileggere insieme a lui in chiave critica la corsa di Norman Gobbi al Consiglio Federale. Mettendo sotto la lente cose buone ed errori dell'esercizio e gettando uno sguardo sul futuro.

Prima pero' due parole sul nuovo ministro Guy Parmelin, che Rusconi ha avuto a Berna come vicino di banco: "E' sicuramente la persona con cui ho legato di piu' al Consiglio Nazionale. Ci
siamo sentiti molto in questi giorni, compresa la mattina dell'elezione e anche il giorno seguente. Sono dispiaciuto che non sia stato eletto Gobbi, ma al contempo sono contento che l'Assemblea Federale abbia scelto lui. Mi ha detto che prossimamente forse verra' in Ticino e andremo a cena insieme. Lo aspetto con immenso piacere. Intanto mi ha rassicurato sul fatto che potro' continuare ad acquistare il vino dalla sua azienda...".

"Sono convinto che Parmelin potra' diventare un buon Consigliere Federale. Piu' di Ueli Maurer, che e' stato un ottimo presidente di partito e invece come ministro fa fatica. Guy e' uno che ragiona con la sua testa, all'interno del partito non deve favori a nessuno ed e' un leader tra i romandi. Per l'UDC svizzera non era probabilmente in assoluto il Consigliere Federale dei sogni. Ma tra le opzioni disponibili in svizzera francese - che fa fatica ad esprimere nomi all'altezza cosi' come il Ticino - era di gran lunga il migliore. Fara' molto bene, vedrete".

Ma torniamo al punto. Alla mancata elezione di Gobbi. "Vuole la verita'? - chiede retoricamente Rusconi - E allora la verita' e' che l'UDC voleva sin dal principio eleggere un romando. Il Ticino, al di la' degli indubbi meriti di Gobbi che si e' fatto grande onore, non ha mai avuto una possibilita' concreta di entrare in Consiglio Federale. Il calcolo politico e' abbastanza semplice. L'unica regione della Svizzera dove l'UDC puo' guadagnare importanti consensi e' la Romandia, dove si veleggia in media tra il 18 e il 20%. In Svizzera tedesca l'apice e' gia' stato piu' o meno raggiunto e anche in Ticino, se fa la somma tra la Lega e UDC Ticino. Per attaccare questo unico margine di crescita era dunque necessario dare alla Svizzera francese un Consigliere Federale, il primo tra l'altro della storia per i democentristi romandi. E cosi' e' stato fatto. Il resto sono chiacchiere".

Piu' nel dettaglio: "E' evidente che la candidatura di Aeschi al posto di Heinz Brand era un chiaro segnale in questa direzione. Il candidato di Zugo, infatti, era in questo momento ineleggibile: vuoi perche' senza esperienza, vuoi perche' e' il delfino di Blocher, un peccato originale stampato nel dna dell'Assemblea Federale. Quella di Gobbi e' stata una buona operazione di marketing e nulla piu'. Almeno per il presente. Per quanto riguarda invece il futuro e' stato un primo passo verso cio' che ritengo inevitabile: una fusione, nei fatti, tra Lega e UDC".

In questo senso c'e' un retroscena importante di cui tener conto. "L'idea del tricket, ovvero di un candidato per regione linguistica, non nasce certo nelle ultime settimane. Almeno un paio di mesi prima delle elezioni, il capogruppo alle Camere Adrian Amstutz mi prospetto' l'ipotesi di una candidatura. Gli risposi che non avevo l'eta', non ero all'altezza e soprattutto non avevo voglia di imbarcarmi in un'impresa del genere. Gli feci pero' i nomi di Marco Borradori e Norman Gobbi come alternative. Lui fu molto netto nel ribattermi che l'ipotesi non entrava minimamente in linea di conto. Dopo aver per anni attaccato Widmer Schlumpf per essere la ministra del 5%, non si poteva proporre esponenti di un partito che rappresentavano meno dell'1% a livello nazionale. Poi invece qualcosa e' cambiato e Gobbi e' stato proposto. Ma questo naturalmente non ha risolto il problema di fondo. Infatti negli altri partiti questo fattore, nei termini che mi aveva esposto Amstutz, e' stato dominante. D'altra parte a Berna la Lega e il Mouvement des citoyens sono vissuti fondamentalmente come dei partiti folkloristi e un po' rompiballe. Non vengono presi sul serio".

Cosa ha ottenuto e cosa deve imparare la Lega da questa vicenda?
"Sicuramente la Lega ha dimostrato di essere molto piu' importante per l'UDC nazionale rispetto ai democentristi ticinesi, che non hanno e non avranno in futuro ne' il peso politico ne' il personale per contare piu' di quello che contano oggi. E questo dato di fatto, come dicevo poc'anzi, puo' effettivamente portare a una fusione de facto: una sorta di partito unico Lega-UDC. La convenienza c'e' per entrambi. Blocher potra' infatti avere un megafono in Ticino e un'adeguata rappresentanza a Berna, che e' l'unica cosa che gli interessa, mentre i leghisti potranno consolidare la loro leadership nel nostro Cantone e trovare con il tempo una dimensione nazionale e probabilmente anche qualche risorsa finanziaria. E' insomma la miglior soluzione per tutti, dopo la scomparsa di Giuliano Bignasca. E poi, parliamoci chiaro: l'unico interlocutore per Blocher in Ticino e' Antonella Bignasca, e l'unico interlocutore per Antonella Bignasca a livello nazionale e' Christoph Blocher. E' semplice, se ci pensa".

"Quanto alle cose da imparare - prosegue Rusconi - credo che la Lega abbia capito di non poter per il momento ambire a posizioni nazionali rilevanti. E' una grandissima squadra ma di serie B. Non si puo' per vent'anni scrivere pesta e corna del Consiglio Federale, arrivando anche ad ipotizzare la secessione del Ticino, e poi candidarsi per un posto nel Governo svizzero. Credo che in via Monte Boglia, soprattutto se si sviluppera' questa intesa con l'UDC nazionale, dovra' partire una riflessione su che tipo di campionato si vuol giocare da grandi. Se rimanere in serie B o ambire alla Champions League".

Il nodo del Mattino rimane la chiave di volta del leghismo di ieri e di oggi. "E' chiaro che se il Mattino non avesse fatto quel che ha fatto negli ultimi vent'anni, la Lega non sarebbe diventato il primo partito in Ticino e non sarebbe potuta arrivare a proporre un candidato ufficiale per il Consiglio Federale. Questo e' certo. Ma il prezzo che ha pagato a questo giro e' stato una chiara vendetta politica, al di la' delle strategie dell'UDC che miravano a un'elezione di un romando. Non solo da parte dei socialisti, che almeno lo hanno detto chiaro e tondo con coerenza, ma anche degli altri partiti storici che hanno colto l'occasione di togliersi una soddisfazione che aspettavano da vent'anni. E tra questi, tanto per essere chiari, sicuramente ci sono anche dei ticinesi. E piu' di quelli che si pensa. Che ne sarebbe stato in Ticino di PLR e PPD se la Lega, oltre a due Consiglieri di Stato e al sindaco di Lugano, avesse avuto anche un Consigliere Federale? Oltre a cio', ribadisco, la tempistica per un'operazione politica del genere non era per nulla favorevole. Ci vorra' del tempo per far digerire la Lega come una parte integrante dell'UDC nazionale. Non era una cosa fattibile in due o tre settimane. Lei si immagina cosa sarebbe successo se il PS avesse proposto un comunista per sostituire un suo Consigliere Federale?".

La strada del matrimonio sara' lunga ma Rusconi si dice convinto che sia quella giusta, anche se non mancheranno le difficolta'. "E' chiaro che ci saranno dei mal di pancia. Gli esponenti dell'UDC rischiano di venir cancellati dallo strapotere leghista per i posti che contano". E sull'elettorato della Lega che effetti potrebbe avere? C'e' chi parla di abbraccio mortale... "No, io non credo. La Lega e' l'unico partito che nella base non ha elettori ma tifosi. Persone cioe' che continueranno a votar Lega qualsiasi cosa accada. E lo abbiamo visto di recente dove sono riusciti a far digerire di tutto e di piu' alla tifoseria: dai radar, alla tassa di collegamento, fino all'aumento delle imposte. Per molti elettori leghisti, la Lega non e' un partito ma una squadra di calcio o di hockey. E nella vita, si sa, si puo' cambiare di tutto tranne la mamma e la squadra del cuore".


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