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Misurare la povertà con uno standard unico
di Mauro Spignesi - 02 luglio 2018
In Svizzera, uno dei Paesi più ricchi del mondo come ha stabilito uno studio di Credit Suisse, è stato calcolato dall’Ufficio di statistica che ci sono oltre mezzo milione di poveri. Ma come si fa a dire che una persona è povera, come si è arrivati a questo dato che a molti potrebbe sembrare incredibile tenendo conto delle opportunità e del livello di vita nella Confederazione rispetto ad altri Paesi?
Esistono, poi, strumenti di rilevamento universali e scientifici per stabilire quando si è toccata la soglia di indigenza tra reddito minimo e beni? Nel programma contro la povertà lanciato dalla Confederazione attraverso l’Ufficio federale della assicurazioni sociali (Ufas) insieme a una serie di enti e associazioni come la Caritas, si dice innanzitutto che "non esiste una definizione unitaria della povertà". Esistono, e sono riportate un po’ in tutti gli studi di settore, tre nozioni importanti di povertà: quella assoluta, quella relativa e la deprivazione materiale, stabilita su una tabella di domande (vedi articolo sotto). Non c’è dunque una povertà ma ci sono tre differenti tipi di povertà, che vengono calcolate utilizzando una molteplicità di indicatori economici.
Quali? L’Ufficio federale di statistica (Ust), ad esempio, nelle sue ricerche utilizza la rilevazione delle forze lavoro, l’indagine sui redditi e le condizioni di vita, quella sui budget delle economie domestiche e quella sui beneficiari dell’aiuto sociale. Mettendo insieme questi dati l’Ust riesce a calcolare quale fetta di popolazione rientra nei tre diversi concetti di povertà.
È povero secondo i criteri dell’Ufficio di statistica, chi sta sotto la soglia di povertà. Attualmente si calcola la soglia è di 2’219 franchi al mese per le persone singole e 4’031 per un’economia domestica composta da due adulti e due figli a carico.
Secondo gli studi con questi soldi non si riesce a vivere dignitosamente e bisogna ricorrere, come fanno sempre più nuclei familiari o persone singole, agli aiuti sociali. Nel calcolo, tuttavia, non sono stati presi in considerazione eventuali patrimoni che le persone possiedono. Ma se con 2’239 franchi in Svizzera si è poveri, in altri Paesi invece si riesce ad arrivare dignitosamente a fine mese. Ecco perché è importante tenere conto della situazione sociale ed economica delle diverse realtà.
Ed ecco perché non esiste una sola povertà, ma tre concetti diversi. Appunto povertà relativa, assoluta e deprivazione materiale. La prima, la povertà relativa, viene adottata come standard di riferimento dall’Unione europea ed è usata anche nelle ricerche internazionali dove rientra la Svizzera. Quando si parla di povertà relativa, in sintesi, si indica quella fascia di popolazione che ha un reddito inferiore del 60 per cento a quello medio disponibile in un Paese. cioè è sotto la soglia di rischio di povertà. E proprio calcolando il tasso di rischio povertà è emerso, sempre dall’elaborazione di dati riferibili all’anno 2015, che in Svizzera questo tasso era del 15,6 per cento, inferiore a quello della media dell’Unione europea che era del 17,3 per cento.
La povertà assoluta, invece, viene misurata in base a un reddito medio necessario per acquisire beni e servizi essenziali e condurre così una vita socialmente integrata nel Paese in cui si vive. Questo concetto viene preso in considerazione da studi sulla popolazione come, se si fa riferimento ad esempio all’Italia, all’Istat, l’istituto nazionale di statistica. In entrambi questi concetti, sia quello di povertà relativa che assoluta, ha ribadito l’Ust, si prende tuttavia in esame unicamente la "situazione reddituale" e non quella patrimoniale. Infine, il tasso di deprivazione materiale, viene calcolato attraverso una tabella che mette a confronto nove bisogni e necessità che fanno parte della vita di una persona o di una famiglia.