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CH - NE: salario minimo di sFr 20 all'ora


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http://www.liberatv.ch/it/article/35483/igor-righini-sul-salario-minimo-dopo-neuch-tel-ora-tocca-al-ticino-le-prestazioni-sociali-sono-previste-per-aiutare-chi-in-difficolt-non-per-sovvenzionare-le-aziende-che-elargiscono-dei-salari-inaccettabili

Igor Righini sul salario minimo: "Dopo Neuchâtel ora tocca al Ticino. Le prestazioni sociali sono previste per aiutare chi è in difficoltà, non per sovvenzionare le aziende che elargiscono dei salari inaccettabili!"
Il presidente del PS: "Adesso la strada è spianata per realizzare l’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino”, accettata dai Ticinesi nel 2015. Il PS ribadisce con forza la necessità d’introdurre, senza più tergiversare, un minimo salariale di almeno 3'750 franchi"

di Igor Righini (*) - 5 agosto 2017

“Il Partito Socialista accoglie con grande soddisfazione la sentenza del Tribunale di Losanna che, respingendo il ricorso del padronato e di più associazioni dell’economia, sancisce l’introduzione di un minimo salariale di 20 franchi l’ora nel Canton Neuchâtel.
Adesso la strada è spianata per realizzare l’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino”, accettata dai Ticinesi nel 2015. Il PS ribadisce con forza la necessità d’introdurre, senza più tergiversare, un minimo salariale di almeno 3'750 franchi.

Fondamentale la motivazione dei giudici, i quali hanno affermato che questa “misura di politica sociale è giustificata dalla volontà di permettere alle persone che lavorano di ottenere un salario che permetta loro di vivere dignitosamente, senza dover ricorrere all’assistenza sociale”.

L’introduzione di un minimo salariale dignitoso di 20 franchi l’ora, adattato ogni anno all’indice dei prezzi al consumo, non contravviene né al principio costituzionale della libertà economica né al diritto federale. La decisione dei giudici di Losanna non lascia spazio a nessuna interpretazione volta alla riduzione di un minimo salariale analogo, ad esempio in Ticino.

Affinché questa misura di politica sociale non sia equiparata a una misura di politica economica, il Tribunale federale ha determinato che il salario minimo debba situarsi a un livello abbastanza basso. Questo è il caso – affermano i giudici del TF – per il minimo salariale di 20 franchi l’ora poiché è stato calcolato sulla base del reddito determinante in materia di prestazioni complementari AVS/AI.

Un principio e una base di calcolo validi per l’insieme della Confederazione oltre che per Neuchâtel – e quindi anche per il Ticino – che non possono essere contestati. La sentenza del Tribunale Federale è chiara: sancisce che questo è il minimo salariale al di sotto del quale, in Svizzera, è impossibile andare e contraddice, sul nascere, i tentativi delle organizzazioni padronali e del mondo dell’economia volti a ottenere un minimo salariale al ribasso in Ticino.

Il Partito Socialista ribadisce con forza che ora, in Ticino, bisogna introdurre un salario minimo legale di almeno 3'750 franchi che equivale alle prestazioni sociali di base del Cantone. Un importo inferiore non può essere accettato perché implica un intervento dello Stato. Le prestazioni sociali sono previste per aiutare chi è in difficoltà, non per sovvenzionare le aziende che elargiscono dei salari inaccettabili! Ora attendiamo che il Governo agisca con responsabilità e coraggio, presentando rapidamente un messaggio in questo senso.

In Ticino il tasso di rischio povertà è oltre il 30%, le persone che necessitano l’assistenza sociale sono in allarmante aumento e ci sono più di 1'000 persone costrette a ricevere l’aiuto sociale benché lavorino! È imperativo introdurre un minimo salariale nel nostro Cantone, tenendo conto della sentenza del Tribunale federale – la quale respinge sul nascere qualsiasi tentativo di negoziazione al ribasso – senza più esitazioni né tentennamenti!”

--
(*) presidente PS ticinese


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l'opinione di Stefano Modenini dell'AITI

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http://www.liberatv.ch/it/article/35498/stefano-modenini-show-il-direttore-di-aiti-tra-i-3-000-e-i-3-500-se-no-pi-disoccupazione-tra-i-residenti-e-meno-contratti-collettivi-tra-i-sostenitori-del-salario-minimo-c-chi-considera-gli-imprenditori-dei-criminali

Stefano Modenini show! Il direttore di AITI: "Tra i 3'000 e i 3'500: se no più disoccupazione tra i residenti e meno contratti collettivi. Tra i sostenitori del salario minimo c'è chi considera gli imprenditori dei criminali"
Il direttore di AITI entra a gamba tesa nel dibattito: "Due terzi dei beneficiari sarebbero lavoratrici e lavoratori che vivono in Italia e i giornali italiani si sono subito affrettati a propagandare il messaggio che in Ticino presto si guadagneranno almeno 3.000 euro lordi al mese. Per i redditi più base c'è l'aiuto sociale finanziato dai più benestanti"

8 agosto 2017

BELLINZONA - La sentenza del Tribunale Federale sul caso del Canton Neuchâtel, ha inevitabilmente riattizzato anche in Ticino il dibattito politico sul salario minimo.

Nel nostro Cantone è ormai pendente da tempo una legge di applicazione per l’iniziativa costituzionale approvata dal popolo “Salviamo il lavoro in Ticino”. E ora che il TF ha fissato alcuni paletti, i promotori (Verdi) e gli altri sostenitori dell’iniziativa (in particolare i socialisti), spingono affinché si proceda spediti verso la meta. Dall’altra parte il mondo dell’economia fa i suoi distinguo e frena.

Quest’oggi, dalle colonne del Corriere del Ticino, interviene Stefano Modenini. Il direttore di AITI attacca la controparte accusata di considerare “gli imprenditori ticinesi, dunque molti proprietari d’azienda ma anche artigiani, commercianti e liberi professionisti, degli approfittatori e dei criminali.

Modenini, nel suo scritto, sottolinea le differenze fra Ticino e Neuchâtel: “Per intenderci, secondo gli esperti incaricati dal Consiglio di Stato (*) di valutare la situazione, un salario minimo di 3.500 franchi mensili potrebbe comportare una minore occupazione di circa 1.500 persone e costare oltre 200 milioni di franchi di massa salariale aggiuntiva. Due terzi dei beneficiari sarebbero lavoratrici e lavoratori che vivono in Italia e i giornali italiani si sono subito affrettati a propagandare il messaggio che in Ticino presto si guadagneranno almeno 3.000 euro lordi al mese. L’altro pericolo che Governo e Parlamento corrono se non definiranno una soluzione equilibrata è quello dell’abbandono dei contratti collettivi di lavoro”.

“Qualora Governo e Parlamento optassero per la soluzione del salario minimo unico - afferma Modenini nel suo pezzo pubblicato sul CdT - dovrebbero trovare una soluzione equilibrata fra i 3.000 franchi mensili che il Consiglio di Stato stesso fissa in diversi contratti normali di lavoro e i 3.500 franchi mensili richiesti dai sindacati”. E ammonisce: “Non crediamo che Consiglio di Stato e Gran Consiglio vogliano scegliere soluzioni che comportino una maggiore disoccupazione fra i residenti.

“È evidente - conclude Modenini - che in Ticino vi è un problema di salari bassi, soprattutto all’inizio dell’esperienza lavorativa, così come è doveroso ricordare che per i redditi più bassi esiste l’aiuto sociale finanziato in maniera importante dai redditi dei più benestanti. Il salario da solo non può essere la sola risposta alle esigenze di reddito delle persone legate al costo della vita in Svizzera”.

--
(*) governo cantonale


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CH - salario minimo: Righini (PS) vs. Regazzi (imprenditore PPD)

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http://www.liberatv.ch/it/article/35497/regazzi-ma-che-dici-igor-righini-risponde-al-presidente-di-aiti-non-accettabile-in-svizzera-un-salario-minimo-inferiore-a-3-750-franchi-ecco-perch

"Regazzi, ma che dici?!". Igor Righini risponde al presidente di AITI: "Non è accettabile in Svizzera un salario minimo inferiore a 3'750 franchi: ecco perché"
Dopo la sentenza del Tribunale Federale, si infiamma la polemica in Ticino. Il presidente del PS: "L’introduzione di un minimo salariale di 20 franchi l’ora non contravviene al principio costituzionale della libertà economica"

di Igor Righini (*) - 7 agosto 2017

Che la sentenza del Tribunale federale (TF), la quale dà il via libera al minimo salariale di 20 franchi l’ora nel Canton Neuchâtel, potesse suscitare il commento del presidente dell’Associazione industrie ticinesi (AITI), non sorprende affatto.

A dir poco sorprendente, invece, sono gli argomenti relativi alla sentenza espressi dal Consigliere nazionale Fabio Regazzi. Invece di un infondato quanto epidermico commento, una sentenza della più alta autorità giudiziaria svizzera richiede di prenderne atto e agire in conseguenza. Soprattutto alla politica e in particolare a chi riveste una carica istituzionale.

Fabio Regazzi afferma che “trova sbagliato che i tribunali intervengano nella politica salariale”. Il Tribunale federale vigila sull’applicazione del diritto federale nei ventisei cantoni ed è sconcertante dover ricordare che i giudici di Losanna hanno espresso un giudizio perché il padronato e delle associazioni dell’economia hanno inoltrato ricorso contro la decisione d’introdurre un salario minimo di 20 franchi l’ora a Neuchâtel. Sono proprio padronato e associazioni economiche che hanno richiesto al Tribunale federale un giudizio al riguardo! Senza i loro ricorsi, la legge sul minimo salariale sarebbe già in vigore da tempo visto che è stata elaborata per concretizzare la volontà del Popolo neocastellano espressa nel 2011.

Il Consigliere nazionale (**) PPD si dice preoccupato dal fatto che “lo Stato decide sempre di più cosa possiamo fare e non fare”? Preoccupante è che un eletto alla Camera che rappresenta il Popolo esprima un giudizio del genere a proposito di un’iniziativa per cui il potere legislativo è chiamato alla sua realizzazione.

Questa sentenza del Tribunale federale era attesa da tempo anche in Ticino e il Partito socialista l’ha accolta con grande soddisfazione poiché permette di concretizzare l’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino”, votata nel 2015, senza più tergiversare. La sentenza determina più punti fermi, non più contestabili.

L’introduzione di un minimo salariale di 20 franchi l’ora non contravviene né al principio costituzionale della libertà economica né al diritto federale ed è abbastanza basso perché questa misura di politica sociale non possa essere equiparata a una misura di politica economica. Il Tribunale federale veglia all’applicazione del diritto sull’insieme della Confederazione e ha evidenziato come il minimo salariale di 20 franchi l’ora equivalga al reddito determinante per le prestazioni complementari AVS/AI, valido in tutta la Svizzera e quindi, oltre che a Neuchâtel, anche per il Ticino.

Benché differenti nel dettaglio, sulla questione dei settori, l’iniziativa di Neuchâtel e “Salviamo il lavoro in Ticino” condividono lo stesso principio: l’introduzione di un minimo salariale generale, valido per tutti quindi anche per l’insieme dei settori. Questo significa che lo Stato non può e non deve introdurre un minimo salariale legale che implica un suo intervento! Così come il reddito determinante delle prestazioni complementari AVS/AI è un minimo valido per tutta la Svizzera, 3'750 franchi equivale alle prestazioni sociali di base per un’economia domestica media in Ticino.

Non è perciò accettabile che lo Stato riconosca la legalità a un salario minimo inferiore, per cui il suo intervento è necessario. Le prestazioni sociali sono previste per aiutare chi è in difficoltà, non per sovvenzionare le aziende che elargiscono dei salari inaccettabili.

--
(*) Presidente PS
(**) parlamentare a Berna


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CH - TI, Mirante: salario minimo contro l'assistenza

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http://www.ticinonews.ch/ticino/400213/ldquoun-salario-minimo-contro-lrsquoassistenzardquo

“Un salario minimo contro l’assistenza”
L’economista Amalia Mirante commenta i dati della disoccupazione, guardando con fiducia al salario minimo

Redazione - 8 agosto 2017

La Segreteria di Stato dell'economia (SECO) ha reso pubblici oggi i dati relativi alla disoccupazione nel mese di luglio, che registrano un leggero calo in Ticino. Dati che danno una fotografia solo parziale, secondo la docente di economia Amalia Mirante, visto che i beneficiari dell’assistenza e soprattutto i "working poor" continuano a crescere. Un fenomeno che sembra inarrestabile, ma che l’introduzione di un salario minimo dignitoso potrebbe aiutare a contrastare.

“Abbiamo la fortuna di avere uno stato sociale forte, ma è anche vero che le spese iniziano a essere troppo grandi” commenta Mirante ai microfoni di TeleTicino. “Introdurre un salario minimo consentirebbe di ricorrere meno agli aiuti statali”.

Diversa la riflessione del direttore dell’Associazione delle industrie ticinesi Stefano Modenini che oggi, in un’opinione pubblicata sul Corriere del Ticino, ha affermato che un salario minimo di 3’500 franchi comporterebbe, da una parte, un maggior costo salariale di circa 200 milioni; dall’altro una minore occupazione di 1'500 persone. Insomma, sarebbe meglio intervenire sul costo della vita, secondo Modenini.

Mirante non esclude che alcune aziende non ce la farebbero effettivamente ad adeguarsi. Ma secondo l’economista la priorità va data ai residenti nell'offrire un modo di vivere dignitoso.

Scopri tutti i dettagli nel servizio video di TeleTicino allegato.
http://www.ticinonews.ch/video/ticino/400213/ldquoun-salario-minimo-contro-lrsquoassistenzardquo


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CH - salario minimo: PS vs Modeninini, dir. AITI

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http://www.liberatv.ch/it/article/35506/salario-minimo-il-ps-replica-a-stefano-modenini-con-otto-punti-mettiamo-i-puntini-sulle-i-a-scanso-di-future-opinioni-poco-benintenzionate-per-non-dire-in-malafede

Salario Minimo. Il PS replica a Stefano Modenini con otto punti: "Mettiamo i puntini sulle i, a scanso di future opinioni poco benintenzionate (per non dire in malafede)”
Procede a colpi di botta e risposta, la polemica sul salario minimo innescatasi in Ticino dopo la sentenza del Tribunale Federale sulla proposta in materia del Canton Neuchâtel

9 agosto 2017

BELLINZONA - Procede a colpi di botta e risposta, la polemica sul salario minimo innescatasi in Ticino dopo la sentenza del Tribunale Federale sulla proposta in materia del Canton Neuchâtel. A fronteggiarsi sul tema sono principalmente i rappresentanti del mondo dell’economia e il partito socialista. Ieri vi abbiamo proposto l’opinione di Stefano Modenini.

Il direttore di AITI, nel suo scritto, aveva spiegato perché, a suo avviso, era impossibile paragonare la situazione del Cantone romando a quella ticinese. Modenini aveva anche attaccato il PS accusato di considerare gli imprenditori alla stregua dei criminali. E la risposta dei socialisti non si è fatta attendere.

Una risposta in otto punti che parte con una premessa. Questa: “Siamo stati di nuovo costretti a leggere un'opinione a proposito della sentenza del Tribunale federale (TF) sul salario minimo a Neuchâtel, questa volta a firma di Stefano Modenini, direttore di AITI. Un articolo in cui regnano inesattezze e clamorose 'dimenticanze'. Chiariamo e mettiamo i puntini sulle i, a scanso di equivoci e di future opinioni poco benintenzionate (per non dire in malafede)”.

E veniamo agli otto punti: “1. A Neuchâtel il Gran Consiglio (*) ha deciso per un salario minimo di 20 franchi l'ora per concretizzare l'iniziativa accettata nel 2011 e che Stefano Modenini, nel suo pezzo, non ha citato

2. Accordo tra le parti sociali a Neuchâtel? Solo in un primo tempo poiché sono proprio padronato e associazioni dell'economia che hanno inoltrato ricorso al TF contro la decisione del Gran Consiglio

3. L'iniziativa di Neuchâtel differente da quella del Ticino? Rileggiamo il testo votato dai romandi e introdotto nella loro costituzione: art. 34, Salario minimo "Lo Stato definisce un salario minimo cantonale in ogni settore dell'economia, tenendo conto dei differenti settori e delle relative convenzioni collettive, affinché ogni persona che eserciti un lavoro salariato possa disporre di un salario che le garantisca delle condizioni di vita decenti". Anche a Neuchâtel si parla di settori, ma l'accordo ha previsto un salario minimo generale di 20 franchi l'ora (contestato da padronato e associazioni economiche)

4. La sentenza del TF dà il via libera a Neuchâtel ed è un'evidenza dire che tratta di quel caso. Ma fa giurisprudenza in tutta la Svizzera (è il TF che sancisce) è chiara e afferma: "L'aide matérielle est donc subsidiaire par rapport au revenu que les personnes concernées peuvent se procurer par leurs propres moyens en exerçant une activité lucrative. Cela suppose toutefois que les personnes exerçant une activité lucrative à plein temps perçoivent un revenu qui leur suffit pour vivre. L'art. 41 al. 1 let. d Cst. énonce en outre comme but social que la Confédération et les cantons s'engagent à ce que toutes les personnes capables de travailler puissent assurer leur entretien par un travail qu'elles exercent dans des conditions équitables. (dobbiamo tradurre o basta così?)

5. Così come il TF cita il reddito determinante delle prestazioni complementari AVS/AI per affermare che 20 chf l'ora è un salario equo e minimo (misura sociale e non economica), in Ticino le prestazioni sociali di base per un'economia domestica media equivalgono a 3'750 franchi: che lo Stato possa riconoscere la legalità a un salario minimo inferiore non è accettabile

6. Sulla tutela dell'economia onesta e sana contro chi ne abusa, consigliamo, la lettura del seguente passaggio "Perché gli abusi danneggiano tutti? Proprio così, chi agisce scorrettamente opera una concorrenza sleale. L'onesto va tutelato" (intervista a Igor Righini, di Aldo Bertagni, La Regione 18 febbraio '17)

7. Sulla questione dell'economia a più valore aggiunto in Ticino, ricordiamo che viene citata in "Canton Ticino – Struttura e prospettive" : un documento che in più non è di sinistra, ma che è stato pubblicato dal Crédit Suisse.

8. Costi della vita: quali sono i più importanti e quelli che più riducono il reddito disponibile delle economie domestiche? Affitto e premi cassa malati. E che si oppone sistematicamente alle nostre proposte per ridurre questi costi? I nostri avversari politici, rappresentanti -in politica- degli stessi interessi che rappresenta da Stefano Modenini".

--
(*) parlamento cantonale


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CH - salario minimo: Bang (PS) vs Modenini (AITI)

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http://www.ticinonews.ch/ticino/400775/modenini-favorisce-le-aziende-marce

"Modenini favorisce le aziende marce"
Il direttore di AITI accusa i socialisti di fare il gioco dei frontalieri. Bang replica per le le rime

Redazione - 10 agosto 2017

Continua e si infiamma il dibattito a distanza sul salario minimo tra il Partito Socialista (PS) e l'Associazione industrie ticinesi (AITI) dopo che il Tribunale federale ha dato il via libera alla sua introduzione a Neuchâtel (vedi articoli suggeriti).

In risposta al presidente del PS Igor Righini, il direttore di AITI Stefano Modenini ha ricordato l'altro ieri su LiberaTV che "non più tardi di 3 anni fa il popolo svizzero e anche quello ticinese hanno spazzato via in votazione popolare un salario minimo addirittura inferiore (circa CHF 3690) a quello proposto dal PS (CHF 3'750)" e aveva ribadito che un salario del genere metterebbe in difficoltà tante aziende, soprattutto quelle più piccole. "Si chiede pertanto alle istituzioni di decidere con equilibrio, magari introducendo il salario minimo con gradualità" scrive Modenini. "È inutile imporre certi salari se poi il risultato è quello di dover licenziare."

"Ricordiamo che i principali beneficiari del salario minimo saranno comunque lavoratrici e lavoratori che non abitano nel nostro paese" scriveva poi il direttore di AITI, prima di concludere con una precisazione: "Evidentemente bisognerebbe poter pagare salari che permettono alle persone di fare fronte autonomamente almeno alle spese più importanti e necessarie. Ma non è che se il premio di cassa malattia raddoppia possono raddoppiare anche gli stipendi. Per questo dico che se non si interverrà anche sul costo della vita troppo alto in Svizzera perderemo la sfida perché i salari non potranno mai crescere alla stessa velocità con la quale stanno crescendo le spese nel nostro paese."

Esternazioni che il deputato PS Henrik Bang, lui stesso imprenditore, afferma di aver letto "con un certo sconforto".

"Se le aziende ticinesi, che sfruttano il territorio, le strutture e i servizi ticinesi, non riescono a pagare salari dignitosi non hanno oggettivamente un senso a fare impresa qui" replica Bang, "magari pure grazie a importanti sgravi fiscali e con il risultato di portare solo inquinamento e traffico."

"Certo è che Modenini con le sue affermazioni favorisce proprio questi imprenditori maldestri e queste aziende marce" prosegue il deputato. "Non dimentichiamo che proprio per questo il Partito Socialista, proprio lui, aveva proposto tramite una mozione il marchio di "Azienda etica" che prevedeva di favorire le imprese locali che impiegavano manodopera locale con salari dignitosi. Chi ha affossato questa idea, definendola una c......a? Proprio voi e le forze politiche a voi vicine."

"Si pensa spesso che un imprenditore che ha successo, lo raggiunga attraverso metodi senza scrupoli, creando un clima di terrore nell’azienda e fra i suoi collaboratori, ed esercitando un potere/comando di tipo impositivo e autoritario" prosegue Bang. "Un tale sistema di gestione aziendale crea dei limiti molto evidenti allo sviluppo di una impresa. Essere un imprenditore etico significa avere per prima cosa rispetto per i valori umani: comprendere e consapevolizzare per prima cosa quelli che sono i propri valori, quelli che sono i valori guida dell’impresa, ed avere rispetto per i valori delle risorse umane che collaborano nell’azienda. Che non significa, come qualcuno potrebbe pensare, semplicemente pagare bene, ma in Ticino lo si fa sempre meno, e di più i propri collaboratori, ma farli sentire importanti, farli sentire parte di un qualcosa di più grande, che da un senso alla loro vita. Naturalmente ciò fa parte delle regole del libero mercato: uno fa un’offerta, l’altro decide se accettarla o meno, il problema che però si pone, sempre di più, qui in Ticino è che quanto offerto non permette più di sopravvivere, pertanto i CCL sono una necessità per garantire la pace sociale."

"Io come imprenditore locale questo modello di società non lo voglio e continuerò a battermi affinchè il lavoro venga retribuito in modo onesto e spero che sempre più imprenditori e artigiani abbiano la stessa voglia di difendere il nostro mercato del lavoro" conclude Bang. "Ai clienti, ai committenti pubblici e privati faccio l'appello di scegliere ditte locali professionali che fanno la miglior offerta (che spesso non è quella con il minor costo) e che scelgano imprese che elargiscono salari dignitosi e che formano apprendisti. È in gioco il nostro e il vostro futuro."


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CH - salario minimo: Sirica (PS) vs Modenini (AITI) e Regazzi (imprenditore PPD)

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http://www.liberatv.ch/it/article/35519/salario-minimo-continua-la-battaglia-tra-ps-e-mondo-economico-il-vicepresidente-socialista-sirica-sgancia-il-siluro-regazzi-e-modenini-se-20-franchi-vi-sembrano-troppi-andate-voi-a-lavorare-per-quella-cifra

Salario minimo: continua la battaglia tra PS e mondo economico. Il vicepresidente socialista Sirica sgancia il siluro: "Regazzi e Modenini, se 20 franchi vi sembrano troppi, andate voi a lavorare per quella cifra"
Nuova puntata della polemica innescata dalla sentenza del Tribunale Federale sul caso di Neuchâtel: "Da figlio e nipote di operai, da persona che col suo salario di 4’400 franchi lordi sa cosa significa vivere in Ticino e far fatica a chiudere le spese, dedico al milionario Regazzi e a Modenini queste parole"

11 agosto 2017

BELLINZONA - “Se 20 franchi vi sembrano troppi, andate voi a lavorare (per quella cifra), scoprirete la differenza, fra lavorare e comandare”. Prosegue la polemica tra socialisti e mondo dell’economia sul salario minimo, dopo la sentenza del Tribunale Federale sul caso di Neuchâtel.

Questa volta a sganciare il siluro, nella logica del botta e risposta, è il vicepresidente del PS e sindacalista di UNIA Fabrizio Sirica. I bersagli sono Fabio Regazzi e Stefano Modenini (“andate voi a lavorare”).

Voler consentire ai propri colleghi padroni di dare meno di 20 franchi all’ora - scrive Sirica - si chiama difendere la “libertà economica” o promuovere la “libertà di sfruttamento? Sono convinto del fatto che remunerare stipendi sotto i 3’750 franchi significa escludere i residenti dal mercato del lavoro, significa essere i primi responsabili dell’esplosione dell’assistenza, significa sfruttare lo stato di necessità dei lavoratori frontalieri e far crescere continuamente il loro numero”.

“Essere contro un salario minimo di 20 franchi all’ora - aggiunge ancora il giovane socialista - significa voler sfruttare, col fine di massimizzazione del profitto, il lavoro di altri esseri umani. La sentenza del Tribunale Federale parla chiaro, il salario deve consentire di vivere senza dover far capo agli aiuti dello Stato”.


“Da figlio e nipote di operai - conclude il giovane socialista - da persona che col suo salario di 4’400 franchi lordi sa cosa significa vivere in Ticino e far fatica a chiudere le spese, dedico al milionario Regazzi e a Modenini queste parole: “Se 20 franchi vi sembrano troppi, andate voi a lavorare (per quella cifra), scoprirete la differenza, fra lavorare e comandare”». Evidentemente adattando il canto popolare "Se otto ore vi sembrano poche".


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CH - salario minimo: Modenini (AITI) risponde a Bang (PS)

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http://www.ticinonews.ch/ticino/400830/dai-socialisti-mai-una-parola-sugli-imprenditori-onesti

"Dai socialisti mai una parola sugli imprenditori onesti"
Modenini risponde a Bang sul salario minimo: "Come volete sostituire le aziende che volete cacciare?"

Redazione - 11 agosto 2017

Continua il botta e risposta tra il PS e l'Associazione industrie ticinesi (AITI) sul salario minimo. Dopo le esternazioni del deputato Henrik Bang (vedi articolo suggerito), risponde ancora una volta il presidente di AITI Stefano Modenini:

"L'aggressività e il disprezzo con il quale persone come Bang e altri argomentano, confermano ancor di più la convinzione che per loro gli imprenditori e le aziende sono dei criminali" sottolinea Modenini. "Da loro del resto non giunge mai una parola a favore degli imprenditori onesti e mai ci hanno detto come e con chi sostituire tutte quelle aziende che loro vorrebbero accompagnare alla frontiera".

"Ribadiamo che sul salario minimo occorre trovare una soluzione equilibrata" prosegue il presidente di AITI. "Partire con salari minimi di 3750 franchi mensili come propone il PS per una parte delle aziende potrebbe essere un onere difficile da sostenere per tutta una serie di motivi, a cominciare da quelli congiunturali, di altri oneri di tipo fiscale e amministrativo che Cantone e Confederazione continuano ad aggiungere, ecc. I dati degli esperti del resto non mentono: sbagliare il livello d'entrata del salario minimo avrebbe conseguenze negative in termini di maggiore disoccupazione".

"Da oltre due anni promuoviamo insieme al DFE delle visite nelle aziende industriali dove invitiamo anche i granconsiglieri, allo scopo di favorire la conoscenza delle aziende, del tessuto industriale e dove si apre il dialogo fra gli imprenditori e i loro collaboratori e i rappresentanti delle istituzioni" ricorda Modenini, che conclude con un invito: "In questi due anni e mezzo la presenza dei politici socialisti è stata invero assai scarsa ma confidiamo che possa migliorare in futuro. Sono queste davvero occasioni per conoscere meglio l'economia ticinese e uscire dai soliti stereotipi così tanto propagandati dai social network e da certe persone che li usano".


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CH - salario minimo: Chicherio della Federcommercio TI

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http://www.ticinonews.ch/ticino/400876/salario-minimo-la-polemica-dell-estate

Salario minimo, la polemica dell'estate
Dopo AITI e politica, oggi anche la Federazione dei commercianti ha preso posizione

Redazione - 11 agosto 2017

Salario minimo. Se esistesse un podio delle polemiche estive in salsa ticinese, uno dei gradini più alti sarebbe senz’altro suo. È riuscito persino a far dimenticare per un momento che la presidente della confederazione, a volte, fa la spesa in Italia.

Sul salario minimo molto è stato detto e molto resta ancora da dire. Gli iniziativisti e l'Associazione industrie ticinesi (AITI) hanno già abbondantemente espresso la loro opinione. Ora, piano piano, anche altri attori della politica e del mondo economico ticinese stanno uscendo alla scoperto.

Oggi, a dire la sua, è Augusto Chicherio, presidente della Federcommercio, interpellato dai colleghi di TeleTicino: "Noi partiamo dal presupposto che un contratto di lavoro possa essere accettato da ambo le parti. Penso che comunque la strada è stata aperta con la decisione del Tribunale federale per il Cantone Neuchâtel. Quindi ritengo che anche in Ticino arriverà un salario minimo. Ma sarà un salario minimo di una portata ridotta".

La Federcommercio, ha comunque già le sue gatte da pelare. Dopo mesi di discussioni, commercianti e sindacati, erano riusciti a trovare la quadratura del cerchio su di un contratto collettivo nel settore della vendita che permetterebbe l’entrata in vigore dell’estensione degli orari di apertura dei negozi, approvata dal popolo nel febbraio del 2016. Anche qui, ad onor del vero, una spintarella da parte della politica c’era stata: l’estensione degli orari infatti era stata concessa in cambio, appunto, del CCL.

Il contratto collettivo nel settore della vendita prevede, come minimo salariale per dipendenti non qualificati, 3'200 franchi al mese. Leggermente sotto la soglia dei 20 franchi orari attorno ai quali si dibatte.

E ruota proprio su contratti collettivi e salario minimo il prossimo nodo da sciogliere. Perché secondo molti, tra cui Chicherio, i CCL avrebbero la precedenza sul salario stabilito per legge. Se il minimo contrattato è più basso di 20 franchi orari, fa dunque stato quello. Tra questi "molti" non figurano naturalmente gli iniziativisti. Nella loro lettera al Consiglio di Stato hanno sottolineato come, secondo il Tribunale Federale, non sia contrario alla libertà economica adeguare i contratti collettivi. Riassumendo: quelli sotto la soglia dovranno essere adeguati.

Voilà. La polemica più bollente dell’estate si candida a diventare quella più rovente di tutto l’autunno.

Guarda il servizio allegato:
http://www.ticinonews.ch/video/ticino/400876/salario-minimo-la-polemica-dell-estate


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CH - salario minimo: sostiene l'imprenditore Siccardi

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http://www.liberatv.ch/it/article/35531/alberto-siccardi-l-introduzione-di-un-salario-minimo-affosser-una-fetta-del-settore-industriale-in-ticino-le-aziende-saranno-costretta-a-delocalizzare-o-chiudere

Alberto Siccardi: "L'introduzione di un salario minimo affosserà una fetta del settore industriale in Ticino: le aziende saranno costrette a delocalizzare o a chiudere"
L'imprenditore entra nel dibattito nato dopo la sentenza del Tribunale Federale sul Canton Neuchâtel: "Ma pure un salario minimo a 3’200 franchi rischia di essere un invito a nozze per gli stranieri. Conosco ingegneri italiani che verrebbero volentieri a lavorare in Ticino per quello stipendio, che è quasi un insulto per un ticinese"

13 agosto 2017

BELLINZONA - “Il salario minimo cancellerà una fetta del settore industriale”. Lo afferma Alberto Siccardi esprimendosi sul dibattito in corso in Ticino sull’applicazione dell’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino, dopo la sentenza del Tribunale Federale sul Canton Neuchâtel.

"Imporre per legge un salario minimo di 3’750 franchi - ha spiegato l’imprenditore al Caffè che gli ha chiesto un’opinione - significa semplicemente mettere fuori mercato una fetta del settore industriale che vive sulle basse retribuzioni: dovrà chiudere o delocalizzarsi. Non è con una legge che si creano più posti di lavoro per i ticinesi”.

“Ma pure un salario minimo a 3’200 franchi - aggiunge Siccardi - rischia di essere un invito a nozze per gli stranieri. Conosco ingegneri italiani che verrebbero volentieri a lavorare in Ticino per quello stipendio, che è quasi un insulto per un ticinese. Primo perché un lavoratore svizzero qualificato viene pagato in base alle sue capacità. E non 3’200 franchi. Secondo, perché dubito che un ticinese privo di specializzazione accetti quella cifra: preferiscono andare in disoccupazione".


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salario minimo - coordinatore Verdi TI: opportunità imprenditoriale

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http://www.ticinonews.ch/ospiti-blog/402582/usman-baig-salari-minimi-una-vera-opportunita-imprenditoriale

Usman Baig - Salari minimi, una vera opportunità imprenditoriale

di Usman Baig (*) - 21 agosto 2017

Il Consiglio federale (**) ritiene che lo stato debba fornire delle condizioni quadro ottimali a sostegno della propria economia e promuovere l’innovazione in modo da rafforzare la coesione nazionale e un benessere che sia a favore di tutti i cittadini.

La sentenza del Tribunale Federale in merito ai salari minimi va proprio in questa direzione. Rafforza le condizioni quadro e permettere alle aziende di pianificare con chiarezza i propri flussi finanziari e budget aziendali in modo da ottenere il massimo vantaggio competitivo. Grazie alle formidabili condizioni quadro presenti in Svizzera, le nostre imprese hanno oggi la straordinaria opportunità di crescere ulteriormente ed in modo sostenibile, stimolando la domanda interna.

Questa sentenza fornisce uno strumento fondamentale alle imprese per pianificare il cambiamento ormai in atto legato alla digitalizzazione. Un salario minimo permetterà alle imprese di gestire con massima serenità le nuove conoscenze, nuove competenze e nuovi profili professionali emergenti. Ciò faciliterà le decisioni legate agli investimenti e alle innovazioni di prodotto e servizi.

I dipendenti sono la vera ricchezza e asset strategico per ogni azienda che mira al successo. Un salario minimo di 20.— franchi l’ora premia sia i lavoratori che gli imprenditori onesti e cerca di limitare il campo d’azione delle imprese che sfruttano i lavoratori facendo leva sulla disperazione di certe fasce della popolazione residente e dei frontalieri.

Questa sentenza rafforza il partenariato sociale, la responsabilità individuale e promuove uno stato meno “invadente” sulle decisioni imprenditoriali. Quindi lascia massima libertà di azione alle imprese nella gestione del proprio capitale umano partendo da una base salariale equa e dignitosa. Un salario minimo promuove l’uguaglianza e protegge le donne che sono particolarmente colpite da bassi salari.

Il mondo imprenditoriale svizzero gode di massima libertà di azione e di condizioni quadro perfette per ottenere il massimo valore aggiunto. E' giunto il momento di assumersi le proprie responsabilità per dare delle prospettive alle future generazioni del nostro Paese.

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(*)Co-coordinatore dei Verdi del Ticino
(**) governo nazionale


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salario minimo: sindacato UNIA e Verdi

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http://www.ticinonews.ch/ticino/402779/non-c-e-posto-per-chi-specula-sui-lavoratori


"Non c'è posto per chi specula sui lavoratori"

Per I Verdi e Unia il Governo deve decidere un salario minimo. "Sotto i 21 franchi non si scende!"

Redazione - 22 agosto 2017

Secondo Verdi e Unia "con un salario minimo sotto i 21 franchi all'ora non sarà possibile raggiungere lo scopo di eliminare la povertà tra i lavoratori". Le due organizzazioni hanno preso posizione sul tema in un comunicato stampa congiunto, che riportiamo:

"Il Consiglio di Stato (*) si determinerà a breve sull’importo del salario minimo da inserire nella legge di applicazione dell’iniziativa dei Verdi del Ticino. Alla luce della recente sentenza del Tribunale Federale relativa all’introduzione del salario minimo a Neuchâtel, il margine di manovra di governo e parlamento appare quanto mai ristretto. Scendere sotto l’importo previsto nell’ambito delle prestazioni complementari significa condannare molti salariati residenti alla povertà, ciò che secondo l’Alta corte federale è assocultamente da evitare".

"Secondo i calcoli emersi dal tavolo tecnico di lavoro sull’iniziativa, tale salario minimo si attesta per il Ticino a 20,34 franchi orari, a cui si devono aggiungere un indennizzo orario di 50 centesimi quali spese professionali per il conseguimento del reddito. Il salario minimo si attesta quindi a circa 21.- orari, per far sì che i lavoratori residenti possano effettivamente risiedere e vivere con i propri mezzi sul nostro territorio e per evitare il ricorso alle prestazioni sociali. Si tratta di un salario sociale, che copre il fabbisogno minimo, e quindi non viola la libertà economica e rientra perfettamente, secondo quanto stabilito dal TF, nelle competenze dei cantoni".

"Nel caso in cui la legge di applicazione non fosse conforme alle aspettative degli iniziativisti vi è da prevedere una nuova chiamata alle urne per la popolazione ticinese che saprà certamente ribadire a governo e parlamento quale tipo di mercato del lavoro si aspetta dalla politica".

"L’applicazione del salario minimo cantonale permetterà di ridare una dimensione umana, socialmente e ambientalmente sostenibile dell’economia ticinese. In Ticino non vi è più posto per chi specula sull’offerta di lavoratori d’oltre forntiera assunti a salari lombardi e non c’è più spazio per la bulimia di traffico e l’invasione di capannoni".

--
(*) governo cantonale


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