CH: Schengen, e mo&...
 
Notifiche
Cancella tutti

CH: Schengen, e mo'?


vic
 vic
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 6373
Topic starter  

Da:
http://www.gdp.ch/mondo/se-leuropa-sfiducia-schengen-id106748.html

Mondo - Migranti
Se l'Europa sfiducia Schengen
Sono ormai 9 gli Stati europei che hanno deciso di sospendere l'Accordo in vigore dal 1985. Dimenticandosi dell'Agenda firmata solo tre mesi fa... E in Svizzera cosa succede?

di Maria Acqua Simi e Marija Miladinovic - 19 gennaio 2016

La decisione dei Governi di Svezia, Germania, Austria, Danimarca, Francia, Malta, Norvegia e Slovenia di ripristinare i controlli alle frontiere per contenere con maggiore efficacia il flusso di migranti potrebbe essere il cavallo di Troia, atteso da molti, per decretare la fine di Schengen. Anche la Croazia, infatti, ha detto di essere pronta a serrare i confini. Qualcosa, in questa Europa stanca e confusa, non sta funzionando come deve. Ma andiamo con ordine e partiamo dai fatti.

Domenica sera l'Austria ha deciso di "annullare temporaneamente" le regole di Schengen sulla libera circolazione in Europa. Ad annunciarlo e' stato lo stesso cancelliere Werner Faymann: "Esattamente come la Germania abbiamo deciso di aumentare i controlli alle frontiere e di effettuare rimpatri".

Chiunque raggiungera' l'Austria dunque "verra' controllato. Chi non ha diritto all'asilo verra' rispedito indietro". Perche' "se l'UE non protegge le frontiere esterne di Schengen, e' l'esistenza stessa dell'accordo a decadere". Sul piede di guerra anche la Slovenia che ieri ha decretato di non voler essere da meno. "Se l'Austria e la Germania decideranno effettivamente di limitare l'accoglienza dei migranti, la Slovenia e' pronta ad adottare subito misure analoghe, inclusa la sospensione di Schengen con la reintroduzione di controlli di documenti ai suoi confini", come spiega una nota ufficiale emessa da Lubiana. La motivazione slovena e' la stessa di tutti gli altri: vengono sollevate ragioni di sicurezza nazionale.

Gli Stati vorrebbero cosi' tentare di arginare il flusso disorganizzato dei migranti (e la possibile intimidazione terroristica): certo, sarebbe compito delle istituzioni europee mantenere l'ordine, ma e' impossibile perche' non vi e' nessun tipo di intesa fra le capitali dei Paesi UE.

Sarebbe opportuno che i Governi si mettessero d'accordo sul rendere efficaci i controlli all'accesso (condividendone i costi e le responsabilita'), operare davvero un'equa redistribuzione fra tutti coloro che arrivano e hanno diritto di restare (condividendone gli oneri) e allontanare subito chi e' dimostrato illegale.

L'alternativa a tutto questo e' il caos nazionale e un possibile tracollo di Schengen, dunque la sparizione di un diritto fondamentale di tutti i cittadini europei (e a goderne sono anche gli Stati extra UE confinanti) per colpa dell'incapacita' di stilare una ricetta comune, soprattutto per ragioni di politica interna. E' doveroso ricordare infatti che il maggio scorso era stata adottata l'Agenda Europa per le migrazioni, un programma di ampio respiro e pluriennale che prevedeva il ricollocamento di 160mila persone aventi diritto alla protezione internazionale. Il piano era limpido. Eppure i Governi si sono scannati come poche altre volte, ritardandone l'approvazione. Alla fine hanno detto si', il 14 e il 22 settembre. Ma ad oggi l'Agenda rimane inapplicata. In sintesi, gli Stati UE non mettono in pratica le norme che loro stessi hanno deciso.

L'appello della Chiesa

Di fronte a una chiusura sempre piu' preoccupante, ecco che anche la Chiesa (dopo i numerosi appelli all'accoglienza di papa Francesco) torna a farsi sentire. "Davanti alla sfida degli immigrati e dei profughi, che e' una grande sfida, in Europa c'e' il rischio che ognuno si ritiri nei suoi confini, che ritornino le frontiere, le barriere, i muri: la cortina di ferro esiste di nuovo, in un altro modo ma esiste di nuovo". E' quanto ha detto il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schoenborn, rispondendo a una domanda sui nuovi muri in Europa, durante la conferenza stampa in Vaticano per la presentazione del Congresso Apostolico Europeo della Misericordia (Roma, 31 marzo-4 aprile 2016) e del Congresso Apostolico Mondiale della Misericordia (Filippine, 16-20 gennaio 2017).

Cos'e' Schengen

L'accordo di Schengen risale al 1985 e mira a facilitare la circolazione transfrontaliera all'interno di quello che viene comunemente chiamata "Area Schengen". Vi aderiscono tutti i Paesi UE (tranne Gran Bretagna e Irlanda) e Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein. I viaggiatori non sono piu' sottoposti in linea di massima a controlli alle frontiere interne dell'area. I viaggiatori provenienti da Stati terzi, ossia che non appartengono ne' all'UE ne' all'AELS (*), possono spostarsi liberamente all'interno dello Spazio Schengen per 90 giorni al massimo, su un periodo totale di 180 giorni. Con l'entrata in vigore del Trattato di Amsterdam nel 1999, l'Accordo di Schengen e' stato recepito nel quadro legislativo dell'UE. La partecipazione operativa della Svizzera a Schengen e' effettiva dal 12 dicembre 2008.

Piu' arrivi in Svizzera?

Ne abbiamo parlato con l'esperto in migrazione Etienne Piguet e Marco Romano, nella Commissione della politica di sicurezza.

In merito all'ondata di migranti che ha colpito l'Europa a partire dalla scorsa estate, molti sono gli Stati che hanno deciso di sospendere temporaneamente gli accordi di Schengen, uno dei piu' importanti trattati dell'Unione europea che, entrato in vigore nel 1995 e firmato dalla Svizzera nel 2008, ha annullato le frontiere interne e garantito la libera circolazione delle persone e delle merci. Una procedura - quella della sospensione - prevista dallo stesso trattato, a fronte di emergenze ed eventi eccezionali e imprevedibili. Lo ha fatto la Francia in giugno, creando intasamenti alla frontiera con l'Italia a Ventimiglia. Lo ha fatto per un periodo anche la Germania in settembre, reintroducendo i controlli al confine austriaco. Con un effetto domino, hanno seguito l'esempio, tra gli altri, anche Danimarca, Svezia, Austria (vedi pagina seguente per la situazione europea).

In tutto questo, diventa lecito chiedersi quali saranno gli effetti di queste sospensioni nel nostro Paese. "Il beneficio di una frontiera forte che racchiuda e protegga tutto lo spazio Schengen evidentemente non c'e' piu' ", ci dice Marco Romano, che fa parte della Commissione della politica di sicurezza del Nazionale (**). "La situazione evolvera' ulteriormente e, essendo noi nel cuore dell'Europa, e' nel nostro interesse far si' che le frontiere dell'UE (che ci circonda) svolgano il proprio dovere", ha continuato Romano. E' pur vero che la Svizzera, al contrario dei vicini, non ha mai abbandonato il sistema di frontiere affidandosi completamente a quelle esterne, precisa il consigliere nazionale. Nel caso di nuove ondate di arrivi, l'unica soluzione e' quella di rinforzare il personale delle guardie di confine in modo da essere certi di offrire ospitalita' a chi ne ha davvero bisogno, ha concluso Romano.

Ne abbiamo parlato anche con Etienne Piguet, vice-presidente della Commissione federale delle migrazioni e professore di geografia umana all'Universita' di Neuchatel.

Prof. Piguet, i Paesi che sospendono Schengen continuano ad aumentare. Ci saranno conseguenze in Svizzera? I rifugiati preferiranno tentare la fortuna qui piuttosto che affrontare una frontiera europea?
E' uno scenario possibile in effetti. La grande apertura della Germania e della Svezia, cosi' come la gravita' delle crisi nei territori interessati alle partenze, hanno fatto nascere dei percorsi migratori che potrebbero virare verso la Svizzera in maniera piu' marcata rispetto ad ora. Allo stesso tempo, i Paesi dell'UE interessati continueranno ad essere attrattivi, no
nostante l'inasprimento delle loro politiche. Questo per varie ragioni come quella dei legami di parentela ad esempio. La Svizzera potrebbe quindi conoscere un aumento delle entrate ma non diventera' la meta piu' ambita.

E gli svizzeri, dal canto loro, sono preparati ad accogliere una nuova ondata di rifugiati?
La popolazione e' pronta a farlo nel momento in cui si convince della necessita' reale di accogliere e identifica chiaramente le vittime. Attualmente, la grande diversita' di provenienze confonde e rende difficile l'accoglienza. Un aumento degli arrivi, effettivamente, si scontrera' probabilmente con un'opposizione molto forte.

Le istituzioni, invece?
Dal punto di vista logistico, c'e' ancora molto margine di manovra per quanto riguarda le possibilita' di accoglienze d'emergenza. Su quest'aspetto, la Svizzera e' ben preparata, con buone strutture della protezione civile. Il problema si pone piuttosto sul lungo termine, dove le sfide dell'integrazione diventano importanti e difficili.

--
(*) Associazione Europea di Libero Scambio, ormai striminzita, la Svizzera ne fa parte
(**) parlamento


Citazione
Condividi: