Gobbi spara a zero su De Watteville: "Su di lui ormai non ho piu' alcuna riserva di grande stima. I nostri si sono fatti gabbare dagli italiani"
Il presidente del Governo ticinese ci va giu' pesante con le critiche in merito alle trattative fiscali tra Svizzera e Italia: "Qui si vuole il panino, il cioccolatino e anche il soldino"
4 aprile 2016
BELLINZONA - "Su di lui ormai non ho piu' alcuna riserva di grande stima". E lui e' Jacques De Watteville, il capo dei negoziatori svizzeri sia per quanto riguarda l'accordo fiscale con l'Italia sia a Bruxelles per il rebus del 9 febbraio. Ci va giu' pesante Norman Gobbi in un'intervista rilasciata al Corriere del Ticino in occasione del cambio della presidenza del Consiglio di Stato (*) (il 6 aprile il ministro leghista passera' il testimone a Paolo Beltraminelli).
Critiche su entrambi i fronti del confine. Gobbi, infatti, non risparmia neanche il capo della delegazione italiana nelle trattative Vieri Ceriani, tornato a chiedere a gran voce l'abolizione del casellario giudiziale e dell'albo dei padroncini per poter ratificare gli accordi. Mi dimostri - afferma il Consigliere di Stato - che con il casellario non ho permesso l'accesso al mercato da parte di un frontaliere, salvo chi aveva reati penali importanti. E' una misura di sicurezza. L'albo degli artigiani serve invece ad arginare il lavoro nero, Ceriani e' ministro delle finanze, dovrebbe essere favorevole perche' cosi' gli artigiani italiani che entrano in Ticino pagheranno il dovuto all'erario italiano".
"Qui si vuole il panino, il cioccolatino e anche il soldino. Mi sembra che alla fine si sta perdendo d'occhio una cosa, ossia che oggi il Ticino da' lavoro a 70'000 famiglie in Italia e questo deve avere un peso politico, che va riconosciuto", aggiunge Gobbi sottolineando come i negoziatori svizzeri si siano fatti gabbare da quelli italiani.
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(*) governo cantonale