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CH_USA: scambi d'info fiscali all'americana


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http://www.gdp.ch/rubriche/economando/scambio-di-informazioni-doppio-gioco-allamericana-id116820.html

Economando
Scambio di informazioni: doppio gioco all'americana

di Fiorenzo Robbiani - 8 aprile 2016

Molti clienti di banche svizzere sono stati recentemente richiesti di firmare formulari della IRS americana (il fisco statunitense) inerenti gli accordi FATCA. Si tratta di una prassi ormai consolidata e anche molto singolare. Vi sono persone e societa' che neppure parlano l'inglese e che devono riempire e firmare questi documenti, senza assistenza da parte dell'istituto bancario. Lo scopo e' di verificare lo statuto fiscale e civile del cliente, con la finalita' di fornire la piu' assoluta trasparenza alle autorita' americane.

Questo accordo funziona in una sola direzione, le autorita' americane ricevono complete ed esaurienti informazioni, le autorita' svizzere non ne ricevono. Poco male dira' qualcuno, sono accordi ormai conosciuti e che abbiamo dovuto, obtorto collo, accettare. Non entro qui nel merito di una prassi, quella di pretendere la firma su formulari redatti in lingua straniera e con criteri a noi sconosciuti, ma sulla questione dell'atteggiamento americano.

Gli Stati Uniti hanno preteso la tolleranza zero per quanto riguarda il rispetto delle leggi fiscali del loro Paese, ma non sono purtroppo propensi a collaborare con le autorita' internazionali per il rispetto delle leggi fiscali altrui. La Svizzera si sta uniformando agli standard OCSE, standard per altro ispiratosi anche alla prassi statunitense, ed ha gia' siglato con 38 Paesi gli accordi di scambio automatico di informazioni. A partire dal 2018 noi scambieremo i dati inerenti il 2017. Fino ad oggi oltre 100 Paesi si sono impegnati allo scambio automatico di informazioni.

Noi li scambieremo con tutti gli Stati Europei, incluso Gibilterra e con l'Australia. In questa primavera le Camere federali ratificheranno inoltre altri 8 accordi, con Guersney, isola di Man, Giappone, Jersey, Islanda, Canada, Norvegia, Corea Del Sud. Altri accordi seguiranno, fino a completare la mappa mondiale.

Ebbene avrete notato che nella lista non figurano gli Stati Uniti. Essi non hanno a oggi ratificato lo standard internazionale CRS di scambio delle informazioni e non si sa se lo faranno prossimamente. La scusa e' che essi non sono a oggi in grado di scambiare le informazioni richieste. Ma guarda un po', uno Stato che fa della lotta al terrorismo uno dei campi di battaglia per controllare tutti i nostri dati, che spia i Governi altrui, che vuole che Apple gli dia i codici di accesso ai dati dei telefonini ecc. non dispone dei dati da scambiare.

Cio' e' in parte vero, in quanto il concetto di Beneficial Owner, ossia della persona o entita' che si cela dietro alle societa' e ai trusts, e' sconosciuto in molti Stati USA.

Dopo aver combattuto i cosiddetti paradisi fiscali, quali Gibilterra, Guersney, Jersey, Isola di Man ecc. gli Stati Uniti sono essi stessi divenuti, o rimasti, un paradiso fiscale, anzi il Paradiso fiscale con la P maiuscola. Doppio giochisti in modo vergognoso.

Non sono pochi i personaggi europei che hanno costituito dei trusts in America, allo scopo di sottrarre le informazioni sui loro averi alle autorita' europee. Infatti tali strutture vengono considerate in America come strutture indipendenti dal loro fondatore e quindi vengono considerate americane a tutti gli effetti.

Appare evidente a tutti, anche ai piu' sprovveduti, che un sistema di scambio automatico di informazioni non puo' essere efficiente se lo Stato piu' importante al mondo non vi aderisce. Si crea un disequilibrio inaccettabile e che alla lunga potrebbe vanificare gli sforzi sin qui prodotti. E' quindi di vitale importanza per gli Stati europei, e per la Svizzera in particolare, convincere gli Stati Uniti.

Per il nostro Paese, che e' una delle piazze finanziarie piu' importanti al mondo, avere uno Stato che fa il doppio gioco, e che soprattutto tutela le relazioni bancarie con una sorta di segreto bancario mascherato, potrebbe essere mortale. Purtroppo, da soli non potremo ottenere gran che, avremmo bisogno di un Europa coraggiosa, ma chi ci crede piu'?


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