Che fare con i randagi ?

Nel mio giro quotidiano di acquisti un esercente mi dice: “Questi cani stanno diventando un grosso problema. Sai che in Sicilia hanno ucciso un altro bambino? E’ stata sua madre a fare il ritrovamento”.

Il tono è quello di chi si aspetta una reazione simpatetica. Invece io sono freddino, non dico niente, mi limito ad annuire e vado via.

La ragione della mia durezza di cuore l’ho già spiegata nel post Ci sono squali e squali.

Era presente un altro acquirente, che sosteneva che il costo di mantenimento di ogni randagio è di tre euro al giorno: “figurati quanto ci viene a costare”. Con la mia immaginazione ho completato il pensiero: ‘Se adottassimo la Soluzione Finale con i randagi non avremmo aggressioni e risparmieremmo un sacco di soldi’.

Il giornalista dell’ANSA, benché non presente all’aggressione, afferma che l’uccisione è stata “senza pietà”. Deve aver fatto confronti con altre storie in cui cani più civili si sono mostrati pieni di riguardi verso la persona a cui stavano azzannando la gola.

Vera o fasulla che sia (le amministrazioni sono per lo più inadempienti) è comunque la storia dei tre euro al giorno che continua a girarmi in testa.

Secondo me questa analisi costi-benefici è il modo in cui la neocorteccia dell’homo sapiens traduce in termini socialmente accettabili l’istinto di territorialità del carnivoro predatore. Se questa voce ancestrale potesse parlare direbbe: ’siamo la specie dominante, e se sul nostro territorio siamo minacciati da un rivale dovremmo semplicemente spazzarlo via’.

Da animalista sono tentato di fare mia la massima ‘più conosco gli uomini, piu amo le bestie’. Ma so che così si introdurre una separazione artificiosa in un continuum biologico. Noi siamo bestie, esattamente come i cani. O come i lupi, o gli sciacalli, da cui probabilmente proviene la stirpe domestica del cane.

Forse possiamo dire che siamo impegnati nel difficile esperimento evolutivo di darci un’etica ecologica che ci ponga in armonia con i cicli della natura. Ma questo solo perché la specie si sente minacciata dai disastri che essa stessa ha causato.

E comunque siamo lontani dalla meta.

Gianluca Bifolchi
Fonte: http://subecumene.wordpress.com/
Link: http://subecumene.wordpress.com/2009/07/22/che-fare-con-i-randagi/
22.07.2009