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Crisi, lavoro e Terza Via


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Durante una riunione dei Gruppi leninisti studenteschi chiedo ad un militante: «Ancora credi che il comunismo trovi applicazione nella realtà? Se e quando accadrà t’offrirò da bere».

Divisa grigia, capello ordinato, occhialino da ‘intellettuale’: il mio interlocutore non sembra manco un comunista, almeno non corrisponde all’iconografia ‘classica’ della ‘zecca’ da centro sociale. Seriosi e compunti i ragazzi di Lotta comunista, foglio di politica e informazione, dal lessico non proprio semplice, (sicuramente poco adatto a chi, la politica, la intende in modo blando, con scarsa formazione e privo di basi di studio e analisi) mi si fanno intorno, attendendo la replica del compagno.

Replica che, dopo un momento di irritazione per quella domanda che odora di provocazione, giunge secca:  «Il capitalismo, per una questione ciclica, prima o poi andrà in crisi. A quel punto e solo a quel punto, entreremo in scena noi».

Su una cosa il giovane studente leninista aveva ragione: il capitalismo, prima o poi, sarebbe andato in crisi.

Qualsiasi fenomeno economico non conosca limiti e non sia sottoposto a regolamentazioni, si sviluppa in toto senza tenere conto delle reali esigenze del territorio, dell’identità e delle culture in cui esso si diffonde e prospera.

In questi mesi si è tanto parlato di crisi. Il libero mercato si è trasformato negli anni in una sorta di monopolio economico:  ogni paese, ricco o povero, in via di sviluppo o già affermato, non può fare a meno di seguire i dettami e le regole fissate dalla finanza internazionale.

Concatenate l’un l’altra dal capitale, le economie mondiali subiscono, a effetto domino, le conseguenze di una guerra, di un blocco della produzione, del crollo di una borsa.

Cosa non nuova peraltro, se pensiamo che negli anni Trenta l’Europa era in ginocchio per il collasso di Wall Street nel 1929. Suicidi, milioni di disoccupati, aziende enormemente indebitate: situazioni che, ciclicamente, si ripetono, con effetti più o meno devastanti, tenendo conto dell’epoca in cui esse si manifestano e della capacità di incasso del colpo da parte delle nazioni.

Tralasciando le ipotesi marxiste di una società post capitalista, la necessità impellente, qualora  si voglia salvaguardare il mercato del lavoro, è la valorizzazione delle realtà locali, elaborando proposte che nascano dallo studio della realtà culturale, storica e sociale.

Certamente non dovremo recuperare i ‘vecchi mestieri’, quanto invece valutare possibilità nuove in settori come il primario progressivamente abbandonati, un po’ per evoluzione sociale, un po’ per crescita di alfabetizzazione e formazione.

Interessante, a tal proposito, l’iniziativa di un economista lombardo, il quale proponeva di investire denaro non in  azioni, ma nell’agricoltura nazionale, permettendo così ad una rete di agricoltori di fare fronte alle proprie spese, dividendo infine i ricavi della vendita di olio, vino e ortaggi, tra gli azionisti. Un’idea buona e sicuramente importante per finanziare un settore ancora di rilievo in Italia; in più una speranza per piccole e medie imprese che avranno, attraverso piccoli capitali privati, la possibilità di estendere il proprio mercato e magari imporsi su di esso.

Ma la cosa credo, fondamentale, che viene ancor prima di possibili soluzioni alla crisi mondiale, è il ritorno ad un sistema che favorisca e rispetti l’individuo.

L’uomo non è stato creato per essere unità produttiva e il proprio lavoro non può essere violato dall’andamento di un indice azionario.

Sulla crisi il compagno aveva ragione. Sul futuro avvento del comunismo no. Esisterà sempre una Terza via  economica, che consenta da una parte l’esistenza del libero scambio ma che dall’altra salvaguardi la dignità dell’uomo e i sacrifici da esso compiuti.

Ora il problema non sta nell’interrogarsi su quanto  fattibile sia, nel III Millennio, una Terza via, quanto nel creare terreno fertile per un passaggio progressivo ed indolore dal libero mercato a nuove forme.

Non ci occorre la rivoluzione bolscevica. Non va distrutta una classe in funzione di un’altra; va invece creata una collaborazione proficua tra gli appartenenti a tutti i ceti, in virtù di due interessi più grandi, la Nazione e la Collettività.

Marco Petrelli
Fonte: www.mirorenzaglia.org
Link: http://www.mirorenzaglia.org/?p=17173
3.01.2011


Citazione
dana74
Illustrious Member
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Post: 14373
 

molto bello questo articolo


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Decino
Estimable Member
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Post: 107
 

Non ci occorre la rivoluzione bolscevica. Non va distrutta una classe in funzione di un’altra; va invece creata una collaborazione proficua tra gli appartenenti a tutti i ceti, in virtù di due interessi più grandi, la Nazione e la Collettività.

Quello che sogno da troppo tempo ormai, la mia utopia.


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Tobuz
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Registrato: 2 anni fa
Post: 59
 

LA CRISI ATTUALE NON E' DOVUTA AL CAPITALISMO IN SE' ...QUANTO AL FATTO CHE I GOVERNI NON HANNO POSTO DEI LIMITI ALLE ATTIVITA' SPECULATIVE ED ALLE ALTRE PORCHERIE DELLA GRANDE FINANZA.

QUESTO DERIVA SEMPLICEMENTE DAL FATTO CHE IL POTERE E' IN MANO AD UNA CLASSE POLITICA CHE PUO' ESSERE INFLUENZATA O ADDIRITTURA CORROTTA A BOTTE DI MILIONI DI EURO.
PENSATE A QUELLA BUFFONATA AMERICANA PER LA QUALE IL PRESIDENTE ELETTO E' QUELLO CHE RICEVE MAGGIORI FINANZIAMENTI DA INDUSTRIA E BANCHE.

IL RIMEDIO E' SEMPLICISSIMO : BASTA METTERE IN PIEDI UN SISTEMA CHE BLOCCHI I FURBI PRIMA CHE SI APPROFITTINO DELLA SITUAZIONE.
LA REALIZZAZIONE SEMBRA COMPLICATA...MA LA INCAZZATURA MONTANTE DERIVATA DALLA RECESSIONE ...E LA DISPONIBILITA' DI MEZZI COME INTERNET E TELEVISIONE ...RENDERA' NECESSARIO METTERE IN FUNZIONE UN SISTEMA SIMILE PRIMA DI QUANTO SI POSSA IMMAGINARE.

SULLE AFFERMAZIONI DELL' ASPIRANTE INTELLETTUALE CON GLI OCCHIALINI ...MEGLIO STENDERE UN VELO PIETOSO.


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lantipatico
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 372
 

LA CRISI ATTUALE NON E' DOVUTA AL CAPITALISMO IN SE' ...QUANTO AL FATTO CHE I GOVERNI NON HANNO POSTO DEI LIMITI ALLE ATTIVITA' SPECULATIVE ED ALLE ALTRE PORCHERIE DELLA GRANDE FINANZA.

no?? E la speculazione che cosa è se non capitalismo?

QUESTO DERIVA SEMPLICEMENTE DAL FATTO CHE IL POTERE E' IN MANO AD UNA CLASSE POLITICA CHE PUO' ESSERE INFLUENZATA O ADDIRITTURA CORROTTA A BOTTE DI MILIONI DI EURO.
PENSATE A QUELLA BUFFONATA AMERICANA PER LA QUALE IL PRESIDENTE ELETTO E' QUELLO CHE RICEVE MAGGIORI FINANZIAMENTI DA INDUSTRIA E BANCHE.

Ovvio la democrazia è la dittatura del capitale. Quindi non centra il capitalismo?

IL RIMEDIO E' SEMPLICISSIMO : BASTA METTERE IN PIEDI UN SISTEMA CHE BLOCCHI I FURBI PRIMA CHE SI APPROFITTINO DELLA SITUAZIONE.
LA REALIZZAZIONE SEMBRA COMPLICATA...MA LA INCAZZATURA MONTANTE DERIVATA DALLA RECESSIONE ...E LA DISPONIBILITA' DI MEZZI COME INTERNET E TELEVISIONE ...RENDERA' NECESSARIO METTERE IN FUNZIONE UN SISTEMA SIMILE PRIMA DI QUANTO SI POSSA IMMAGINARE.

SULLE AFFERMAZIONI DELL' ASPIRANTE INTELLETTUALE CON GLI OCCHIALINI ...MEGLIO STENDERE UN VELO PIETOSO.

Che tipo di sistema, spiega?

Un sistema che fermi l'accumulazione di capitale? E la conseguente crisi di sovraproduzione? Non voglio dire che la finanza non centri ma gli Usa erano già in crisi prima della crisi finanziaria.
I famosi mutui subprime concessi senza criterio hanno sostenuto i consumi fino a un certo punto. Ma la caduta è stata poi pesantissima e soprattutto assorbita dalla spesa pubblica statale usa e eu. Che equivale a tagliare un impulso all'economia oltre che servizi a tutti noi.

E se abbiam deciso che questo non è capitalismo perchè ci fa soffrire invece di farci vivere felici ed economicamente sicuri ci tocca lavarci bene la faccia, svegliarci e capire che gli Stati e i Governi esistono proprio per mantenere lo status quo e questo sistema che paga quando è in crescita ma uccide quando crolla.


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Decino
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 107
 

LA CRISI ATTUALE NON E' DOVUTA AL CAPITALISMO IN SE' ...QUANTO AL FATTO CHE I GOVERNI NON HANNO POSTO DEI LIMITI ALLE ATTIVITA' SPECULATIVE ED ALLE ALTRE PORCHERIE DELLA GRANDE FINANZA.

no?? E la speculazione che cosa è se non capitalismo?

QUESTO DERIVA SEMPLICEMENTE DAL FATTO CHE IL POTERE E' IN MANO AD UNA CLASSE POLITICA CHE PUO' ESSERE INFLUENZATA O ADDIRITTURA CORROTTA A BOTTE DI MILIONI DI EURO.
PENSATE A QUELLA BUFFONATA AMERICANA PER LA QUALE IL PRESIDENTE ELETTO E' QUELLO CHE RICEVE MAGGIORI FINANZIAMENTI DA INDUSTRIA E BANCHE.

Ovvio la democrazia è la dittatura del capitale. Quindi non centra il capitalismo?

IL RIMEDIO E' SEMPLICISSIMO : BASTA METTERE IN PIEDI UN SISTEMA CHE BLOCCHI I FURBI PRIMA CHE SI APPROFITTINO DELLA SITUAZIONE.
LA REALIZZAZIONE SEMBRA COMPLICATA...MA LA INCAZZATURA MONTANTE DERIVATA DALLA RECESSIONE ...E LA DISPONIBILITA' DI MEZZI COME INTERNET E TELEVISIONE ...RENDERA' NECESSARIO METTERE IN FUNZIONE UN SISTEMA SIMILE PRIMA DI QUANTO SI POSSA IMMAGINARE.

SULLE AFFERMAZIONI DELL' ASPIRANTE INTELLETTUALE CON GLI OCCHIALINI ...MEGLIO STENDERE UN VELO PIETOSO.

Che tipo di sistema, spiega?

Un sistema che fermi l'accumulazione di capitale? E la conseguente crisi di sovraproduzione? Non voglio dire che la finanza non centri ma gli Usa erano già in crisi prima della crisi finanziaria.
I famosi mutui subprime concessi senza criterio hanno sostenuto i consumi fino a un certo punto. Ma la caduta è stata poi pesantissima e soprattutto assorbita dalla spesa pubblica statale usa e eu. Che equivale a tagliare un impulso all'economia oltre che servizi a tutti noi.

E se abbiam deciso che questo non è capitalismo perchè ci fa soffrire invece di farci vivere felici ed economicamente sicuri ci tocca lavarci bene la faccia, svegliarci e capire che gli Stati e i Governi esistono proprio per mantenere lo status quo e questo sistema che paga quando è in crescita ma uccide quando crolla.

Ottima analisi. Io aggiungerei un paio di considerazioni. Innanzitutto, credo che, ormai, definire il capitalismo, senza aggiungerci l'aspetto finanziario, sia impossibile. La questione è molto semplice. Siamo passati da un sistema M-D-M, al D-M-D ed infine al D-D-D. (Denaro, Merce)
Questo ovviamente aiuta l'accumulazione di enormi capitali senza produrre più beni MATERIALI. In più, l'economia ormai permea completamente qualsiasi altra branca della società non permettendo uno sviluppo onesto e coscienzioso delle attività umane. Politica, istruzione, ricerca, intrattenimento, cioè quelle zone da cui potrebbe venire una critica più forte al sistema, sono ormai sistematicamente assoggettate al dittatura finanziaria e capitalista.
Molti valori, quali semplicità, onestà, umiltà stanno scomparendo, volutamente, dalla vita quotidiana per lasciare il passo ai nuovi valori imposti dalla cultura egemone arrivista. Questo ovviamente non può significare una passività cieca ed un laissez-faire estremo da parte nostra, ma per dirla come c'è scritto nell'articolo iniziale "va invece creata una collaborazione proficua tra gli appartenenti a tutti i ceti, in virtù di due interessi più grandi, la Nazione e la Collettività."


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