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Dicci, Re Giorgio: chi sono mai gli eversori?


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Un altro totale ribaltamento della realtà. Da parte di Giorgio Napolitano, nel caso di giornata. A proposito: bisognerebbe iniziare a parlarne, di lui e degli altri che hanno rivestito o rivestiranno il medesimo ruolo, non più come dei Capi dello Stato ma come dei Capi di questo Stato. Tanto per ricordare costantemente e al colpo d’occhio che quella in cui viviamo non è affatto l’unica e la sola Repubblica italiana possibile, bensì una sua versione degradata e incancrenita. Ovvero irrecuperabile, mantenendo gli assetti attuali.

Il riepilogo dovrebbe essere superfluo, per chi veda al di là del suo naso, ma aggiungiamolo ugualmente. Le pubbliche istituzioni, e la stessa Costituzione, sono state oggetto di una progressiva usurpazione da parte dei potentati che si sono insediati ai vertici del mondo politico ed economico. Con gli esiti pluridecennali che chiunque può vedere. Esiti pessimi per la popolazione nel suo insieme. Esiti ottimi, nel senso dei vantaggi già ottenuti e di quelli che si prospettano grazie ai cambiamenti strategici che si stanno imponendo con la scusa del debito pubblico e della competizione globale, per chi tira i fili. Dentro e fuori il pantano dei partiti. Dentro e fuori gli stessi confini nazionali, a causa dell’asservimento alla finanza speculativa che bada solo al profitto e che, perciò, non ha e non vuole avere nessuna bandiera. Tranne quando, invece, le conviene fingere di averla per farsi affidare la sovranità monetaria tramite le banche centrali o per assicurarsi gli aiuti governativi necessari a salvare i colossi del settore che si sono messi da sé sull’orlo del crac, e che però sono pur sempre “too big to fail”.

Dice Napolitano (in un discorso accorato e commosso fino alle lacrime, come riferiscono rispettosamente le cronache): «La critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purché non priva di obiettività, senso della misura e capacità di distinguere, è degenerata in antipolitica, cioè in patologia eversiva».

Ecco fatto. I colpevoli del disastro italiano vengono spacciati per vittime, mentre coloro che si scagliano contro quei colpevoli – riunendoli a buon diritto in un rifiuto complessivo e infuriato – si ritrovano etichettati come facinorosi. Peggio, come dei veri e propri “eversori”. Ma eversori di cosa?

La domanda andrebbe posta immediatamente, di fronte a queste condanne sommarie e unilaterali. Ci spieghi meglio, Presidente. Eversori di quale ordinamento? Di quale sistema di potere? Eversori di ciò che lo Stato aveva garantito di voler essere, al termine dei lavori della Costituente e con la promulgazione della (cosiddetta) Carta Suprema, o viceversa di quello che esso è diventato via via, utilizzando la facciata democratica e legalitaria per nascondere il groviglio di interessi più o meno occulti che ci ha portati alla situazione odierna?

In altri termini, e a costo di farlo sembrare un gioco di parole troppo scoppiettante per essere anche serio: l’eversore dell’usurpatore è davvero un eversore?

Ma purtroppo, si sa, qui da noi il Capo dello Stato non può essere chiamato a rispondere seduta stante delle sue tesi. Egli, circonfuso della sacralità attribuita alla Sua carica, parla sempre ex cathedra. E se per di più si commuove, nel suo dolente eloquio, non si può che contemplarlo in silente adorazione.

Federico Zamboni
Fonte: www.ilribelle.com
11.12.2014


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