Domande che assilla...
 
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Domande che assillano un po' tutti noi e risposte... sopra le righe!


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2205
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Spesso mi viene da fare domande al mio demone che credo un po' tutti noi ci poniamo. Ad esempio "perché dobbiamo soffrire?"  è un classico.

Le sue risposte a queste domande sono però spesso di natura "bizzarra". Il motivo per cui a volte parlo del fatto che "non è il tempo di trattare un certo argomento" nei miei post è certamente perché c'è un tempo per ogni argormento, ma questo "tempo" di cui parlo non è quello oggettivo ed esterno, quanto mio interiore: il mio demone lascia "consegne", come delle specie di "pacchi rebus". Finché non capisco cosa ha voluto dire e come mai ha dato proprio quella risposta in funzione della domanda, per me non è il tempo, banalmente perché trattare poi l'argomento corrisponderebbe a non sapere bene di cosa sto parlando.

Specifico inoltre che il "pacco" (che si può intendere anche in senso sarcastico) non viene consegnato in forma verbale e passa qualche volta per ciò del tempo anche solo prima che riesca a trovare una formula soddisfacente verbale "tradotta" a un livello tale da poterla considerare.

Un esempio "trodotto" per la domanda classica "perché dobbiamo soffrire?" è una cosa tipo: "se non sai dove ti trovi, non sai nemmeno che domande fare...". Capite che è spiazzante ed è difficile non mandarlo a cagare quando realizzi, soprattutto se la domanda l'hai posta per ricevere conforto.

Nel tempo però ho imparato che queste risposte che in superficie non dicono niente e sembrano non rispondere affatto nello specifico per l'esigenza e l'intenzione che avevo, hanno una profondità di significati inusuale che è bene considerare con attenzione e che dopo, ma solo dopo, risultato molto più appaganti. Non solo per me, ma a prescindere da qualsiasi considerazione personale. Tanto per iniziare, dove mi trovo? Chiaro che rispondere significa sapere "dove ci troviamo" tutti, non solo dove mi trovo spazialmente o temporalmente, secondo le coordinate relative di tempo e di spazio che ci sono state date alla nascita. Mettiamo per ipotesi (e per capirci) che il luogo dove mi trovo è una sorta di "soglia", cioé non l'inferno propriamente detto ma un luogo di mezzo, tra quelli più densi dove la sofferenza diventa pervasiva e ci si accorge di quanto eravamo fortunati a stare qui finché vivi per cui ci viene "un desiderio insopprimibile di tornare" anche se tornare è a quel punto un po' come "...in paradiso" finché siamo vivi e stiamo qui, e quelli meno densi dove è il piacere di stare nella situazione che diventa invece più pervasivo e ci si accorge quindi di quanto faceva schifo questo posto relativamente più denso (sempre lo stesso) e quindi discendere diventa un vero atto eroico (addirittura) perché singnifica privarsi spontaneamente di quel piacere per venire a soffrire... gratis.

Quindi come si può constatare "se non sai dove ti trovi, non sai nemmeno che domande fare..." non è una risposta banale e va pesata con estrema accortezza perché nasconde un oceano di questioni irrisolte che andrebbero osservate con attenzione proprio e specificatamente per inquadrare la domanda "perché dobbiamo soffrire?".

Ora, perché vi ho scritto tutta questa pappardella? Non per tediarvi ma in quanto la prossiama risposta non la so gestire. Ci ho pensato molto e ho convenuto che forse va condivisa per trovare una qualche possibilità di decifrarla. Ho pensato che magari tra le tante persone che la leggeranno, a qualcuno può venire in mente qualcosa a cui non riesco a pensare e che può "sbloccare" la decifrazione. Cioé trovare altri significati coerenti che poi è tutto il mio miserabile sforzo.

L'unica cosa che chiedo e di non lasciare commenti banali. Potete anche scherzare, anche io lo faccio spesso per alleggerire l'argomento, tanto non offendente nessuno, basta che lo facciate senza essere banali, mettendoci cioé un poco di impegno che poi è lo specchio del rispetto che possiamo dare a qualcuno (o qualcosa) che di banale non ha proprio nulla.

Bene, procedo aggiungendo fino dove sono arrivato a "comprendere".

La domanda che ho posto è: "perché ci sono persone che resistono e persone che cedono?". La risposta è molto difficile da verbalizzare, cercate quindi dove possibile di andare oltre le parole, concetratevi sui significati: "coloro che resistono e coloro che cedono dondolano su e giù tra i marosi, come relitti o come su un altalena, perché dipendono dalla furia degli elementi per quanto in alto -e in basso- vengono spinti".

Allora, la parte per me facile da capire è il "comunque" sottointenso. Cioé a prescindere che tu sia uno che cede o che resiste, comunque subisci quello che devi subire e quindi ha meno importanza cosa tu pensi di fare relativamente alla tua specifica "zattera", ad esempio che tu riesca a rimanerci a bordo "felicemente" o meno. L'altro punto è che cedere e resistere non sono termini assoluti. Ad esempio per tante cose io sono costretto a cedere, per altre sono più nella possibilità di resistere, dipende da tanti fattori ma principalmente da cosa ho imparato, quali sono le lezioni che ho appreso e di conseguenza le conoscenze che vanno intese in senso esoterico ovviamente, cioè dei discorsi carichi di significato da opporre a quelli esterni, prosaici e tipici del web, con cui si risolve giusto di perdere tempo e di "rimanere vittime dei marosi".

Poi però c'è una parte che arriva più confusa. Vediamo se riesco a scriverne. E' un po' come se la realtà che ci circonda non sia fatta per essere "una" come la intendiamo. Cioé è come se condividessimo la stessa realtà con qualcos'altro infinitamente più esteso ma inquadrato in differenti aspetti, sfaccettature di uncosmo che è qui, adesso e che non possiamo o riusciamo a comprendere e quella che noi consideriamo come "la nostra realtà" è solo una facciata accessibile, un aspetto appunto, vincolato dalla nostra dimensione fisica, cioé corporea. Questo limite, non riguarda quindi "la dimensione" che comprende altro "invisibile" oltre che "intangibile", ma semplicemente il punto di questo "oceano" dove ci troviamo "in balia dei marosi": la superficie. Sotto (e sopra) si muoverebbe quindi tanto altro.

Qui, sulla superficie, veniamo investiti da eventi che ci spigono in alto (verso la comprensione e la visione quindi più ampia e panoramica del luogo, ad esempio delle prospettive future rispetto a dove stiamo andando) a volte e a volte ci sprofondano in basso (verso la depressisone, lo sconforto e la disperazione che poi si traducono in scelte insensate autodistruttive e/o eterodistruttive perseguite con grande impegno) senza mai però lasciare che questo ci proietti definitivamente in alto verso l'etere o ci faccia affondare una volta per tutte negli abissi. Per ciò chi è "sballottato" in alto, paradossalmente, ha più probabilità di cadere che di rimanere in alto, mentre chi è sprofondato ha più probabilità di ritrovarsi sbalzato in alto, ma comunque se l'altalena (emotiva) è più forte, più forte sarà la reazione positiva o negativa relativamente ad ogni evento a seconda di come verrà poi percepito da ognuno.

Ecco, però non capisco se questo riguarda l'ambivalenza che esclude una terza via: la stabilità. Tra i marosi infatti è possibile benissimo la stabilità e un esempio su tutti ce lo può dare chi fa surf e calvalca l'onda rimanendo vicino alla cresta. Quindi mi sembra di capire che la risposta al solito dipende dalla domanda che ho fatto. Non ho chiesto come si può affrontare l'incertezza dall'imprevisto, cioé la perturbazione della realtà che ci coinvolge (e travolge) e che può quindi far cadere. Nella pratica la domanda indicava solo quanto osservo rispetto alle persone che "cedono" specificatamente alla propaganda smaccatamente assurda. Però, il demone non si riferiva alla propaganda quando mi ha risposto, ma alle pressioni "esterne" che inducono tutti (padroni del discorso inclusi) a fare propria questa reazione (inclusa la propaganda) per adattarsi loro stessi ai marosi che sono chiamati ad affrontare "obtorto collo", a prescindere. Quindi, quali sono questi marosi?

Ecco, premettendo che a richiesta posso anche approfondire se non vi è chiaro qualcosa (l'argomento pare banale ma è parecchio complesso) rimetto a voi l'ardua sentenza...


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