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DSK e Bunga Bunga. Tra scandalismo e privacy


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Il sito della BBC presenta oggi un articolo molto interessante su una particolare prospettiva del caso di Dominique Strauss-Kahn ( http://www.bbc.co.uk/news/world-europe-13641624 ) : il comportamento del giornalismo francese sui vizi privati dei potenti. L’autore dell’articolo, britannico, mette a confronto l’orientamento anglosassone di rendere noti tutti i fatti pubblici e privati, e quello francese, di religioso rispetto della privacy di tutti, potenti e comuni cittadini. Si capisce che noi italiani — che viviamo nella nazione del Bunga Bunga — abbiamo uno speciale interesse in questo confronto di modelli.

La discussione non è astrattamente filosofica, ma è legata a stretto filo con i particolari dell’affaire DSK. Negli ambienti della stampa francese si concede che le tendenze di predazione sessuale dell’ex direttore del FMI erano note da tempo, e che lui aveva goduto di un benevolo silenzio in virtù del suo status di potente. Il caso rivela una eccessiva familiarità tra il mondo della politica e quello del giornalismo francesi. E tuttavia i francesi restano convinti che gli inconvenienti di questo sistema sono da preferire al giornalismo tabloid dei britannici che rovistano nei bidoni della spazzatura della politica nazionale per dare tutto in pasto al pubblico.

Il punto di vista francese è: “meglio il nostro sistema, con i suoi difetti, che lo scandalismo inglese”. E gli inglesi ribattono: “meglio il nostro scandalismo che Dominique Strauss-Kahn”.

Ma i modelli non sono eterni e immodificabili. La ratifica della Convenzione dell’UE sui diritti umani costringerà in futuro il giornalismo britannico a un maggiore rispetto della privacy. Al tempo stesso è in atto nella stampa francese un processo di autocritica che porterà verosimilmente a una minore indulgenza verso i vizi privati dei potenti.

Qui c’è un motivo di interesse per noi. Il giornalismo italiano assomiglia molto più a quello francese che a quello britannico, e più per la familiarità con i potenti che non per il rispetto della privacy, che è solo un corollario di quella. Ma anche noi siamo in fase di transizione, almeno dai tempi diNoemi Letizia, che fu il primo case del genere a ricevere una enorme copertura giornalistica.

E’ che il diritto alla privacy dei potenti non ci sembra più così inscalfibile da quando Berlusconi candida Nicole minetti nel listino bloccato della Regione Lombardia; o quando, pur fruendo come “utilizzatore finale” di un grosso giro di prostituzione nelle sue residenze private, pretende ancora di passare per il campione dei valori cristiani e della famiglia, regalando alle scuole private cattoliche il denaro dei contribuenti e affossando la ricerca sulle staminali nel nostro paese; e più in generale ci dà fastidio l’arcigno proibizionismo di una classe dirigente che fa consumo industriale di cocaina.

Come si può pretendere che limitiamo il nostro giudizio alle azioni pubbliche dei politici quando il potere che le istituzioni danno loro viene usato per legiferare in ambiti che toccano in profondità la nostra vita privata? E in realtà in una democrazia rappresentativa come la nostra, in cui mille circostanze avverse al comune cittadino rendono assai labile — e spesso quasi simbolico — il rapporto tra il rappresentato e il rappresentante, è un pieno diritto dell’elettore sapere chi è davvero l’individuo che gli sta chiedendo il voto. Da consumatori esigiamo la trasparenza da chi ci vende bene e servizi e da elettori non la pretendiamo dai politici che decidono sulle nostre esistenze?

Costoro non si sono dati alla vita politica per ordine del medico, e se non tollerano di rendere conto su chi sono veramente, hanno sempre l’opzione di rimanere comuni cittadini.

Gianluca Bifolchi
Fonte: http://subecumene.wordpress.com
Link: http://subecumene.wordpress.com/2011/06/05/dsk-e-bunga-bunga-tra-scandalismo-e-privacy/
6.06.2011


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