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El cor de Milan


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
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Quando i milanesi dicono che la loro città è la “capitale morale” d’Italia non intendono dire che sono più gentili, morigerati, onesti e altruisti degli altri. Piuttosto pensano che per laboriosità, efficienza e risultati raggiunti la loro città è il modello a cui tutta la nazione dovrebbe ispirarsi, nonché la vetrina chic da esibire al mondo.

Se accettiamo questa definizione e non facciamo i difficili sulle inevitabili differenze tra mito e realtà (a Milano sempre più nette), noi che milanesi non siamo potremmo anche dirci d’accordo.

Siamo senz’altro d’accordo se per “capitale morale” intendiamo un laboratorio che fissa tendenze che scaturiscono da quanto si agita nel profondo della nazione. Non solo nel bene.

Consideriamo un po’ questa bella pensata dell’assessore milanese all’arredo urbano, Maurizio Cadeo — in forza al Partito dell’Amore — di disporre la rimozione delle luminarie che auguravano buone festività natalizie in sei lingue ai residenti di Via Padova, il frammento di “capitale morale” più multietnico. Giacché siamo in Italia vogliamo scritte in italiano, è la ragione offerta dal fratello di Cesare Cadeo. E del resto non è un caso che quando i treni arrivavano in orario gli italici “assessori” dell’epoca imponessero ai tre usignoli dell’Eiar il nome di Trio Lescano benché il cognome delle tre sorelle fosse Leschan e il loro paese l’Olanda.

Accade comunque, per legge deducibile da tutta la storia universale, che le città la cui prosperità nasce dai commerci (e commerci ad ampio raggio) sviluppino una vocazione cosmopolita che non solo non è vissuta come un problema dai suoi cittadini; ma vi si annette anzi un sentimento di forte orgoglio municipale. Ve lo immaginate un assessore di New York che in occasione di solenni festività cittadine imponga la rimozione delle scritte in cinese, ebraico o italiano da Manhattan?

Ma nella “capitale morale” l’italianità patriottarda dei berluscones, alleati a tutta prova del secessionismo leghista, può convincersi che un sentimento di ombroso astio e dispetto verso gli stranieri (ma potete anche leggere immigrati), tanto meglio se esibito in prossimità del Natale, porta voti.

Vi è questa fetenzia dello spirito pubblico italiano — in cui la ricerca dei voti sembra legarsi sempre più a un’inclinazione al volgare e al gretto — di cui la “capitale morale” è senz’altro luminosa vetrina del nostro paese agli occhi del mondo, e umile e laboriosa si offre a modello di tutta la nazione.

Gianluca Bifolchi
Fonte: http://subecumene.wordpress.com
Link: http://subecumene.wordpress.com/2010/11/25/el-cor-de-milan/
24.11.2010


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