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Freedom Flottiglia coi terroristi NATO contro la Siria


antiUsrael
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SIRIA: LE RELAZIONI PERICOLOSE TRA I ROSSOBRUNI E IL NEGAZIONISMO “ANTIMPERIALISTA”
Posted on 16 marzo 2012 by dimitri| Leave a comment

Di Germano Monti

Prima parte

“La Siria è dunque al centro dei ‘war-games’ eterodiretti da Stati Uniti, nazioni occidentali, Arabia Saudita e altre nazioni arabe asservite all’imperialismo.
Appare quindi quanto mai opportuno il pugno di ferro con il quale il regime siriano sta reagendo per stroncare queste sacche di ribellione questo perchè in Siria non si combatte solo per salvare il governo ba’athista o il potere della famiglia Assad , la posta in gioco è molto più alta: in ballo c’è la stessa sopravvivenza degli ideali della rivoluzione panarabista, nazionale e socialista, della Nazione Araba e con essi la prospettiva che un domani “Israele” sarà cancellato dalle carte geografiche del Vicino Oriente”.

Dagoberto Husayn Bellucci (Direttore Responsabile Agenzia di Stampa “Islam Italia”)

Da quando il vento della Primavera Araba ha iniziato a soffiare anche sulla Siria della dinastia Assad, nel nostro Paese si è sviluppata una campagna politico-mediatica tesa ad accreditare la tesi del complotto americano-saudita-israeliano contro un Paese che si erge come bastione della resistenza antimperialista ed antisionista. Tutto quello che avviene sarebbe il risultato delle manovre di destabilizzazione condotte dall’imperialismo, dal sionismo e dai regimi arabi reazionari, come si diceva una volta, o petromonarchie, come si dice adesso. Le condizioni delle masse siriane, la loro aspirazione alla libertà, alla giustizia ed alla dignità, non vengono nemmeno prese in considerazione, il popolo non svolge alcun ruolo nella dinamica reale degli eventi in corso da un anno. La sola cosa che conti è il sostegno al regime siriano “antimperialista” e, naturalmente, la mobilitazione contro un intervento umanitario sul modello di quello effettuato in Libia. In sintesi, a determinare gli schieramenti non sono le condizioni materiali delle popolazioni, i rapporti di classe, le dinamiche sociali e culturali, bensì la geopolitica.
E’ una visione che di sinistra ha ben poco, anzi nulla, essendo culturalmente riconducibile alle correnti comunitariste e rosso-brune dell’estrema destra, filiazione diretta del presunto antimperialismo dei fascisti e dei nazisti, in realtà una mera contrapposizione concorrenziale alle potenze coloniali dell’epoca, Inghilterra e Francia.
“I rapporti di forza sono diventati “geopolitici”, e la Russia di Putin, la Cina o il Vietnam che promuovono il neocapitalismo, l’Iran ecc. sono oggettivamente oppositori del sistema globale. Le classi escono dal quadro. Si parla di “nazioni”, “etnie” o “popoli” come surrogato delle classi”. Questa citazione è tratta da un lungo articolo di Valerio Evangelisti, apparso nel giugno 2010 su una rivista legata al Partito della Rifondazione Comunista, dedicato all’analisi del fenomeno della destra “antimperialista”. Il sostegno manifestato da gruppi neofascisti verso Gheddafi, il regime siriano di Assad, l’Iran islamista, così come i ripetuti tentativi di infiltrarsi nei movimenti di solidarietà con il popolo palestinese, confermano la correttezza dell’analisi di Evangelisti.
Nei mesi scorsi, sia in Francia che in Italia si sono svolte, per iniziativa di gruppi di estrema destra, alcune manifestazioni (molto piccole, per la verità) contro i bombardamenti NATO in Libia e il nuovo colonialismo multinazionale, in aperto sostegno del regime di Gheddafi, e non è difficile trovare sulla rete ed in certe riviste interventi di intellettuali neofascisti entusiasti di Hamas (prima della repentina “svolta” che ha portato l’organizzazione palestinese a lasciare Damasco), Hezbollah, della Repubblica Islamica e della Jamairiha. Molti di questi interventi denunciano anche tentativi di destabilizzazione del regime siriano ad opera degli U.S.A., di Israele e delle ricche monarchie arabe.
Naturalmente, a costoro sfuggono completamente le ragioni delle rivolte popolari, fondate sulla volontà di riscatto sociale, di liberazione da poteri sfruttatori, oppressivi e corrotti. Meno naturale che qualcuno approdi agli stessi abbagli “da sinistra”.

La sinistra italiana nel suo complesso ha mostrato scarsa comprensione ed ancor più scarso interesse verso le rivoluzioni arabe, tanto che i partecipanti italiani alle dimostrazioni organizzate in Italia dalle comunità arabe, prima quella tunisina e poi quella egiziana, si potevano contare sulle dita di una mano. In alcuni casi, è emersa una vera e propria ostilità, variamente motivata da pregiudizi islamofobici e dal vecchio vizio italiano della dietrologia e del complottismo. Qualcuno è arrivato a sostenere seriamente che dietro la rivolta egiziana ci sia la longa manus dell’imperialismo statunitense e che la regia delle manifestazioni di Piazza Tahrir fosse nelle mani di Otpor, il gruppo finanziato dal NED (National Endowment for Democracy), dall’International Republican Institute e dall’Open Society Institute del finanziere George Soros, gli artefici della disgregazione dell’ex Jugoslavia e delle “rivoluzioni” colorate o floreali in Ucraina, Georgia ed altre aree di interesse strategico per gli U.S.A.
Ora, a parte il fatto che non si capisce perché gli Stati Uniti avrebbero dovuto abbattere il regime del loro alleato più fidato per consegnare l’Egitto a prospettive quantomeno incerte; a parte il fatto che chiunque conoscesse, anche superficialmente, la situazione sociale egiziana, si chiedeva da tempo non “se” ma “quando” quel Paese si sarebbe rivoltato contro la dittatura di Mubarak; a parte questo, c’è da dire che a beneficiare del know how di Otpor sarebbe stata la sinistra radicale egiziana, e cioè i movimenti “6 aprile” e Kifaya, e che la “prova regina” consisterebbe nella foto di qualche bandiera simile a quella di Otpor in Piazza Tahrir e nelle tracce della partecipazione di un membro del movimento “6 aprile” al summit di una non meglio precisata Alleanza dei Movimenti Giovanili, tenutosi a Washington nel dicembre 2008, con la partecipazione di membri del governo USA… del governo Bush, si presume, perché l’Amministrazione Obama non era ancora entrata in carica. Per saperne di più, “Il gelsomino nel pugno: il modello Otpor nelle rivolte arabe”, di Emanuela C. Del Re, a p. 247 del n. 3/2011 della rivista Limes.
Insomma, il subdolo imperialismo alleato del sionismo avrebbe complottato insieme all’estrema sinistra egiziana – antimperialista ed antisionista – per rovesciare un governo filo imperialista e filo sionista, per favorire l’ascesa al potere di nuovi gruppi dirigenti dal dubbio orientamento. Come trama di un giallo, può essere intrigante; come analisi sociale e politica, invece, lascia molto perplessi.
La vicenda libica ha senza dubbio fornito altri argomenti ai sostenitori del complotto e dell’intrigo, che hanno semplicemente invertito il rapporto fra causa ed effetto: non è stata la sanguinaria repressione di Gheddafi contro le manifestazioni dell’opposizione a fornire un pretesto per gli appetiti anglo-francesi sul petrolio libico, ma le cancellerie occidentali a promuovere le manifestazioni per poter poi intervenire.
Questa inversione logica si è spinta fino a magnificare – contro ogni evidenza! – le virtù del regime di Gheddafi, che qualche blasfemo è arrivato a paragonare a Che Guevara, ignorando la feroce repressione di ogni dissenso, le stragi di oppositori, la gestione clanistico-padronale delle immense ricchezze del Paese, l’infame ruolo di cane da guardia per conto terzi contro i migranti, lo sperpero di ricchezze faraoniche per i capricci del raìs e della sua nidiata. A poco è servito che tutta la sinistra rivoluzionaria araba e tutti i movimenti della resistenza palestinese, da Hamas al Fronte Popolare, solidarizzassero con la rivolta libica, così come nessuna riflessione
è stata indotta dalla notizia – mai smentita – che il clan Gheddafi si fosse affidato, per la fornitura di soldati professionisti (leggi: mercenari), ad un’azienda israeliana, la CTS Global Service dell’ex generale Israel Ziv.
Le potenze imperialiste hanno visto nella follia sanguinaria del tiranno libico l’occasione propizia per affondare le zanne in un Paese arabo, e non se la sono fatta sfuggire. La tragedia libica rischia di replicarsi, moltiplicata per mille, in Siria, dove la feroce repressione operata dal clan Assad ha già dato spazio alla militarizzazione della rivolta ed all’inserimento delle potenze straniere, ovviamente per motivi “umanitari”. Galloway, Seale e molti altri suonano l’allarme da mesi, ma – almeno in Italia e nella sinistra italiana – non sembrano in molti a volerli ascoltare, preferendo rifugiarsi nella ormai consueta teoria del complotto e negando l’evidenza di una rivoluzione in corso da un anno.

Nel sostegno al regime di Bashar Assad, l’area rosso bruna si spende con tutte le sue forze. Nel novembre 2011, una delegazione di Progetto Eurasia viene accolta a Damasco ed interviene dal palco di una grande manifestazione governativa. La vicenda viene ripresa dal quotidiano “La Repubblica”, in un articolo di Marco Pasqua leggibile a questo link:
http://www.repubblica.it/esteri/2011/11/14/news/attivista_pro-siria-24987027. L’organizzazione rossobruna viene definita dal giornalista “negazionista e antisemita”, e comunque è sufficiente visitarne il sito, osservarne il linguaggio e la simbologia, per rendersi conto di cosa si tratti.
Progetto Eurasia ed i siti collegati (come www.statopotenza.eu ) appaiono come il think tank della destra estrema del Terzo Millennio, roba ben diversa dalla rozzezza di Forza Nuova o Casapound, a cui, però, forniscono argomenti e linea politica. Il principale megafono dell’area è il quotidiano “La Rinascita”, che scimmiotta la storica testata del PCI ed in realtà si chiama Rinascita Nazionale. Un’occhiatina su un qualsiasi motore di ricerca aiuta a comprendere di che pasta sia fatta la redazione di quel giornale.
Un po’ meno facile, invece, risalire alla composizione della “delegazione italiana” accolta a Damasco e ricevuta anche dal locale Partito “Comunista” alleato e mantenuto in vita dal regime. Oltre a Stefano Bonilauri, citato nell’articolo, e ad un altro esponente italiano di Progetto Eurasia, nella delegazione era presente un altro personaggio interessante, definito dai camerati di Eurasia su FaceBook “nostro compagno di lotta”. Si tratta di un Siriano residente in Italia, per molti anni dirigente del Partito dei Comunisti Italiani: il suo nome è Ouday Ramadan, ed in questo articolo – pubblicato sul sito di Progetto Eurasia e, naturalmente, su Rinascita – risponde polemicamente a Marco Pasqua: http://www.cpeurasia.eu/1932/egr-io-giornalista-marco-pasqua. Al termine dell’articolo, Ramadan si autodefinisce “il traduttore che sdoppia la voce”, con riferimento al video della manifestazione governativa a Damasco in cui Bonilauri prese la parola. Da ciò, apprendiamo che si tratta del medesimo Ouday Ramadan che, all’inizio di marzo 2012, viene proposto sul sito “Il Dialogo” (ripreso con evidenza da www.peacelink.it ) in veste di testimone oculare delle vicende siriane, in quanto partecipante ad una delegazione italiana in Siria nel novembre 2011: stranamente, né i responsabili del sito Il Dialogo, né quelli di PeaceLink ritengono opportuno informare i propri lettori del fatto che si trattava di una delegazione organizzata da un gruppo di estrema destra, mentre ci tengono a mettere in rilievo le origini “marxiste-leniniste” del Ramadan e la sua militanza nel PdCI.
Per un resoconto del viaggio della delegazione di Progetto Eurasia in Siria, potete utilizzare questo link: http://www.cpeurasia.eu/1841/delegazione-del-cpe-in-siria-breve-resoconto-e-foto. In questa foto (sempre tratta dal sito di Progetto Eurasia, lo scriviamo perché ci tengono molto al copyright), uno dei camerati/delegati italiani ed il traduttore “marxista-leninista”.

Stando al resoconto, nel corso della visita, “… uno dei due esponenti del CPE (Coordinamento Progetto Eurasia, n.d.r.) è stato ricevuto nella sede del Partito Comunista siriano dove ci si è confrontati sulle attuali vicende del paese, constatando una forte sintonia”.
Il resoconto non precisa se si sia trattato del Partito Comunista Siriano Unificato o del Partito Comunista Siriano della famiglia Bakdash, il cui segretario è stato il compagno Khaled Bakdash, alla cui morte è subentrata nella carica la vedova, compagna Wissal Farha Bakdash, che ha poi trasmesso la carica stessa al figliolo, il compagno Ammar Bakdash. Comunque, non è importante saperlo: tutti e due i partiti “comunisti” siriani siedono alla mensa del clan Assad.

***

Tornando alle manifestazioni rosso brune a sostegno di Gheddafi e del regime siriano, ve ne sono state alcune a Roma, Milano e Napoli, promosse dal network che ruota attorno al think tank di Progetto Eurasia e di Rinascita. In tutto, poche decine di attivisti, ma non è mancata (e continua a non mancare) la partecipazione di esponenti provenienti dalla sinistra.
Il più presenzialista è l’ex senatore del PdCI Fernando Rossi, ora leader di un piccolo movimento “Per il Bene Comune”: era annunciata la sua partecipazione, il 10 marzo scorso, ad un dibattito organizzato a Milano da “Stato e Potenza”, organo collegato a Progetto Eurasia, insieme al “delegato” italiano presso la corte di Assad, Stefano Bonilauri, ed all’immancabile “marxista-leninista” Ouday Ramadan. Grazie alle nuove tecnologie, il dibattito è stato allietato dall’intervento via Skype dalla Russia di Alexander Dugin, un famoso “nazional-bolscevico” ammiratore del fascismo, delle Waffen SS, di Julius Evola e dell’ideologo nazista franco-belga Jean-François Thiriart, icona dell’estrema destra europea. Qui sotto, la locandina promozionale dell’iniziativa.

Un piccolo capolavoro della capillare opera di mistificazione ideologica ed infiltrazione politica da parte dei rossobruni è poi costituito dall’appello “contro i preparativi di guerra all’Iran e alla Siria”, promosso principalmente dal blog del Prof. Domenico Losurdo ( http://domenicolosurdorecensioniepolemiche.blogspot.com/2012/01/un-appello-contro-i-preparativi-della.html). Tacendo completamente sulla repressione delle manifestazioni di protesta in Siria, l’appello si preoccupa di chiedere al governo italiano “di revocare senza condizioni e immediatamente le misure di embargo contro l’Iran e la Siria, di chiarire che non parteciperà in nessun modo a una guerra contro questi Stati e che non consentirà l’uso di siti italiani per un’aggressione da parte degli Usa e della Nato e di impegnarsi a livello internazionale per porre fine alla politica dei ricatti e delle minacce di guerra contro l’Iran e la Siria”. Per la verità, il Segretario Generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, l’intervento militare lo esclude categoricamente – un giorno sì e l’altro pure – da almeno sei mesi, e così i più alti esponenti dell’Unione Europea, della Turchia, degli Stati arabi e persino degli Stati Uniti. Ma questo ai nostri “pacifisti” non interessa, perché agitare lo spauracchio di un intervento “come in Libia” è necessario per legittimare la loro opera di sostegno al clan Assad.
Comunque, l’elemento per noi interessante è costituito dal fatto che i tanti ed autorevoli esponenti della sinistra e del movimento contro la guerra che hanno sottoscritto l’appello non provino il minimo imbarazzo nel trovarsi in compagnia di Maurizio Neri (Editore Rivista Comunismo e Comunità Roma) e della redazione di Comunismo e Comunità. Chi siano costoro, basta qualche click su Google per apprenderlo, ma almeno alcuni dei firmatari di quell’appello non dovrebbero avere alcun bisogno di fare ricerche, a meno c
he non si siano bevuti il cervello e la memoria alla tavola del clan Assad.

Fine della prima parte

FONTE:
http://www.freedomflotilla.it/2012/03/16/siria-le-relazioni-pericolose-tra-i-rossobruni-e-il-negazionismo-%E2%80%9Cantimperialista%E2%80%9D/


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venezia63jr
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😀


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eresiarca
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ancora con la menata sui "rossobruni" e gli "infiltrati fascisti"? ma basta, ma si vada a tirare in un gabinetto!


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antiUsrael
Noble Member
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ancora con la menata sui "rossobruni" e gli "infiltrati fascisti"? ma basta, ma si vada a tirare in un gabinetto!

per il potere costituito(e i loro pacifinti/truppe cammellate) chiunque non segua la linea ''ortodossa'' che hanno tracciato per lui è un complottista e/o fascista quindi in questo caso giovani comunisti di S&P che hanno nel cuore il meglio dell'Urss visto che però non disdegnano un sano revisionismo/rivalutazione di altri movimenti (bollati come nemici dalla storiografia elementare) sono da bollare anch'essi come fascisti.
Patetico.


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Giancarlo54
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Post: 2622
 

Più leggo questi articoli più sono convinto che la cosiddetta sinistra radicale dovrebbe chiamarsi con il più consono sinistra terminale. Ottimo il CPE. Ottimo Stato e Potenza. Ottimo chiunque si oppone veramente all'imperialismo. Evangelisti, Indymedia e compagnia briscola sono scarti residuali della storia per cui sarebbe opportuno tirare la catena e liberare il water.


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