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Galapagos - E nel 2012 si parte da -0,5%


Tao
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Nel quarto trimestre del 2011 il prodotto interno lordo, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,7% rispetto al trimestre precedente e dello 0,4% nei confronti del quarto trimestre del 2010. La stima preliminare diffusa il 15 febbraio scorso aveva rilevato una diminuzione congiunturale simile (-0,7%) ma una diminuzione tendenziale (0,5%) maggiore.

Complessivamente, nel 2011 il Pil corretto per gli effetti di calendario, è aumentato dello 0,5%, mentre quello non corretto (pubblicato in data 2 marzo 2012) segnalava una crescita dello 0,4%. Nel quarto trimestre del 2011 tutte le componenti della domanda interna sono risultate in diminuzione su base congiunturale. Le importazioni si sono ridotte del 2,5% e le esportazioni (in precedenza molto dinamiche) sono rimaste stazionarie. La domanda nazionale ha sottratto un punto percentuale alla crescita del Pil (-0,4% i consumi delle famiglie, -0,1% la spesa della Pubblica amministrazione e -0,5% gli investimenti fissi lordi). Anche la variazione delle scorte ha contribuito negativamente alla crescita del Pil ( per 0,4 punti percentuali), mentre il contributo della domanda estera netta e stato positivo per 0,7 punti percentuali.

Dal lato dell'offerta, si rilevano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto dell'industria (-1,7%) e dei servizi (-0,1%), mentre il valore aggiunto dell'agricoltura (che ha scarso peso sul Pil) è aumentato dello 0,5%. L'Italia dunque è in recessione anche tecnica: per il secondo trimestre consecutivo il Pil presenta una caduta congiunturale. Sulla base dei dati dell'ultimo trimestre 2011, l'Istituto di statistica sottolinea che la «crescita» acquista per il 2012 dovrebbe registrare una flessione dello 0,5%.

Ovviamente questo significa che nella seconda parte dell'anno, il prodotto dovrebbe cominciare a segnare una leggera risalita. I più ottimisti sono convinti che questa leggera ripresa ci sarà, i pessimisti (a cominciare dal Fondo monetario internazionale) ritengono, invece, che nel 2012 il Pil in Italia diminuirà di almeno due punti.

Se questa previsione dovesse avverarsi (c'è da sperare di no perché si aggraverebbero le condizioni di milioni di lavoratori) il Pil nel 2012 sarebbe di almeno sette punti inferiore a quello del 2007, ultimo anno «felice» prima della recessione del 2009, visto che in Italia il Pil è diminuito anche nel 2008, mentre era seguitato a crescere in tutti gli altri paesi industrializzati. Una conferma si ha dai calcoli - diffusi ieri - della Banca d'Italia che stima il Pil del 2011 di cinque punti inferiore a quello del livello pre-crisi.

In generale, nell'ultimo trimestre del 2011, l'andamento del Pil non è stato buono nei vari paesi industrializzati: è aumentato in termini congiunturali dello 0,7% negli Stati Uniti e dello 0,2% in Francia, ma è diminuito dello 0,2% in Germania e nel Regno Unito e dello 0,6% in Giappone. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2,0% in Germania, dell'1,6% negli Stati Uniti, dell'1,4% in Francia e dello 0,7% nel Regno Unito, mentre il Pil è diminuito dell'1,0% in Giappone. Nel complesso, il Pil dei paesi dell'area Euro è diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,7% nel confronto con lo stesso trimestre del 2010. E le previsioni per l'anno in corso non sono buone. E' infatti atteso un ulteriore rallentamento della crescita in quasi tutti i paesi. In Europa - le previsioni della Bce e della Commissione europea - prevedono un arretramento che oscilla tra lo 0,3 e lo 0,5 per cento che si realizzerà soprattutto nella prima parte dell'anno, mentre a partire dal terzo trimestre si potrebbe assistere a una leggera risalita in grado di arrestare la fase recessiva. Di più: anche i Brics, cioè i paesi più dinamici con in testa Cina, India e Brasile, stanno registrando un rallentamento dei tassi di crescita che, ovviamente, si tradurrà in un rallentamento del commercio mondiale e quindi in maggiori difficoltà per i paesi industrializzati.

Insomma, l'Italia è in buona compagnia (esemplare è l'esempio dei Paesi bassi) con l'aggravante che le politiche correttive (come in Grecia, Spagna e Portogallo sta provocando una recessione accentuata nell'assenza di interventi di politica economica di stimolo della domanda.

Galapagos
Fonte: www.ilmanifesto.it
13.03.2012


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