Gli imprenditori no...
 
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Gli imprenditori non facciano le vittime - Uriel Fanelli

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Georgejefferson
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Quanti fondi di verita ci sono nei concetti?tantissimi,e'esprimerli con odio e facendo di tutta l'erba un fascio che attira e stimola solo odio,vecchia radice del divide et impera.....


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Georgejefferson
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Al solito,fare di tutta un erba un fascio senza sapere nulla dell altro,il male "e' "in tutti,mai negato,in me per primo.Ma fammelo notare con umilta ed empatia,e allora ti daro ragione ringraziandoti per il rispetto,al contrario,odio e arroganza semina,ed odio e arroganza ricevi


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ws
 ws
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okkio al signor wolfstep....
le sue idee sono sempre ben scritte e stimolanti ma spesso sono anche "avvelenate" ... 🙄
Nella sostanza andrebbe considerato come un " farmaco "
che i lettori piu' "deboli " dovrebbero quantomeno sorbire a " piccole dosi" 8)


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shoona
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L'imprenditore sarà avvilente sempre, l'iniquità si genera in ogni situazione dove le parti non hanno lo stesso peso, ovvio che c'è il più infame e quello più misericordioso, ma la sostanza non cambia, l'avidità è alla base dell'impresa, l'impresa deve seguire un flusso che genera avidità e in un circolo avido quello che ci rimette di più è sempre l'ultimo della catena.
Ogni remora è un vantaggio per il rispettivo competitor, ogni accondiscendenza al sottoposto fa si che il concorrente si avvantaggia.

Quello che dici è tutto vero ma io la guardo dall'ottica solita. Non penso che l'imprenditore sia il cattivone ma il sistema capitalista genera una gerarchia in cui la figura dell'imprenditore deve essere quella. Deve avere quel profilo.L'imprenditore deve esser un pezzo di m . Primo, deve ogni giorno rimarcare la sua differenza con i sottoposti, secondo, deve reggere il confronto con le altre imprese in quanto a bastardaggine. Ma il sistema se funziona è perché lo reggono tutti. C'è un piccolo pezzo di m (spero George non si offenderà) in ciascuno di noi. L'operaio ambirebbe a poter fare come l'imprenditore se solo gliene fosse data l'opportunità. Tutto questo grazie ai meccanismi interni al sistema. Nel piccolo tutti ambiscono a diventare capo-reparto e a fare il carrierino all'interno dell'azienda. Così potranno ripagare con la stessa moneta ciò che hanno subito loro per tanti anni. Siamo governati da un meccanismo più forte di noi che ci fa agire come protocollo prevede, a seconda del tipo di pedina che siamo. Per questo l'unica soluzione è cercare di spezzare questa catena di comportamenti quotidiani che foraggiano il sistema.


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tres19
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Neanche io penso che sia il cattivone di turno, ci mancherebbe, ma nello stesso tempo non ci riesco proprio a sentir chi sta cercando di farlo passare per vittima di un qualcosa a lui esterno.

Ad essere magnanimi lo si può considerare vittima di se stesso e di tutte le cialtronerie che ha creduto negli anni passati, ma con questa ottica lo si dovrebbe compatire e aiutare solo quando le sue intenzioni sono di uscire dal giro e non quando non riesce a gestirlo per incapacità o per sfortuna.

Edit
ws chi è il signor wolfstep?


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grillone
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questo articolo mi è piaciuto solo per metà! nel senso che è sicuramente uno spaccato fedele della situazione lavorativa in italia; ma gli imprenditori che si suicidano non sono ne evasori, ne delocalizzatori, ne sfruttatori, ma piuttosto quelli che hanno cercato di fare le cose per bene


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tres19
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questo articolo mi è piaciuto solo per metà! nel senso che è sicuramente uno spaccato fedele della situazione lavorativa in italia; ma gli imprenditori che si suicidano non sono ne evasori, ne delocalizzatori, ne sfruttatori, ma piuttosto quelli che hanno cercato di fare le cose per bene

Tu hai mai lavorato?
Se si, come si comportava il tuo titolare?
Ti ha inquadrato secondo la tua mansione?
(Conosci la tua mansione? Conosci ciò che non potresti fare e ciò che non potresti usare?)
Ha mai preteso gli straordinari con cadenza periodica?
Teneva conto della tua vita non facendoti pressione quando chiedevi le ferie in un determinato periodo?
Ti ha mai chiesto di fare qualcosa che si può chiedere solo avendo una posizione di egemonia?
Ti ha chiamato prontamente per farti avere l'aumento degli scatti di anzianità?
Si preoccupava che tutte le norme di sicurezza erano attuate?
Se facevi un lavoro di ufficio ti esortava a interrompere il lavoro per prenderti la pausa che spetta a chi lavora davanti al PC ogni tot tempo?
Ha sempre pagato nella stessa maniera in cui tu ti recavi al lavoro, ossia puntuale?
Ti ha mai avvilito o mortificato tramite minacce velate?

Se si è comportato bene in tutto questo magari hai avuto un titolare che ha semplicemente fatto il minimo sindacale (tra il minimo sindacale e fare "bene" comunque ce ne passa...), se ha fatto meno è da considerarsi il furbone del caso e non quello che ha fatto le cose per bene.

Poi anche fantasticando che ha fatto le cose per bene, perchè si dovrebbe ammazzare quando quelli che lavorano per lui la sua condizione peggiore se la possono solo che sognare?
Io ci vedo un fattore di percezione perchè un fattore pratico non lo è di sicuro a meno che non vogliamo considerare super-eroi tutti i precari che non si fanno secchi.


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esca
 esca
Noble Member
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Tres19, la prima frase che ho scritto era riferita all'ideatore dell'articolo e alla sua istigazione a mandare al rogo l'intera categoria di imprenditori, compreso quello che da tanti anni mi consente di percepire uno stipendio senza vessazioni o torture d'alcun genere...dovrei forse domandarmi se il mio datore di lavoro proviene da un'altra galassia? Per inciso, manco mi passa per la testa di invidiarlo, la vita che conduco è di gran lunga più libera e spensierata della sua. Lo rispetto, tutto qua, e con ciò credo che ciascuno abbia fatto le sue scelte).

Ho adottato come stile di vita il rifiuto per tutta una serie di cose proposte o imposte dal sistema, senza cadere nella trappola dell'odio che serve solo ad abbrutire chi lo prova...ogni tanto mi incazzo, questo sì, e passata l'incazzatura finisce lo sfogo ma NON DIMENTICO nè PASSO SOPRA i motivi che l'hanno provocato; esistono metodi più efficaci per condurre certe battaglie e l'ultimo è quello di fare il gioco dell'avversario. Questo è il mio modo di vedere le cose.

Se al mondo l'odio avesse avuto la meglio, a quest'ora ci saremmo forse già estinti ma si dà il caso che questa sia l'ultima cosa nella lista dei miei desideri.

Stammi bene.


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tres19
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@esca non si parlava di invidia in questo thread, ne tanto meno di odio, ma sul come e sul perchè si dovrebbe considerare un imprenditore una vittima del sistema quando è stato per anni uno dei maggiori architetti dello stesso sistema.
Giusto per specificare, per odio intendo una sana rabbia che porta a dissentire e non quella cosa stile soap-opera che sembra ne sia diventata il significato e che mi si imputa sempre.

Non so neanche chi intendi per avversario, ma non sto facendo il gioco di nessuno, non ho neanche una battaglia da combattere, però ci tengo ugualmente a non mischiare le carte in tavola. 😀


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Giovina
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L'articolo proposto in questo topic trasuda odio a ogni riga.
Un odio che si vorrebbe contagiasse le masse, checche' ne dica il Fanelli quando precisa che non e' una lotta di classe che vuole riaccendere o sostenere rifiutando il giudizio di comunista.
A risolvere il dilemma di chi mettere al posto degli imprenditori condannati e sterminati dall'odio fanelliano non soccorre la vecchia tesi della dittatura del proletariato e rimangono cosi' vacanti quei territori di innovazione, inventiva, immaginazione, coraggio, prese di responsabilita', che hanno fatto anche l'Italia ( non solo rivoluzioni...)

Spesso la mattina mi svegliano le voci degli uomini che compongono una squadra operaia di un imprenditore edile del paese, si radunano sotto casa nella via, a volte e' troppo presto se non ho risposato abbastanza, se il lavoro mio mi ha lucrato troppo il giorno precedente. Mi alzo e scosto la tendina della finestra della cucina per vederli, a volte e' buio, a volte e' giorno, dipende dalla stagione, ma e' sempre l'alba. Il capo e' fra di loro, le mani in tasca che attende il ritardatario, mentre si parla del piu' e del meno, o del programma della giornata, dei problemi ultimi da risolvere nella costruzione o ristrutturazione della casa del momento.
Sono tutti molto over 50. Chissa' se arriveranno alla pensione prima di cadere da una bancata o da un tetto, sfracellati a riunirsi in sacrificio a quella terra che tanto sapientemente e in sofferenza hanno modellato tutta una vita.

I negozi del paese sono deserti, le commesse e i proprietari chiacchierano fermi e con le braccia conserte, ora cominciano a farlo sostando sull'ingresso, guardando sulla strada, la primavera permette, appena il sole italiano comincera' a mordere rientreranno nel fresco dei locali.
A dire il vero i consumatori hanno cominciato a disertare da Natale.

Sono operaia, taccio sulle mie ferite aperte e non rimarginabili del mio essere operaia, sono certa di essermi guadagnata e di stare guadagnando ogni centesimo dei mie salari nel corso degli anni.

Qualcosa non ha funzionato, qualcosa che ha trovolto noi e i nostri imprenditori nonostante l'alba radiosa del boom economico dopo la guerra.

Questo mio tacere e' sostituito dall'immagine di un imprenditore come Olivetti, dalla pensione che vorrei tornare a immaginare come fino a poco tempo fa: non e' una elemosina o una assistenza sociale, e' il mio reddito differito che ho versato come sangue goccia a goccia ogni giorno che ho lavorato in fabbrica.

Non ho permesso all'odio di accecarmi, ne' di bruciare i miei pensieri sull'onda del risentimento di tutti i sacrifici bruciati e buttati al vento dalle stesse barricate delle guerre sociali. Ho strappato la mia tessera sindacale. Non riconosco piu' fronti da presidiare ne' da combattere.
Ma questa consapevolezza era nata in me piano piano gia' da tempo, il tradimento dei sindacati e' stata una ratifica, una sorta di riconoscimento e accordo inconscio concordato con quel lavoratore non piu' capace e convinto di affidare a qualcosa di troppo lontano da se' la gestione del suo salario e della sua anima.
Non voglio intrupparmi in nessuna categoria, in nessuna corrente politica, in nessuna lotta di classe; la mia salute se la sono presa la fabbrica e il lavoro: non ho permesso e non permettero' mai a nessun altra cosa, tantomeno a questo illegittimo e criminale governo di farmi rubare la mia liberta' interiore, senza di essa nessuno di noi puo' cominciare a correggere e a costruire un presente e un futuro nuovi, per tutti.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=gIE95NtP7_U


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Georgejefferson
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🙂


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grillone
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"tres19"

lavoro da quando ho finito il servizio militare nell'88; e da quasi venti(dal 93) nella stessa azienda, dove sono ancora operaio generico. forse avrei diritto a qualcosina in piu, ma comunque non mi sento sfruttato. comunque non sono uno che crede al mondo delle fate, so benissimo che la fuori ci sono frotte di sfruttatori, evasori, e cazzari di ogni genere, sole che, purtroppo, non sono questi che stanno pagando la crisi; la crisi la stanno pagando quegli imprenditori che non riescono a reggere la concorrenza dei paesi dell'est, della cina, e dei colleghi sfruttatori e/o evasori, e quelli che forse potrebbero anche reggere, ma che si vedono negare il credito(chissa perche), e non sono in grado di pagare dipendenti e fornitori. i cazzari, o continuano a lavorare in nero e sfruttando come se niente fosse, o hanno chiuso bottega in fretta e furia e adesso hanno riaperto in serbia o romania, oppure si stanno godendo gli immeritati guadagni in brasile, o croazia, o sudafrica, ecc


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riefelis
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Topic starter  

L'articolo proposto in questo topic trasuda odio a ogni riga.
Un odio che si vorrebbe contagiasse le masse, checche' ne dica il Fanelli quando precisa che non e' una lotta di classe che vuole riaccendere o sostenere rifiutando il giudizio di comunista.
A risolvere il dilemma di chi mettere al posto degli imprenditori condannati e sterminati dall'odio fanelliano non soccorre la vecchia tesi della dittatura del proletariato e rimangono cosi' vacanti quei territori di innovazione, inventiva, immaginazione, coraggio, prese di responsabilita', che hanno fatto anche l'Italia ( non solo rivoluzioni...)

Spesso la mattina mi svegliano le voci degli uomini che compongono una squadra operaia di un imprenditore edile del paese, si radunano sotto casa nella via, a volte e' troppo presto se non ho risposato abbastanza, se il lavoro mio mi ha lucrato troppo il giorno precedente. Mi alzo e scosto la tendina della finestra della cucina per vederli, a volte e' buio, a volte e' giorno, dipende dalla stagione, ma e' sempre l'alba. Il capo e' fra di loro, le mani in tasca che attende il ritardatario, mentre si parla del piu' e del meno, o del programma della giornata, dei problemi ultimi da risolvere nella costruzione o ristrutturazione della casa del momento.
Sono tutti molto over 50. Chissa' se arriveranno alla pensione prima di cadere da una bancata o da un tetto, sfracellati a riunirsi in sacrificio a quella terra che tanto sapientemente e in sofferenza hanno modellato tutta una vita.

I negozi del paese sono deserti, le commesse e i proprietari chiacchierano fermi e con le braccia conserte, ora cominciano a farlo sostando sull'ingresso, guardando sulla strada, la primavera permette, appena il sole italiano comincera' a mordere rientreranno nel fresco dei locali.
A dire il vero i consumatori hanno cominciato a disertare da Natale.

Sono operaia, taccio sulle mie ferite aperte e non rimarginabili del mio essere operaia, sono certa di essermi guadagnata e di stare guadagnando ogni centesimo dei mie salari nel corso degli anni.

Qualcosa non ha funzionato, qualcosa che ha trovolto noi e i nostri imprenditori nonostante l'alba radiosa del boom economico dopo la guerra.

Questo mio tacere e' sostituito dall'immagine di un imprenditore come Olivetti, dalla pensione che vorrei tornare a immaginare come fino a poco tempo fa: non e' una elemosina o una assistenza sociale, e' il mio reddito differito che ho versato come sangue goccia a goccia ogni giorno che ho lavorato in fabbrica.

Non ho permesso all'odio di accecarmi, ne' di bruciare i miei pensieri sull'onda del risentimento di tutti i sacrifici bruciati e buttati al vento dalle stesse barricate delle guerre sociali. Ho strappato la mia tessera sindacale. Non riconosco piu' fronti da presidiare ne' da combattere.
Ma questa consapevolezza era nata in me piano piano gia' da tempo, il tradimento dei sindacati e' stata una ratifica, una sorta di riconoscimento e accordo inconscio concordato con quel lavoratore non piu' capace e convinto di affidare a qualcosa di troppo lontano da se' la gestione del suo salario e della sua anima.
Non voglio intrupparmi in nessuna categoria, in nessuna corrente politica, in nessuna lotta di classe; la mia salute se la sono presa la fabbrica e il lavoro: non ho permesso e non permettero' mai a nessun altra cosa, tantomeno a questo illegittimo e criminale governo di farmi rubare la mia liberta' interiore, senza di essa nessuno di noi puo' cominciare a correggere e a costruire un presente e un futuro nuovi, per tutti.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=gIE95NtP7_U

Mi dispiace ma Il tuo scritto E' PRIVO DI SENSO.

L'odio, ma chiamiamola pure conflittualità (non ideologica) è l'unica dinamica capace di elevare i diriritti delle categorie (persone sfruttate).
Hai scritto tutto e il contrario di tutto atteggiando buoni sentimenti del tutto contradditori, fuori dal contesto e inutili per una compiuta argomentazione.


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Giovina
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Ciao Riefelis.
Direi che la parola odio e quella di conflittualita’ hanno due significati differenti.
Riguardo al tuo assolutismo per l’odio, in quanto cioe' unico propellente per il cambiamento, nutro dei ragionevoli dubbi. Il propellente per un radicale e duraturo cambiamento, esteriore e interiore, e’ prima di tutto la sofferenza, e’ questa che poi puo’ sfociare nell’ odio o in altro sentimento piu’ suscettibile di portare a vero e duraturo cambiamento.
Per quanto riguarda il tuo chiamare “atteggiamenti” i miei sentimenti, posso solo dirti che le percezioni interiori possono essere giudicate da chi le sperimenta, pero’ posso lasciarti sicuramente la liberta’ di speculare sulle mie.


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riefelis
Honorable Member
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Ciao Riefelis.
Direi che la parola odio e quella di conflittualita’ hanno due significati differenti.
Riguardo al tuo assolutismo per l’odio, in quanto cioe' unico propellente per il cambiamento, nutro dei ragionevoli dubbi. Il propellente per un radicale e duraturo cambiamento, esteriore e interiore, e’ prima di tutto la sofferenza, e’ questa che poi puo’ sfociare nell’ odio o in altro sentimento piu’ suscettibile di portare a vero e duraturo cambiamento.
Per quanto riguarda il tuo chiamare “atteggiamenti” i miei sentimenti, posso solo dirti che le percezioni interiori possono essere giudicate da chi le sperimenta, pero’ posso lasciarti sicuramente la liberta’ di speculare sulle mie.

Aiuto! Qualcuno mi indichi il significato di queste parole scritte.
Nessuna argomentazione.
Solo un farfugliare qualcosa contro l'odio per ostentare atteggiamenti moralistici senza alcun significato.
Non desidero assolutamente la violenza ma non possiamo precluderci l'odio verso chi ci sfrutta e affama pensando solo ai propri interessi. E' buona cosa individuare i propri avversari: il branco di lupi che ci dà la caccia
Il tuo è solo sconclusionato ciarlare, non privo di pericoli.


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