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Guerra in Libia, l'ombra dei sauditi ed il ruolo dell'Europa


Tao
 Tao
Illustrious Member
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E' difficile parlare in modo sensato di quanto sta accadendo il Libia, bisogna lottare contro un Moloch disinformativo di proporzioni mondiali, che opera ormai incontrastato in tutte le "democrazie occidentali" e oltre, in grado di alterare in modo pressochè irreparabile la percezione degli eventi. Per resistere a questa pressione, o almeno provarci, bisogna collegare nel tempo e nello spazio le informazioni raccolte e verificate con pazienza negli anni, vediamo di fare una prima sintesi.

1) La guerra determina una redifinizione dei ruoli nel mediterraneo e nell'Africa del nord, con una deriva importante su tutta la fascia centro-orientale del continente. Si chiarisce anche la situazione dell'Egitto* alla prova della "rivolta" Libica, con i militari al potere che agiscono in piena sintonia con le lunghe manine USA nella regione.

2) Francia e UK hanno dato luogo nei fatti, ed in tempi rapidi, agli sviluppi imposti dalla redifinizione dei loro strumenti militari-industriali, in una chiave di rinuncia all'autonomia in cambio di una riaffermazione definitiva in ambito europeo del loro status. Questa circostanza è di vitale rilevanza per l'Italia, in quanto la posta in gioco è sul fronte sud dell'europa, con il controllo dell'energia e dei flussi migratori. Gli USA hanno bisogno di affrettare i loro piani in Africa, e hanno dato mano libera nel mediterraneo a questa intesa strategica di Francia ed uk, che non sono più in grado, in ultima analisi, di mantenere a lungo una deterrenza globale autonoma o una sua parvenza, come accaduto negli ultimi anni dall'avvento di Sarkozy. Per l'Inghilterra la posta è ulteriore in quanto si configura un consolidamento dei suoi rapporti privilegiati con le monarchie del golfo persico, sia sul piano finanziario sia sul piano delle partite legate alla vendita di armi, dato che la nuova review della difesa inglese prevede una serie impressionante di dismissioni.

3) Senza la partecipazione cosi convinta dell'Italia la guerra sarebbe stata diversa, quasi sicuramente posposta nel tempo; forse non ci sarebbe stata proprio. Sospendiamo l'analisi e diciamo solo che il PD si è assunto una responsabilità impensabile senza il dolo dei soliti e l'ignoranza degli altri**. Vi ricordo anche che Napolitano sta agendo fuori dalla costituzione cosi come il parlamento, ma su questo spero possano scrivere anche altri commentatori. Va notato anche che non c'è stato un coordinamento NATO delle operazioni, per impedire che fosse visibile la frattura con paesi come la Germania e la Turchia, questo ha ulteriormente indebolito la posizione italiana, evidenziandone l'inconsistenza. L'Italia poteva benissimo subordinare da subito l'impegno militare alle decisioni NATO, e lavorare sulle contraddizioni europee in quell'ambito.

4) Sono anni che si scrive, da parte di un manipolo di commentatori, che il picco petrolifero avrebbe determinato una amplificazione enorme delle potenzialità di politica estera dell'Arabia saudita, e della cricca sunnita dei Saud, con i loro clientes anglofoni. L'astensione Cinese e gli stessi termini vaghi della risoluzione ne sono la prima prova di portata globale. Domani queste forze avranno ancora più potere finanziario, con l'uscita di scena dei compratori di bond USA giapponesi. Intanto l'offensiva contro gli sciiti va avanti, con l'intervento saudita nel Bahrein, ed in Yemen, in un quadro che si completa lungo l'arco di crisi sempre più esteso. Richiamare il coinvolgimento dell'Iran nelle proteste degli sciiti in Bahrein è un tassello ulteriore di questo processo, che potrebbe aprire definitvamente il vaso di pandora della guerra nel golfo persico. Il fatto che i sauditi abbiano dovuto sbarcare dai porti meridionali le truppe in yemen fa pensare che la situazione di crisi generata dalla guerriglia sia ben più grave di quanto traspare, agendo sui collegamenti interni del paese.

5) Obama sembra di aver scelto di proseguire nella politica dell'arco di crisi, cosi tragicamente segnata dalla guerra perenne, abdicando ad ogni possibile progetto di riduzione dell'estensione imperiale. Un processo che nella fase corrente vede anche una rinnovata sottigliezza tattica, con un gioco delle parti di altissimo profilo tra i vari estensori delle politiche governative che ha lasciato margini di manovra inediti, con gli europei coinvolti direttamente nel potenziale carnaio libico, con l'incubo per noi di una guerriglia di lunga durata, mentre si riservano il ruolo di gestori della situazione militare e preparano il consolidamento della loro penetrazione in tutta l'Africa.

Sono considerazioni che lasciano intravedere sullo sfondo un'epoca di guerra, con gli USA che estendono al massimo il loro potenziale militare all'estero, i loro alleati e clienti che sfruttano i loro strumenti militari a pieno oggi, visto che domani non sanno come mantenerli, stante la crisi fiscale che attanaglia tutte le "democrazie" occidentali. Di tutti gli sviluppi possibili del nuovo ordine mondiale questo è certamente il più drammatico in prospettiva. *en passant, gli USA che hanno detto, una settimana addietro ormai, di essere a conoscenza dell'Egitto che invia armi ai "ribelli" confessa una violazione palese della risoluzione dell'ONU precedente quella della nofly zone, nella parte centrale sull'embargo di armi verso la Libia, ma si sa che le risoluzioni si citano solo quando serve, sarebbe bello che qualcuno lo ricordasse anche a Napolitano. **Solo l'IDV e altri singoli sono stati contrari sia all'accordo libico in quei termini ridicoli sia all'intervento militare dopo.

Cataldo
21.03.2011


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