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Hess e la lotta di razza


Georgejefferson
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Volevo scrivere alcune considerazioni e riflessioni sul tema trattato da Moses Hess nel breve testo qua sotto (presumo estratto dal libro "Rome and Jerusalem"), relativamente al concetto di "lotta di razza" e sua fondatezza reale.

Questo il testo (tradotto con l'aiuto del traduttore Google perchè non so l'inglese, se qualcuno vuole correggere e' il benvenuto):

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La Vita ebraica, come il suo ideale e sua meta divina, è indivisa, ed è questo il monismo della vita ebraica, che agisce come un antidoto contro il materialismo moderno, che è solo il rovescio della spiritualità cristiana. Non parlo qui di sistemi filosofici o di dogmi religiosi, o di concezioni di vita, ma della vita stessa. La vita è un prodotto della attività mentale della razza, che forma le sue istituzioni sociali secondo i suoi istinti innati e le inclinazioni tipiche. Fuori di questo primitivo molle sorgente di formazione di vita dopo la vita vista di una razza, che a sua volta influenza la vita o meglio la modifica, ma non è mai in grado di alterare sostanzialmente il tipo primordiale che riappare continuamente e prende il sopravvento.

E 'stata la razza tedesca che ha dotato il mondo cristiano con il duplice aspetto dello spiritualismo e del materialismo. L'autore del Essai sur la Letteratura juive ha ragione quando dice che siamo eccessivamente generosi nel dare l'intero credito per il moderno amore alla mania di cristianesimo. E 'piuttosto dovuto alla sensazione medievale di cavalleria. Le circostanze che hanno prodotto questo sentimentalismo romantico sono sorte, non dalla influenza del cristianesimo da solo, ma dalla combinazione del cristianesimo con le vecchie tradizioni germaniche. Senza l'apporto del genio di razza dei popoli del Nord, il cristianesimo non avrebbe mai occupato quella posizione nella storia universale che ha occupato per secoli. Se non fosse stato per quei coraggiosi avventurieri, i cavalieri teutonici del Medioevo, la cui vita personale oscillava tra i due poli opposti di sensualismo lordo e il misticismo più astratto, il dualismo cristiano non sarebbero mai riuscito ad imprimere così completamente e profondamente la vita moderna. Quindi non è la teoria che da forma alla vita, ma la razza; e allo stesso modo, non è la dottrina che ha reso la vita biblico-patriarcale, che è la fonte di culto ebraico, ma è la vita patriarcale di antenati ebrei che è la base creativa della religione della Bibbia, che non è altro che un culto storico nazionale sviluppato da tradizioni familiari.

Prima della comparsa delle razze germaniche, c'erano solo due forme di religione, la natura e la storia. La prima trovò la sua espressione tipica in Grecia, la seconda in Giudea. Proprio come il culto greco aveva portato alla luce la perfezione e il fascino della natura, così il giudaismo ci ha rivelato la forza della legge divina nella storia. Con l'ingresso della razza germanica, sia la religione naturale che quella storica hanno perso la loro presa sulla mente umana e la loro influenza è stato sostituita da un'apoteosi dell'individuo. Il cristianesimo ha trovato tra le razze nordiche una naturale inclinazione per ciò che nel cristianesimo stesso era solo un risultato del decadimento delle antiche nazionalità, vale a dire, che la visione della vita che vede né nella natura né nella storia la vita divina unificata, ma solo nella isolata esistenza dell'individuo.

Fino a quando la razza germanica non dominerà l'Europa, non ci può essere sviluppo della vita nazionale. La "religione dell'amore", separata dalla vita naturale e storica, aveva solo la salvezza dell'anima individuale come prospettiva. L'apoteosi del singolo termina finalmente in un sentimentale, culto femminile, che anche al giorno d'oggi possiede grande attrazione per i nostri ebrei romantici e ispira in loro una simpatia per il cristianesimo.

- "La guerra tra razze deve essere prima combattuta e sicuramente risolta, prima che idee sociali e umane diventino parte integrante del popolo tedesco, come è avvenuto con i popoli romanzi che, dopo un lungo processo storico, furono infine sconfitti dall'antagonismo tra razze"

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Bene, vedo che il testo riflette una posizione, dal mio punto di vista, altamente ideologica, che significa anche credenza fideistica, estrema convinzione.E' abbastanza ovvio dato che lui stesso lo fa intravedere, pensando di scongiurarlo dicendo di non parlare di sistemi filosofici o di dogmi religiosi, o di concezioni di vita, ma della vita stessa.

Quale e' quella certezza senza appello che dichiara di non parlare di sistemi o dogmi, ma della vita stessa? Il dogma religioso appunto, o la concezione soggettiva della vita stessa, che palesemente si mostra come "oggettualità" malcelatamente giudicando solo gli altri, come dogmi di fede.

Allora la vita come prodotto mentale, presumo si riferisca all'interpretazione del vivere, la concezione della vita stessa che un soggetto o più soggetti traggono pensando e giudicando, costruendosi delle conclusioni su sé stessi, e la realtà percepita come esterna.
Ma chi formava le istituzioni sociali non e' logico, dal mio punto di vista, che fosse tutto l'insieme compatto di un gruppo etnico originario, ma solo i suoi elementi più forti fisicamente, e neanche forse anche i più intelligenti, dato che la prepotenza del più forte traeva legittimità da se stessa senza appello, come di consueto uso per millenni presumo, anche a descapito dei più intelligenti, o dei più sensibili al diritto dell'altro da sè.

Allora già dall'origine e' possibile scorgere intuizione della legge del più forte AUTOattribuitasi appunto da i più forti, quindi prassi elitaria (elite della forza fisica e raramente forse anche dell'intelligenza e sensibilità del diritto dell'altro anche).

In sostanza oppressori che sottomettono oppressi, nel gruppo etnico di primi uomini simili.

Ho molti dubbi anche sul fondamento degli istinti innati e le inclinazioni tipiche.
Dato che probabilmente tanti di quegli istinti erano stereotipi, immaginazioni fantasiose ed altro, determinati dalla paura dell'ignoto nel vivere. Poi non e' da escludere si differenze, ma quanto minime o massime in quel senso? La stessa differenza di forza fisica o di agilità mentale e' facile dedurla dai primi ruoli diversi verso la caccia, le costruzioni di utensili, la stesura di un linguaggio ecc..

Poi un gruppo compatto (perchè tenuto insieme a forza dagli oppressori) si scontra con altri, o per difendersi, o per depredare l'altro.
E come stabilire quale gruppo più incline di un'altro a depredare? Impossibile stabilirlo con certezza, forse addirittura che lo spirito del tempo (la concezione della vita) fosse cosi rudimentale da vedere come assolutamente normale depredare per sopravvivere e godere dei beni dell'altro.

Hess sembra dire che tutto l'agire o l'ambiente non è mai in grado di alterare sostanzialmente il tipo primordiale, ma io ho molti dubbi, a questo non e' dato proprio sapere con certezza, se non crederlo per fede ideologica e forte convinzione.

Poi prosegue con l' apologia di una presunta razza tedesca, che sembra che lasci intendere come compatta ed omogenea (quindi senza i conflitti al suo interno che citavo sopra) che sintetizza il cristianesimo con il duplice aspetto materiale e spirituale. Quindi dando per scontato che prima non esistesse più di tanto e attribuisce i meriti dello spirito fraterno e amorevole alla mitologia cavalleresca medioevale (quindi spirito di solidarietà di gruppo in armi) attribuendo meriti, nel dominio e nell'etica solidaristica, ai barbari del nord scesi a roma.

Io credo che sia molto superficiale darsi queste certezze, al di la della verità storica, e il metodo induttivo eventualmente portato a prova (prendo qualche esempio e ci traggo il tutto), non dim
ostra mai dogma di verità, al massimo più o meno probabilità, e quindi sempre da prendersi con legittimo scetticismo.

Prosegue con fare dubbio induttivo, e ci trae la sua convinzione, cioè il genio della razza dei popoli del Nord (che ovviamente, vede come un tutt'uno omogeneo senza conflitti interni)

Poi un conto dire che non era la teoria (nei tempi antichi) a dare forma alla concezione del vivere, ma la prepotenza dei più forti fisicamente, un conto ridurre il tutto ad una famigerata razza originaria che sembra più un prodotto desiderato dall'autore con le sue convinzioni...che la verità.

Un breve appunto sulla questione del "principio motore della storia".

Allora questa e' una concezione religiosa,dogmatica, e spiego il perchè, dal mio punto di vista.

Assumere come postulato che esista un "principio o legge" che fa da motore, esclude il merito dell'agire umano, e' una concezione metafisica che postula l'esistenza di una soggettività autocosciente che decide autonomamente, e che trascende l'uomo stesso non rendendogli spazio di arbitrio, questo per quanto riguarda la storia dell'uomo, e di quello sto parlando.
Un conto la ricerca a capire il possibile degli avvenimenti storici e perchè l'uomo agisce in un certo modo piuttosto che in un altro (quindi cercare di capire anche cosa lo condiziona, e non solo riferendosi ai suoi presunti istinti innati), un conto, da quella ricerca, trarne "legge" universale sempre buona per ogni tempo, passato, presente e futuro. L'ipotesi di un mix di fattori che determina insieme alla volontà umana si auto condizionano a vicenda, ed e' superficiale illudersi di costruire "teorie" generali sempre valide.

Quindi che sia "conflitto tra classi sociali in posizioni esistenziali diverse"
oppure "conflitto tra razze come omogenei compartimenti stagni in lotta tra loro"

E' sempre dogmatico perchè postula quello descritto sopra, perchè non parla di COME nel divenire storico si sia raggiunta una determinata situazione, e quella riguarda l'uomo, non una non meglio specificata divinità o "natura" auto cosciente di sè che decide, o almeno non e' tanto possibile dimostrarlo, se non con il radicamento del sentimento di speranza e dubbio sul mistero della vita.

(per esempio non spiega tanto capire che ci sono oppressi ed oppressori senza riflettere sulla dinamica storica che ne ha determinato la situazione, e l'ipotesi della legge del più forte e' un agire umano, pur con le sue superstizioni dovute alla paura ed al tentativo di sopravvivere meglio)

Poi Hess, attribuisce ancora arbitrariamente alla presunta compatta razza germanica che si fonde con Roma,l'inclinazione alla presa di coscienza individuale di esistere come soggetti pensanti che possono agire con libero arbitrio. Insomma il cristianesimo e' diventato piu bello e meritorio solo grazie all'apporto germanico.

Conclude che l'Europa solo, potra farsi "Nazione" (qualunque cosa voglia dire, ed io sono scettico) quando la presunta compatta razza germanica la dominerà (aggiungo io, replicando la dinamica della legge del piu forte ad uno spazio più grande).

Quindi per ultimo un appello guerrafondaio per risolvere una contraddizione di razze in lotta tra loro "per natura" (postulando che gli interessi all'interno di un gruppo siano uguali) , che sembra esistere solo nella sua testa di convinzioni dogmatiche, prima del presunto "paradiso tedesco" (idee umane e sociali, quindi universalità AUTO attribuita arbitrariamente al tedesco senza la condivisione pacifica di meriti stabiliti con gli altri).


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