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Hillary, Regina della Guerra: ecco ciò che ci aspetta


oldhunter
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HILLARY, REGINA DELLA GUERRA: ECCO CIÒ CHE CI ASPETTA

Pepe Escobar

10 agosto 2016

Tutto ha inizio con una storia d’amore Wahabita-Sionista

Ministro degli Esteri saudita è stato costretto ad un forcing di negazioni e contro-negazioni circa una visita in Israele, il 22 luglio, da parte di una delegazione guidata dal generale in pensione Anwar Eshki.

Sembra che Eshki sia molto vicino alla superstar dell’intelligence saudita, nonché un tempo vecchio amico di Osama bin Laden, il Principe Turki bin Faisal, che di recente si è pubblicamente incontrato con gli ex generali delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) Yaakov Amidror e Amos Yadlin.

Una volta in Israele, Eshki ha avuto un colloquio con il Direttore Generale del Ministero degli Esteri, Dore Gold e con il Maggiore Generale Yoav Mordechai, il gran capo dell’IDF in Cisgiordania.

Non è assolutamente possibile che la Casa Saud non abbia dato il via libera ad una tale visita e ad un tale alto livello di consultazioni. A proposito, il Ministro degli Interni dell’Arabia Saudita vieta tutti i viaggi in Israele, così come in Iran e in Iraq.

E allora, dov’è il grosso problema? Gli Israeliani lo hanno interpretato come se i Sauditi, parlando a nome della Lega Araba, avessero offerto una normalizzazione dei rapporti con il mondo arabo, senza che Israele debba rinunciare a nulla per quanto riguarda il fronte palestinese. L’unica cosa che Tel Aviv dovrebbe fare, molto più avanti, sarebbe quella di adottare l’iniziativa di pace araba del 2002, proposta dall’Arabia Saudita [in inglese].
Questa è una stupidaggine. Tanto per incominciare, i Sionisti dell’ultra destra al potere a Tel Aviv non accetteranno mai di ritornare ai confini pre-1967 e di riconoscere lo Stato Palestinese. Quello che è stato “discusso” era un non-accordo, anche se Tel Aviv gongola: “importanti stati arabi stanno mostrando la volontà di abbracciarci, anche se noi non abbiamo ceduto di un centimetro sulla Cisgiordania e anche se continuiamo a controllare la Moschea di Al-Aqsa”.

Se la Lega Araba dovesse mai imbarcarsi in un tale, palese non-accordo, gettando per sempre i Palestinesi sotto una miriade di buldozzer (israeliani), ci sono forti probabilità che le oligarchie/petromonarchie, di tutti i generi, comincino ad acquistare biglietti di sola andata per Londra.

L’alleanza Mosca-Teheran-Ankara

Di che cos’hanno veramente parlato allora? Prevedibilmente dell’imminente prospettiva che la Dominatrice a Tutto Spettro [in inglese] arrivi, alla fine, a conquistare la casa Bianca.

Sia Bibi Netanyahu a Tel Aviv, sia il reggente di fatto di Casa Saud, nonché Principe della Guerra, Mohammad bin Salman a Riyad sono stati ridotti, sotto l’amministrazione Obama, al rango di proverbiali, eufemistici “alleati alienati”. Fra loro, sono di fatto alleati, anche se non possono ammetterlo davanti agli Arabi. Entrambi sono assolutamente sicuri che con la Regina della Guerra [in inglese] ci sarà, e cos’altro ci potrebbe essere, la guerra. La domanda è contro chi.

Un’ipotesi fondata punta il dito contro il comune nemico saudita/israeliano: l’Iran [in inglese]. Però c’è un problema. La strategia comune israelo-saudita in tutto il Medio Oriente è letteralmente a pezzi. Teheran non si è impantanata né in Siria né in Iraq. l’ISIS/ISIL/Daesh e i vari ”ribelli moderati”, che in maniera occulta sostenevano l’asse israelo-sunnita, sono in rotta, anche se insistono a non non farsi più chiamare “al-Qaeda”. Il Principe della Guerra bin Salman si è intrappolato da solo in un conflitto che non può vincere, nello Yemen.

E poi c’è lo spettacolare salto mortale post-golpe del Sultano Erdogan, praticamente l’abbandono di tutti quei complicati sogni di no-fly-zone [zona di non-volo] per annettere una Siria post-Assad alla sua creazione neo-ottomana.

Casa Saud schiuma di rabbia da quando i diplomatici turchi hanno iniziato a diffondere questa notizia bomba: Erdogan ha proposto all’iraniano Rohuani un’alleanza a tutto campo con il Presidente Putin per risolvere una volta per tutte il rompicapo del Medio Oriente.
Per quanto erratica possa essere l’agenda di Erdogan, un possibile nuovo accordo, tanto per rompere il ghiaccio, fra Mosca ed Ankara verrà di fatto discusso nel prossimo incontro faccia a faccia fra Putin ed Erdogan [avvenuto il 9 agosto a S. Pietroburgo]. In questa fase, tutti i segnali geopolitici puntano, anche se provvisoriamente, verso una rinnovata alleanza russo-turco-iraniana, anche se una atterrita Casa Saud sta facendo tutto il possibile per guadagnarsi la fiducia di Mosca, offrendo “ricchezze indicibili” [in inglese] e un accesso privilegiato al mercato del Consiglio di Cooperazione degli Stati del Golfo (GCC).

Com’è stato confermato da una fonte ad alto livello dell’intelligence occidentale, “i Sauditi stanno decisamente mantenendo tutti contatti aperti con il Cremlino. Il monarca saudita è ora a Tangeri, dove ha incontrato l’inviato russo. Sembra proprio che siano sinceri. Ma Putin non abbandonerà Assad. Dovrà esserci un compromesso. Entrambi ne hanno bisogno”.

Il Presidente Putin si trova in posizione privilegiata. Anche senza accettare l’offerta saudita, che è solo una promessa e non ha garanzie di sorta, la Russia ha le carte migliori, in quella che è una abbastanza problematica, ma in fondo fattibile, alleanza Mosca-Teheran-Ankara, tutta incentrata sull’integrazione euroasiatica (e su un futuro posto per la Turchia, insieme all’Iran, nell’Organizzazione di Shangai per la Cooperazione – SCO).
Un’alleanza russo-saudita [in inglese] da parte sua, porterebbe inevitabilmente l’amministrazione della Regina della Guerra verso, sai che novità, un cambio di regime a Riyad mascherato da R2P: la “responsabilità di proteggere” il popolo saudita. Ci si dovrebbe aspettare anche che l’amicona di Hillary, Samantha Power lo difenda con ardore alle Nazioni Unite.

Tutto ruota attorno alle Tre Arpie

Tenendo però in considerazione gli istinti della Regina della Guerra, tutti i segnali puntano verso l’Iran.

Il progetto/manuale di istruzioni/mappa delle guerre della Clinton è ancora in discussione, trovandosi ora [in inglese] nel bel mezzo di un incrocio di interessi molto pericoloso fra Neo-conservatori e Liberal-neoconservatori americani. Il gruppo di esperti del CNAS (Center for a New American Security) è costituito per un terzo (Michele Flournoy) da quelle che ho chiamato le Tre Arpie: Hillary Clinton, la Flournoy e la più terribile delle parole della lingua inglese, la Segretaria di Stato Victoria Nuland, il possibile, letale, trio responsabile della politica estera nella terza amministrazione Clinton.

Questo infatti è il PNAC (il Progetto per il Nuovo Secolo Americano) gonfio di steroidi, che ricorda la bellicosa Guida alla Pianificazione della Difesa degli Stati Uniti del 1992, mascherata dalla carezzevole retorica di una benevole egemonia, e di “regole basate sull’ordine internazionale”. Se Trump, in campagna elettorale, riuscisse a trattenere i suoi istinti chiacchieroni e i suoi twitter motoristici, e si concentrasse su quello che comporta per gli Stati Uniti, e il mondo intero, tutto questo lavorio di guerra, riuscirebbe a toccare il cuore di milioni di votanti americani ancora indecisi.

Nonostante tutta la sua furia, che è destinata ad arrivare a livelli mai visti di isteria, la Dominatrice a Tutto Spettro non sarà così stupida da lanciare una guerra, che inevitabilmente diventerebbe nucleare, contro la Russia (gli Stati Baltici come pretesto) o contro la Cina (il Mar Cinese Meridionale come pretesto), le due principali “mi
nacce esistenziali” per il Pentagono.

In Siria, d’altro canto, per il gennaio del 2017, quei pagliacci di al-Qaeda si/al-Qaeda no, già noti come “ribelli moderati” saranno quasi tutti sotto due metri di terra.

Erdogan potrebbe rendere intollerabile la vita della NATO in Turchia. Dal momento che la regina della Guerra è a libro paga dell’AIPAC [American Israel Public Affairs Committee, Comitato Israelo-Americano per gli Affari Pubblici] e considerando gli ormai leggendari rosei rapporti fra la Fondazione Clinton e Casa Saud, l’obbiettivo della guerra sarebbe il bersaglio preferito dei Sauditi e degli Israeliani, che è pure pro-Damasco e in stretto contatto con Ankara e Mosca: l’Iran.

Ma come scatenarla? Una strada, che viene già attivamente esplorata, è quella di bombardare con tutti i mezzi, e non solo figurativamente, l’accordo sul programma nucleare iraniano. Una campagna ben concentrata sui media mainstream americani sta già seppellendo l’accordo [in inglese] e anche il capo supremo, l’Ayatollah Khamenei, così come viene riportato [in inglese] negli Stati Uniti, ha detto che di Washington non ci si può fidare; “Loro ci dicono ‘Parliamo anche delle questioni regionali’. Ma l’esperienza dell’accordo sul nucleare ci dice che questo è un veleno mortale e che in nessun caso ci si può fidare degli Americani”.

Perciò aspettatevi dalla squadra della Clinton la solita cortina fumogena di ingannevoli contorcimenti, accuse infondate e il casuale, ma ben posizionato attacco sotto falsa bandiera per far cadere Teheran nella trappola, come per esempio, nei pii desideri dei Neo-liberalconservatori, la ripresa del programma nucleare iraniano. Naturalmente questo non succederà, ma la potente lobby anti-iraniana al Congresso degli Stati Uniti opererà un tale fuoco di sbarramento nella disinformazione che lo farà apparire realistico, anche come illusione.
E tutto questo mentre l’Iran, fra tutti gli altri piani di sviluppo, è impegnato nella realizzazione di una nuova via di comunicazione fra il Golfo Persico e il Mar Nero, che colleghi l’Armenia con la Georgia e la Bulgaria, e che renda la nazione un nodo chiave nei collegamenti con il mondo arabo a sud e ad ovest, l’Asia Centrale a nord, l’Afghanistan ed il Pakistan ad est, il tutto verso l’Europa. Ancora una volta, l’integrazione euroasiatica in atto.

Teheran ha una miriade di ragioni per essere in allarme rosso se la Dominatrice a Tutto Spettro dovesse mettere le mani sui codici nucleari (com’è che questa eventualità non spaventa più di Trump?). Agirà come un’infallibile, fedele servitrice dell’alleanza israelo-saudita. La via è tracciata. E i Neo-conservatori, come pure i Neo-liberalconservatori riescono a malapena a trattenere la loro eccitazione nel vedere in azione “una forza che si può adattare a diversi profili di missione e risultare vincente”.

Pepe Escobar

Versione originaria del 4 agosto 2016: http://sputniknews.com/columnists/20160804/1043937453/hillary-clinton-war-queen.html

Fonte italiana: http://sakeritalia.it/america-del-nord/hillary-regina-della-guerra-ecco-cio-che-ci-aspetta/

Tradotto in italiano da Mario per Sakeritalia.it


Citazione
Cataldo
Reputable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 269
 

Mentre il circo presidenziale USA stancamente propone spettacoli sempre più orror, con un inquietante peso di morti sospette che puzzano di disperazione e delirio, il mondo in pochi mesi è enormemente cambiato.
La Brexit è avvenuta mentre due paesi del commonwealth, Pakistan e India, aderivano al secondo step dei protocolli di integrazione nella CSO, non sono cose slegate tra loro, non fosse che per la coincidenza simbolica delle date, sono la conseguenza del nuovo contesto operativo della collaborazione strategica con la Cina, con i media cinesi che da qualche mese parlano ormai di alleanza, un termine che era stato espunto dal lessico cinese da decenni .
In questo ambito si colloca anche l'importantissimo rinsaldarsi a Baku della trilaterale Russia Iran Azerbaijan, una grande dimostrazione di come Putin stia costruendo un vasto spazio politico e militare in grado di opporre una visione di lungo periodo contro le politiche distruttive dell'eccezionalismo USA-NATO. Una costruzione che si basa anche sull'affermazione concreta di dominio spazio-temporale che è insita nei ripetuti raid a lunghissima gittata dei bombardieri russi in Siria, che attraversano lo spazio aereo di diversi paesi, elementi che danno la necessaria concretezza alla diplomazia Russa, assieme alla rottura del monopolio USA-NATO sull'utilizzo di missili da crociera a lunghissima gittata.
Gli USA ed i loro vassalli faranno sempre più fatica a imporre la loro agenda di morte.


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