I benefici dell'...
 
Notifiche
Cancella tutti

I benefici dell'immigrazione sono discutibili


ilnatta
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 314
Topic starter  

di Martin Wolf, 30 settembre 2015

Io sono figlio di rifugiati. I miei genitori vennero nel Regno Unito per fuggire da Hitler, altrimenti sarebbero morti. Patrioti più appassionati di loro è difficile immaginarli. Nulla di più normale, quindi, che sia convinto che l'Europa abbia il dovere morale di proteggere i rifugiati. Ma cosa pensare dell'immigrazione più in generale?

La globalizzazione non riguarda solo merci, servizi e capitali, ma anche le persone. I Paesi ad alto reddito, oltre che più ricchi, sono meno corrotti e più stabili degli altri. Non c'è nulla di strano che tanti desiderino emigrare in Occidente. Ma è difficile immaginare un tema più controverso. Le migrazioni sono la pietra di paragone del populismo di destra, basti pensare a Nigel Farage, Marine Le Pen o Donald Trump.

Qualcuno sostiene che i divari dei salari reali tra le varie parti del mondo sono la distorsione economica più grande di tutte. Secondo costoro, i movimenti di persone non sono in nulla diversi dagli scambi commerciali: l'umanità avrebbe tutto da guadagnare dall'eliminazione delle barriere. Il movimento di persone potrebbe essere smisurato e l'impatto sulle economie ad alto reddito, che contano solo un settimo della popolazione mondiale, altrettanto grande: però produrrebbe una massimizzazione della ricchezza.
Questi ideali cosmopoliti, tuttavia, sono in contrasto con il fatto che la nostra vita politica è organizzata in giurisdizioni territoriali sovrane. E sono incompatibili anche con il diritto dei cittadini di decidere chi può condividere i benefici di vivere insieme a loro.
Se i Paesi hanno il diritto di controllare l'immigrazione, il criterio dev'essere legato ai benefici per i cittadini attuali e i loro discendenti. I benefici per gli aspiranti immigrati, che sono il grosso dei benefici generati dalle migrazioni, contano meno.
E allora quali sono i benefici dell'immigrazione per i cittadini e i loro discendenti? Ci sono argomentazioni fondate sui numeri e argomentazioni (più convincenti) legate alle differenti caratteristiche.

È importante incrementare la popolazione? La risposta è sicuramente no. Aumentare semplicemente la popolazione in un Paese piccolo e prospero come la Danimarca non accrescerebbe il tenore di vita dei suoi cittadini e imporrebbe grossi investimenti e costi di congestione. L'unico beneficio di una popolazione più numerosa è che rende meno costosa la difesa.
Non è al numero, ma alle caratteristiche dei migranti che bisogna guardare. I sostenitori dei benefici di un'immigrazione su larga scala dicono che gli immigrati sono più giovani, costano meno, sono più motivati e portano una diversità preziosa. L'altro schieramento ribatte che anche i giovani invecchiano e che la diversità porta non solo vantaggi, ma anche svantaggi.

È vero che gli immigrati sono relativamente giovani. L'immigrazione presto diventerà l'unica fonte di incremento demografico per l'Ue. Negli ultimi dieci anni, il 47 per cento dell'incremento della forza lavoro negli Stati Uniti e in Europa è venuto dall'immigrazione, secondo l'Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo. Nulla di sorprendente, se si considera che il tasso di incremento naturale della popolazione nei Paesi ad alto reddito è in calo da decenni.
Insomma, gli immigrati abbassano l'indice di dipendenza degli anziani (il rapporto fra pensionati e individui in età lavorativa). Ma l'impatto, almeno ai livelli correnti di immigrazione, è modesto: per abbassarlo sensibilmente sarebbero necessari afflussi enormi.

Nel 2014 c'erano 29 individui dipendenti dai 65 anni in su per ogni 100 persone in età lavorativa. Secondo l'Onu, per mantenere questo rapporto al di sotto di un terzo ci vorrebbero 154 milioni di immigrati tra il 1995 e il 2050, e molti di più successivamente (d'altronde, anche gli immigrati invecchiano). Insomma, per arrivare a una grossa riduzione dell'indice di dipendenza ci sarebbe bisogno di afflussi enormi. È lecito sostenere che un continente che fa così pochi figli dovrebbe accettare una simile trasformazione della popolazione.

Prendiamo in considerazione altri possibili impatti economici. L'Ocse ha analizzato l'impatto complessivo delle ondate migratorie negli ultimi cinquant'anni sulle finanze pubbliche degli Stati membri, e ha concluso che mediamente è pari più o meno a zero. L'impatto preciso dipende dalle competenze e da altre caratteristiche dei migranti, e dalla flessibilità del mercato del lavoro. Ma lo stesso vale per altri effetti: gli immigrati sono complementari o sostituivi dei lavoratori attuali? E se sono sostitutivi, chi sostituiscono?
Insomma, qual è l'impatto economico? Innanzitutto, l'immigrazione necessaria per avere effetti significativi, in particolare sull'indice di dipendenza, sarebbe enorme. In secondo luogo, l'immigrazione ha un impatto rilevante sulle necessità di investimenti (in edilizia abitativa e altre infrastrutture) e sulla congestione, specialmente in Paesi già densamente popolati (anche se questi impatti sono analoghi a quelli determinati da un incremento demografico naturale).

Per concludere, i principali beneficiari dell'immigrazione sono sempre gli immigrati stessi.
Ma le migrazioni non sono solo una questione economica. Gli immigrati sono persone. Si portano dietro la famiglia, per esempio. Col tempo, un'immigrazione su larga scala trasforma in modo complesso la cultura dei Paesi di destinazione.
Gli immigrati portano diversità e dinamismo culturale. Al tempo stesso, come sottolinea il premio Nobel Thomas Schelling, possono emergere spontaneamente fenomeni di segregazione: a quel punto le persone condurrebbero vite più o meno separate, con un limitato numero di valori in comune.

L'immigrazione ha effetti economici, ma influenza anche i valori attuali e futuri di un Paese, inclusa la premura per gli stranieri. È legittimo che ci siano posizioni diverse sulle politiche corrette.
I nostri Paesi non si chiuderanno e nemmeno si apriranno totalmente. Trovare il giusto equilibrio non è semplice. E negli sforzi per trovarlo, è perfettamente ragionevole che un Paese sostenga che i suoi cittadini hanno sempre la precedenza.

Copyright The Financial Times Limited 2015
(Traduzione di Fabio Galimberti)
Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/JqLCBy


Citazione
PietroGE
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 4100
 

Il FT sa perfettamente che l'immigrazione non solo è svantaggiosa economicamente per i Paesi che accolgono immigrati, ma lo è ancora di più per quelli di provenienza. Il nostro Sud deve esser preso come esempio.
Gli immigrati sono persone e non merci, come giustamente afferma Wolf, ma non portano solo la famiglia con se, portano anche identità che molto spesso non sono compatibili con quelle dei Paesi di accoglienza.
La favola che gli immigrati pagano la pensione agli italiani e contribuiscono al PIL è stata smentita tante di quelle volte che non vale neanche la pena di parlarne.


RispondiCitazione
spadaccinonero
Illustrious Member Guest
Registrato: 2 anni fa
Post: 10314
 

Il FT sa perfettamente che l'immigrazione non solo è svantaggiosa economicamente per i Paesi che accolgono immigrati, ma lo è ancora di più per quelli di provenienza. Il nostro Sud deve esser preso come esempio.
Gli immigrati sono persone e non merci, come giustamente afferma Wolf, ma non portano solo la famiglia con se, portano anche identità che molto spesso non sono compatibili con quelle dei Paesi di accoglienza.
La favola che gli immigrati pagano la pensione agli italiani e contribuiscono al PIL è stata smentita tante di quelle volte che non vale neanche la pena di parlarne.

quoto PGE

8)


RispondiCitazione
Condividi: