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Il caso Veronesi: sotto il fuoco incrociato

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Primadellesabbie
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 5039
 

...attraverso i suoi propri mezzi e le sue proprie facoltà, nel suo tempo e nel suo momento storico di vita, nel riconoscimento del momento della sua evoluzione. Comunque vada. ...

Questa osservazione, in particolare, trovo centrata.

Sembra facile...ma la nostra civiltà é stata costruita su un'altro principio. L'idea che "devi essere salvato", che bisogna "salvare" ha costituito la linea guida degli architetti l'hanno disegnata.

E questo si ritrova in tutte le correnti, anche politiche, nel modo di pensare e di comportarsi di ognuno.

Se non costituisce "il problema", é un grosso problema.


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MM
 MM
Noble Member
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Post: 1555
 

Si.

Nel mio "sentire" non esiste salvezza perché non esiste alcuna necessità di essere salvati.
La nostra civiltà sembra basata sulla tristezza, la tristezza delle azioni, delle emozioni, del vivere, sulla pesantezza della vita, sulla fatica, sul senso di colpa, sulla necessità di "espiare" chissà quale peccato o sulla soggezione a un qualche ente superiore che vigila e controlla e alla fine ci giudica oppure sul senso di vuoto e di vanità di ogni cosa.
E se non ci giudica Dio ci giudica lo Stato, la magistratura, la polizia oppure la società, il vicino di casa, il parente e perfino il cane e il gatto.
Isolamento, estraniamento, frustrazioni, repressioni, soggettività patologiche nascono come funghi da questo contesto.
Una sovrastruttura che è stata dedicata all'inutile, al superfluo, a pensieri e convinzioni storte, corrotte, deviate e comunque errate, non possono lasciar vivere la verità e l'autenticità della vita.
Ci manca, in realtà, un poco di allegrezza, un poco più di vivacità.
E' una vita a termine e non vi è nessun obbligo di viverla nelle tristezze, comunque vada. Con o senza Dio. Di sicuro, nel cupo e nella tristezza, non vi è alcun Dio né respiro divino.


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spadaccinonero
Illustrious Member Guest
Registrato: 2 anni fa
Post: 10314
 

Si.

Nel mio "sentire" non esiste salvezza perché non esiste alcuna necessità di essere salvati.
La nostra civiltà sembra basata sulla tristezza, la tristezza delle azioni, delle emozioni, del vivere, sulla pesantezza della vita, sulla fatica, sul senso di colpa, sulla necessità di "espiare" chissà quale peccato o sulla soggezione a un qualche ente superiore che vigila e controlla e alla fine ci giudica oppure sul senso di vuoto e di vanità di ogni cosa.
E se non ci giudica Dio ci giudica lo Stato, la magistratura, la polizia oppure la società, il vicino di casa, il parente e perfino il cane e il gatto.
Isolamento, estraniamento, frustrazioni, repressioni, soggettività patologiche nascono come funghi da questo contesto.
Una sovrastruttura che è stata dedicata all'inutile, al superfluo, a pensieri e convinzioni storte, corrotte, deviate e comunque errate, non possono lasciar vivere la verità e l'autenticità della vita.
Ci manca, in realtà, un poco di allegrezza, un poco più di vivacità.
E' una vita a termine e non vi è nessun obbligo di viverla nelle tristezze, comunque vada. Con o senza Dio. Di sicuro, nel cupo e nella tristezza, non vi è alcun Dio né respiro divino.

da incorniciare


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Primadellesabbie
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 5039
 

...E se non ci giudica Dio ci giudica lo Stato, la magistratura, la polizia oppure la società, il vicino di casa, il parente e perfino il cane e il gatto.
Isolamento, estraniamento, frustrazioni, repressioni, soggettività patologiche nascono come funghi da questo contesto. ...

E, a nostra volta, giudichiamo. Anche questa é una forma di pastoia culturale. Quando in una cultura un concetto si afferma e prende una forma, imprime la stessa al modo di vivere, al comportamento, alle aspettative...

Questa necessità di sentirci dalla parte "giusta" e condannare o riscattare gli altri, che poverini non sanno, non capiscono, é un derivato evidente della forma che ha preso la nostra formazione religiosa.

É molto difficile uscirne, se provi a parlarne riferendoti a casi pratici te ne accorgi. Anche persone che in teoria condividono, portate su cose pratiche si aggrappano disperatamente a comportamenti conosciuti, nonostante ne riconoscano e denuncino le magagne.

Se la vita sia a termine non so, sono in fase di eterna ricerca e le sorprese non sembrano finite.

Trovare l'elisir contro la cupezza dilagante sarebbe una grande cosa.


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MM
 MM
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1555
 

La vita in questo corpo è a termine, se ne assumeranno altri ma ogni vita va considerata a termine o si corre il rischio di "diluirla" troppo.

Detto questo. Il giudizio.

Anche per questo è della massima importanza destrutturare le sovrastrutture che ci trattengono ad un conformismo il quale diviene una ristagnante e putrida pozzanghera.


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Primadellesabbie
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
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...è della massima importanza destrutturare le sovrastrutture che ci trattengono ad un conformismo...

É altrettanto importante prevedere e considerare i vari livelli di percezione.

Ignorare questo aspetto é stata la costante delle teorie politiche, le più attente delle quali non si sono discostate da distinzioni come "élite" e "masse" o "oppressori" ed "oppressi", votandosi, in questo modo, ad una inesorabile obsolescenza, non disgiunta da una "efficacia" dopata.

Si tratta di una materia delicata, tanto quanto poco compresa.

Valga l'esempio della detestata borghesia di cui quasi tutti ci auguriamo la scomparsa, sembra che non ci rendiamo conto che tutti gli accorgimenti che ci consentono di stare assieme provengono da quella cultura, che ha cancellato nei fatti ogni riferimento a quelle precedenti, si pensi all'educazione spicciola, tanto per citarne un aspetto.


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uomospeciale
Prominent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 776
 

Si.

Nel mio "sentire" non esiste salvezza perché non esiste alcuna necessità di essere salvati.
La nostra civiltà sembra basata sulla tristezza, la tristezza delle azioni, delle emozioni, del vivere, sulla pesantezza della vita, sulla fatica, sul senso di colpa, sulla necessità di "espiare" chissà quale peccato o sulla soggezione a un qualche ente superiore che vigila e controlla e alla fine ci giudica oppure sul senso di vuoto e di vanità di ogni cosa.
E se non ci giudica Dio ci giudica lo Stato, la magistratura, la polizia oppure la società, il vicino di casa, il parente e perfino il cane e il gatto.
Isolamento, estraniamento, frustrazioni, repressioni, soggettività patologiche nascono come funghi da questo contesto.
Una sovrastruttura che è stata dedicata all'inutile, al superfluo, a pensieri e convinzioni storte, corrotte, deviate e comunque errate, non possono lasciar vivere la verità e l'autenticità della vita.
Ci manca, in realtà, un poco di allegrezza, un poco più di vivacità.
E' una vita a termine e non vi è nessun obbligo di viverla nelle tristezze, comunque vada. Con o senza Dio. Di sicuro, nel cupo e nella tristezza, non vi è alcun Dio né respiro divino.

In effetti, è proprio da incorniciare.
E ' condivisibile persino da un cinico nichilista, pessimista e ateo al 100% come me.
complimenti.


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