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Il fiordaliso fa paura?


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Se la democrazia teme anche un fiore

di Enrico Marino.

“L’Austria ferma l’ultradestra”, con questo titolo trionfalistico e muscolare il Corriere della Sera ha annunciato la risicata vittoria del massone verde Van der Bellen che, battendo per poche migliaia di voti Norbert Hofer candidato del FPO, ha capovolto i risultati del primo turno. In realtà la vittoria di Van der Bellen – che potrebbe persino non essere immune da brogli – non premia un progetto politico, ma è dovuta solo alla campagna anti-Hofer condotta congiuntamente da tutte le opposizioni austriache, una accozzaglia tenuta unita con l’unico mastice costituito dall’intento di fermare l’avanzata populista. Infatti, quando un movimento di destra – di qualunque destra sia – rischia di vincere, c’è sempre un’”emergenza democratica” o una “deriva autoritaria” che si materializzano e che forniscono il pretesto per dare vita a una grande ammucchiata nel nome dell’antifascismo e della democrazia. Era già accaduto in Francia col FN, ora è avvenuto in Austria. Anzi, nel caso austriaco si sono mobilitate e hanno giocato un ruolo importante anche le pressioni anti-Hofer arrivate dalla Germania e dalla stessa UE.

E tuttavia, se si pensa che già nel 2000, allorchè la coalizione di Centrodestra guidata da Jörg Haider si era affermata alle elezioni, l’Unione europea aveva minacciato di adottare delle sanzioni diplomatiche contro Vienna per indurre la maggior parte dei cittadini che votavano per Haider a cambiare opinione, appare evidente come questa volta i metodi “intimidatori e ricattatori” utilizzati non abbiano ottenuto i clamorosi risultati sperati.

Il fatto che il solo FPO sia riuscito a tenere testa alla Ue e a tutti gli altri suoi concorrenti rappresenta comunque “una vittoria de facto” di quel movimento nazionale e del suo progetto politico che da solo ha ottenuto il 50% dei voti, lo stesso numero che hanno ottenuto tutti i partiti suoi avversari coalizzati a sostenere Van der Bellen.

Ma ormai la strada è segnata e solo un miracolo, che non ci sarà, potrebbe nel prossimo futuro rovesciare nuovamente le sorti di una vecchia politica ormai messa alle corde dal vento di una rivolta che cresce, che ha origini profonde e che sta lentamente ma inesorabilmente conquistando larghi starti sociali popolari e della media borghesia. Una rivolta politica e culturale capace di dare nuove speranze al posto del disastro attuale, per ricordare che l’Europa dei popoli non è quella delle insopportabili direttive di Bruxelles, ma quella che rivendica la propria Tradizione millenaria e la sovranità della sua storia, della sua civiltà, della sua cultura e della sua identità a fronte di chi vorrebbe svenderle e diluirle in un limaccioso universalismo consumistico e meticcio.

L’ostilità alle politiche di “questa” Europa è destinata a crescere perché la sua classe dirigente e il suo spirito ispiratore sono quelli che sul piano sociale favoriscono la penetrazione d’una immigrazione incontrollata e su quello economico sostengono gli interessi delle élite finanziarie e industriali a scapito di contadini e operai, artigiani e professionisti e commercianti.

Per questo lo scontro sarà sempre più aperto e il fossato sempre più ampio tra un ceto popolare vessato economicamente e socialmente, rappresentato e difeso dalle sue avanguardie identitarie, e una casta di sinistra-liberal cosmopolita impegnata a tutelare i propri interessi e a non recedere dalle sue fallimentari politiche d’accoglienza. Pur di conservare i loro privilegi costoro sono pronti a tutto e continueranno a ricorrere al ricatto della paura e alla rievocazione dei fantasmi di una storia che loro stessi hanno creato e stravolto.

Ancora una volta, ma per un soffio, sono riusciti nel loro sporco gioco, addirittura accusando il fiordaliso, una volta indossato all’occhiello da Norbert Hofer, simbolo dei nazionalisti pangermanici nell’Ottocento e poi fatto proprio dai nazisti, per evocare cupi scenari nibelungici in caso di vittoria del FPO.

Ma se un semplice fiore può rappresentare un pericolo, vuol dire che questa loro democrazia e questa loro Europa sono arrivate all’ultimo giro. Anche perché, come scrisse un poeta “Potranno togliere tutti i fiori, ma non fermeranno mai la Primavera”.

http://www.ereticamente.net/2016/05/se-la-democrazia-teme-anche-un-fiore-enrico-marino.html


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PietroGE
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 4107
 

Condivido le tesi dell'articolo tranne la frase :
"simbolo dei nazionalisti pangermanici nell’Ottocento e poi fatto proprio dai nazisti,"
Il simbolo dei nazisti era chiaramente la croce uncinata.


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helios
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 16537
 

“Chi guarda all’esterno sogna, chi guarda dentro si risveglia …”
-Carl Jung

fiordaliso = fleur de lys

Il fiore preferito di Hitler era l'edelweiss che ora è simbolo della Svizzera.
Gli svizzeri sono nazisti?

Il fiore preferito di Hitler

"La stella delle nevi", come viene anche chiamato l'edelweiss in francese, dal titolo di una famosa canzone di Line Renaud, è anche collegata ad un passato storico di triste memoria. "Infatti, l'edelweiss era anche il fiore preferito di Adolf Hitler. Per questo era stato assunto a simbolo dai nazisti", conferma il curatore della mostra nazionale.

Così nel 1935, la Wehrmacht fondò un'unità alpina che utilizzò questa pianta come decorazione sulle proprie uniformi. Verso la fine della seconda guerra mondiale, invece, l'edelweiss divenne il simbolo della resistenza tedesca contro il nazismo: "gli Edelweisspiraten erano dei gruppi di giovani lavoratori che si erano dissociati dal nazionalsocialismo per combattere il regime al potere in vere guerriglie urbane".

http://www.swissinfo.ch/ita/l-edelweiss-%C3%A8-davvero-un-fiore-nazionale-/30161076


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