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Il liberismo non esiste (in Italia)


Razionalista
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In questo video espongo alcuni dati che confutano inequivocabilmente ciò che i populisti di turno affermano selvaggiamente da tempo immemore, ovvero: "E' tutta colpa del liberismo!": http://ilrazionalista.blogspot.it/2012/07/il-liberismo-non-esiste-in-italia.html


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illupodeicieli
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Un bel video, spiegato abbastanza bene per grandi linee: occorre approfondire e offrire qualche esempio pratico. Se si può fare e senza annoiare.


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Arazzi
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Ma caro Razionalista, chi non vorrebbe meno burocrazia e meno tasse?

Quello che attaccano i "populisti" è l'idea cardine del liberismo (che esiste in quanto religione economica mainstream) di tagliare/svendere lo stato (e quindi di conseguenza il welfare).


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Georgejefferson
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L'Italia non e' ANCORA un paese liberista,per questo Berlusconi se ne e' andato per senso di responsabilita...non riuscendo ad applicare la giusta dose di lacrime e sangue

IL Neoliberismo è un termine usato dagli appartenenti al liberalismo economico moderno,pensiero dominante sulla globalizzazione e dottrina che sostiene la separazione dell'economia dal controllo e partecipazione dello Stato, la privatizzazione dei servizi pubblici, la liberalizzazione di ogni settore anche strategico e la fine di ogni chiusura doganale.Secondo i critici, il neoliberismo non ha portato benessere,ma ha accentuato le disuguaglianze fra le differenti classi sociali all'interno dello stesso Paese e le differenze esistenti tra i paesi ricchi ed il "sud" del mondo,ovvero è aumentata la ricchezza di alcuni paesi e delle multinazionali a scapito della maggioranza delle popolazioni. La critica denuncia il carattere antidemocratico del neoliberismo. La tesi è che attraverso pratiche come l'uso dei media e lo sfruttamento della confusione e dello shock (causati da eventi come guerre,crisi o cataclismi),le grandi istituzioni finanziarie possano mettere sotto pressione i governi tramite lo strumento del debito,per far approvare riforme liberiste contro gli interessi generali delle popolazioni e a favore di lobby e multinazionali.

http://www.treccani.it/enciclopedia/neoliberismo/ http://it.wikipedia.org/wiki/Neoliberismo

Sintesi storica neoliberista
Lorenzo Carrozza

La dottrina neoliberista era profondamente contraria alle teorie dell’intervento statale, come quelle di John MaynardKeynes, venute alla ribalta negli anni Trenta in risposta alla Grande Depressione.Il movimento rimase tuttavia ai margini della politica e del mondo universitario fino ai tormentati anni Settanta, quando cominciò a guadagnare il centro della scena,soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, sostenuti da vari think-tanks ben finanziati, oltre che dalla sua crescente influenza sul mondo accademico, in particolare
all’Università di Chicago, dove dominava la figura di Milton Friedman.Nel 1979, in Gran Bretagna veniva eletta primo ministro MargaretThatcher,che si
convinse che le teorie keynesiane dovevano essere messe da parte.Per far questo era necessario contrastare il potere dei sindacati, attaccare tutte le forme di solidarietà sociale che ostacolavano la flessibilità competitiva, smantellare il welfare state, privatizzare le imprese pubbliche,ridurre le tasse, incoraggiare l’iniziativa imprenditoriale e creare un clima favorevole all’attività economica per attirare gli investimenti esteri. Tutte le forme di solidarietà sociale dovevano scomparire a favore dell’individualismo e della proprietà privata.Contemporaneamente, negli USA, Paul Volcker assumeva il comando della FederalReserveBank rivoluzionando drasticamente la politica monetaria statunitense.Da lì in avanti il monetarismo e la lotta all’inflazione senza alcun riguardo per le ricadute sociali (disoccupazione) divennero il mantra recitato dai governi e dagli organismi internazionali.Cominciò così una lunga e profonda recessione che avrebbe svuotato le fabbriche e distrutto i sindacatinegli Stati Uniti, e spinto i paesi debitori sull’orlo dell’insolvenza, aprendo la lunga stagione “dell’aggiustamento strutturale”.L’amministrazione Reagan offrì un sostegno politico incondizionato e avviò le politiche di deregolamentazione, tagli ai bilanci dello stato e attacchi al sindacato. L’impatto sulla condizione dei lavoratori fu fortissimo. La deregolamentazione di tutti i settori offrì nuove aree di mercato ai potenti interessi delle grandi corporations. Per realizzare profitti maggiori, il capitale finanziario guardava sempre di più all’estero; la deindustrializzazione e la delocalizzazione divennero fenomeni sempre più diffusi. Il mercato, dipinto ideologicamente come lo strumento atto a promuovere la competizione e l’innovazione, divenne il veicolo di un consolidamento del potere monopolistico. Iniziò così un processo di trasformazione profonda in direzione di una maggiore sperequazione sociale e di una restaurazione del potere economico delle classi alte.L’amministrazione Reagan trovò il modo di mettere insieme il potere del tesoro USA e quello del FMI in modo da risolvere le difficoltà con uno sconto del debito, ma richiese in cambio una serie di riforme strutturali neoliberiste. Da allora l’FMI e la Banca Mondiale divennero centri per la diffusione e l’imposizione del fondamentalismo del libero mercato e dell’ortodossia neoliberista.c’era una differenza essenziale tra la pratica liberale e quella neoliberista: in base alla prima, chi eroga prestiti è esposto al rischio di un investimento sbagliato, mentre per la seconda chi accetta il prestito è costretto, da forze nazionali e internazionali, a farsi carico del costo del rimborso del debito, quali che siano le conseguenze per la sopravvivenza e il benessere della popolazione interna; se ciò richiede la cessione di risorse a società straniere a prezzi di svendita, tanto peggio.La restaurazione del potere dell’élite economica si è basata soprattutto sui surplus prelevati dal resto del mondo attraverso i flussi finanziari internazionali e le pratiche di aggiustamento strutturale.La deregolamentazione, la privatizzazione e il ritiro dello stato da molte aree d’intervento sociale sono stati estremamente diffusi. I sostenitori della svolta neoliberista occupano oggi posizioni molto influenti nell’istruzione (università e molti think-tanks), nei media, nei cda delle grandi aziende, nelle istituzioni finanziarie, in strutture chiave dello stato.Il neoliberismo fa del libero mercato un’etica in sé,capace di fungere da guida di tutte le azioni umane e di sostituire tutte le convinzioni etiche coltivate in precedenza. Il bene sociale può essere massimizzato massimizzando le transazioni economiche e si tenta di ricondurre tutte le azioni umane nell’ambito del mercato.


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Georgejefferson
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cosa e' la commissione europea?

Le leggi fatte da questo super Stato d’Europa sono vincolanti sulle nostre leggi nazionali, e sono persino più forti della nostra Costituzione. Le leggi verranno scritte da burocrati che noi non eleggiamo (Commissione Europea), mentre l’attuale Parlamento Europeo, dove risiedono i nostri veri rappresentanti da noi votati, non potrà proporre le leggi, né adottarle o bocciarle da solo. Potrà solo contestarle ma con procedure talmente complesse da renderlo di fatto secondario(noi votiamo solo chi ha un potere consultivo e non esecutivo ma in pochissimi lo sanno)

http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=139

Angelo Panebianco,in un editoriale di prima pagina sul Corriere della Sera scrive:« si pretende che i Paesi membri dell' Unione siano democrazie, ma si pretende anche che se ne dimentichino tutte le volte che sono in gioco questioni di interesse europeo. Fino a Maastricht (1992) e oltre,il silenzio/assenso degli elettori garantì mano libera alle élites nella costruzione dell'Europa. Le classi dirigenti si erano abituate a credere che gli elettori, nelle faccende europee, non fossero poi tanto importanti.

http://archiviostorico.corriere.it/2011/novembre/28/MONETA_AMMALATA_DEMOCRAZIA_DEBOLE_co_8_111128003.shtml

competenze esclusive: solo l’UE ha il potere di legiferare in settori come l’unione doganale, la politica commerciale comune o la concorrenza.

http://europa.eu/lisbon_treaty/glance/democracy/index_it.htm

la mattina del 13 dicembre 2007, mentre in italia si dibatte sugli inciuci del PD,per le urla di Beppe Grillo,o per l’ultima signorina del cavaliere…ventisette capi di governo europei si riunirono a Lisbona e decisero di inaugurare la costituzione europea…chiamata TRATTATO DI LISBONA per non incorrere nell’obbligo istituzionale di alcuni paesi al REFERENDUM. Nel Trattato è sancito il nostro futuro… Ma quelle corsie dove portano? Al nostro interesse di persone? Al nostro benessere? Alla nostra pacifica convivenza? Ce l’hanno chiesto? Abbiamo voce in capitolo?No,nessuno ce lo ha chiesto e quasi nessuno della gente comune ne sa nulla. è formato da migliaia di emendamenti a centinaia di regole già in essere per un totale di 2800 pagine.L’intera opera è architettata in modo da essere incomprensibile e illeggibile dagli esseri umani ordinari, inclusi i nostri politici. Come spiega il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori”. Il nostro Giuliano Amato ribadì il concetto appieno, in una dichiarazione rilasciata durante un discorso al Centro per la Riforma Europea a Londra il 12 luglio del 2007: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile, poiché così non sarebbe stato costituzionale”
(evitando in tal modo i referendum)

http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=139

Il Transatlantic Business Dialogue (TABD),senza dubbio la più ampia alleanza tra grandi Multinazionali e Stati,forse la più potente lobby industriale del mondo. Fondata nel 1995,costituisce una piattaforma di dialogo costante tra la Commissione Europea.permettono scambi di visioni e discussioni intorno alle scelte politiche tra i leader del business mondiale, ed i commissari dell’UE, al fine di sviluppare una stretta connessione tra il grande business ed i governi per risolvere specifici problemi, promuovere la cooperazione transatlantica e migliorare le opportunità di affari”.Con queste belle parole si presentano,ma, Come documentato dal giornalista Paolo Barnard(REPORT-RAI TRE- I GLOBALIZZATORI),la Lobby arriva al punto di presentare annualmente sul tavolo dell’europa una lista di priorità, sulla cui attuazione la Commissione si esprime dandosi letteralmente dei voti e manifestando tutte le migliori intenzioni per soddisfare le loro richieste, Nella lista dei suoi membri compaiono veri giganti multinazionali quali Ford, British American Tobacco, British Petroleum, BASF, Deloitte, Hernst&Young, Deutsche Bank, Microsoft, Pfitzer, Siemens, Thyssenkrupp, solo per citarne alcuni. Solo la Pfitzer, il colosso farmaceutico, ha un fatturato che eguaglia quello dei 18 Stati africani più ricchi.D’altronde, sulla “incisività” dell’azione del TABD si è espresso, nel 1997, l’allora Commissario europeo al Commercio, affermando come “il Trans Atlantic Business Dialogue è diventato un meccanismo efficace per ancorare le politiche dei governi agli interessi dei gruppi di affari.”

http://www.eurasia-rivista.org/la-crisi-e-l-unione-europea-conflitto-d%E2%80%99interessi-o-solo-interessi/12526/

Paolo Barnard/I globalizzatori http://www.youtube.com/watch?v=43HxGvIYCa0

Si stima vi siano a Bruxelles 15000 lobbisti che difendono gli interessi delle grandi aziende europee

http://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo_di_pressione

In uno studio svolto da ALTER-EU(organizzazione che si occupa di proporre strumenti per la trasparenza alle influenze lobbystiche sulla politica europea)si conclude:«la Commissione cerca la sua legittimità di governo non dalla società civile europea, ma esclusivamente dal settore finanziario privato».

http://www.alter-eu.org/sites/default/files/documents/bursting-the-brussels-bubble.pdf

il commissario europeo responsabile per il personale, Sim Kallas ha affermato di non poter impegnare la Commissione a favore di norme vincolanti,questa e' stata una sua risposta all'idea di varare un regolamento per le tante lobby che prosperano a Bruxelles,richiesta da una coalizione di 140 organizzazioni non governative-

http://www.vita.it/news/view/47691

La commissione europea e' impregnata di enormi conflitti di interesse,impallidiscono i politici nostrani...rappresentanti del "Businnes" ENTRANO ED ESCONO CONTINUAMENTE DAI LUOGHI DI POTERE

http://it.euronews.net/2011/04/01/ue-europarlamento-discute-norme-anti-lobby/

http://www.glieuros.eu/Conflitto-d-interessi-all-europea,4229.html?lang=fr

http://www.blog.art17.it/2011/12/04/la-crisi-e-l%E2%80%99unione-europea-conflitto-d%E2%80%99interessi-o-solo-interessi/


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Georgejefferson
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Mario Monti dichiara solennemente quanto sia importante attuare le misure(a suo dire)necessarie per la crescita suggerite(imposte?)dalla COMMISSIONE e BANCA CENTRALE EUROPEA,vediamo queste misure estraendo le dichiarazioni piu sconcertanti che troviamo nella famosa lettera della BCE per il parlamento italiano:

• È necessaria una piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali, Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala
• riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva
• da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende
• accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti
• prendere immediatamente misure allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese
• il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il ricambio e, se necessario, riducendo gli stipendi

http://www.corriere.it/economia/11_settembre_29/trichet_draghi_italiano_405e2be2-ea59-11e0-ae06-4da866778017.shtml?fr=correlati


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Georgejefferson
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il professore ha accettato di trasformare l’Italia in un bel discount ,grazie all’impegno promesso all'Europa ad abrogare la “golden share”, il meccanismo che ha finora permesso allo Stato di conservare il controllo di aziende strategiche,per fini pubblici,nei settori energetici di energia, comunicazioni e difesa: Eni,Snam rete gas,Enel,Telecom,Finmeccanica,poste...la “golden share”, permetteva allo stato italiano di intervenire e bloccare eventuali scalate di privati per fini di pubblica utilità.La commissione europea(politici non votati da nessuno)ritiene si contrastino le norme sulla libera circolazione dei capitali (o fuga e deregolamentazione??).Le pressioni sull’Italia in tal senso sono fortissime ma dove nessuno sembra aver fretta di demolire meccanismi simili presenti in Germania, Francia e altri Paesi dell’area euro. Finmeccanica,dopo il recente (casuale) mega crollo borsistico,ha una capitalizzazione di appena due miliardi (solo i suoi beni immobili valgono il doppio)Mario monti,estremista del libero mercato...sara lui ad aprire le finestre alla definitiva uscita dello Stato Italiano dalla sua stessa economia?

In un articolo uscito il 13/9/2011 sul Sole24Ore,dal Titolo:"Tremonti vara il piano Britannia 2"Sembra che l’operazione sia in fase conclusiva tanto da far dichiarare a MASSIMO GIANNINI su repubblica testuali parole:" Si parla di cessioni pubbliche per 400 miliardi di euro, tra quote di Eni ed Enel, Terna e Poste, Rai e beniimmobili,un grande saldo di fine stagione"

http://eventiquattro.ilsole24ore.com/eventi-e-altro/diritto-e-societa/notizie/2011/11/24/golden-share-un-mese-allitalia.aspx

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/11/23/golden-share-il-giallo-del-deferimento-ue.html

http://www.ilgiornale.it/economia/saglia_ok_riforma_golden_share/29-11-2011/articolo-id=559469-page=0-comments=1

http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201109130942011739&chkAgenzie=PMFNW

http://www.repubblica.it/politica/2011/09/14/news/tremonti_giannini-21634177/


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Georgejefferson
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Si dice che il centrodestra al governo non sia stato capace di attuare le riforme strutturali necessarie al paese per la crescita,fortemente suggerite dagli organi europei,nell’era dei 17 anni di presenza,si dice che ci sia stato un progressivo impoverimento del paese,ed e’ vero.Ma nonostante i ripetuti scandali morali ed economici avvenuti…dalle escort ai vari processi imputati al cavaliere,lui resta in sella ed altezzoso si compiace del potere che mantiene…nonostante le cosiddette leggi ad personam,scudi fiscali,depenalizzazione del falso in bilancio,accorciamento dei limiti alla prescrizione,processi brevi e quant’altro…a fine 2011 le borse crollano,lo spread con i titoli tedeschi vola…Si dice che non riesce a riformare per il bene del paese perche considera l’ulteriore impoverimento un male per toccare suoi,e di altri amici,interessi..GLI ORGANI EUROPEI cominciano a consigliare le dimissioni,Lui insiste..rimane…la macchina del fango in cosi tanti anni non ha funzionato.Succede un fatto:il 9 Nov 2011,crollo verticale per Mediaset -12%, perdita del valore azionario record.. alla Camera il premier scende a 308 deputati, 8 in meno della maggioranza…Mario Monti è nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nell’arco di una settimana,12 nov 2011,Berlusconi sale al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni ed Il 13 nov 2011,Monti riceve da Napolitano l'incarico per la formazione di un nuovo governo…a tempo di record Berlusconi si fa da parte…ma gli esperti negano le accuse di ricatto finanziario..non ci sono poteri forti,come si appresta a tranquillizzare Monti ed il cavaliere si e’ dimesso per GRANDE SENSO DI RESPONSABILITA’ per il bene del paese.
Bossi dichiara successivamente:”Ero presente,i suoi dirigenti a Roma gli hanno detto -Silvio qui ti distruggono le imprese vai a dimetterti”Ma naturalmente Bossi le spara sempre grosse e non e’ credibile.Ora MARIO MONTI e’ al governo,paladino del bene comune,non eletto ma necessario per le riforme della GRANDE EUROPA DEI POPOLI(?)Accolto dall’opinione pubblica che lo conosce da ora come l’anziano,saggio professore.

http://www.nanopress.it/economia/2011/11/09/borsa-crollo-verticale-per-mediaset-12-spread-a-560_P4527541.html

http://www.daw-blog.com/2011/11/25/bossi-berlusconi-e-stato-ricattato-si-e-dimesso-per-salvare-mediaset/


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Georgejefferson
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La scelta di vendere è definitiva e ci riguarda tutti, presenti e futuri. Andrebbe fatta con grande cautela soprattutto quando ci si trova sotto pressione internazionale. Il processo di elaborazione teorica e pratica della categoria giuridico- costituzionale dei beni comuni discende da questa considerazione. Il cambiamento dei rapporti di forza fra settore privato azionario e settore pubblico a favore del primo rende i governi così deboli da non poter operare nell’interesse del popolo sovrano. La necessità urgente di forte tutela giuridica dei beni comuni come proprietà di tutti che i governi devono amministrare fiduciariamente nasce da questo squilibrio di potere prodotto dalla globalizzazione. Lo Stato italiano è proprietario, direttamente o tramite enti pubblici, di ingenti beni che fanno gola a molti. Gran parte di questi, che forniscono utilità indispensabili per garantire la sovranità dello Stato o la sua capacità di offrire servizi pubblici, non possono essere trattati come fossero proprietà privata del governo in carica.

UGO MATTEI

http://www.corriere.it/opinioni/11_novembre_22/mattei-svendere-patrimonio-pubblico_7137527e-14e9-11e1-9140-38f81e7faa5e.shtml


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Georgejefferson
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La propaganda ideologica del neolibe­rismo, che ha fatto buona breccia nel­la maggior parte dei cittadini, vuole che le privatizzazioni siano dettate dalla ri­cerca di una maggiore efficienza – le aziende statali sono baracconi impro­duttivi manovrati dagli interessi politici dei partiti – e dalla necessità di abbas­sare l’ingente debito pubblico italiano – le aziende statali pesano sul bilancio dello Stato, e dunque pesano sulle ta­sche dei cittadini. A questo si affian­ca il dogma che l’apertura ai privati dei pochi settori economici rimasti ancora in mano pubblica (utilities soprattutto, acqua, luce, gas ecc.) e la loro conse­guente immissione nel libero mercato, generi automaticamente concorren­za e quindi abbassamento delle tarif­fe a vantaggio, ancora una volta, dei cittadini. Tutto per il bene dei cittadi­ni, insomma.

Ma, come spesso accade, la propa­ganda dell’etica ufficiale è smontata da documenti altrettanto ufficiali a cui la grande informazione – in mano a in­dustriali e banchieri – si guarda bene dal dare visibilità: in questo caso, il do­cumento è la relazione del 2010 della Corte dei Conti su “Obiettivi e risulta­ti delle operazioni di privatizzazione di partecipazioni pubbliche

“Negli ultimi venti anni, l’Italia ha trasformato profondamente il pro­prio sistema finanziario e le privatizza­zioni hanno contributo in modo significativo a questo cambiamento. Fino agli inizi degli anni ’90, la maggior parte del risparmio delle famiglie veniva canalizzato al settore pub­blico attraverso l’emissione di titoli obbligazionari di Stato. Le privatizzazioni sono state disegnate per – e hanno avu­to comunque l’effetto di – offrire nuove opportunità agli in­vestitori italiani, che progressivamente avrebbero rialloca­to i propri portafogli verso attività più rischiose. L’aumento della domanda avrebbe stimolato un aumento dei prezzi del mercato azionario, facilitando a sua volta il progredire del processo di privatizzazione […] Dal 1990 al 2007, nono­stante lo scoppio della bolla tecnologica e una fase di con­trazione economica globale, la capitalizzazione del mercato borsistico è divenuta sette volte maggiore in termini nominali ed è triplicata in rapporto al Pil. Du­rante lo stesso periodo, il numero del­le società quotate è cresciuto solo del 30%. La significativa differenza nei tas­si di crescita dei due indicatori è chia­ramente giustificata dal fatto che le so­cietà di maggiori dimensioni (quelle statali) furono quotate proprio in quel periodo. […] Dal 1990 al 2007, il volu­me degli scambi è aumentato di qua­si 60 volte e il turnover è passato dal 25,2% al 208,3%. […] Il contributo delle imprese privatizzate alla capitalizza­zione di mercato e all’incremento dei volumi scambiati è stato davvero note­vole. Nel 2007, le società privatizzate rappresentano il 59% della totale capi­talizzazione di mercato e il 65% dei vo­lumi scambiati. Il contributo delle stes­se società sul flottante è ugualmente impressionante: nel 2000, queste im­prese rappresentavano per il 60% del capitale flottante contro il 16% registra­to nel 1996”.

Grazie alle privatizzazioni, dunque, il mercato finanziario è esploso, in Italia come in tutta Europa. Certo se si leggo­no questi dati con un pensiero rivolto alla crisi attuale e alle parole che la clas­se dirigente economica e politica utiliz­za per definirla, viene da ridere. Sem­bra che la crisi sia piombata addosso ai Paesi sviluppati del primo mondo in­spiegabilmente, generata da qualche male oscuro non meglio definito, da un capitalismo finanziario nato e sviluppa­tosi non si sa come, quando la sua ge­nesi è stata studiata a tavolino ed è frut­to di una precisa scelta ideologica. E se questo strappa una risata (amara), i dati forniti dal rapporto Ilo e sopra riportati, che evidenziano come la finanza si sia sviluppata a scapito dell’economia manifatturiera, con tutto ciò che ne con­segue in termini di aumento della di­soccupazione e impoverimento della popolazione, trattenere una sghignaz­zata (ancora più amara) è dura. Da qui, il passaggio a lacrimare per il troppo ri­dere (finendo per non sapere più se si sta piangendo o ridendo) è breve, se si guarda alle misure oggi imposte dagli Stati ai cittadini per “superare la crisi”: abbassamento dei salari e delle tutele dei lavoratori e ancora privatizzazioni, ossia ancora alimentazione del merca­to finanziario.

http://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/2008-giovanna-cracco-privatizzazioni-il-sabba-della-finanza.html


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Kevin
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In questo video espongo alcuni dati che confutano inequivocabilmente ciò che i populisti di turno affermano selvaggiamente da tempo immemore, ovvero: "E' tutta colpa del liberismo!": http://ilrazionalista.blogspot.it/2012/07/il-liberismo-non-esiste-in-italia.html

Ho sempre detto:
"Quando qualcuno non è in grado di elaborare argomenti, tira fuori dati,tabelle e grafici per non fare una brutta figura".
Evidentemente a te piace fare brutte figure.
Supponiamo dunque che la colpa non sia del liberismo, inteso come politiche volte a favorire lo sviluppo della libera impresa e ad accelerare il processo delle privatizzazioni.

Ti chiedo:
1) Se tra le cause di questo sfacelo il liberismo non rientra, quali sono le cause, e perche?
2) Se il liberismo non è una delle cause del problema, allora o è un placebo, o è una possibile soluzione. Quale delle due, e perchè?


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Gattonerosso
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Siccome il termine liberismo è vago, nel senso che si può riferire a una enorme vastità di aspetti inerenti la società, e moltissimi di questi aspetti sono ampiamente condivisibili, per riferirsi alla teoria economica neo-classica neo-liberista etc propongo di usare la più circoscritta, e senza "nei", definizione di

MARGINALISMO

http://it.wikipedia.org/wiki/Marginalismo

il quale è il vero problema.

Ora, al marginalismo si contrappone il CIRCUITISMO:

http://it.wikipedia.org/wiki/Circuitismo

E' pleonastico specificare che il marginalismo è una teoria economica che nulla spiega, o spiega davvero molto poco essendo basata su presupposti economici balordi, mentre il circuitismo descrive il sistema economico contemporaneo in modo assai più efficiente e completo rispetto al marginalismo.

Per ulteriori informazioni, consiglio la lettura di questo testo:

http://www.marcopassarella.it/wp-content/uploads/Finance-matters-WEB.pdf

La cosa stupefacente, che però spiega come mai l'economia va a puttane, è che il marginalismo è la teoria economica ortodossa che è usata dalla BCE e che è assurta come religione nella stragrande maggioranza delle facoltà di economia.

Qui di seguito un post di Giovanni Zibordi che identifica assai bene il problema:

fonte: cobraf  http://www.cobraf.com/forum/coolpost.php?topic_id=4831&reply_id=123468977

http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cachewww.cobraf.com/forum/coolpost.php%3Ftopic_id%3D4831%26reply_id%3D123468977&cd=2&hl=it&ct=clnk&gl=it

IL "VERBO" DI MONTI:
LA TEORIA PIU' BALORDA CHE CI SIA  
STA DISTRUGGENDO L'INTERA ECONOMIA

Perchè vengono applicate politiche economiche, fiscali e monetarie distruttive in Europa e America, come ad esempio questa austerità con stangate fiscali di Monti che strangolano l'economia, mentre vengono iniettati miliardi alle banche, si spostano le industrie in Cina, si importa in modo indiscriminato beni a basso costo che eliminano le proprie aziende nazionali... ? 

La risposta ovviamente è che sono distruttive ma solo per la maggioranza, mentre fanno gli interessi di una minoranza (la rendita finanziaria, il capitale finanziario globalizzato e i suoi clienti in politica). Ma ugualmente questo non sarebbe possibile se nelle università e nei libri ora non si insegnasse una teoria economica che giustifica intellettualmente questo strangolamento dell'economia produttiva a favore della finanza. Il motivo per cui la politica di Monti passa con il consenso di quasi tutti gli esperti è che questi hanno imparato una teoria economica TOTALMENTE FALSA.

Da due generazioni, in tutti i libri di testo di economia, leggi una teoria basata su presupposti totalmente falsi, che poi viene però applicata dalla BCE, dalla FED, Banca di Inghilterra e filtrata sui i giornali viene alle fine ripetuta dai politici e che giustifica le politiche di strangolamento dell'economia attuali. Questa teoria appare complicata quando fai gli esami all'università, perchè ci mettono dentro della matematica, ma è basata su presupposti iniziali assurdi. Ha come nome in gergo "marginalista" o "neoclassica" o "equilibrio economico generale" o "DGSE" ultimamente. Se guardi i paper che scrivono alla BCE nominano sempre la "DSGE" o Dynamic Stocastic General Equilibrium ("Modello di Equilibrio Generale Dinamico" http://en.wikipedia.org/wiki/Dynamic_stochastic_general_equilibrium ). Se oggi vuoi diventare professore o fare carriera all'università in un dipartimento di economia devi professare questa teoria oppure sei tagliato fuori. Le tre riviste americane di economia su cui devi pubblicare per fare i concorsi accettano solo papers che seguono questa teoria. Krugman al NY Times, Bernanke a Yale e poi alla FED, il viceministro dell'economia, l'economista Grilli che è il "cervello" economico del governo Monti... tutti in pratica usando tutti questa teoria.

Questa teoria economica, che insegnano in tutti i libri di testo oggi, assume che

i) esistano solo individui tutti uguali, tanti "atomi", ognuno dei quali agisce razionalmente per massimizzare il proprio interesse, alcuni imprenditori, altri dipendenti, ma tutti con le stesse "aspettative razionali" sul futuro che prevedono razionalmente, le stesse preferenze e le stesse logiche di profitto e utilità

ii) che tutto il commercio, la produzione, il credito e l'allocazione di reddito avvengono simultaneamente, tutti lavorano, commerciano, spendono si indebitano simultaneamente (!)

iii) che la moneta sia solo un mezzo di scambio neutrale

iv) che le banche prendano i risparmi in deposito da qualcuno e li eroghino come prestito a qualcun altro, facendo solo da tramite, in modo neutro per cui sono solo un intermediario tra chi vuole risparmiare e chi vuole indebitarsi

v) sulla base dei presupposti di cui sopra che l'economia tenda sempre all'equilibrio

Anche senza essere studiosi, intuitivamente capisci che se il mondo funzionasse così, cioè ci sono soli individui, tutti uguali, come preferenze e comportamento, tutti gli scambi, la produzione, credito o spesa avvengono simultaneamente, la moneta e le banche non hanno nessun influenza perchè intermediano solo, alla fine dovresti avere sempre un equilibrio. Questo a Disneyland, a Hollywood e nei dipartimenti di Economia.

La realtà ovviamente è totalmente diversa: esistono imprenditori, lavoratori e stato che sono soggetti molto diversi come logiche di comportamento, pochi attori economici godono della capacità di avere "aspettative razionali" e massimizzare in modo logico il proprio utile, esiste un "circuito" a diverse fasi in cui si devono prima ottenere crediti, poi investire da parte delle imprese, poi assumere gente..., la moneta che circola è in buona parte DEBITO e le banche creano di fatto debito molto in eccesso dei depositi e indipendentemente dai depositi e in un economia monetaria sono i prestiti bancari a creare i depositi. Di conseguenza quindi le banche creano un "ciclo del credito" che genera oscillazioni, disequilibri, recessioni, Boom e poi Crac.

Dato che tutte le premesse della DSGE ( Dynamic Stocastic General Equilibrium) non hanno attinenza alla realtà, poi tutto quello che viene elaborato come teoria, anche se in forma matematica, non ha nessun senso. Cioè è inutile ricostruire ora bene tutta la teoria economica ufficiale, (dell'Equilibrio Generale Dinamico) che insegnano all'università e che alla BCE professano, perchè è basata su premesse iniziali inventate. Basta cioè che uno rifletta sulle premesse da cui parte per capire che poi qualunque conclusione ne venga non avrà senso.

Esiste però una spiegazione che ha senso ed è la "Teoria del Circuito Monetario" (TCM) http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_Circuito_Monetario in cui il processo economico è concepito in maniera radicalmente diversa da come esso viene usualmente rappresentato nella teoria economica marginalista o neoclassica o "DGSE" che viene insegnata ovunque. Ora è una teoria strampalata che ho letto io da casa mia su un sito strano ? No, ve la sto riassumendo oggi usando il sito dell'Agenza delle Entrate, cioè anche al fisco italiano hanno degli economisti che la conoscono ad esempio. La "TCM" nasce negli anni settanta da una rilettura particolare dei lavori di alcuni economisti classici (Marx, Wicksell, Schumpeter, Keynes, Robertson). In Italia i principali contributi sono stati quelli di Graziani (1984), (1988), (1994), mentre all’estero `e stata molto attiva lascuola francese Parguez (1980), Lavoie (1987) e ora Steve Keen. Anche per chi non sia pratico di economia basta poco per notare che è una teoria che ha senso logico e che riflette la realtà (per questo non la si insegna....)

Qui di seguito ecco un breve riassunto di come funziona il "circuito monetario". Noti leggendolo che è una descrizione che ha senso logico e che alla fine conduce al nostro punto cruciale e cioè che "in un’economia monetaria sono i prestiti bancari a creare i depositi". E non viceversa. Cioè che la moneta viene creata (a meno che lo stato non abbia grandi deficit pubblici) dalle banche. E queste creano i boom e poi i crac.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Circuitismo

TEORIA DEL CIRCUITO MONETARIO

La Teoria del Circuito Monetario è una scuola di economia di stampo post-keynesiano che si prefigge l'obiettivo di descrivere la creazione di moneta da parte del sistema bancario commerciale. La teoria, chiamata anche circuitismo, è stata elaborata a più riprese durante il Novecento, per poi venire presentata nella sua forma più compiuta dall'economista Augusto Graziani http://it.wikipedia.org/wiki/Augusto_Graziani , che è considerato il suo principale esponente italiano, nel 1989.

DESCRIZIONE

• Il circuito della moneta

Secondo la teoria, il funzionamento dell'«economia monetaria di produzione» si estrinseca attraverso il «circuito monetario», il quale parte dalle banche che creano moneta sotto forma di credito concesso alle imprese; le imprese utilizzano la moneta ricevuta per pagare i servizi ottenuti dalle famiglie; con l'acquisto della produzione da parte delle famiglie, la moneta ritorna alle imprese; queste ultime possono così restituire la moneta alle
banche e chiudere così il circuito; un nuovo prestito di moneta dalle banche alle imprese rimette in moto il circuito e così via.

• La successività degli scambi

Il processo economico è concepito dagli autori che si richiamano alla scuola circuitista in maniera radicalmente diversa da come esso viene usualmente rappresentato nell'ambito della teoria economica marginalista http://it.wikipedia.org/wiki/Marginalismo .

Uno degli elementi principali che caratterizzano l'approccio circuitista è in primo luogo che tutti gli atti di scambio http://it.wikipedia.org/wiki/Scambio avvengono per fasi successive, in luogo della simultaneità propria del modello walrasiano http://it.wikipedia.org/wiki/Modello_walrasiano . Nel circuitismo il processo economico si divide in quattro fasi: produzione, distribuzione del reddito, scambio (realizzazione monetaria delle merci), accumulazione al fine di permettere la riproduzione del sistema.

In quest'ottica, la moneta non è più ridotta a mera unità di valore numerario o a mezzo per facilitare gli scambi, bensì diviene elemento necessario all'avvio del processo di produzione. Quest'ultimo si verifica perciò durante un momento separato e precedente alla fase di circolazione e commercializzazione dei beni.

Pertanto, sia l'atomicità sia l'anonimato degli agenti, che sono due delle caratteristiche fondamentali della teoria dell'equilibrio economico generale http://it.wikipedia.org/wiki/Equilibrio_economico_generale , vengono totalmente rigettate dal circuitismo il quale afferma che illustrare il funzionamento del sistema economico senza considerare nel contempo la divisione dei suoi attori in due classi sociali distinte, ossia gli imprenditori e i lavoratori, è in pratica impossibile per via dell'ineliminabilità delle differenze concernenti le diverse possibilità e modalità di queste due classi nell'accesso e nell'uso della moneta. Tali classi infatti compiono differenti atti di spesa e acquisto all'interno del circuito.

I beni di consumo sono comprati dai lavoratori e dalle loro famiglie. La moneta torna così nuovamente nella disponibilità delle imprese, le quali potranno dunque estinguere i debiti inizialmente contratti con le banche solamente se la propensione al consumo è unitaria. Altrimenti, a questo punto del circuito, si pone il problema della preferenza per la liquidità http://it.wikipedia.org/wiki/Preferenza_per_la_liquidit%C3%A0 . In questo caso le imprese necessitano di recuperare la liquidità a loro mancante e, per fare ciò, esse hanno tre possibilità. La prima è di effettuare emissioni di titoli in cambio del pagamento di un interesse ricorrendo al prestito obbligazionario http://it.wikipedia.org/wiki/Prestito_obbligazionario e offrendolo alle famiglie (le quali così possono impiegare il proprio risparmio), la seconda è di esportare sui mercati esteri le loro merci, la terza è di vendere le proprie merci al settore pubblico.

• Il profitto delle imprese

Il circuitismo accoglie generalmente l'assunto elaborato da Michał Kalecki http://it.wikipedia.org/wiki/Micha%C5%82_Kalecki secondo cui i profitti sono strettamente proporzionali al livello della produzione. Detto in altri termini, i capitalisti (banche e imprenditori) guadagnano ciò che spendono e i lavoratori salariati spendono ciò che guadagnano. Difatti, dato il mark–up http://it.wikipedia.org/wiki/Mark%E2%80%93up , all'aumento della produzione (e dunque della spesa effettuata nell'acquisto di fattori produttivi) corrisponde l'aumento del profitto delle imprese.

• L'endogeneità della moneta

Secondo la teoria, l'impiego del risparmio dei cittadini sotto forma di depositi bancari costituisce le fondamenta per i finanziamenti futuri, indipendentemente da ogni creazione di moneta effettuata dalla Banca Centrale http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_Centrale . La moneta è dunque da considerarsi endogena in relazione a due caratteristiche. Prima di tutto la moneta non è messa in circolazione da entità esterne al circuito (magari secondo regole fisse, come prescritto dall'ortodossia monetarista http://it.wikipedia.org/wiki/Monetarismo ) bensì come effetto di una domanda presentata dalle imprese per i loro obiettivi di produzione. Tale concetto si rifà al filone di pensiero di economia monetaria http://it.wikipedia.org/wiki/Economia_monetaria elaborato inizialmente da Knut Wicksell http://it.wikipedia.org/wiki/Knut_Wicksell e, in particolare, al suo assioma principale secondo cui sono gli impieghi bancari a creare i depositi e non viceversa. La moneta è così il prodotto dell'attività bancaria, e le banche possono ricevere moneta in deposito se, e solo se, esse hanno concesso dei crediti precedentemente. È da sottolineare altresì come, dopo la fase di scambio, è l'entità dei depositi bancari a concorrere nella determinazione della domanda di credito necessario al proseguimento della produzione.

PER ULTERIORI INFORMAZIONI:

http://www1.agenziaentrate.it/ufficiostudi/pdf/2007/doc_evafis_circmon.pdf

http://www1.agenziaentrate.it/ufficiostudi/pdf/seminari/seminario_evafis_circmon.pdf


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