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Il picco delle illusioni


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Nei paesi anglosassoni, dove sono maestri nel cogliere il tormentone del momento in una sigla, hanno creato una seria di neologismi che riflette l'attuale situazione storica.

In pratica si tratta ( per coloro che ci sono arrivati) della graduale presa di coscienza del fatto che la ricreazione è finita, che la Crisi attuale NON è una crisi meramente di crescita ma è LA crisi di crescita ovvero il raggiungimento della capacità portante del pianeta.

C'e' chi l'ha chiamata multicrisi, chi l'ha chiamata "clusterfuck" ( ahem, preferirei non tradurre) chi l'ha chiamata "peak everything".

Ovviamente il dibattito è acceso, i pareri discordano, la gente mormora e gli opinionisti analizzano.

A noi di crisis, scusate, vorrei che ci risparmiaste l'arduo compito di ripetervi in modo succinto tutto il bi ed il ba, come l'abbiamo descritto, previsto e vaticinato ( ehm) nell'ultimo mezzo lustro, in qualche centinaio di post.

Siamo tutti d'accordo che ci vuole un po di ottimismo, ed infatti quando qualche buona notizia capita non siamo certo noi a trattener la penna e/o abbassar la voce, anzi.

Il punto è che il tipo di ottimismo che ci vuole è quello di chi, conscio di avere davanti una sfida quasi impossibile, la più ardua, anzi, da quando una curiosa scimmia nuda dal pollice opponibile e la mente fantasiosa vaga per il pianeta, non ne rinnega o sminuisce l'importanza ma si da da fare per affrontarla per quella che è: una crisi di crescita, intesa sia in senso stretto sia in senso psicologico.

Dal punto di vista fisico c'e poco da fare: dobbiamo fare transizione, con le buone o con le cattive verso un livello di sfruttamento inferiore, MOLTO inferiore, delle risorse del pianeta.

Punto.

Non ci servirà a nulla aver salvato i posti di lavoro, grazie al posticipo del protocollo di Kyoto ed ad un po di alchimia finanziaria, se nel processo finiremo morti di fame, annegati e/o assetati, ammesso che non ci si stermini a vicenda per le risorse residue.

Faremo inoltre bene anche a smetterla di illuderci che esista un silver bullet, un proiettile d'argento, una tecnologia salvifica, che ci consenta di continuare come se niente fosse, la vita insensata che ci stanno cercando di convincere sia quella a cui dovremmo aspirare. Le tecnologie, anche quelle eccezionali come il kitegen, NON ci salveranno. Potranno solo ritardare il raggiungimento di ALTRI limiti e neppure di tanto, data la crescita di tipo esponenziale che abbiamo seguito fino ad ora e che in pratica esige l'attuale sistema.

Per quanto ci riguarda, perchè ci riguarda direttamente, vorrei ricordare, se ci limitiremo a sfruttare l'eventuale arrivo dell'energia a basso costo per continuare come se niente fosse, dovremo affrontare nuovi e più gravi problemi di raggiungimento dei limiti, con meno risorse, con meno tempo, con più anni sul groppone.

La filosofia, invece, il modo in cui le useremo e le finalità per cui le useremo determineranno, scusate la franca brutalità, non solo il destino dei nostri figli ma il NOSTRO, ivi compresa una serena dipartita in tarda età circondati dagli affetti o una solitaria e prematura scomparsa violenta, vittime di qualche cavaliere dell'apocalisse. Sarà QUESTO, che eventualmente ci salverà. Il pensare, il ragionare SULLE COSE. SUI FATTI.

Il fermarsi davvero a riflettere su quello che stiamo facendo e sul perche' lo stiamo facendo e prendere le decisioni necessarie. Nel processo cercando di farcele piacere, già che ci siamo.

Se non sono interamente d'accordo con la Debora, che nel post precedente incitava i disoccupati a farsene una ragione è perchè si dovrebbe fare di PIU'.

Integrarsi, passare ad una rete in cui ciascuno mette a disposizione tempo e capacità in cambio di qualcosa d'altro. Il denaro è comodo ma non è tutto.

Il denaro, mio modesto avviso, passerà un orrendo quarto d'ora nei prossimi anni e paradossalmente il disoccupato autoorganizzato potrebbe passarsela meno peggio del dipendente pubblico o privato pagato con una moneta svalutatissima e che nessuno vuole. Potrebbe succedere. Lo scenario de debito pubblico americano da qui a dieci anni, nei dati degli enti UFFICIALI non lascia nessun spazio all'illusione.

Ovviamente qualcosa del genere già esiste ma, per ora, non è ancora diventato un fenomeno di massa.

Non preoccupatevi: lo diventerà.

Non è il caso di illudersi che salterà fuori qualcosa o qualcuno che rimetterà su l'economia offrendo un nuovo miserabile e sottopagato posto di lavoro.

L'economia non tornerà con ogni probabilità MAI PIU' ai livelli passati, perchè sarà impossibile ripagare i debiti enormi attualmente accumulati a ritmo forsennato dalle banche centrali senza strangolare l'economia o senza dichiarare, in un modo diretto o indiretto ( inflazione) un sostanziale default.

Del resto ammesso e non concesso che ricominci a crescere con i ritmi degli ultimi anni ci vorrebbero attualmente circa dieci anni di crescita ininterrotta per recuperare i livelli perduti e questo, causa progresso tecnologico, automaticamente implica che gli attuali livelli di disoccupazione durerebbero DI PIU', a parità di sistema economico.

In realtà la spaventosa iniezione di liquidità infilata nel settore bancario è un vero e proprio crimine dato che vengono sottratte risorse imponenti alle azioni che sarebbero necessarie per buttarle a tappare una falla assolutamente non chiudibile.

La dimostrazione?

Beh, ce l'avete davanti agli occhi: gli USA, nonostante un deficit che viaggia verso il 15% del PIL, nonostante un debito pubblico che raddoppierà nel giro di quattro o cinque anni, raggiungendo livelli italici e quindi richiedendo analoghi livelli di tassazione per essere sostenuto, SENZA nessuno dei servizi che lo stato ci garantisce, bene o male ( sanità pubblica, scuola pubblica, previdenza pubblica, assistenza pubblica) nonostante questo spaventoso sforzo, Obama è solo riuscito ad evitare il collasso immediato, mentre il sistema, alla meglio non mostra nessun segno REALE di ripresa. Al massimo un rallentamento del crollo.

Lo sforzo fatto, in pratica, non è sostenibile ne ripetibile e quindi, molto semplicemente, si è trattato di "o la va o la spacca".

La spaccherà: le banche usano il denaro regalato per tappare i buchi e NON prestano.

Senza prestiti l'economia si ferma.

I governatori delle banche centrali si lamentano pietosamente quanto flebilmente, come nel caso di Draghi, di questo fatto ed esortano gli istituiti di credito ad aprire i cordoni della borsa.

Beh: potrebbero dare il buon esempio per PRIMI e prestare DIRETTAMENTE alle imprese che si ristrutturino con certe modalità.

Uh?!

Eresia !!

Non si può!!! Non ci sarebbe il benefico effetto moltiplicatore del credito, dove finirebbe la riserva frazionaria etc etc.

Si può si può...

Quel che è certo è che le illusioni, il mondo fittizio che ci hanno squadernato davanti per tanto tempo, hanno raggiunto un picco e ora scemano anche esse.

E' naturale, via via che le promesse fatte, le assicurazioni date, e gli scenari prefigurati evaporano, la gente è sempre più disincantata.

In questa fase bisognerebbe fornire informazione REALE a tutta forza, chi se ne frega del PIL che soffre!!!

Il punto non è salvare qualche centinaia di migliaia di posti di lavoro ancora per qualche mese.

Il punto è gestire l'impatto psicologico, la presa di coscienza, mentre il superamento del picco delle illusioni in un futuro progressivo e radioso, eteroprogettato e eterodiretto si trasforma in una distopica quotidianità alienata.

I nostri governanti, ailoro ( ainoi/aivoi/aiessi) credono che con una bella pettinata e un paio di cucchia
iate di ottimismo artificiale si risolva tutto.

Le cose NON stanno cosi e rimandare la presa di coscienza renderà più traumatico l'impatto e più improbabile la stessa tenuta del tessuto sociale.

Fuori di metafora: quando la gente è disperata e pronta a tutto è tardi, troppo tardi, per qualunque misura razionale, condivisa, graduale.

La mia impressione è che una parte non trascurabile della nostra classe politica sia consapevole di questo e stia preparandosi, ciascuno per il proprio bacino elettorale, a cavalcare l'onda.

Sembra un giochino un po cupo. molto cinico, ma all'interno della "temperie culturale" della nostra storia politica, finora.

Vorrei invece far presente cosa succede se si supera il livello di guardia, qualunque sia il regime, la latitudine o la struttura sociale.

Dirò solo un nome: Neda.

Per favore: nessuno si azzardi ad augurarsela, una cosa del genere.

Da che mondo è mondo, quando si arriva allo scontro frontale, sono SEMPRE gli ultimi che ne vanno di mezzo, quale che sia il lato.

I veri colpevoli, gli artefici della metastasi sociale, alla peggio si salvano ghirba e serena pensione in qualche paradiso fiscale; in ogni caso sono sempre, sempre, sempre, gli ULTIMI a pagare le conseguenze delle loro decisioni.

E' il tempo delle rivoluzioni si.

Anzi della RIVOLUZIONE, tutto maiuscolo.

Ma una rivoluzione delle idee, una rivoluzione galileiana che ci rimetta, una buona volta, all'interno del ciclo fisico del pianeta, una piccola affascinate scheggia di stella che si interroga su se stessa sul suo futuro, sulla probabilità di averlo, un futuro....

Pietro Cambi
Fonte: http://crisis.blogosfere.it
Link: http://crisis.blogosfere.it/2009/07/il-picco-delle-illusioni.html
9.07.2009


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