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L’Iva e la depressione dei consumi


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Tutti ne parlano, aumentare l’Iva o no? Ma che cos’è l’Iva, e cosa c’entra con l’inflazione?

spiega Francesco Piccioni

L’Iva – imposta sul valore aggiunto – è una tassa che si paga su qualsiasi merce che entra sul mercato. Si chiama “valore aggiunto”, appunto perché si riferisce a una merce che non esisteva prima di essere immessa sul mercato. Ci sono, inoltre, delle merci che godono di un’Iva agevolata (ad esempio i libri).

L’Iva è dunque una tassa che pagano tutti, i ricchi e i poveri. Aumentare l’Iva significa automaticamente aumentare i prezzi: se un telefonino costa 100, con l’Iva al 20% costa 120, con l’Iva al 21% costerà 121. E l’aumento dei prezzi genera inflazione (un aumento dei prezzi, infatti, genera alla lunga una diminuzione del potere di acquisto di una moneta). Dunque in una situazione di crisi, con gli stipendi bloccati, si ritiene che l’aumento anche di un solo punto dell’Iva potrebbe scoraggiare i consumi.

Fonte: www.ilmanifesto.it
22.08.2011


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stefanodandrea
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Ma lo ha capito Francesco Piccioni che se non consumiamo diventiamo più ricchi? Se aumenta il prezzo della birra e io bevo meno birre al mese, diciamo per un importo di euro 10, lo capisce Piccioni che io ho dieci euro in più di risparmio? Che sono più ricco o meno povero?

Bisogna perciò, verificare l'aumento che io subirò per l'acquisto di beni assolutamente necessari e calcolare a quanto ammonta (l'aumento, perché la restante parte del prezzo l'avrei pagata ugualmente). E poi bisogna sottrarre l'intero prezzo dei beni di consumo non necessari che io non acquisterò. Se solete spendere circa mille euro al mese, per compensare l'aumento dell'IVA dell'1% è sufficiente ridurre i consumi di dieci euro al mese. Se li riducete di venti euro, siete meno poveri, non più poveri.

Insomma, dinanzi all'aumento dell'IVA basta dire: andrò a cena fuori una sola volta al mese anziché due; oppure acquisto un telefonino vecchio modello da trenta euro anziché uno da cento euro; oppure, non rinnovo l'abbonamento a sky; oppure vado alla fontana a prendere l'acqua anziché acquistare venti euro di acqua in un mese e SARETE MOLTO MENO POVERI.

Basta con questa economia da deficienti. Basta con questa idea che il rischio sia che calino i consumi. Il rischio è la povertà, ossia che vi siano troppi consumi in relazione ai redditi percepiti.


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katalaves
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Stefanoandrea....non sono del tutto d'accordo con la tua tesi, anche se rispetto la tua opinione.

1- se cala il consumo di birra, io risparmio, ma il birrificio facilmente chiuderà e gli operai si ritroveranno con le pezze al c...o.

2- il sistema dei consumi è proprio quello che induce la dinamicità ad un sistema: lavoro=reddito=consumi=lavoro.....etc.

3-avere i soldi in più in tasca non ti rende più ricco perchè se tutto costa di più, il valore dei tuoi soldi sarà pari a quello precedente agli aumenti in questione.

4-i soldi in tasca servono alle banche. Prova a seminare i soldi e stai a guardare se cresce qualcosa.

Alla nostra società serve tutt'altro che i soldi. Serve coesione delle persone in progetti comuni. Questo dovrebbe essere il lavoro della politica, ma non facendolo, l'unica nostra salvezza sarà la fine dell'egoismo/individualismo.

Se continuiamo a vivere in micro ambienti con un frigo, una lavatrice, una macchina, un portafoglio procapite, non costruiremo mai niente.

Ti faccio un esempio spicciolo:
50 famiglie capitalizzano 20000 euro a famiglia= 1 mln di euro

con questi soldi acquisti terreno, erigi una magione e fai partire una micro società produttiva basata su beni primari dove gli uomini lavorano e le donne commerciano la parte eccedente per ricavare una minima parte di denaro per la manutenzione straordinaria e il reperimento delle risorse non riproducibili.

vivremmo meglio e felici e senza dover accumulare soldi.

Con stima K.


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stefanodandrea
Honorable Member
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Post: 748
 

Katalaves,
ti ringrazio in primo luogo.

Su questo argomento ho scritto un (purtroppo lunghissimo articolo) che terrò in home sul mio sito per circa una settimana e che pubblicherò tra breve (lo sto correggendo).

In breve, mi permetto di dire, che bisogna distinguere per classi sociali. Per i ceti a reddito molto basso o che vivono con sussidi di disoccupazione e simili, i quali difficilmente riescono ad acquistare il necessario, il problema ovviamente non si pone. Ogni aumento dei prezzi (dei beni che acquistano) rispetto al reddito li impoverisce.

Per i ceti con redditi medio-bassi - penso a una famiglia con redditi complessivi tra 3500 e 4500, comprese le rendite (se tua padre ti ha lasciato una casa e tu non paghi ottocento euro di affitto o mille di mutuo che pagano coloro che percepiscono il reddito monetario tuo e di tua moglie, tu devi aggiungere 900 euro a ciò che voi due guadagnate in termini monetari). Ogni consumo superiore al necessario è un impoverimento. Eventualmente comporta debiti e pagamenti di interessi. Comunque non consente risparmio. Quindi non permetterà di percepire rendite. Né di accumulare il necessario per una caparra quando si acquisterà casa. Quindi il mutuo dovrà essere del 100% e trentennale anziché del 60% e ventennale o quindicennale.

Lasciamo che siano i ceti medio alti o alti a spendere nell'interesse della collettività.

Nell'articolo che ti ho anticipato sosterrò proprio questo: che, a parità di redditi (quindi con redditi rivalutati come l'inflazione e con l'aumento della produttività distribuito in misura proporzionale tra redditi da lavoro e profitti) una famiglia che ha iniziato la vita falimliare dieci anni fa spende (o non incassa per rendite e rivalutazioni patrimoniali) 400.000 euro in più in quaranta anni rispetto all'analoga famiglia che ha iniziato la vita familiare quaranta anni fa. Da dove dovrebbero uscire i soldi per acquistare beni in quantità maggiore rispetto alla famigllia della passata generazione o di qualità migliore o per dare ai figli più denaro o per acquistare nuovi beni (telefonino, traffico telefonico sky, ecc.)?

Comunque, spero che ti andrà di leggere l'articolo e magari puoi lasciare un commento più articolato. Io ti risponderò con un po' di tempo, perché sto per fare un po' di vacanze che non ho fatto in agosto.
Ciao

Aggiorno per completare. Altro è non impegnarsi a produrre per avere troppo denaro. E' una scelta che in fondo ho fatto e soltanto quando ho avuto quattro figli o dovuto impegnarmi più del previsto (ma sono aumentate le necessità, non i desideri). Un conto è sostenere che tutto ciò che ricavi in denaro (stiamo ipotizzando di vivere in un'economia monetaria, ovviamente, non in un altro mondo) lo puoi o addirittura lo devi spendere.


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katalaves
Eminent Member
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Concordo di nuovo con la tua riflessione, ma quest'ultima, allo stesso tempo, avvalora la mia tesi per la quale meno consumi determinano sì un "arricchimento" momentaneo, ma creano anche inflazione. Esempio se io decido di non coprare più l'auto nuova e di tenermi quella vecchia, si profilano tre prospettive:
A- lo stabilimento licenzia l'operaio che non riesce più a pagare il canone d'affitto presso una mia proprietà.
B- lo stabilimento aumenta i prezzi delle auto per sostenere i costi dell'azienda e perpetrarne gli introiti, cosicchè nel momento in cui io dovessi acquistarne una mia figlia ormai 18enne con esigenze specifiche, subirei il costo maggiorato annullando l'effetto del risparmio
C-lo stabilimento chiude e una serie di concause negative si profilerebbero su un intero territorio e forzatamente coinvolgermi nei risvolti conseguenti.

E' chiaro che questa è una sfaccettatura, o una delle tante variabili possibili, ma quello che sostenevo nella risposta precedente (colpa mia se non ho specificato) era dedotto da un mio preconcetto fondato ovvero che l'obiettivo del sistema è rendere ognuno povero.

Cercherò di articolare brevemente il mio preconcetto:

La mia famiglia e molti amici di essa sono stati piccoli e abili imprenditori dal dopo guerra agli anni 90.
E' un dato di fatto che la maggior parte di queste piccole imprese (artigiane, noi eravamo salumieri) sono state piano piano dissanguate da leggi leggine e mille difficoltà, fino a scomparire.

Il problema odierno per me oggi è che nel momento in cui volessi reinvestire il piccolo capitale che ho e abbiamo ricreato (ci hanno portato via anche le mutande) non saprei dove investirlo perchè il gioco è a perdere.
Le banche ti finanziano non quando hai un idea valida e vincente, ma soltanto quando hai qualcosa da perdere. Il loro obiettivo è quello. Negli anni novanta sono stato proprietario anche di una grossa azienda ristorativa. anche in quel caso la banca ha ben provveduto a chiudermi l'ombrello nel momento del bisogno anche se la soluzione presentata era matematica...chiaro che era più interessata a mettere le mani sulle garanzie
che le erano state presentate.

Per questo ti dico che il denaro è alquanto inutile.
Ti faccio un ultimo esempio:
Tantissimi poveri cristi, si sono indebitati fino ai capelli per acquistare, con mutui integrali, abitazioni con prezzi a dir poco esorbitanti (4000 euro al mq per appartamenti in zone impensabili) e convinti da banche compiacenti.
Ora vuoi la crisi, vuoi la disoccupazione, questi poveracci hanno pagato il 50% 70% e non sanno come arrivare alla fine. Le banche in questo modo hanno gran parte del capitale mone
tario recuperato e anche l'immobile passato di proprietà tramite pignoramento.

Lo stesso vale per le quote latte, sai quanti allevatori ci hanno rimesso le braghe per pagare le multe? e a chi sono andati i campi pignorati?

Quello di cui sono sicuro è che i soldi sono l'ultimo dei miei problemi. Sono inoltre sicuro che non è più possibile affrontare da solo un nemico così grande. Sono sicuro che i soldi non bastano. Serve una nuova concezione di civiltà, una progressione regressiva.

Ora mi interrompo e mi scuso se in alcune parti sono stato prolisso e contorto, ma ho scritto a fiume. Anche io sono in ferie e tra un sonnellino e un riposino a volte mi scintilla in testa che la barca affonda e vengo a vedere sul pc cosa accade.....ovvero nulla!

Aspetto il tuo articolo con curiosità ed interesse.
Buone ferie....e speriamo non siano le ultime!
K.


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