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La croce: un simbolo autocratico


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Da quando, a seguito della modifica bilaterale dei Patti del Laterano, la religione cattolica ha cessato di essere religione di Stato, questo è diventato laico e, in quanto tale, avrebbe dovuto rimuovere il crocifisso da tutti i luoghi pubblici, ritenendo estinta anche l’efficacia della circolare amministrativa del 29 maggio 1926, che ne disponeva, per la prima volta, l’esposizione.

La questione è di una semplicità sconcertante: un qualunque simbolo religioso dà una connotazione corrispettiva all’ambiente, il quale così cessa di essere pubblico, cioè di tutti: di chi professa una religione come di chi non ne professa alcuna. L’assenza di un qualsiasi contrassegno religioso è la condicio sine qua non del carattere laico e quindi del rispetto della libertà religiosa e della non discriminazione religiosa e, se in ambiente scolastico, della libertà dei genitori a trasmettere ai figli la propria convinzione, religiosa appunto.
L’insegnamento della storia delle religioni è l’unica possibilità che ha la scuola di evitare che le nuove generazioni subiscano il torpore di una catechesi. Stando così le cose, i primi ad esigere la laicità di un luogo pubblico, e di quello scolastico in particolare, dovrebbero essere gli stessi fedeli e, a maggior ragione, i responsabili in capo delle rispettive religioni e, nel caso specifico, il papa in persona. Ma avviene esattamente il contrario: la resistenza alla rimozione del crocifisso parte proprio dall’alto e si ripete, per contagio, lungo tutti i livelli inferiori fino a quello dell’uomo della strada. E’ovvio che la responsabilità massima è della gerarchia suprema, che pronuncia opposizioni, che sanno di altrettante barzellette grossolane, specie in bocca a gente, che le sa solo ripetere come sudditi, disposti a far piacere al principe, ma dietro cui si nasconde una paurosa e penosa ignoranza della storia e del diritto. Al contrario, dietro i pronunciamenti delle alte gerarchie c’è solo la malafede.

La barzelletta numero uno dice che il crocifisso è un simbolo delle origini e delle tradizioni europee. La numero due dice che il crocifisso non offende nessuno. In base alla prima si tratterebbe di identità; in base alla seconda, di innocuità. Ci sono quelli che stanno a mezza strada: sono gli uomini di potere che fanno da megafoni per, se possibile, acquistare altri elettori ed essere rieletti. Domandiamo a costoro: di quale crocifisso parlate? Di quello ridotto ad amuleto da collo o da polso o a sopramobile o ad ornamento murale o a quello che portavano sul petto i cosiddetti crociati, assassini dei musulmani? O di quello che gli inquisitori tenevano in mano mentre torturavano le loro vittime o le bruciavano vive? O di quello (“in hoc signo vinces”!) di cui si servì Costantino per massacrare i suoi nemici? O di quello che ostentava Pio IX mentre faceva decapitare i nostri patrioti? O di quello davanti a cui si genuflettevano i macellatori delle masse di infedeli per la cristianizzazione forzata della santa Russia? O di quello indossato dai killer in una delle notti-blitz tipo “S. Bartolomeo”? Potremmo continuare a lungo così tante sono le occasioni in cui, durante diciassette secoli, il crocifisso è stato testimone muto e impotente di un’infinità di crimini, anche terroristici, contro inermi e innocenti, insomma contro l’umanità.
Prima della nostra risposta articolata anticipiamo il nostro convincimento scientifico: premesso che la Chiesa è un istituto fine a sé stesso (che sfrutta ovviamente l’ingenuo che ci crede), strumento di chi esercita il potere religioso per rispondere a compulsioni psicopatologiche, il crocifisso è soltanto il simbolo del dominio cattolico sull’uomo, a cui il responsabile supremo, reo e “paziente”, non intende rinunciare nemmeno se sconfessato dalla storia e dal diritto, così provando la nostra tesi psichiatrica.

1 - Considerato in sé stesso, il crocifisso può essere indifferente solo a chi, per averlo visto da sempre, lo trova privo di comunicazione emotiva. Può invece provocare una reazione-shock di sconcerto e di repulsa in chi (specie se bambino), non è abituato a vederlo come una rappresentazione plastica priva di significato reale. Esso, infatti, riproduce un uomo che soffre atrocemente su uno dei più mostruosi strumenti di tortura e di morte, mani e piedi trafitti da punteruoli che lo inchiodano su di una croce-tomba. In ogni caso, il crocifisso è nocivo perché induce all’indifferenza e ad un culto, dapprima inconscio, del dolore, della morte e dei cadaveri.
Tale culto è confermato dalla ricorrenza dei morti, dall’esposizione del corpo privo di vita di Cristo nel venerdì di Pasqua con l’esclamazione “consummatum est”, dal relativo corteo con tanto di marcia funebre, dalla via crucis, dalla messa, che si conclude con l’ingestione del corpo di Cristo (vero e proprio totemismo sotto forma di ostia, che sta per “nemico sacrificale”!), dal culto di corpi imbalsamati, pretesi santi, e di loro reliquie (pezzi organici o di vesti o cose a loro appartenute), con la reliquia del famoso “sangue di S. Gennaro” e così via…
Tale culto è propedeutico per la rassegnazione (altro che islamismo!) alla sofferenza e quindi al dominio, esercitato dall’uomo di Dio sul fedele e la sua famiglia e su tutto il mondo civile.

2 - Abbiamo già visto che l’esposizione del crocifisso a casa nostra decorre da meno di un secolo mentre la storia del potere cattolico conta ben diciassette secoli. Non esiste una tradizione di identificazione della storia europea con il crocifisso; esiste invece una tradizione del potere papale, che ha usato il crocifisso per legittimare diciassette secoli di crimini, consumati con ogni mezzo a disposizione, non esclusi la violenza e il sangue e, ultimamente, con l’ingerenza sistematica nel governo e nella vita civile dell’Italia, fino a mettere fratello contro fratello pur di far passare leggi e costumi che impongono la volontà della Chiesa (vedi, divorzio, aborto, eutanasia e così via) secondo il principio dogmatico dell’”eterocoazione” (dato che ogni proibizione o imposizione ci riporta alla volontà “ex cathedra” del monarca-autocrate della Chiesa).

3 - Una barzelletta minore sostiene che la tradizione cattolica del crocifisso sarebbe provata anche dalla molteplicità delle chiese e delle opere d’arte religiosa del nostro territorio nazionale. A questo punto diciamo che sarebbe meglio parlare di bestemmia contro la storia. Infatti, la molteplicità degli edifici e dei monumenti cattolici provano solo una tradizione di imperialismo pan-espansivo della Chiesa, manipolatrice delle masse troppo ignoranti per accorgersi dell’impostura. Sta di fatto che ovunque la Chiesa abbia potuto stendere un proprio tentacolo, là ha provveduto non a costruire una scuola elementare – che insegna ai più piccoli a crescere fino a diventare sé stessi - ma ad erigere una chiesa, con tanto di campanile e di comodo alloggio canonico per lo “stregone” – la quale insegna a diventarne sudditi (quali sono psicologicamente tuttora quanti si dicono cattolici, a partire dai legislatori). La Chiesa si è guardata bene dal correre il rischio di trovarsi di fronte a persone criticamente e moralmente responsabili e pertanto ha insegnato mnemonicamente il catechismo prima dell’abc: ha dovuto cambiare atteggiamento almeno sin da quando non può più buttare sul rogo dell’Inquisizione i resistenti del suo potere. Non è il caso di chiedersi in quali condizioni di estremo sfruttamento e abbrutimento abbiano lavorato i costruttori, dipendenti da cotanto imprenditore e datore di lavoro. Ma questa è una vergogna collaterale, che ci porterebbe fuori tema.

4 - La Chiesa ha sistematicamente distrutto gli edifici e le opere appartenenti ad altre religioni. Durante la dominazione araba in Sicilia, centinaia di moschee vennero erette nella sola Palermo. Forse se ne conta qualcuna in tutta l’isola: rudere in estremo stato di abbandono. Dopo gli effett
i della furia clericale contro simboli e templi di culti diversi – altro che invasioni barbariche! - l’Europa si è arricchita di cattedrali. Fuori non è andata meglio. Un solo esempio: la cattedrale della Città del Messico è stata costruita laddove si ergeva il Tempio Mayor atzeco di Tenochtitlan, dopo lo sterminio cruento di tutti i suoi abitanti, restii al messaggio cristiano, da parte del cosiddetto “macellaio cristiano” Cortes, il quale, ovviamente, avrà onorato il crocifisso!

5 - Credo che basti per la storia. Quanto al diritto, basterebbe la sola laicità. Ma a questa si è aggiunta la sentenza della Corte Europea di Strasburgo, che ha messo in evidenza come l’esposizione del crocifisso viola l’art. 9 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, l’art. 2 del Protocollo n. 1, relativo al diritto all’istruzione, la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e la IV Convenzione di Ginevra.

Che di più?
L’unica tradizione è quella di una Chiesa che, in ultima istanza, riconosce solo sé stessa e che non processa più Galilei e non brucia vivo Giordano Bruno solo perché le circostanze storiche glielo vietano. Infatti, non rinuncia a trattare l’Italia come il territorio di un rinnovato potere temporale sfruttando la complicità di uomini affetti da fame patologica di potere. Il crocifisso, storia alla mano, è il simbolo della vittoria di un’armata che, mutatis mutandis, continua a battersi per l’autocrazia del capo supremo, costi quel che costi. Sarebbe bene che i vari cardinali Bertone, portavoce o viceré del Referente in Terra di Dio, smettessero di fingere di non conoscere la storia e decidessero di diventare uomini, per il bene di tutti (e di sé stessi).

Carmelo R. Viola
Fonte: www.rinascita.info/
Link: http://www.rinascita.info/cc/RQ_Politica/EkVlykAAlpZuKjSMVm.shtml
19.11.2009


Citazione
remox
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 393
 

Il signor Viola pretende di scrivere qualcosa di autorevole propagandando le solite fesserie qualunquiste pseudo storiche? Vada a lavorare per favore.
Oppure faccia uno sforzo e torni a studiare la storia, quella vera e non quella romanzata da Dan Brown.
Grazie.


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DaniB
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 224
 

"Considerato in sé stesso, il crocifisso può essere indifferente solo a chi, per averlo visto da sempre, lo trova privo di comunicazione emotiva. Può invece provocare una reazione-shock di sconcerto e di repulsa in chi (specie se bambino), non è abituato a vederlo come una rappresentazione plastica priva di significato reale. Esso, infatti, riproduce un uomo che soffre atrocemente su uno dei più mostruosi strumenti di tortura e di morte, mani e piedi trafitti da punteruoli che lo inchiodano su di una croce-tomba. In ogni caso, il crocifisso è nocivo perché induce all’indifferenza e ad un culto, dapprima inconscio, del dolore, della morte e dei cadaveri."

MA dove le hai sentite dire ste cose?
ma per chi lavora sto tizio? Sarà per caso uno psichiatra? Magari si scopre che fa parte della commissione che si occupa del DSM...
A quando la nuova ed innovativa categoria diagnostica : "disturbo post-traumatico da visione di crocifisso"?
ma per favore.. c'è sicuramente un modo più onesto e dignitoso di criticare la chiesa...


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